
Lo scorso giugno l’incendio negli edifici di “Accoglienza odv”, poi la morte di Renata. Il racconto di don Giorgio Lazzarato
di Andrea Musacci
L’INCENDIO E LA RINASCITA
La Comunità “Accoglienza odv” di Salvatonica, nata una 30ina di anni fa, accoglie 35 persone fra disoccupati, immigrati, persone con problemi psichici di varia natura, detenuti a fine pena. Lo scorso 24 giugno, l’incendio partito dal dormitorio al primo piano, nel quale rimangono ferite tre persone. «Il piano terra, con la sala da pranzo e la cucina, è stato ripristinato e ora dobbiamo ristrutturare le sei stanze e i due bagni al piano superiore, quello dov’è avvenuto l’incendio, piano che ospitava 9 persone», ci spiega don Lazzarato. «Per il prossimo 13 giugno, Festa di Sant’Antonio – continua – spero che i lavori saranno conclusi e di fare una “visita guidata” alla struttura…». Le persone che alloggiavano in quel piano dell’edificio sono state poi trasferite in altre strutture vicine.
Aiuti economici per la ristrutturazione sono arrivati anche da Belgio, Spagna, Germania, da Roma, Latina, dalla Sicilia e da altre località: l’associazione “Accoglienza odv”, infatti, nasce nel 1992, durante i mesi estivi della grande ondata migratoria dall’Albania, ma già da fine anni ’80 don Giorgio organizza campi per ragazzi da tutta Italia, e campi IBO con giovani provenienti da diversi Paesi europei. Adulti che ora, saputo del dramma vissuto, cercano – anche se a distanza – di aiutare la Comunità a rialzarsi. Ricordiamo che per l’accoglienza, oltre che dalle rette dei servizi sociali, i finanziamenti alla Comunità arrivano in parte dai soci dell’associazione e dall’8×1000 alla Chiesa Cattolica.
Inoltre, dal 17 al 22 settembre il chiostro di San Giorgio ha ospitato una mostra fotografica, a cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della nostra Diocesi, dedicata proprio alla Canonica di Salvatonica ferita dall’incendio della scorsa estate.
CHI ERA RENATA RANTZER

Una delle tre persone ferite nell’incendio del 24 giugno, Renata Rantzer (foto qui sopra), non ce l’ha fatta ed è deceduta lo scorso 16 agosto all’Ospedale di Cento, dov’era stata trasferita dal Bufalini di Cesena. La donna, di origini ebraiche, era stata salvata nell’immediato da un altro ospite, il detenuto a fine pena Filippo Negri, 28 anni e da Dorel, 58enne rumeno, operatore di “Accoglienza odv”. Un lutto che ha colpito la Comunità, un dramma dal quale don Giorgio e i suoi ospiti han cercato fin da subito, pur a fatica, di rialzarsi. Nata nel 1938, Renata Rantzer ha avuto una vita piena ma costellata di dolori profondi. A inizio anni ’90 perde, infatti, il primo figlio, Mattia, di 31 anni, e anni dopo perde prematuramente anche la figlia, Camilla, 38 anni. Due lutti che segnano profondamente la vita di questa donna, la quale dal 1993 al 2000 ha guidato la Comunità di recupero “Exodus” di Bondeno, mentre in passato era stata anche arredatrice di interni. Il figlio Mattia riposa nel cimitero di San Biagio di Bondeno (mentre Camilla in Toscana) e lo scorso 31 agosto, con una toccante cerimonia che ha coinvolto don Lazzarato e ospiti della sua Comunità, le ceneri di Renata sono state poste di fianco ai resti del figlio.
Il concerto solidale: Manuzzi ci spiega la band
Una grande risposta solidale quella nella sera del 17 settembre scorso a San Giorgio fuori le Mura. Circa 250 i presenti per l’ultimo appuntamento dei festeggiamenti della Madonna del Salice, patrona del borgo: nell’antico chiostro della Basilica si è esibito il gruppo Ars Antiqua World Jazz Ensemble, guidato da Roberto Manuzzi, per un concerto organizzato in collaborazione con l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, Over Studio Recording di Cento e con la regia audio di Angelo Paracchini. Il concerto era gratuito ma con la richiesta ai presenti di un’offerta per il ripristino della sede della Comunità “Accoglienza odv” della parrocchia di Salvatonica. L’evento è stato anche dedicato alla memoria di Roberto Sgarbi, stimato medico di base a Pontelagoscuro, cognato di Manuzzi, mancato improvvisamente lo scorso 6 maggio all’età di 68 anni. La sera del 15 è stato Giovanni Dalle Molle a ricordarlo pubblicamente e a rivolgere un pensiero affettuoso anche alla madre di Sgarbi, Marisa.
