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Caritas, ecco gli aiuti in provincia

20 Mar

Da Bondeno a Comacchio, sono oltre 600 le famiglie aiutate con alimenti e altro

di Andrea Musacci

Nello scorso numero della “Voce” (v. pag. 4 del 14 marzo) abbiamo chiesto a diverse Caritas parrocchiali nel Comune di Ferrara di spiegarci in che modo aiutano anche con un sostegno economico diretto, famiglie e singoli a rischio indebitamento. Questa settimana siamo usciti dalla città e abbiamo interpellato altre Caritas e associazioni.

Proprio a Bondeno, Graziano Orlandi è uno dei volontari del Centro di Ascolto parrocchiale: «ogni lunedì distribuiamo i beni alimentari alle famiglie bisognose». Il cibo arriva dal Banco Alimentare e da due supermercati della zona, che lo donano. «In passato davamo anche aiuti economici diretti, ora non più, a causa delle disponibilità limitate che abbiamo». La Caritas assiste ben 210 famiglie, per un totale di oltre 600 persone. «Già in questi mesi – ci spiega Orlandi -, abbiamo avuto un aumento di 3 famigli, e prima del Covid gli assistiti erano 450».

Cinzia Fortini è invece una delle volontarie della Caritas interparrocchiale dell’UP di Vigarano. «Attualmente seguiamo una 40ina di famiglie, e a volte anche in situazioni di emergenza, ad esempio famiglie con figli alle quali vengono sospese le forniture. In altri casi abbiamo anticipato il pagamento della bolletta che poi ci è stato restituito in tutto o in parte, in piccole rate». 

Da Voghiera Leonardo Vignali ci parla dell’impegno dell’Associazione “Mons. Artemio Crepaldi”, che oltre alla Materna e al doposcuola, da anni è anche il riferimento per il Banco Alimentare. «Diamo cibo a 19 famiglie, per un totale di 32 assistiti, di cui 25 stranieri, con ISEE sotto i 10140 euro. Il ritiro degli alimentari avviene una volta al mese e in caso di necessità siamo noi a consegnarlo a casa. Negli ultimi anni vi è stato un aumento di famiglie che ci vengono a chiedere aiuto. Quelle straniere – conclude – sono giovani, spesso con figli piccoli, mentre gli italiani sono anziani».

Sono invece 80 le famiglie con bimbi piccoli fino ai 6 anni di età assistiti a Copparo dal CAV – Centro di Aiuto alla Vita. «Il nostro CAV – ci spiega Carlo Forlani – nasce a fine anni ‘80 per volontà dell’allora parroco don Dario Falchetti, aiutando donne con difficoltà economiche che intendevano abortire. «Oggi ci riforniamo una volta al mese al Magazzino di via Trenti a Ferrara», sede del Centro Solidarietà Carità (Banco Alimentare), e non solo, per cibo, pannolini, seggiolini, abbigliamento. «Continuano ad aumentare – prosegue Forlani – le famiglie che ci chiedono aiuto – una decina in più in pochi anni -, ma diminuiscono gli aiuti» (v. anche pag. 14 per l’aiuto alle famiglie dei lavoratori Berco)

Paola Arvieri ci spiega invece come a Tresigallo la Caritas «raccoglie beni alimentari in chiesa e presso un supermercato, oltre al cibo che mensilmente arriva dal Fondo sociale europeo». Sono 49 le famiglie assistite, per un totale di 125 persone (delle quali circa il 40% straniere). «Con il Consiglio Pastorale – prosegue – si parlerà a breve di istituire un fondo Caritas per eventuali aiuti in denaro per pagamento utenze».

Mentre don Marco Polmonari ci spiega come i Centri Caritas siano due nel suo territorio – Codigoro e Pontelangorino -, Roberto Alberti ci racconta di come a Mesola siano una 40ina le famiglie aiutate dalla Caritas parrocchiale, per un totale di 150 persone, 85% delle quali straniere. A Pomposa invece – ci spiega Giuliano Tomasi – sono attive le associazioni “Il Mantello” e “Buonincontro”:”Il Mantello” dona beni alimentari  (57 le famiglie aiutate, di cui 28 italiane, per un totale di 175 persone assistite) e orienta al lavoro tramite colloqui motivazionali per la ricerca dell’impiego. 

Infine, Umberto Carli ci spiega il servizio del Punto di Ascolto Caritas Duomo-Rosario di Comacchio: «aperto il mercoledì pomeriggio, riceve le persone che hanno difficoltà nel pagare qualche fattura energetica, e in concerto con i Servizi Sociali, anche situazioni non direttamente legate alle utenze, quali, sanitarie, alimentari, trasporti, ecc. Oltre all’apertura del Punto di Ascolto, siamo presenti in tutti i mercati rionali con un banco dove è possibile, previo contatto telefonico, avere aiuti per vestiario, arredamento e supporto sociale». Inoltre, «per le persone anziane e con disabilità viene effettuata la consegna di beni alimentari. Nel 2024 – conclude – 82 famiglie si sono presentate, per un totale di circa 260 interventi economici, oltre a decine di aiuti per mobili ed elettrodomestici, alcuni aiuti per centri estivi, piccoli traslochi. Per il 2025 in collaborazione con la Caritas Diocesana Ferrara Comacchio saranno implementati nuovi servizi e attività».

