L’avvenire anticipato: il festival “Riaperture”

2 Apr

15 artisti dell’obiettivo ridanno luce a otto luoghi chiusi di Ferrara, fra cui la Caserma di Cisterna del Follo, l’attigua “Cavallerizza” e Palazzo Massari

cisterna12.1E’ una continua sfida immaginativa il percorso dell’edizione 2019 del festival fotografico “Riaperture”. Un entrare e uscire in edifici entro le Mura di Ferrara, tra abbandoni sedimentatisi in anni o in decenni. Eppure, per alcuni giorni (due fine settimana consecutivi, dal 29 al 31 marzo e dal 5 al 7 aprile), ci si possono concedere alcune ore per un insolito peregrinare fra ambienti spogli, pareti ammuffite, mobili impolverati. Luoghi nuovamente rinondati di luce naturale e di corpi, restituiti agli sguardi, ai passi e ai ricordi di ferraresi e non. Pellicole di polvere segno dell’incuria ma fondamentali per riavvolgere altre pellicole, quelle della memoria, e per crearne di nuove, storie ancora da raccontare. In questi luoghi dove il tempo sembra essersi fermato, nella fissità di mura, antri e pavimenti, in questi spazi che assomigliano a cattedrali dell’incuria, proprio qui si può dunque decidere di immaginare un futuro, di aprire uno squarcio sul non-ancora, di accettare un “lasciapassare” per un avvenire che è e al tempo stesso non è, pronto a maturare, ad assumere forma, ma non del tutto prevedibile, decifrabile. Il visitatore può dunque investigare questi luoghi che erano, ammirarli lasciandosi catturare dalle fotografie esposte, sorprendenti nella loro bellezza. E così, ammirandole, essere assorbito dall’aura del luogo che le ospita, lasciandosi trasportare in un passato più o meno remoto. Il progetto “Riaperture” regala quindi a chi vuole esserne partecipe un nesso diretto fra tradizione e speranza, memoria e utopia. E proprio “utopia” è termine particolarmente calzante nella propria ambivalenza, in quanto non-luogo, dunque al tempo stesso mancanza, assenza, privazione (non-essere, non-più), e proiezione oltre il tempo del presente (non-ancora). “Riaperture” perciò anticipa un futuro dove questi luoghi potranno rifulgere di luce propria, di autoctona bellezza. E’ la speranza di ognuno.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 05 aprile 2019

http://lavocediferrara.it/

(foto Francesca Brancaleoni)

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