Ars Antiqua ha incantato i tanti presenti a S. Giorgio esplorando in modo attuale e rivisitando musiche e testi poetici del basso medioevo, dalle cantigas di S. Maria tratte dalla raccolta del 1200 di re Alfonso il saggio di Spagna, a musiche della tradizione arabo-andalusa (ebraico-sefardite) e musiche originali su testi del poeta Jacopo da Lentini, predecessore di Dante e notaio presso la corte di Federico II di Svevia. Roberto Manuzzi spiega a “La Voce”: «ho pensato con questo concerto di aiutare la Comunità di Salvatonica e, in secondo luogo, l’ho pensato all’interno di un progetto più ampio sulla cosiddetta “musica dell’anima”, cioè una musica che, se non strettamente sacra, sia capace comunque di esprimere sentimenti di spiritualità. La nostra – prosegue – è musica popolare, come popolare era all’epoca. Si tratta di una commistione di sacro e profano molto profonda e intensa, che ben esprime la tensione tra amore terreno e amore divino». L’Ars Antiqua World Jazz Ensemble ha da poco inciso un cd con Over Studio Recording e quello a S. Giorgio è stato il primo concerto dopo il concorso internazionale Folkest di S. Daniele del Friuli dove il gruppo è stato premiato per il miglior brano originale in lingua friulana, risultando 3° classificato su un centinaio di proposte.
Pubblicato sulla “Voce” del 27 settembre 2024
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Punti di riferimento fondamentali per minori stranieri non accompagnati (MSNA), con alle spalle un vissuto di violenza e abbandono, e un pungolo per l’intera comunità ospitante affinché tutta intera diventi accogliente nei confronti di questi giovani. Non è per nulla irrilevante – men che meno in questo periodo, con le conseguenze del DL Sicurezza – il ruolo dei tutori volontari che affiancano e rappresentano legalmente fino ai 18 anni ragazze e ragazzi migranti accolti nella comunità SPRAR Minori di Ferrara. Di questo si è discusso la mattina di sabato 23 marzo nella Sala consiliare del Municipio di Ferrara in occasione del seminario “Tutori nel tempo. Rappresentare e sostenere i minori stranieri soli nella nostra città”. L’incontro, moderato dal responsabile Ufficio stampa del Comune, Alessandro Zangara, ha visto come primo intervento quello di Clede Garavini, Garante dell’infanzia e dell’Adolescenza dell’Emilia-Romagna (figura che promuove la formazione dei tutori volontari per MSNA in Regione), la quale ha spiegato come in Regione al 31 dicembre 2018 i MSNA censiti isono 792 (è la terza regione in Italia dopo Sicilia e Lombardia), e attualmente sono circa 20 in meno. Solo due anni fa erano 1081, e sono diminuiti per il calo degli sbarchi che impedisce loro di arrivare in Italia, costringendoli a rimanere in Libia. Di questi, il 92,7% sono maschi e circa l’85% ha 16 o 17 anni. Nella nostra Regione sono 111 le comunità attrezzate per accoglierli, ai quali è offerta, tra le possibilità, di essere seguiti da un tutore volontario (che sono nominati dal Giudice tutelare e dal Tribunale per i minorenni, prima di prestare giuramento), che “per loro possono essere un punto di riferimento importante, anche in quanto rappresentanti della comunità locale, oltrechè una grande risorsa per la stessa, in quanto promotori di partecipazione e stimolo per le istituzioni”. Nelle comunità dove sono accolti, i MSNA studiano, imparano la lingua italiana, fanno laboratori manuali, formazione lavoro, tirocini formativi e attività esterne. Fra le criticità riscontrate dalle comunità stesse, vi sono “la difficoltà ad acquisire del tutto l’autonomia, la difficoltà ad accedere a tirocini lavorativi, quella a ricongiungersi con i propri famigliari all’estero”. Fra le proposte, invece, la Garavini ha sottolineato il “favorire maggiormente la loro inclusione, soprattutto con i coetanei già residenti, sensibilizzare i servizi sociali, promuovere l’accesso al mondo del lavoro, valorizzare le procedure per il ricongiungimento famigliare e promuovere la formazione di più tutori”. Da settembre 2017 a dicembre 2018 sono state oltre 300 le