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Adorno e Moravia riaprono gli incontri all’Ariostea

18 Set

Adorno Ariostea

Venerdì pomeriggio, alle ore 17 presso la Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea, sono ripresi gli incontri del ciclo “Europa: una vecchia, buona idea. Percorsi etici nel novecento europeo”. La rassegna di eventi è curata dall’Istituto Gramsci di Ferrara, diretta da Fiorenzo Baratelli. Il settimo incontro ha visto il prof. Piero Stefani e Paola Gnani dialogare sull’opera di T. Adorno “Minima moralia”, una delle più celebri e discusse del pensatore tedesco, raccolta di 153 aforismi scritti nel 1951. Adorno fu uno degli esponenti di spicco della Scuola di Francoforte ed uno degli intellettuali fuggiti all’avvento del nazismo, prima in Inghilterra (nel ’34) e poi negli USA. Come ha spiegato Gnani, “nell’opera in questione l’autore cerca di dare agli europei una panoramica dettagliata dei problemi che una società fondata sul modello americano portava con sé.” Le sue “riflessioni da una vita danneggiata” (così recita la traduzione letterale del sottotitolo), partendo dall’immane tragedia del conflitto bellico e dell’Olocausto, cercano di “portar fuori il rimosso dell’Occidente”, attraverso una critica del razionalismo totalizzante e dell’alienazione delle società più evolute. Stefani, infine, ha analizzato dal punto di vista strettamente filosofico alcuni dei temi sviscerati da Adorno.

Una delle opere italiane più discusse, e a suo modo scandalose, del Novecento. Un autore tra i più prolifici e importanti nello scenario contemporaneo. Il tutto discusso presso la Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara. Sono questi gli ingredienti della conferenza su “Gli indifferenti” di Alberto Moravia svoltasi lunedì alle ore 17, all’interno del ciclo “Italiani, brava gente! Rileggere i caratteri degli italiani”. Marcello Folletti ha introdotto l’ottimo intervento del prof. Carlo Cazzola, il quale con il supporto di alcune slide ha presentato un’originale analisi del romanzo d’esordio dello scrittore. La relazione è partita dalla riflessione di alcuni passi della “Politica” di Aristotele dedicati al concetto di “medietà”, di classe media. Il ragionamento si è quindi sviluppato sul parallelismo con alcuni passaggi de “I promessi sposi” di Manzoni, per sottolineare come in Moravia, a differenza dell’Ottocento, “la borghesia non ha più una propria ideologia, se non la propria sopravvivenza, fino a quando…non si sa.” Il relatore ha così ben espresso l’inconsistenza e la spietatezza tipica dei personaggi borghesi moraviani, la loro vacuità alienata. L’intervento si è concluso con l’analisi di un passaggio di Carlo Emilio Gadda dedicato appunto al confronto tra Manzoni e Moravia.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 18 settembre 2013

Il ricordo di Tabucchi in Biblioteca Ariostea

26 Mag

Tabucchi Ariostea

Martedì scorso alle ore 17 presso la Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea l’Istituto Gramsci ha ricordato lo scrittore Antonio Tabucchi ad un anno dalla scomparsa, avvenuta il 25 marzo 2012. È stato presentato il suo ultimo libro, a cui lo scrittore ha lavorato fino all’ultimo, “Di tutto resta un poco. Letteratura e cinema” (Feltrinelli). Ha partecipato all’incontro la curatrice del volume, e amica dello scrittore, Anna Dolfi, oltre a Gianni Venturi e a Vito Contento. Diverse sono le sfaccettature del pensiero di questo “difficile e straordinario scrittore” affrontate dalla prof.ssa Dolfi nel suo intervento. Innanzitutto per Tabucchi il senso della letteratura e’ quello di essere “antidoto contro il pensiero dominante, contro il pensiero al potere”; ruolo  dell’intellettuale, dunque, e’ quello di chi deve “inquietare”, di chi va controcorrente, di essere “non organico”. Altri temi significativi sono il rapporto tra letteratura e vita (e tempo), anche in relazione alla dimensione del viaggio e della saudade, sullo sfondo dell’amato Portogallo. L’altro dei due grandi ambiti suggeriti nel sottotitolo del libro, il cinema, e’ stato invece sviscerato da Vito Contento, il quale ha dialogato con la curatrice citando alcuni grandi miti – Luis Bunuel, Federico Fellini, Marilyn Monroe, ad esempio – affrontati da Tabucchi in alcuni suoi saggi.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 26 maggio 2013

