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Don Giorgio Lazzarato, una vita all’insegna dell’ “Accoglienza”

31 Ott

“Accoglienza” non è solo il nome di un’associazione, ma un progetto di vita: vi raccontiamo la comunità di Salvatonica che dà una speranza a chi ne ha bisogno

di Andrea Musacci

Un nome semplice, affermativo, che dice molto del senso di una vita. Si chiama “Accoglienza” ODV l’associazione di Salvatonica, un piccolo paese nel bondenese, a due passi dal Po. Tre strutture attigue alla chiesa aperte 30 anni fa e gestite dal parroco don Giorgio Lazzarato. La sua, è una vita spesa al servizio di persone in difficoltà – senza lavoro o che lo hanno perso, immigrati, donne sole con i loro bambini, famiglie, persone con problemi psichiatrici. Don Giorgio, classe ’52, ordinato sacerdote nel 1977, è anche parroco o amministratore in frazioni vicine: Ravalle, Porporana, San Biagio di Bondeno e Settepolesini. 

Oltre che dalle rette dei servizi sociali, i finanziamenti ad “Accoglienza” arrivano in parte dai soci dell’associazione e dall’8×1000 alla Chiesa Cattolica.

L’associazione nasce nel 1992, durante i mesi estivi della grande ondata migratoria dall’Albania. Ma già da fine anni ’80, don Giorgio organizzava campi per ragazzi da tutta Italia, e campi IBO con giovani provenienti da diversi Paesi europei. Nel ‘91 arriva anche nella nostra Diocesi la richiesta di accogliere 11 minori provenienti dall’Albania, sbarcati con altre 20mila persone nel porto di Bari a bordo della nave Vlora. L’allora Sindaco di Bondeno Daniele Biancardi propose a don Marcello Vincenzi, ai tempi parroco nello stesso Comune, di ospitarne alcuni. «A quest’ultimo – ci racconta don Giorgio – proposi di portarli in una sede a San Biagio. Iniziai quindi a vivere giorno e notte con loro in questa struttura. Poi a Salvatonica ho iniziato a organizzare la cucina per loro, e successivamente ho messo a disposizione anche alcune stanze». Uno di questi ragazzi arrivati 30 anni fa è Parid Cara, all’epoca 14enne («aveva 14 anni e mezzo», si ricorda ancora, con precisione, don Giorgio): dopo essersi iscritto all’Itis Copernico, ha iniziato a lavorare e successivamente ha diretto con successo (occupandosi delle vendite) per anni la Cmp Impianti di Bondeno, per poi tentare anche fortuna in politica candidandosi nel 2013 per le elezioni parlamentari in Albania.

«Da quel momento – prosegue don Giorgio -, sempre più persone venivano a bussare alla mia porta per chiedere aiuto. Ho quindi pensato di creare l’associazione e di strutturare ancor di più l’accoglienza».

Attualmente nella canonica e nelle due strutture ad essa attigue sono ospitate una trentina di persone bisognose. «Sono situazioni al limite: gente senza lavoro, o che il lavoro ce l’avevano ma l’hanno perso, immigrati, persone con problemi psichici di varia natura, detenuti a fine pena. Ma ognuno di loro nella nostra struttura si mette a disposizione per fare qualcosa per gli altri, spesso si aiutano vicendevolmente». Insomma, una vera comunità, in cui ognuno fa quello che può. A pranzo, la cucina è gestita da Edi, albanese, da 20 anni al fianco di don Giorgio. Della cena, invece, se ne occupano Salvatore e Lidia. Un’”ospite”, ma in realtà, come tutti, membro della famiglia “Accoglienza”, si occupa della posta, un uomo accompagna gli altri dal medico o per delle visite, due signore – italiane – si occupano dell’amministrazione e della segreteria, un’altra delle pulizie.

«A volte – prosegue il sacerdote – sono loro stessi a venire direttamente da me per chiedermi aiuto, altre volte me li mandano i servizi sociali, non solo di Bondeno ma anche di altri Comuni della provincia. Spesso sono stranieri – afghani, pakistani, africani di diversi Paesi, o bulgari, rumeni, ad esempio. Molti di loro fanno i rider, altri lavorano in campagna o si arrangiano con altri lavoretti».

È molto importante cercare di rendere queste persone in difficoltà il più possibile autonome, in modo che possano rifarsi una vita. Anche per questo, oltre ai corsi di italiano, la prossima primavera nella vicina S. Biagio, dove c’era la trattoria “Dal pret” don Giorgio avvierà una scuola per pizzaioli pensata per i giovani, sei mesi all’anno, tre in primavera e altrettanti in autunno.

