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Il Teatro Cortázar riparte col workshop del maestro Rossi

1 Set

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“La danza è l’arte di agire”: questo il nome del workshop formativo sulla danza contemporanea e la performance, della durata di tre giorni, organizzato all’interno del Teatro Julio Cortázar di via Ricostruzione, 40 a Pontelagoscuro. Iniziato venerdì, si concluderà oggi, e a dirigerlo ci sarà un maestro di fama internazionale, Marcos Ariel Rossi. Alla guida dell’organizzazione, Natasha Czertok, del Teatro Nucleo, che abbiamo incontrato.

Quali obiettivi vi ponete con questo workshop, qual è il suo senso?

“Il seminario è finalizzato all’acquisizione di maggior consapevolezza del danzatore/attore nel contesto performativo: la presenza, la conoscenza, la tecnica, necessarie per la composizione di una drammaturgia interiore. Alcuni dei punti affrontati durante il seminario sono: in che modo il corpo del performer comunica con lo spettatore? Quando uno spettacolo rimane nella memoria dello spettatore? Inoltre, il rapporto tra la danza e i cinque sensi, e molti altri.”

Quante persone si sono iscritte, e quali sono le loro caratteristiche?

“Gli iscritti sono quindici e si tratta di un insieme molto eterogeneo. A Marcos piace  lavorare ‘mescolando’ le tipologie di persone, e così abbiamo richiesto l’invio del curriculum non a scopo selettivo ma per capire il tipo di gruppo che si andava formando. Oltre ad alcuni attori, performer e allievi che collaborano col Teatro Cortázar o frequentano i laboratori, ci saranno alcuni studenti. Come età i partecipanti variano dai 25 ai 50 anni. Purtroppo, però, vi sono solo due maschi!”

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Come ha conosciuto Marcos Ariel Rossi?

“L’ho conosciuto personalmente quando studiavo al Ballet Teatro del Espacio, a Città del Messico: avevo 17 anni, e lui era uno dei solisti della Compagnia. Da allora siamo rimasti in contatto. Oltre a dirigere il Foramen M. Ballet Company, tiene presso la sede della Compagnia a Cuernavaca un’intensa attività formativa: il suo metodo di insegnamento è davvero molto interessante.”

Cos’avete in programma per i prossimi mesi?

“Come sempre, numerose attività. Ci sarà la rassegna “La Società  a Teatro”, il 26 settembre, invece, avrà luogo il primo incontro di prova di “Circoteatro”, mentre ad ottobre aprirà la Scuola di Teatro per gli Spazi Aperti, diretta da Cora Herrendorf. Mercoledì 2 ottobre riprenderà “Atlante”, laboratorio sulla costruzione del personaggio, diretto da Horacio Czertok. Ancora, si terranno due seminari artistico-tecnici, ovvero “L’arte di illuminare la scena e gli attori” e “Il Corpo poetico”. Infine, ad ottobre riprenderanno anche gli incontri della  Scuola di Formazione per Operatori Teatrali nel Sociale “L’Attore Sciamano”, sette percorsi tematici intensivi rivolti a operatori socio sanitari, educatori, attori, studenti universitari.”

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 01 settembre 2013

Prendono il via i laboratori del Teatro Cortázar

30 Ago

Teatro Cortazar

Riprendono i laboratori al Teatro Julio Cortázar, in via Ricostruzione, 40 a Pontelagoscuro. Oggi inizia, infatti, il workshop “La danza è l’arte di agire”, finalizzato all’acquisizione di maggior consapevolezza del danzatore/attore nel contesto performativo, per quanto riguarda la presenza, la conoscenza e la tecnica. Il seminario, organizzato da Natasha Czertok, è diretto da Marcos Ariel Rossi, nome di fama internazionale. Membro del Mexican Choreographers College, Rossi si è diplomato alla Scuola “Mudra”di Maurice Bejart. Si è esibito con la Compagnia di Montreux all’Opera di Zurigo e al teatro “La Scala” di Milano, e ha lavorato come solista al Ballet Teatro del Espacio e in numerosi eventi televisivi in Italia e Francia. Nel 1998 ha fondato il Foramen M. Ballet Company. Ha ricevuto numerosi premi come creatore e attualmente collabora con diversi progetti internazionali, in Argentina, Venezuela e Corea. Dal 2008 è Direttore Artistico del Festival Internazionale di Danza “Morelos Tierra de Encuentro”. Diverse sono le fasi di questo laboratorio, che si snoda lungo tre giorni, fino a domenica 1 settembre: l’ascolto della voce del movimento, la coreografia, l’immagine, la gestualità, la percezione dello spettatore, il rapporto tra la danza e i cinque sensi e molto altro. Due le domande fondamentali della riflessione: “Quando uno spettacolo rimane nella memoria dello spettatore? In che modo il corpo del performer comunica con lo spettatore?”
Questi gli orari: oggi ore 17-21, sabato 31 e domenica 1 ore 10-17. Per approfondimenti sui laboratori: http://www.teatronucleo.org/laboratori, e per informazioni: info@teatronucleo.org; Tel: 0532/464091.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 30 agosto 2013

“L’ora migliore del giorno” di Natasha Czertok in Sala Estense

29 Apr

Natasha

“E se sopravviveremo intatti a questo tempo, a questa guerra, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche noi il diritto di dire la nostra parola”. Potrebbe essere questa la frase che meglio rappresenta la spiritualità di Etty Hillesum, intellettuale ebrea olandese morta trentenne ad Auschwitz il 30 novembre 1943. Sabato sera, in occasione della Festa del Libro Ebraico, alla Sala Estense lo spettacolo “L’ora migliore del giorno” di Natasha Czertok ha omaggiato il suo coraggio, la sua femminilità. Lo spettacolo è ispirato ai suoi diari, scritti tra il ’41 e il ’43 (riediti da Adelphi nel 2012), e alle sue lettere del ’42-’43, e la recitazione della stessa Czertok e di Greta Marzano hanno ben trasmesso, col loro pathos, la tragicità di quelle pagine, di quegli anni, la solitudine e la forza di una ragazza cosciente, nel periodo delle persecuzioni antiebraiche, che “bisogna sopportare, custodire”, sopportare “il fuoco a mitraglia della burocrazia”, e gli spari veri, le urla, gli annunci di sterminio. E custodire la memoria, la cultura, distendendosi tra i libri quasi fossero un rifugio e raccoglierli, accatastarli come fossero l’ultimo appiglio. Mentre lei, il fratello Mischa e i genitori morirono ad Auschwitz, l’altro fratello, Jaap, morì a Lubben, in Germania, il 17 aprile 1945, durante il viaggio di ritorno in Olanda. Nonostante tutto, il finale è pervaso dalla speranza, “la gran corrente della vita deve continuare a scorrere”, recita Natasha/Etty, ed è una corrente con una fonte ben precisa: “Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 29 aprile 2013