All’Ariostea l’incontro su Edith Stein e il concetto di “empatia”

19 Mag

Stein Ariostea

Venerdì alle ore 17 presso la Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea si è svolto il sesto incontro del ciclo, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’ISCO, “Europa: una vecchia, buona idea. Percorsi etici nel novecento europeo”. La Conferenza dal titolo “Empatia. A partire da Edith Stein” è stata tenuta dal prof. Giuliano Sansonetti dell’Università di Ferrara, e presentata da Roberto Cassoli. Edith Stein, alias Teresa Benedetta della Croce, è stata una religiosa e filosofa ebrea-tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, morta ad Auschwitz nel 1942. Nel 1998 Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata Santa e l’anno successivo Compatrona d’Europa.

Fra i suoi massimi contributi, vi e’ il tema dell’empatia, da lei sviluppato fin dalla tesi di dottorato presentata nel ’17. La riflessione e’ partita dal concetto husserliano di “vissuto” (erlebnis) e dalla prima definizione di “empatia” come non un’immedesimazione totale, ma neanche come un annullamento della distanza, della diversita’, dell’altro. Secondo Stein esiste una dialettica tra l’identico e il diverso per cui l’io, nonostante la sua singolarita’ e la sua “insopprimibile solitudine” ha la possibilita’ di relazionarsi e di comprendere l’altro, per via della comune natura umana.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 19 maggio 2013

L’abisso della Shoah e la Teologia della Croce in Giuseppe Dossetti. Un incontro dell’Istituto Gramsci di Ferrara

9 Mag

P1020029Il libro di Giambattista Zampieri, dal titolo “Giuseppe Dossetti. La storia, la croce e la Shoah” (edizioni Aliberti, 2012), è stato presentato ieri pomeriggio nella sala Agnelli della Biblioteca Ariostea. L’appuntamento, curato dall’Istituto Gramsci di Ferrara diretto da Fiorenzo Baratelli, è stato introdotto dal prof. Piero Stefani, e ha visto il contributo del prof. Mario Miegge. La prima parte della conferenza ha ruotato principalmente sul tema del “radicalismo” del Dossetti partigiano/politico, ma anche del Dossetti sacerdote/teologo. Secondo Stefani, infatti, la peculiarità più significativa di Dossetti può essere identificata nella sua “continua ricerca di una dimensione non subalterna a facili compromessi, e in uno spirito esigente accompagnato da uno studio e da un’analisi rigorosa della realtà”. Esempio “politico” di ciò è la sua proposta, formulata nel ’46,  di un articolo da far inserire nella nascente Costituzione: «La resistenza individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino». Zampieri nel suo intervento ha aggiunto come questo “radicalismo” fosse contraddistinto dal suo partire dalla fede, dalla “fedeltà a Dio”, per arrivare alla “fedeltà alla storia”, al mondo e non dal contrario. Arrivando ad uno dei temi centrali del saggio presentato, per Zampieri è inevitabile nel pensiero dossettiano una “Teologia della Croce” come risposta al tema della Shoah. Anche il prof. Miegge ha sottolineato come il “rapporto croce-Shoah, fede-abisso dell’olocausto” sia alquanto complesso ma come in questo abisso, secondo Dossetti, “Dio stesso soffra, in quanto Dio incarnatosi fino alla morte in croce”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 9 maggio 2013

(nella foto, da sinistra: Giambattista Zampieri, Piero Stefani, Mario Miegge)