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«Governance cooperativa contro crisi ecologica e Intelligenza Artificiale»

23 Dic
Foto Pino Cosentino

A Ferrara l’intervento di Stefano Zamagni nel convegno su don Minzoni: «torniamo a cooperare»

«Oggi abbiamo bisogno di cooperazione, di capitale sociale, di reti di fiducia e di “lavoro decente”. È l’unico modo per governare la crisi ecologica e quella portata dall’Intelligenza Artificiale».

In questo modo Stefano Zamagni, noto economista, ha riflettuto sull’importanza della cooperazione nell’incontro svoltosi lo scorso 12 dicembre a Casa Cini, dal titolo “Per amore del mio popolo”. 

Un appuntamento dedicato a don Giovanni Minzoni, di cui è in corso la causa di beatificazione («si diventa santi anche facendo cooperazione», ha detto a Casa Cini il nostro Vescovo) e organizzato dalle locali Associazioni Scout, dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro e da Confcooperative Ferrara, con il patrocinio della Provincia di Ferrara, del Comune di Argenta e del Comune di Ferrara.

LA SCARSITÀ SI SUPERA COOPERANDO

Zamagni, ex Presidente Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, docente dell’Università di Bologna e della “Johns Hopkins” ha riflettuto innanzitutto sull’importanza della «competizione e della cooperazione come principi necessari per lo sviluppo e l’armonia sociale». Il primo è «positivo quando vi è abbondanza di risorse (materiali, naturali, intellettuali), il secondo invece in periodi di scarsità». In questi ultimi, infatti, sorge la «necessità di mettersi insieme», di collaborare. Ma oggi siamo in un periodo di scarsità? Secondo Zamagni, sì. Per due motivi: il primo, per la crisi ecologica e le sue gravi conseguenze; il secondo, per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (AI), «un tentativo di sostituire l’umano, in particolare con Q* (Q-Star)», un nuovo modello sviluppato da OpenAI. L’AI, per Zamagni, porterà a una vera e propria «disoccupazione di massa e a profitti per pochi». Due scenari angoscianti, ma che per l’economista portano anche una buona notizia: queste due trasformazioni epocali non potranno – appunto perché portatrici di scarsità – «non avere una governance cooperativa. Prepariamoci, dunque, a un inevitabile ritorno della cooperazione». Un ritorno che dovrà anche, e innanzitutto, riportare un’idea di «lavoro decente», inteso cioè non solo come diritto ma come lavoro che «tutela la dignità e l’identità della persona», quindi la sua umanità, il suo essere persona e non solo soggetto con determinati bisogni materiali da soddisfare.

La cooperazione, poi, andando al di là dell’ambito meramente materiale, «è ciò che (assieme alla famiglia) crea nell’intera società legami, reti, relazioni fiduciarie» («corde» le chiama Zamagni). Crea, quindi, «capitale sociale, il vero motore dello sviluppo».

FORMAZIONE E ISOLAMENTO

Mons. Gian Carlo Perego ha tratto le conclusioni del convegno ribadendo l’importanza della «solidarietà» e della «fiducia» in economia e ponendo l’accento sull’importanza di avere «luoghi di formazione», come sarà, ad esempio la Scuola di formazione politica e sociale che la nostra Arcidiocesi presenterà nei prossimi mesi.

Educazione e formazione che erano al centro della pastorale di don Minzoni, sulla cui figura si è soffermato don Francesco Viali (Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro): fra l’altro, il parroco di Argenta potenziò l’AC, fondò il circolo maschile “Giosuè Borsi” e quello femminile “Sacro Cuore”, riattiverà il doposcuola anche per adulti, darà nuovo impulso alla biblioteca circolante e all’Opera “Pia Liverani” per l’educazione delle ragazze. E organizzerà un laboratorio di maglieria facendo in modo che le macchine fossero in comproprietà con le operaie, oltre a interessarsi direttamente dell’Unione Professionale Cattolica, grazie alla quale affitterà una vasta tenuta agricola, la Bina, nei pressi di Bando d’Argenta, e dando vita alla cooperativa “Ex combattenti”, costituita per dare occupazione e lavoro ai reduci e alla quale affiderà il compito di gestire la tenuta. Insomma, «combattè contro l’isolamento e la solitudine delle persone, contro la sterilità delle lamentele fini a sé stesse, pensando a un nuovo modo di produrre, di lavorare, di stare nella società».

