La storia di William Ferrari in una toccante mostra

19 Gen

William Ferrari con la moglieDopo l’8 settembre del ’43 circa 600.000 giovani militari italiani sono deportati in Germania perché si rifiutano di combattere al fianco dei nazisti. Considerati traditori, non hanno nemmeno il riconoscimento di “prigionieri militari”. Tra questi vi sono tanti ferraresi, come William Ferrari, classe ’23.

PubblicoSabato al Museo del Risorgimento e della Resistenza, in C.so Ercole I d’Este, 19, è stata inaugurata la mostra “William Ferrari: un marinaio tra guerra e deportazione ed altri volti di ex IMI ferraresi”, a cura di Antonella Guarnieri (storica del Museo) e Paolo Ferrari, figlio di William, presente all’evento (nella foto, insieme alla moglie). Più di trenta pannelli (oltre alla divisa estiva da marinaio che Ferrari usava nel ’42) per raccontare le drammatiche vicende da lui vissute, e da tanti altri (come Guareschi, Guerra e Natta), internati nei campi di lavoro tedeschi. Oltre a numerose lettere che spediva ai cari, alle poesie che scriveva, si possono trovare anche biglietti augurali e bigliettini che lanciava dal treno diretto verso la prigionia, poi fatti  recapitare ai famigliari.

È stato infine presentato il lavoro di Gianpaolo Bertelli “Gli internati militari italiani (IMI) della provincia deceduti in prigionia”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 19 gennaio 2015

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