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 21 marzo 2025

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“La risposta al rifiuto delle migrazioni? Legalità e progetti condivisi”

21 Gen

Presentato a Ferrara il Rapporto Caritas – “Il Regno” sull’immigrazione: l’accoglienza e l’integrazione dei migranti sono anche discorsi ecumenici. L’unità tra fratelli e sorelle cristiane può combattere la percezione capovolta della realtà

1Nel pomeriggio dello scorso 19 gennaio il Monastero delle Clarisse di Ferrara ha ospitato l’incontro di presentazione (con una 50ina di presenti) della ricerca condotta da Caritas Italiana e rivista “Il Regno”, dal titolo “Immigrazione. Il fattore sfiducia degli italiani”, organizzato con il patrocinio della Caritas e della Migrantes diocesane. Sono intervenuti Gianfranco Brunelli (Direttore della rivista “Il Regno”) e Guido Armellini (Chiesa Metodista di Bologna), introdotti e moderati da Piero Stefani (redattore de “Il Regno” e rappresentante del Segretariato Attività Ecumeniche). Quest’ultimo ha spiegato come il tema immigrazione e quello ecumenico siano tra loro correlati per tre ragioni fondamentali: “le realtà ecclesiali, cattoliche e non, sono sempre più multietniche” al loro interno; “le diverse Chiese sono sempre più impegnate nell’ambito dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti; non tutti i membri delle stesse Chiese, però, sono favorevoli ad accogliere”. Ciò provoca ferite, fratture importanti all’interno delle comunità. “E’ sempre più forte il rifiuto dell’immigrazione – ha spiegato Brunelli -, domina spesso la paura dell’immigrato, e l’immigrazione viene vista solo come problema e non anche come opportunità”. Il primo dato che emerge dalla ricerca in questione riguarda il numero di migranti nel nostro Paese, dunque “il problema della percezione del fenomeno, spesso sovrastimato”, ha spiegato. La realtà italiana, infatti, “non è particolarmente esposta al problema dell’immigrazione, anche in rapporto alla popolazione totale, ma la percezione diffusa è diversa, e associa l’immigrato prevalentemente all’irregolare”. Risulta inoltre come “percentualmente i cattolici fra gli immigrati rispecchiano all’incirca la media della popolazione italiana”, e che, altro dato che emerge, “meno si è colti più si avverte come grave il problema immigrazione”. Riguardo al tema della sicurezza, il fenomeno migratorio, ha spiegato ancora Brunelli, “non è tanto percepito come minaccia personale, ma a partire da un sentimento sociale e culturale diffuso da molto tempo: in uno Stato considerato da molti come corrotto, i cittadini non si sentono tutelati nella loro sicurezza”. Un altro orrendo pregiudizio, “seppur non particolarmente diffuso nel nostro Paese, ma ancora esistente è quello “contro gli ebrei”. “L’integrazione non può non passare attraverso un’assimilazione governata politicamente, cioè che risponda tanto al bisogno di migranti quanto a quello di sicurezza. Al contrario, il rifiuto aumenta solo l’immigrazione illegale e incontrollata”. Armellini ha improntato il suo ragionamento principalmente sull’importanza delle “opere” per far progredire il cammino ecumenico, che “ha senso se si traduce in servizio agli esseri umani, soprattutto i più deboli. La Chiesa Metodista di Bologna, ad esempio, organizza corsi di italiano per stranieri, ed è arrivata a contare una 70ina di insegnanti e più di 400 studenti. Conoscendo queste persone, abbiamo ad esempio ’scoperto’ come prima della caduta di Gheddafi, avvenuta nel 2011, mole persone emigravano in Libia per lavorare. Dopo la sua caduta – ha proseguito – , il Paese è caduto nelle mani di bande di criminali, e, come ormai purtroppo è stato ripetutamente accertato, finiscono in veri e propri lager, sono costretti ai lavori forzati, subiscono violenze, stupri, a volte vengono ammazzati per nulla”. “La percezione della realtà di diversi italiani sul tema immigrazione è totalmente distorta. La clandestinità – ha poi spiegato, riprendendo un concetto di Brunelli -, è causata da leggi ben precise, a partire dalla Bossi-Fini, che ha prodotto una massa di persone inesistenti a livello anagrafico. La risposta, quindi, consiste nel legalizzare, non nell’aumentare l’area della clandestinità, come invece fa il Decreto Salvini”. “In Italia, poi, putroppo, la religione cristiana da molti viene vissuta come un’identità da difendere”. Armellini ha citato un passo dal capitolo 29 del primo libro delle Cronache. Si sta per costruire il tempio, il popolo porta immense donazioni a questo scopo. Il Re Davide nel suo discorso a un certo punto dice: “Ora, nostro Dio, ti ringraziamo e lodiamo il tuo nome glorioso. E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l’abbiamo ridato. Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri. Come un’ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c’è speranza” (1 Cr 29, 13-15). Insomma, “la terra non è nostra, noi siamo di passaggio, nessun territorio è di nostra proprietà, e quindi non possiamo decidere chi ci deve stare e chi no”. Tre sono i progetti ecumenici attivi organizzati anche dalle Chiese protestanti italiane: il primo, “Essere Chiesa insieme”, per superare le singole etnie; i “corridoi umanitari”, che da febbraio 2016 hanno permesso a più di 1800 persone, siriani in fuga dalla guerra e dal Corno d’Africa, di approdare in modo sicuro in Italia; infine, “Welcoming Europe”, raccolta firme proposta da un arcipelago di chiese, associazioni, reti cristiane e laiche per depenalizzare la solidarietà, creare passaggi sicuri (simili ai corridoi umanitari) e riaprire i flussi migratori. E’ possibile firmare fino a fine febbraio 2019 (http://welcomingeurope.it/).