domande ricevute per partecipare a corsi di formazione per tutori volontari, che sono in prevalenza donne (73%), hanno meno di 45 anni (il 43%) – mentre il 15% ha invece fra i 25 e i 35 anni – e quasi 2/3 di loro sono laureati. A Ferrara e provincia, invece i MSNA sono 29, 15 sono le tutele volontarie avviate ad altrettanti MSNA, con più di 50 tutori volontari formati. Elena Buccoliero, sociologa e giornalista, referente dell’Ufficio Diritti dei Minori del Comune di Ferrara oltre che giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna, ha raccontato come sono nati a Ferrara i primi corsi per diventare tutori volontari, con il coinvolgimento, oltre che dell’ASP e del CSV, anche di Daniele Lugli – che è intervenuto -, Difensore civico della Regione Emilia-Romagna negli anni 2008-13 con un impegno specifico per promuovere la tutela volontaria. “Già nel 2011 – ha spiegato – abbiamo iniziato ad occuparci nello specifico di MSNA, cercando di rispondere alla loro esigenza di libertà e sviluppo come persone”. Alcuni passaggi “storici” sono nel febbraio 2016 la prima nomina di una tutrice a favore di una bambina italiana e, nel novembre dello stesso anno, la nascita dell’associazione – prima in Regione di questo tipo – “Tutori nel tempo”, che contava 13 soci fondatori, ai quali se ne sono poi aggiunti 18. A nome dell’Associazione sono intervenuti Paola Mastellari e Massimo Sartori, che hanno posto l’accento sull’importanza di “accompagnare qualcuno che è in una situazione di bisogno, creando nel tempo un rapporto di fiducia, mettendosi in relazione diretta con la persona, in un rapporto di prossimità, per prevenire eventualmente anche situazioni di marginalità sociale”. A seguire, sono intervenuti Marco Orsini della coop. CIDAS, Valentina Dei Cas (Asp Ferrara), Giordano Barioni, che nell’Istituto don Calabria di Ferrara coordina la comunità SPRAR Minori (oggi SIPROIMI), con “una decina di operatori che seguono i ragazzi lungo l’intera giornata, pulendo i loro fiumi di rabbia e le loro frustrazioni. Dopo le tante violenze e i soprusi subiti – ha proseguito -, per avere fiducia in noi adulti ci vuole tempo, pazienza, continuando a dialogare con loro, ad accompagnarli, dandogli orizzonti. Per questo è importante il contributo dell’intera città”. Dopo il giornalista Sergio Gessi, Rita Canella ha letto una lettera indirizzata al Ministro degli Interni sul futuro dei MSNA dopo il DL Sicurezza, tema sul quale si è soffermata Paola Scafidi, avvocato esperto di immigrazione: “il principale motivo di preoccupazione è rappresentato dall’abolizione dell’istituto della protezione umanitaria, che riconosceva il permesso di soggiorno per un ventaglio ampio di motivazioni, tra cui la minore età e la possiblità di un buon percorso di integrazione, mentre il DL Sicurezza riduce fortemente le possibilità per ottenere il permesso, considerando solo casi più specifici, più limitati, più rigidi, aumentando così inevitabilemnte il numero di irregolari sul nostro territorio”. Un’altra conseguenza è che i minori che hanno ricevuto il permesso di soggiorno, quando compiranno il 18esimo anno di età, non potranno essere più seguiti. Senza dimenticare come il “Decreto Minniti-Orlando” del 2017 prevede che “per i migranti che hanno fatto ricorso contro un diniego per la richiesta di asilo venga soppressa la possibilità del secondo grado”. Infine, ha preso la parola prima Giuseppe Spadaro, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna, che ha ricordato come “accoglienza e solidarietà siano valori scritti nella nostra Costituzione, e punti di riferimento anche per i giudici”, e poi l’Assessore Chiara Sapigni che ha proposto, per aiutare i MSNA, di “alzare il limite d’età fino alla quale debono essere seguiti”, e ha invitato “le aziende del territorio a inserirli in percorsi di formazione lavorativa. Come dimostrato anche da testimonianze video proiettate durante la mattinata – ha concluso -, il ripetere ‘rimandiamoli a casa loro’ crea in questi ragazzi un clima di pesantezza e di paura che non meritano”.