TESTIMONIANZE 

L’incontro, moderato da Chiara Sapigni (MASCI Ferrara), ha visto anche gli interventi di Giuseppe Tagliavia (CISL Ferrara), che ha parlato dell’opera di don Minzoni come di «liberazione dei lavoratori lavoratori attraverso un sistema di mutuo vantaggio» e di due rappresentanti di cooperative locali: Francesco Bianco della Coop. “Il Germoglio” (ambito educativo) ha parlato del parroco di Argenta come di «una persona mossa dal desiderio», cioè da quella «forza dinamica creatrice e protesa alle persone». Un’attenzione alle persone e alle comunità ripresa anche da Nicola Folletti della Coop. “Azioni” (per l’inclusione sociale), che ha spiegato come la cooperazione «riporti lavoro e legami in un territorio». A tal proposito, ha annunciato come “Azioni” – nel solco dell’esempio di don Minzoni – stia «cercando di riproporre un laboratorio tessile per la produzione di borse».

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 22 dicembre 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Conversione ecologica integrale: prendersi cura del prossimo e dell’intero creato per salvare le future generazioni

7 Set
foto di Laura Magni

La mattina del 5 settembre nella sede di Bonifiche Ferraresi si è svolto il Convegno in occasione della 15esima Giornata Nazionale per la Custodia del Creato. “La terra è un sacramento”, ha detto l’Arcivescovo