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 4 novembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Colletta il 27 novembre per aiutare oltre 10mila persone

19 Nov
Volontari al Lidl di Argenta nel 2019

Supermercati di Ferrara e provincia aperti alla carità. Si può donare anche online. Ecco i numeri dell’emergenza nel nostro territorio: ancora alto il numero dei bisognosi (e quello delle donazioni)

La situazione è stabile, ma non per questo positiva. I numeri delle famiglie bisognose della nostra provincia che ci arrivano dal “Centro Solidarietà-Carità” (CSC) di Ferrara ci dicono di una situazione che si mantiene costante da inizio anno, dopo la preoccupante impennata causata dalla pandemia, con la chiusura, momentanea o definitiva, di molte aziende e attività.


I numeri

Ci sono storie, esistenze e sofferenze dietro le cifre che torniamo a fornirvi: sono circa 190 le famiglie nel ferrarese direttamente aiutate dal CSC, soprattutto con beni alimentari di prima necessità e una prossimità  non meno importante fatta di parole e affetto. In totale, parliamo di oltre 550 persone. Per quasi tutto il 2020, in piena pandemia, questi numeri erano schizzati addirittura a 280 famiglie seguite per un totale di oltre 800 persone. Riguardo a queste famiglie, Massimo Travasoni, Responsabile del magazzino del CSC in via Trenti (e vicepresidente del CSC, guidato da Fabrizio Fabrizi), ci spiega come «cerchiamo sempre più di rispondere ai loro bisogni anche nell’aiuto del pagamento delle bollette e nel vestiario». Senza dimenticare i fondi straordinari stanziati anche per il CSC nei mesi scorsi, le donazioni di associazioni del territorio e i buoni spesa, che hanno permesso a questi nuclei famigliari di acquistare anche beni alimentari diversi (come ad esempio la carne fresca), prodotti per l’igiene personale e materiale scolastico.Inoltre, sempre a livello provinciale, ricordiamo che il CSC, in convenzione con la Fondazione Banco Alimentare di Imola, rifornisce costantemente di generi alimentari 72 Associazioni/Enti caritativi, permettendo loro di raggiungere e assistere più di 10mila bisognosi nella nostra provincia, oltre la metà dei quali aiutati da Caritas parrocchiali. Entro fine anno vi sarà il rinnovo della convenzione.

Dall’altra parte, però, Travasoni almeno può tirare un sospiro di sollievo avendo visto aumentare negli ultimi mesi di circa il 25% le donazioni provenienti dall’industria (a causa anche dell’invenduto nel pieno della pandemia), dall’ortofrutta, dall’AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura, che si occupa dei fondi europei). «Inoltre – prosegue Travasoni – ci vengono consegnate per essere donate anche tipologie di prodotti che prima non ricevevamo, come caffè, cioccolata, carne in scatola, olio evo, fette biscottate». Altra nota positiva riguarda l’aumento degli studenti universitari che si propongono come volontari del CSC per comporre i pacchi alimentari e consegnarli alle 190 famiglie povere del nostro territorio: attualmente sono 30 i giovani coinvolti in questo gesto caritatevole.


La Colletta il 27 novembre

E poi, come ogni anno, c’è la Colletta Alimentare, che permette a chiunque di donare beni alimentari di prima necessità per i più bisognosi. A Ferrara e provincia il responsabile è Giuseppe Salcuni. La 25° Giornata nazionale della Coleltta vede coinvolti in tutta Italia 11mila supermercati aderenti all’iniziativa dove 145mila volontari, distanziati e muniti di green pass, inviteranno a comprare prodotti a lunga conservazione: omogeneizzati alla frutta, tonno e carne in scatola, olio, legumi, pelati. I prodotti donati saranno poi distribuiti alle 7.600 strutture caritative convenzionate con Banco Alimentare (mense per i poveri, comunità per i minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza ecc.) che sostengono quasi 1.700.000 persone. Per chi non riuscisse a recarsi in uno dei punti vendita aderenti, sarà possibile donare la spesa anche online dal 29 novembre al 10 dicembre su Amazon.it/bancoalimentareDa domenica 28 novembre a domenica 5 dicembre 2021 la Colletta continuerà anche attraverso le Charity Card di Epipoli, da 2, 5 o 10 euro, che potranno essere acquistate nei supermercati aderenti all’iniziativa oppure online sul sito www.mygiftcard.it. Le donazioni saranno poi convertite in alimenti. Una possibilità, quest’ultima, ereditata dall’anno scorso, quando, per la prima volta, a causa dell’emergenza sanitaria, la Colletta non potè svolgersi in presenza.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 19 novembre 2021