“Ferrara città aperta? Contro ogni forma di razzismo, per l’accoglienza, il dialogo interculturale, l’inclusione sociale” è il nome scelto per l’incontro svoltosi la sera di venerdì 15 marzo nella sala macchine della Factory Grisù di via Poledrelli. L’appuntamento, organizzato dalle Assemblee Civiche “Il Battito della Città”, “La Città che Vogliamo” e “Addizione Civica”, ha visto alternarsi diversi relatori, ferraresi e non, ognuno in prima linea nel rendere le parole accoglienza, dialogo e inclusione, pratiche quotidiane per le quali impegnarsi in prima persona. Le testimonianze sono state intramezzate da alcune letture di Fabio Mangolini, che ha esposto il “Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica” di Alexander Langer, e dai brani della cantautrice Sakina Al Azami. Il primo a prendere la parola è stato Guido Barbujani, docente dell’Università di Ferrara, genetista e scrittore, che ha spiegato come da un punto di vista scientifico sia privo di senso parlare di razze, nonostante i tentativi da parte della scienza in epoca moderna di arrivare a una classificazione. “Tutte le differenze che esistono tra gli esseri umani fanno parte dell’1X1000, mentre il 99,9% ce lo abbiamo in comune”, ha commentato. Adam Atik, Presidente di “Cittadini del mondo”, ha poi riflettuto sull’“importanza di instaurare un rapporto con le persone straniere e con i migranti, e di non guardare solo i dati e le statistiche, quindi di un lavoro di cittadinanza attiva, mettendoci ognuno in prima persona per risolvere le situazioni di degrado”. E’ stato poi proiettato un video realizzato dall’associazione “Occhio ai media” sui casi di razzismo in Italia, sul cui aumento lo scorso luglio l’UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) ha espresso “profonda preoccupazione”. Un esempio concreto di partecipazione solidale dal basso sono le Cucine Popolari di Bologna, nate nel 2014, dirette da Roberto Morgantini, recentemente insignito dal Presidente Mattarella del titolo di Commendatore della Repubblica. Attualmente sono tre, una quarta aprirà a breve ma l’obiettivo è di arrivare a sei, quanti sono i quartieri del capoluogo emiliano. “E’ più di una mensa, è una mensa-comunità” – ha spiegato Morgantini – che dà più di 200 pasti al giorno, “cercando di coinvolgere l’intera cittadinanza”, tra cui scuole e parrocchie. Il cibo è anche “strumento per creare inclusione e una fitta rete di relazioni e di scambi”. Altre iniziative presenti nelle Cucine sono una piccola libreria, il “caffè sospeso”, ma anche altri “sospesi” come può essere un giornale quotidiano o un biglietto per il teatro, perché la persona ha bisogno anche di socialità, cultura e informazione. “La parola chiave è apertura, intesa come accoglienza e contaminazione tra culture e identità”, ha proseguito: “non sottraiamo le persone a questa bellezza, altrimenti viene meno il senso stesso della vita”. Ha preso poi la parola Leaticia Ouedraogo, 21 anni, originaria del Burkina Faso, studentessa di lingue al Collegio internazionale di Ca’ Foscari, diventata famosa un anno fa per aver risposto con una lettera diventata virale a un anonimo che sulla parete di uno dei bagni dell’Ateneo aveva scritto: “Onore a Luca Traini. Uccidiamoli tutti sti negri”, accompagnato dalla svastica nazista e dalla croce celtica fascista. “Voglio parlarti, capire perché tu mi voglia uccidere – era un passaggio della lettera -, visto che sono negra. Sono impaurita, non perché io abbia paura di essere uccisa, ma mi spaventano le ragioni per cui verrei uccisa. Come puoi pensare di uccidere qualcuno solo per il colore della sua pelle?”. “Spesso mi sento ’l’altro’ di qualcuno – ha spiegato Leaticia a Grisù -, nelle nostre città troppo volte assediate da odio e paura: ma ognuno di noi purtroppo può essere ’l’altro’ di un’altra persona”. La seconda parte della serata è proseguita con le testimonianze di buone pratiche di accoglienza e inclusione nella nostra città: sono intervenuti Viera Slaven (Ufficio Immigrati Cgil di Ferrara), sull’importanza di raccontare di come vivono le badanti, Marco Orsini (coop. Cidas) sull’affiancamento familiare dei ragazzi stranieri, Domenico Bedin (Viale K), Malek Fatoum (“Occhio ai media”), Marzia Marchi (insegnante Cpia e tutrice volontaria MSNA) ed Elena Buccoliero (Responsabile ufficio Diritti dei Minori – Comune di Ferrara).