di Andrea Musacci

L’emergenza legata alla crisi pandemica ancora in corso non ha fatto che rendere ancora più urgente l’importanza di una visione integrale dell’uomo sul creato, abbandonando un modello di sviluppo predatorio per progettare una società capace di riscoprire la sobrietà e la condivisione in
Su questo ha riflettuto la Chiesa italiana nel corso del Convegno pubblico svoltosi nella mattina di sabato 5 settembre nell’Auditorium all’interno della sede di Bonifiche Ferraresi a Jolanda di Savoia. Convegno che ha rappresentato il primo importante appuntamento della 15esima Giornata Nazionale per la Custodia del Creato (incentrata sul tema “ ‘Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà’ (Tt 2,12). Per nuovi stili di vita”), a cui è seguita il giorno dopo, il 6, la S. Messa in diretta su Raiuno alle ore 11 dalla Concattedrale di Comacchio, presieduta dall’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio mons. Gian Carlo Perego.
E proprio mons. Perego è intervenuto a Jolanda nel Convegno moderato dal giornalista Alberto Lazzarini e che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico: «Importante è non solo la tutela dell’ambiente ma un nuovo modo di abitare la terra, nuovi stili di vita», ha spiegato il Vescovo. La terra, come dice il Papa nel suo Messaggio per la Giornata del 1° settembre, «è la casa di Dio», «la terra è un sacramento – ha spiegato mons. Perego -, dove quindi cogliamo di continuo la Sua presenza, il luogo dove Lui abita insieme a noi e a tutto il creato». Abitare la terra casa di Dio significa quindi «assumere uno stile di vita nuovo, fondato sulla responsabilità, che abbia al centro un progetto di comunità, un progetto di bene comune che tenga uniti – in modo integrale – l’ambito sociale con quello economico, del lavoro e dell’ambiente». Solo in questo modo capiremo l’importanza di «riconsegnare la casa di Dio a ognuno dei nostri fratelli e sorelle e alle nuove generazioni».
Generazioni penalizzate da scelte scellerate attuate negli ultimi decenni, come ha riflettuto don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio Problemi Sociali Lavoro della CEI: «il modello di sviluppo degli ultimi decenni ha fallito perché centrato solo sulla quantità e non sulla qualità delle relazioni sociali e personali». Tutto ciò ha portato alla «crisi ecologica e a forti disuguaglianze globali». «Senza fraternità», perciò, «non esiste libertà»: un accenno centrale, quello alla fraternità, fatto proprio in contemporanea all’annuncio alla stampa della firma il prossimo 3 ottobre ad Assisi da parte di Papa Francesco della nuova enciclica “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale. Mentre per il consumismo, ha riflettuto ancora don Bignami, «tutto è a portata di mano, tutto è usa&getta», al contrario è «responsabilità di ognuno trasformare i propri stili di vita all’insegna della sobrietà», una sobrietà che «non può non essere fondata sulla giustizia».
Atteso era anche l’intervento di Stefano Zamagni, Docente di Economia Politica all’Università di Bologna e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali: in Italia – come fatto negli anni ’50 del secolo scorso da Adenauer in Germania – sarebbe necessario modificare la Carta Costituzionale inserendo «la responsabilità di ogni scelta del Governo come decisiva per le future generazioni, soprattutto per le conseguenze ecologiche».
Quattro sono dunque le transizioni fondamentali per rendere concreto questo sviluppo integrale: «la transizione energetica»; quella «economica, verso un modello di produzione circolare e non più lineare»; quella «culturale, per passare da un modello neo-consumista predatorio a un modello che soddisfi la condizione essenziale della sobrietà giusta e felice». È importante, infatti, ha posto l’accento Zamagni, «far capire alle persone che il risultato di questo percorso sarà una vita più felice. La felicità è uno degli obiettivi di un’esistenza autentica fondata sulla sobrietà». L’ultima transizione, decisiva per attuare le prime tre, è «la transizione antropologica»: nella Laudato si’ Papa Francesco ne parla attraverso il concetto di “pace interiore”, «possibile solo riscoprendo la centralità dell’essere umano». Il rischio, infatti, è che le prime tre transizioni acquistino – ha spiegato Zamagni – «una connotazione tecnocratica», nella quale la dignità della persona venga persa di vista come finalità principale.
Tutto ciò si potrà raggiungere, quindi, «non solo con la responsabilità delle imprese ma di ogni singolo cittadino/consumatore», basti pensare alla piaga della “fast fashion”, cioè della produzione nell’ambito dell’abbigliamento secondo il criterio dell’usa&getta. Responsabilità personale da considerarsi non solo come «imputabilità» ma soprattutto come «prendersi cura del prossimo, del creato, delle relazioni. Non dimenticando – l’ha sottolineato a più riprese Zamagni – come ognuno sia responsabile anche del bene che avrebbe potuto fare ma non ha fatto».
Una responsabilità, quella di ogni persona, che affonda le proprie radici nel ruolo affidatogli da Dio all’atto della creazione. E proprio dal libro di Genesi è partita la biblista e docente Silvia Zanconato per la propria riflessione, in particolare sull’insistenza non casuale nel testo sulle «diversità di ogni specie» (Gen 1,11-25), l’importanza quindi di «non omologare, ma di specificare le diversità una per una», riconoscendone la dignità. La crisi contemporanea – ha proseguito Zanconato – trova una delle cause proprio «nell’incapacità di molte persone di nominare le bellezze del creato, di saperle distinguere e quindi valorizzare. Spesso la natura è considerata «solamente una massa indistinta, omogenea, al massimo distinguibile in modo generico», attraverso generalizzazioni. Questa «indifferenza alla distinzione delle cose, ce le rende invisibili, mentre il saperle riconoscere nella loro specificità e quindi il saperle nominare è un dono di Dio per insegnarci a dare spazio a ogni creatura nella nostra mente e nel nostro cuore». Di questo perciò c’è bisogno: di «una nuova visione – ha proseguito -, un allargamento del nostro sguardo, di rielaborare la nostra auto-concezione di “signori del mondo”, vedendoci invece come creature fra le creature».
Un ragionamento, questo, strettamente correlato a uno dei concetti chiave della Giornata, quello di «pietà», un sentimento che ha a che fare col «riconoscimento del nostro posto e del posto degli altri», dell’intero creato, e «col rispetto». Per «conversione ecologica» dobbiamo quindi intendere «un cambiamento radicale del nostro modo di pensare, di vedere le cose», mentre l’opposto di questo atteggiamento sta nel perseverare «nell’indifferenza e con un comportamento predatorio e superbo nei confronti del creato»: è ora, insomma, di «un cambio di paradigma». Riprendendo un passo del Talmud, la Zanconato ha concluso spiegando come l’uomo deve abituarsi a non consumare senza prima aver pensato agli altri, al prossimo, alle altre specie, cioè alle conseguenze delle proprie azioni sull’intero creato.

