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Don Giussani e l’essenza del cristianesimo: Cesana racconta 

26 Mar

Presentato a Ferrara il libro inedito del fondatore di Comunione e Liberazione

Un’occasione non solo per riandare all’essenza del pensiero giussaniano ma anche per comprendere un periodo importante della nascita del movimento di Comunione e Liberazione, nella turbolenza del periodo tra fine anni ’60 e inizio ’70.

È stato questo, in sintesi, l’incontro svoltosi la sera del 21 marzo scorso  nella Sala ex-Refettorio di San Paolo (via Boccaleone) a Ferrara, in occasione della presentazione del libro “Una rivoluzione di sé. La vita come comunione” (Rizzoli ed.) di don Luigi Giussani, con testi fino ad ora inediti tratti da discorsi tenuti dal sacerdote al Centro Peguy nel periodo 1968-1970. 

Per la presentazione a Ferrara è intervenuto Giancarlo Cesana, Docente all’Università di Milano Bicocca ma soprattutto amico e collaboratore di don Giussani fin dal ’71, «anno in cui – ha raccontato egli stesso – sono entrato in CL provenendo dal Movimento studentesco». Non fu l’unico a fare questo passo, ma molti altri fecero quello contrario, uscendo da Gioventù Studentesca (nata nel ’54, embrione di CL) per partecipare alla contestazione. «Ho capito che per cambiare il mondo bisognava innanzitutto cambiare sé stessi: ciò mi insegnò don Giussani e ciò compresi soprattutto attraverso la caritativa», ha detto Cesana.

Proprio nel triennio ’68-’70, periodo di forte crisi per GS, don Giussani introdurrà quelli che diventeranno i temi chiave del suo pensiero. Innanzitutto, il cristianesimo inteso soprattutto come «comunione, pur nel pluralismo»: è questo, per Cesana, «il contributo più importante dato da Giussani alla Chiesa, sottraendo Cristo a un atteggiamento pietistico e astratto, per portarlo nella concretezza della vita». Altro tema importante di questi suoi interventi è «la collaborazione – in primis fra cristiani – per il cambiamento del mondo», con la conseguente convinzione della necessità dell’«unità dei cattolici in politica». In queste sue riflessioni, però, non vi è mai un’analisi meramente sociologica di quegli anni. Il cristianesimo, infatti, per don Giussani è «un avvenimento», è cioè il riuscire a trovare «un nesso tra un episodio, un aspetto particolare della propria esistenza, e la realtà nella sua totalità». La ricerca di questo senso è ciò che più conta nella vita», e in ciò  è decisiva «la relazione con la tradizione cristiana, cioè con chi ti ha trasmesso la Verità, che è una Presenza, è Cristo, il Mistero, forza che sempre mi supera e che si manifesta, si rivolge a me come singolo». Da qui inizia «l’avventura» del vivere, avventura da condividere «nell’autentica amicizia. “Costruire la Chiesa per liberare l’uomo” – ha detto ancora Cesana – era uno degli slogan che purtroppo CL ha abbandonato».

La vera speranza, quindi, è «memoria», non intesa come semplice ricordo, ma come relazione con ciò che mi fonda. Solo questa «autocoscienza» può guidarmi nella lotta contro il male che è, appunto, «il venir meno della mia fedeltà a Dio, a questa Realtà ultima che è in me». Non dimenticando mai che la strada è una, è la Via: Cristo. L’incontro – introdotto da Marco Romeo – si è concluso con le testimonianze di alcuni di coloro che, a Ferrara, questo cammino lo compiono insieme dentro CL: Massimo Travasoni, Gino Tiozzo e Luigi Bernardi.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 marzo 2025

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«Testimoni del giudizio» per non scivolare nel nulla

18 Feb

Centenario di don Giussani: mons. Santoro (Delegato Memores Domini) e Prosperi (Presidente CL) in dialogo su nichilismo e pienezza di vita. A partire dalla domanda: “Perché esisto?”

Come rispondere alle domande fondamentali dell’uomo? E soprattutto come viverle, diventando testimoni della verità in un mondo che sempre più sembra smarrire i criteri essenziali per interpretare la realtà?

Quesiti sui quali Comunione e Liberazione ha riflettuto la sera del 9 febbraio in un incontro che ha visto confrontarsi tra loro mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e dallo scorso settembre “delegato speciale” del Papa presso i Memores Domini, e Davide Prosperi, Presidente della Fraternità di CL.

A Ferrara l’incontro, aperto a tutti, è stato trasmesso in diretta dalla Sala Estense. Un appuntamento che ha visto la partecipazione di circa 150 persone, fra cui molti giovani.

I relatori, in particolare, hanno riflettuto sul testo, da poco edito, “Dare la vita per l’opera di un Altro”, che raccoglie gli ultimi interventi di don Luigi Giussani agli Esercizi della Fraternità, dal 1997 al 2004, e che costituisce il testo a partire dal quale si lavorerà durante le Scuole di comunità, per poi arrivare al prossimo appuntamento condiviso in programma il 23 marzo. 