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Dialogo interreligioso a Ferrara: «Incontriamoci nella carità concreta»

14 Ott


Frammenti dell’incontro

Ebrei, cattolici, protestanti e musulmani si sono confrontati il 10 ottobre a Ferrara per la Giornata Europea della Cultura Ebraica

«Rincontriamoci». Si è concluso con questo auspicio il dibattito organizzato dalla Comunità Ebraica di Ferrara in occasione della 22esima Giornata Europea della Cultura Ebraica.

Una promessa reciproca fra i presenti, nella comune volontà di costruire non solo momenti di confronto amicale ma progetti concreti a favore degli ultimi. E proprio sul dialogo e l’accoglienza dell’altro si sono interrogati i relatori nella tavola rotonda trasmessa in diretta streaming la mattina di domenica 10 ottobre sul tema “Dialogo interculturale sulle problematiche dell’accoglienza del profugo”. Un dibattito rispettoso ma non retorico moderato da Cristiano Bendin, Direttore della redazione ferrarese de “Il resto del Carlino” e introdotto dal saluto di Fortunato Arbib, Presidente della locale Comunità Ebraica.

Col ricordo di Germano Salvatorelli, consigliere ferrarese dell’Associazione Medica Ebraica morto di Covid l’anno scorso, il Rabbino Capo Rav Luciano Meir Caro ha dato il via al confronto. Partendo dalla Torah, ha riflettuto sui doveri nei confronti dello straniero che arriva sulla nostra terra, banco di prova utile anche per «capire meglio la nostra cultura. Lo straniero non deve uniformarsi a noi ma godere dei nostri stessi diritti». Nella Bibbia – ha proseguito – egli «è titolare di particolare protezione divina: chi lo offende, offende anche Dio».

Da Maometto e dagli altri profeti del Corano, «esempi di dialogo e accoglienza dell’altro», ha invece preso le mosse Hassan Samid, Presidente del Centro di cultura islamica di Ferrara. «È importante – ha riflettuto – anche nelle nostre comunità islamiche fare sempre un lavoro sulla paura del diverso. Spesso nelle nostre famiglie c’è quasi il “terrore” di contaminarsi con la cultura di chi ci accoglie, paura di perdere la propria identità e le proprie tradizioni». Invece, per Samid «si può essere italiani senza rinunciare a essere musulmani». «È importante – ha poi concluso – andare per gradi e porre attenzione non solo all’accoglienza momentanea del “forestiero” ma a quella a lungo termine, che porta alla convivenza».

Dell’esperienza all’interno delle proprie comunità ha parlato anche Giuseppina Bagnato, pastora metodista-valdese in servizio a Bologna, in passato alla guida delle comunità di Ferrara e Rimini. «Negli anni ’80 e ’90 – ha spiegato – nelle nostre comunità aumentarono i figli di stranieri, portando spesso le loro difficoltà nell’essere accettati in Italia. Oggi queste nuove generazioni nate e cresciute nel nostro Paese possono indicarci la direzione della convivenza». Convivenza che, per don Andrea Zerbini, Presidente dell’Unità Pastorale Borgovado, non può non «proliferare ai margini, negli interstizi delle relazioni “corte”», nella prossimità di chi si trova a dover convivere con persone o famiglie straniere. «Il modello della fede come mero contenuto da trasmettere – ha proseguito – non funziona più». Ciò che fa la differenza è «lo stile» delle relazioni, inteso come «modo di stare nel mondo». Don Zerbini ha poi parlato della costruzione delle nostre UP come esempio «intercattolico» di dialogo e convivenza fra diversi, lanciando quindi una proposta: «il Centro di Ascolto presente da anni nell’UP Borgovado diventi luogo di incontro» – all’insegna della carità concreta – «fra persone delle nostre comunità religiose». Un’idea subito raccolta da Rav Caro, che ha “incaricato” il sacerdote di organizzare entro la fine dell’anno un nuovo incontro, più “operativo”. Sulla stessa linea d’onda anche Samid, che ha insistito sulla collaborazione fattiva tra le religioni, e la pastora Bagnato: «dobbiamo costruire una comunità interculturale e interreligiosa nel fare concreto».

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 15 ottobre 2021

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