Altrettanto netto e radicale è stato l’intervento di Atenagora Fasiolo, Archimandrita e Responsabile del Vicariato arcivescovile di Toscana e Liguria della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta: «oggi il primo obiettivo dell’umanità non è quello della qualità della vita, del suo benessere, ma della sua conservazione». Vale a dire della sua sopravvivenza. Fasiolo ha ricordato come Papa Francesco nella sua enciclica dedichi spazio alle parole e all’azione del Patriarca Ecumenico Bartolomeo (Laudato si’ 7, 8 e 9), per poi spiegare come la Chiesa Ortodossa fin dagli anni Ottanta del secolo scorso abbia prestato un’attenzione sempre maggiore al tema della cura del creato, tramite proposte concrete, diversi documenti, conferenze internazionali ed encicliche (la prima nel 1989, che istituisce anche la Giornata annuale del 1° settembre). La custodia dell’ambiente è, dunque, «un dovere umano e religioso», un tema dalla «forte valenza spirituale e teologica», e ha «la giustizia sociale come suo elemento portante». Rispettare l’ambiente – ha proseguito Fasiolo – significa «rispettare l’umanità integralmente, senza rendere le persone schiave di sistemi fondati su ideologie fondamentaliste».
«La crisi pandemica che stiamo vivendo – ha concluso – non ha fatto che dimostrare in maniera ancora più urgente il carattere antropico dell’equilibrio ecologico. Il creato non ci è stato donato da Dio per essere utilizzato e sfruttato a piacimento ma è un atto eucaristico offerto all’uomo per essere custodito».
Paolo Bruni, Presidente di CSO ITALY – Centro Servizi Ortofrutticoli ha fatto gli onori di casa al posto di Federico Vecchioni, Amministratore delegato di Bonifiche ferraresi (BF), che non ha potuto essere presente. Bruni ha spiegato come in particolare negli ultimi anni BF abbia deciso di unire ambiti come quello agricolo, industriale e della distribuzione, «prima in conflitto tra loro», senza dimenticare che «il bene centrale rimane l’uomo», in particolare i giovani: «da noi – ha spiegato -, sono 100 su 500 dipendenti totali».
In rappresentanza del territorio, oltre al Sindaco di Jolanda Paolo Pezzolato e al Presidente regionale Nicola Bertinelli, che hanno portato i saluti rispettivamente del Comune e di Coldiretti, è intervenuto Carlo Ragazzi, Presidente del Consorzio Uomini di Massenzatica: «siamo uno dei rari casi – ha spiegato quest’ultimo – in cui una comunità è proprietaria di un bene condiviso», una forma né privata né pubblica, ma una terza via originale. «Anche per questo consideriamo centrale il concetto di responsabilità intergenerazionale», frutto di «una visione di insieme, di comunità appunto».
Una Comunità, invece, quella specificatamente cristiana, che continuerà a ritrovarsi su questi temi anche a ottobre, con gli altri appuntamenti del Tempo del Creato – aperti a tutta la cittadinanza -, di cui daremo notizia prossimamente. Per ora è confermato il momento di preghiera ecumenico il 1° ottobre.

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” dell’11 settembre 2020

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