Riscoprire il cuore dell’annuncio cristiano è, da sempre, ciò che muove il movimento di Comunione e Liberazione. Ma riscoprire quella «passione per il fatto cristiano» in un mondo sempre più desacralizzato e nichilista può sembrare una fatica di Sisifo. Partendo dal sopracitato testo di don Giussani, mons. Santoro ha tentato innanzitutto di ripercorrere quel momento nella storia – nel XVIII secolo, quello cosiddetto dei lumi -, in cui il razionalismo ha preso il sopravvento, illudendo «l’uomo che con la propria ragione potesse considerarsi misura di tutte le cose». Da quel momento Dio è espulso dalla vita personale e collettiva, dalla storia. «L’uomo cede alla tentazione di pensare che si fa da solo», con la conseguenza, inevitabile, «che nulla abbia reale consistenza».

La risposta della Chiesa fu di «arroccarsi», per difendere, giustamente, la morale del popolo. Ma così finì per «dare per scontata l’evidenza del contenuto dogmatico, obliterando la forza originaria del cristianesimo», cadendo nel duplice errore del moralismo e dell’azione a tutti i costi «a scapito dell’annuncio della “lieta notizia”, della passione per il fatto cristiano».

“Per chi si vive?”: questa è la domanda fondamentale da cui partire per fondare ogni azione e ogni morale. Ripensare al mistero della propria esistenza, alla domanda: “Chi è Dio per l’uomo?”. Dio e l’io al centro, quindi, insieme: che «Dio sia tutto in tutti» (1 Cor 15, 28) e al tempo stesso «che l’io sia salvato come autocoscienza del cosmo e come colui che – unico nel creato – ha sete di Lui, desiderio di eternità». Riscoprendo, quindi, la domanda sul senso: «Perché esisto?». 

Il razionalismo, nelle sue due forme prevalenti del nichilismo e del panteismo, ha portato, invece, l’uomo a scivolare nel nulla. La conseguenza, inevitabile, della perdita di un fondamento, è che «l’uomo cada in balia del potere» e della competizione per raggiungerlo. Tutto è nel potere dell’uomo, a sua disposizione: così, egli diventa schiavo del potere, dell’effimero, di ciò che non può soddisfare la sua sete di Assoluto. Il peccato è questa «estraneità» a sé e al suo fondamento ultimo, «il non riconoscere ciò che è come coerente con Dio, il non domandare di essere, non anelare a un compimento», a una pienezza.

Abbiamo bisogno, invece, come ha riflettuto Prosperi, di «testimoni del giudizio», di persone capaci di riempire di senso ogni aspetto della nostra esistenza, di «testimoniare la verità» sull’uomo e sul mondo. Di mostrare con la propria vita che «lo star bene non è l’assenza di problemi e l’affidarsi solo a ciò che ci fa comodo» ma appunto «il sentirsi in Dio, nell’Essere», e alla Sua luce illuminare il nostro cammino e ogni nostra esperienza, anche quotidiana. 

Il «domandare l’Essere», come diceva don Giussani, è la domanda sulla verità, sul Mistero. Uno sforzo per nulla scontato, dato che la realtà nella sua dimensione più profonda non è immediatamente conoscibile, ma «velata, buia, è segno» che, appunto, rimanda ad altro. Quella nebbia si può, anche se non pienamente, diradare: serve, però, avere uno «sguardo colmo di stupore che ci permetta di vedere nella realtà l’Altro, Colui che l’ha creata nella sua Grazia». 

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 18 febbraio 2022

https://www.lavocediferrara.it/

(Immagine: da “Il Vangelo secondo Matteo” di P. P. Pasolini, 1964)

“Dalla mia vita alla vostra”: mostra su Don Giussani fino a domenica

14 Mag

Mostra Don GiussaniUna mostra per un viaggio lungo molto più di una vita. Il carisma di Don Luigi Giussani (1922-2005), fondatore di Comunione e Liberazione è presentato nella mostra “Dalla mia vita alla vostra”, visitabile da ieri fino a domenica nella P.zzetta S. Giovanni Paolo II a Ferrara (dietro il campanile della Cattedrale). L’esposizione, organizzata da Centro Culturale l’Umana Avventura, CL e Associazione “Noi per Loro”, nei suoi tredici pannelli non intende fare una cronaca della vita del sacerdote ma presentare la sua profonda spiritualità, poggiante su una solida fede in Cristo e sull’idea di conversione come incontro con una Presenza, un “rischio” da prendere per attuare la vera rivoluzione.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 14 maggio 2015

Mostra su Don Giussani e incontro dedicato a Claudel

13 Mag

download (1)“Dalla mia vita alla vostra” è il nome della mostra dedicata a don Luigi Giussani (nel decimo anniversario della sua morte) visitabile da oggi fino al 17 maggio nella P.zzetta S. Giovanni Paolo II a Ferrara (sotto il campanile della Cattedrale). L’esposizione, organizzata da Centro Culturale l’Umana Avventura, Comunione e Liberazione e Associazione Noi per Loro, ritrae in pochi pannelli i tratti fondamentali di don Giussani, con immagini e brani significativi della sua vita.

Paul Claudel

Paul Claudel

Alle ore 17.45 nell’Aula Magna del Dipartimento di Economia in via Voltapaletto, 11 si svolgerà invece l’incontro “ ‘Non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al Maestro dell’Opera che l’ha scelta’. Alla scoperta de ‘L’Annunzio a Maria’ di Paul Claudel con Mariella Carlotti”. Infine, dalle ore 22, oltre alla mostra, vi sarà musica e birra.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 13 maggio 2015