
Tante le iniziative portate avanti dalla comunità che si ritrova in via Cosmè Tura a Ferrara: il Mercatino solidale, la Festa di San Nicola, i progetti con i bambini. E una grande speranza di pace
di Andrea Musacci
A quasi dieci mesi dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, la comunità greco-cattolica di Ferrara si prepara a festeggiare il Santo Natale. Un Natale dove la gioia per la nascita di Gesù si mischia all’apprensione per le notizie che continuano a giungere dal Paese coinvolto, suo malgrado, nella guerra, costretto a difendersi per non soccombere alle mire del governo di Putin.
La Festa di San Nicola
L’Avvento ha visto un primo momento particolare significativo per la Festa di San Nicola, che ricorre il 6 dicembre, ma che la comunità di via Cosmè Tura ha festeggiato la domenica precedente, il 4. Per l’occasione è stato inaugurato il presepe all’interno della chiesa, realizzato grazie al contributo dei bambini, presenti in 65 alla grande festa. Gli stessi bambini hanno tenuto un piccolo spettacolo, divisi nelle fasce d’età 5-8 anni, 8-12 e 12-15. San Nicola ha portato loro alcuni doni – dolci e cioccolatini – e nello spettacolo i bambini si sono divisi tra quelli “educati” e quelli “birichini”, per rappresentare l’importanza del dono, anche come testimonianza per gli altri.
Mercatino solidale e Centro Ricreativo
All’interno della chiesa era stato allestito anche un Mercatino con oggetti natalizi realizzati dai parrocchiani. Aperto la mattina e il pomeriggio (e ogni domenica fino a fine gennaio), e tenuto dagli stessi bambini, ha fruttato solo nel primo giorno un ricavato di circa 700 euro.
Soldi che verranno usati principalmente per acquistare generatori di corrente da inviare in Ucraina, visto l’ulteriore aggravamento in molte città. Gli attacchi di missili e droni russi, infatti, hanno preso di mira l’infrastruttura energetica del Paese proprio in vista dell’inverno, quando le temperature medie in genere scendono al di sotto dello 0. Con il ricavato verranno anche acquistati cappotti, maglioni e berretti invernali, e farmaci, spesso introvabili o molto cari in Ucraina, usati anche per curare soldati feriti. «Sono gli stessi bambini – ci spiega padre Vasyl Verbitskyy – a dirci che ci tengono a raccogliere più soldi possibili per aiutare i loro padri, nonni e in generale il nostro popolo in questo momento drammatico».
E sempre a proposito dei bambini, da alcuni mesi la nostra Arcidiocesi ha trovato loro un luogo più spazioso dove poter liberamente giocare, fare catechismo e altre attività nel Centro Creativo Parrocchiale “Luce da luce”. Si tratta dell’ex Scuola d’infanzia “Pio XII” nel quartiere Barco della città. Qui, una 40ina di bambini si incontra regolarmente tre volte alla settimana (martedì, giovedì e domenica). La struttura è stata usata dalla comunità ucraina come campo l’estate scorsa e inaugurata e benedetta lo scorso 1° ottobre.
Preparazione al Natale
La chiesa di Santa Maria dei Servi, oltre al presepe, è già addobbata in attesa del Santo Natale. Una scelta inusuale rispetto alla nostra tradizione è quella di porre alberi addobbati all’interno dello stesso edificio, segno ulteriore di gioia: per l’occasione, padre Vasyl con alcuni parrocchiani ne ha posti due grandi davanti al presbiterio, oltre ad alcuni più piccoli vicini al presepe. Inoltre, sulla stessa balaustra del presbiterio sono presenti due piccoli alberi fatti con spighe di grano (simbolo dell’Ucraina), i cosiddetti didukh, adornati con i colori della bandiera nazionale, anch’essi realizzati dagli stessi parrocchiani. «È tradizione nel nostro Paese – ci spiega il parroco – di metterli la vigilia di Natale sul pavimento nella sala dove si svolge la Santa Cena». Cena che, in Ucraina tradizionalmente si festeggia nel tardo pomeriggio, circa alle ore 17, del 24 dicembre, quando – si dice – spunta la prima stella in cielo.