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” il 25 gennaio 2019

La Voce di Ferrara-Comacchio

«La sicurezza nasce dall’inclusione»: Perego alla Caritas di Ferrara

11 Giu

perego

«Bisogna guardare il mondo come si guarda la propria casa, per comunicare una cultura dell’incontro che sappia vincere i tanti pregiudizi». Nonostante abbia fatto il suo ingresso nella nostra Arcidiocesi da meno di una settimana, Mons. Gian Carlo Perego riesce già a conquistare il cuore di non pochi ferraresi. L’ha fatto anche ieri mattina in quella che possiamo dire sia la sua “casa”, la sede della Caritas diocesana, per il suo passato dal ’97 al 2009 (anno della nomina a Direttore della Fondazione Migrantes) nella Caritas, prima cremonese, poi nazionale. In via Bravasola, e nell’annessa Casa Betania, l’antico chiostro del complesso di Santa Maria in Vado, il nuovo Vescovo ha ascoltato i tanti presenti (quasi un centinaio) e visitato la struttura, accolto – è proprio il caso di dirlo – come in famiglia. Fra i presenti, vi erano rappresentanti dell’Ufficio Missionario diocesano, di Viale K, Amici di Kamituga e Città del Ragazzo.
Durante l’incontro nel chiostro con gli operatori, i volontari e i presenti, accompagnato dal Vicario Generale Mons. Massimo Manservigi, dal Direttore Caritas Paolo Falaguasta, dall’Assistente spirituale don Paolo Valenti e dal Responsabile diocesano dell’Ufficio Migrantes, il diacono Roberto Alberti, Mons. Perego ha esordito mettendo innanzitutto in chiaro il cuore della sua missione pastorale: «come in una famiglia, bisogna amare di più, chi più soffre, chi più ha bisogno di essere amato». In concreto, però, « l’amore dev’essere continuamente aggiornato e adattato» ai cambiamenti personali e collettivi. Anche per questo, Caritas e Migrantes «non sono e non possono essere solo uffici, ma luoghi di vicinanza e di relazione». ll “bersaglio” di Mons. Perego è quell’insieme di pregiudizi che impediscono un approccio realistico e umano alle vicende delle persone. «Spesso incontriamo gente con gli occhiali del pregiudizio, mentre un’esperienza autentica ci permette di incontrare le persone nella concretezza della loro storia». Realismo e concretezza sono, dunque, necessari, «altrimenti – ha proseguito Perego – vincono quegli slogan che fanno solo male alle persone e non permettono una continua costruzione della città». A seguire, i presenti hanno rivolto alcune domande all’Arcivescovo, il quale nel rispondere ha affrontato anche il tema spinoso del difficile equilibrio tra accoglienza e sicurezza nelle città: «dobbiamo impedire – ha risposto alla domanda di un’anziana signora residente sola in via Battisti – che anche nella nostra città vi siano sacche di disagio abbandonate a se stesse. La sicurezza nasce anche da un’organizzazione urbana che non lasci fuori nessun luogo».
La mattinata si è conclusa con la visita completa della struttura, gli appartamenti dove sono ospitate 34 persone tra donne e minori, la mensa, la sala pranzo, la sala lavatrici, i due ambulatori e il piccolo “emporio” dove vengono distribuiti vestiario e coperte.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 10 giugno 2017