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Crociara, Darbo e…Bassani: ecco le nuove mostre del fine settimana

1 Lug
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Renzo Crociara

Tornano anche questo fine settimana le inaugurazioni artistiche nella nostra provincia.
Oggi alle 11 nella Palazzina del Turismo dell’Abbazia di Pomposa, inaugura la collettiva fotografica “Giorgio Bassani e le sue poesie” organizzata dal Fotoclub Ferrara, in collaborazione con la Fondazione Bassani, con in mostra immagini di soci del Fotoclub cittadino. Ogni opera, composta con trittico di fotografie, riporta un testo dello scrittore ferrarese da cui sono state ispirate. La mostra è a ingresso libero tutti i giorni dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.30.
Sempre oggi alle 19.30 nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Bellini a Comacchio inaugura la mostra “40 anni di pittura” di Renzo Crociara, artista codigorese, che sarà presente. L’esposizione, con il patrocinio del Comune di Comacchio e della Regione Emilia Romagna, ha come partner logistico Ascom Confcommercio, e sarà visitabile fino al 12 settembre. L’ evento è accompagnato da un catalogo con la prefazione dell’assessore alla Cultura Alice Carli e con l’intervento di Vittorio Sgarbi. Quest’ultimo ripercorre le tappe della pittura di Crociara che mette in esposizione una cinquantina di opere (dall’acrilico all’olio su tela) che raccontano di nature morte, autoritratti, oggetti di uso quotidiano, frammenti di vita vissuta. E nell’ultima fase della sua produzione, come scrive Sgarbi, “tutto diventa, nei dipinti di Crociara, atmosfera, traduzione della realtà nella dimensione del pittorico, emozione vibrante, poesia”.
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Infine, ricordiamo che da ieri è visitabile “Carne italiana”, la nuova personale del pittore Marcello Darbo, esposta nel suo studio in via Vittoria, 22/b a Ferrara.

Andrea Musacci

Camelot, la vita dei profughi nella casa di via Vallelunga

1 Lug

Sono venti i richiedenti asilo ospitati nella ex scuola vicino a Pontelagoscuro. Seguono corsi in vari settori e hanno un buon rapporto con il vicinato

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Alcuni ospiti di Casa Masslo con le operatrici di Camelot

Alì, afghano, originario di Jaghori, lavora come custode notturno in una sede di Camelot. È in Italia dal 2015, ha vissuto a Casa Masslo fino allo scorso febbraio. È rifugiato politico. Alphonse, invece, è originario della Costa d’Avorio, vive da un anno e mezzo nel nostro Paese, e ha già ricevuto protezione per motivi umanitari. E poi ci sono Lamin, Abou e Buba. Sono alcuni dei venti ragazzi attualmente ospitati in una delle case accoglienza gestite dalla cooperativa Camelot all’interno del programma Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Si tratta di “Casa Masslo” – intitolata a Jerry Masslo, rifugiato sudafricano trentenne assassinato vicino Caserta nel 1989 da una banda di criminali – che abbiamo visitato ieri in occasione della Giornata Internazionale delle Cooperative. Qui in via Vallelunga, a una manciata di chilometri da Pontelagoscuro, in piena campagna, operano alcune operatrici di Camelot: Cecilia Baltieri, referente territoriale accoglienza e referente di Casa Masslo, Anna Lauricella, consulente legale, Concetta Goldone, Anna Viale e Stefania Puddu, Operatrici sociali, e lIaria Ungaro, volontaria Servizio civile. L’edificio, un tempo ospitante una scuola (all’entrata campeggia ancora una lapide del Comandante Diaz), nel 2006 è diventata la prima struttura di accoglienza nel nostro territorio, pensata per persone in attesa di risposta per la loro domanda di richiesta asilo o protezione, o che ne hanno già ricevuta una positiva e vengono così aiutati a integrarsi.
«Nel Comune di Ferrara col programma Sprar – ci spiegano – Camelot ha a disposizione 128 posti per l’accoglienza di rifugiati, 84 dei quali per adulti “ordinari”, 8 per persone con disagio mentale e 36 per minori stranieri non accompagnati, quest’ultimo gruppo gestito con l’Istituto don Calabria alla Città del Ragazzo. Ferrara, insieme ad altre realtà della nostra Regione, è stata tra le prime in Italia per il programma Sprar», sottolineano con giusto orgoglio. Insomma, da queste parti un’accoglienza seria e un’integrazione organizzata non sono solo vacue parole.
Qui a Casa Masslo i venti ospiti sono dislocati in tre appartamenti, ognuno con cucina autonoma, su due piani, due da sei e uno da otto posti. «Frequentano corsi e tirocini in vari ambiti – ristorazione, magazziniere, falegnameria, meccanico, agricolo – per qualificarsi a livello professionale. Inoltre, seguono corsi di italiano. In genere, sono liberi di uscire quando e quanto vogliono, con l’unico obbligo di dormire qui. Col vicinato (poche case sparute nei dintorni, ndr) non ci sono problemi di coesistenza, anzi qui i profughi sono benvoluti, pensi che a volte una signora regala loro anche uova delle sue galline».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 1° luglio 2017

In Duomo commosso saluto a don Dino Rossato

1 Lug

image«Caro don Dino, la tua vita è stata entusiasmante, appagante e benedetta, hai vissuto in purezza la tua umanità, senza paura di mostrare affetti, legami e limiti». Queste commoventi parole sono solo uno dei passaggi fondamentali dell’omelia dei funerali, svoltisi ieri pomeriggio nella Cattedrale cittadina, di don Dino Rossato, morto per un malore nel pomeriggio di lunedì nella località ligure di Alassio dov’era appena giunto per alcuni giorni di riposo assieme ai fratelli salesiani. L’omelia è stata pronunciata da don Claudio Cacioli, Ispettore della confraternita salesiana per l’Emilia e la Lombardia, in una funzione dove non sono mancate le inevitabili lacrime, ma dominata, per quanto possibile, da un’atmosfera di lode e di affetto.
Le esequie, presiedute dall’Arcivescovo Mons. Gian Carlo Perego, hanno visto la partecipazione nelle prime file di diversi parrocchiani dalle comunità di San Benedetto in Ferrara, e di Ospital Monacale, dove negli ultimi quattro anni don Rossato ha svolto l’importante ruolo di vice parroco.
Don Cacioli ha ricordato la sua «innata simpatia e capacità di ridere di se stesso», il suo desiderio di «morire in Congregazione», tra i confratelli, perché «noi siamo innanzitutto salesiani di don Bosco». Particolarmente toccante anche il ricordo di quel «magnifico crocifisso donatoti, che conservavi nella tua camera, davanti al quale, sono certo – ha proseguito don Cacioli- trovavi la forza per affrontare i problemi».
Commosso anche il parroco di San Benedetto don Luigi Spada: «grazie don Dino perché ci hai voluto bene e sei stato un confratello buono».
Mons. Perego nei due saluti, iniziale e finale, ha sottolineato il suo «particolare carisma legato al cammino dei giovani», segno di una «capacità di rimanere puri di cuore».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 30 giugno 2017