Tra gli appuntamenti previsti per il periodo natalizio, proprio il 24 a Copparo (dov’è presente una nutrita comunità ucraina) alle 14.30 sarà celebrata la S. Messa e poi una festa, una specie di Santa Cena. Il 26 dicembre, invece, una 50ina di cattolici ucraini ferraresi parteciperà al pellegrinaggio nazionale a Roma: alle ore 13.30 in Basilica di San Pietro S. Messa e a seguire canti natalizi e preghiera per la pace davanti al presepe in Piazza.
Sabato 7 gennaio la S. Messa in via Cosmè Tura sarà, invece, presieduta dall’Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, mentre il giorno successivo in chiesa vi sarà il Presepe vivente, che gli ucraini ferraresi nei giorni successivi porteranno anche nelle comunità sorelle di Bologna e Mantova.
Una nuova iconostasi
Ma sul tavolo vi è anche un progetto che va oltre il Natale: la realizzazione di una nuova iconostasi, la struttura divisoria tra il presbiterio e le navate, ricca di immagini sacre (Madre di Dio, Pantocratore, S. Nicola, S. Giorgio, Arcangelo Michele, Arcangelo Uriele, Arcangelo Gabriele e Vergine Maria nell’Annunciazione, e i quattro Evangelisti). La struttura sarà completata entro la prossima Pasqua, mentre le icone saranno realizzate e poste entro settembre 2023. È possibile sostenere il progetto – eseguito da Liliana Brunelli di Ferrara – con una donazione sull’IBAN IT45 C070 7213 0010 0000 0411 330 intestato a: Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio Santa Maria dei Servi, causale “offerta costruzione Iconostasi”.
La guerra vicina e la speranza sempre viva
Non mancano, dunque, motivi di gioia per questa comunità così viva, cresciuta negli ultimi dieci mesi grazie ai tanti profughi arrivati dall’Ucraina. Sono circa un centinaio le donne e i bambini arrivati da febbraio e regolarmente presenti nelle Liturgie e attivi in parrocchia. Ora, però, ne sono rimasti una metà, dato che in molti hanno scelto, nonostante tutto, di tornare nel loro Paese. Per chi è rimasto, prosegue anche il corso di italiano, una volta alla settimana nella sala parrocchiale. Un’occasione in più per sentirsi comunità e affrontare meglio la non facile scelta di vivere in un Paese per tanti aspetti così diverso dal proprio.
Il saluto di padre Vasyl
«Voglio ringraziare con tutto il cuore i tanti ferraresi che hanno sostenuto e continuano a sostenere il nostro Paese», ci dice il parroco. «Chiedo a tutti di continuare a pregare insieme a noi per una pace giusta, affinché soprattutto i bambini non debbano più avere paura a causa della guerra. È importante – prosegue – che ci venga riconosciuta la dignità di popolo, un popolo contadino ma anche capace di costruire e di fare cultura. Che sceglie di creare e non di distruggere».
Ma la distruzione continua per mano dell’invasore. «Proprio ieri (8 dicembre, ndr) – ci spiega con commozione padre Vasyl – a Sambir, mia città d’origine, si sono svolti i funerali di un mio amico, Nikolai, morto sul fronte: ricordo ancora quando facevamo insieme i chierichetti…». Nikolai ha lasciato la moglie e un figlio di 10 anni. Come accade sempre da febbraio, le bare di Nikolai e di un altro soldato ucciso sono state accompagnate da un lungo corteo lungo le vie della città. La preghiera e l’orgoglio di un popolo accompagnano ancora, in questo Natale di lutti e di speranza, tanti giovani per l’ultimo saluto, prima dell’abbraccio col Padre.
Uno strazio e al tempo stesso una fede salda nel Dio dell’amore, che uniscono quella terra martoriata con la nostra terra, che accoglie tanti esuli, gente umile con nel cuore il sogno di tornare in un’Ucraina libera dagli occupanti e da ogni tentazione d’odio.
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 16 dicembre 2022
Rispondi