Sono venti i richiedenti asilo ospitati nella ex scuola vicino a Pontelagoscuro. Seguono corsi in vari settori e hanno un buon rapporto con il vicinato

Alcuni ospiti di Casa Masslo con le operatrici di Camelot
Alì, afghano, originario di Jaghori, lavora come custode notturno in una sede di Camelot. È in Italia dal 2015, ha vissuto a Casa Masslo fino allo scorso febbraio. È rifugiato politico. Alphonse, invece, è originario della Costa d’Avorio, vive da un anno e mezzo nel nostro Paese, e ha già ricevuto protezione per motivi umanitari. E poi ci sono Lamin, Abou e Buba. Sono alcuni dei venti ragazzi attualmente ospitati in una delle case accoglienza gestite dalla cooperativa Camelot all’interno del programma Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Si tratta di “Casa Masslo” – intitolata a Jerry Masslo, rifugiato sudafricano trentenne assassinato vicino Caserta nel 1989 da una banda di criminali – che abbiamo visitato ieri in occasione della Giornata Internazionale delle Cooperative. Qui in via Vallelunga, a una manciata di chilometri da Pontelagoscuro, in piena campagna, operano alcune operatrici di Camelot: Cecilia Baltieri, referente territoriale accoglienza e referente di Casa Masslo, Anna Lauricella, consulente legale, Concetta Goldone, Anna Viale e Stefania Puddu, Operatrici sociali, e lIaria Ungaro, volontaria Servizio civile. L’edificio, un tempo ospitante una scuola (all’entrata campeggia ancora una lapide del Comandante Diaz), nel 2006 è diventata la prima struttura di accoglienza nel nostro territorio, pensata per persone in attesa di risposta per la loro domanda di richiesta asilo o protezione, o che ne hanno già ricevuta una positiva e vengono così aiutati a integrarsi.
«Nel Comune di Ferrara col programma Sprar – ci spiegano – Camelot ha a disposizione 128 posti per l’accoglienza di rifugiati, 84 dei quali per adulti “ordinari”, 8 per persone con disagio mentale e 36 per minori stranieri non accompagnati, quest’ultimo gruppo gestito con l’Istituto don Calabria alla Città del Ragazzo. Ferrara, insieme ad altre realtà della nostra Regione, è stata tra le prime in Italia per il programma Sprar», sottolineano con giusto orgoglio. Insomma, da queste parti un’accoglienza seria e un’integrazione organizzata non sono solo vacue parole.
Qui a Casa Masslo i venti ospiti sono dislocati in tre appartamenti, ognuno con cucina autonoma, su due piani, due da sei e uno da otto posti. «Frequentano corsi e tirocini in vari ambiti – ristorazione, magazziniere, falegnameria, meccanico, agricolo – per qualificarsi a livello professionale. Inoltre, seguono corsi di italiano. In genere, sono liberi di uscire quando e quanto vogliono, con l’unico obbligo di dormire qui. Col vicinato (poche case sparute nei dintorni, ndr) non ci sono problemi di coesistenza, anzi qui i profughi sono benvoluti, pensi che a volte una signora regala loro anche uova delle sue galline».
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 1° luglio 2017
Rispondi