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Carlo Pagnoni, instancabile tessitore di umanità

14 Dic

Lo scorso 10 dicembre è scomparso un protagonista della vita culturale e civile ferrarese, autore di libri su Luciano Chiappini, don Alberto Dioli e i missionari ferraresi

Un instancabile uomo di dialogo e di pace: è unanime il coro di chi nelle ore immediatamente successive alla sua scomparsa ha offerto a “La Voce” un ricordo di Carlo Pagnoni, morto lo scorso 10 dicembre a 83 anni nella sua casa di via Cappuccini a Ferrara.

«Viveva nel mondo i valori del vangelo»
di don Andrea Zerbini
C’eravamo incontrati non più di un mese fa. Carlo trovava sempre parcheggio davanti a S Francesca Romana; ogni volta tornava a salire quella scala della parrocchia che frequentava negli anni ’50 quando era parroco don Carlo Borgatti. Era iscritto all’Azione cattolica e mi diceva, sorridendo, che don Carlo una volta ebbe a dirgli che egli ascoltava con attenzione quanto lui diceva, ma sempre con un atteggiamento un po’ critico. L’Azione Cattolica attraversò momenti difficili in quegli anni e nel 1954 il presidente nazionale dei giovani di Ac, Mario Rossi, amico e collaboratore di don Primo Mazzolari, rassegnò le proprie dimissioni per dissensi con i vertici della presidenza Luigi Gedda, per via dei Comitati Civici di orientamento fortemente anticomunista. Le sue dimissioni ne provocarono molte altre sia ai vertici che alla base della GIAC e anche Carlo fu tra quelli che se ne andarono. Ma egli se ne andò conservando sul piano personale i rapporti che aveva allacciato nel mondo cattolico, soprattutto con monsignor Giulio Zerbini. Tra loro discutevano dei più svariati argomenti, sempre in maniera molto distesa e serena, anche quando Carlo, nel 196, approdò nel Partito Comunista. Quelle frequentazioni anzi si intensificarono ed assunsero un carattere un po’ diverso, perché la Federazione locale del PCI ed anche la CGIL, in considerazione della sua provenienza dal mondo cattolico, in più occasioni gli chiesero di allacciare rapporti e monsignor Zerbini fu per lui sempre un interlocutore privilegiato, oltre che un amico.
Fu tessitore di umanità attraverso la cultura e l’impegno civico; promotore di incontri tra le due sponde del Volano, nell’oltre Tevere ferrarese. Mi ricordava il cardinale Agostino Casaroli, segretario di stato vaticano e la sua Ostpolitik ma al contrario, il primo come inviato della Santa Sede nei Paesi d’Oltrecortina, Carlo come inviato del partito al mondo cattolico. Egli fu un coordinatore instancabile di incontri sia nelle circoscrizioni e centri sociali sia nelle parrocchie; da sempre impegnato in problematiche culturali e cattoliche, nell’ambito dei rapporti tra chiesa e politiche di sinistra.
Frequentò l’Istituto di Scienze religiose in Montebello e la sua tesi divenne un libro: «Vangelo tra la gente. Missionari ferraresi nel mondo». Per l’editore Corbo pubblicò due libri, su don Alberto Dioli e su Luciano Chiappini. Ricordo che nel 2013 mi invitò con il sindaco Tiziano Tagliani alla scuola di politica del PD per un incontro su: “Il significato del Concilio Vaticano II per la Chiesa cattolica”, presso il Centro Sociale “Acquedotto” di Corso Isonzo.
Non fu quella volta come gli incontri a Brescello, tra Peppone e don Camillo, anche perché il sindaco aveva la tessera dell’Azione cattolica. Sempre documentatissimo, una pregevole biblioteca con testi non solo della storia del Concilio, ma riguardante le più svariate questioni, dall’ecumenismo alla liturgia, dai temi della pace al dialogo interreligioso ed era sempre presente ai convegni di “Teologia della pace” a S. Francesca. Nell’ultimo incontro parlammo delle chiese e comunità ortodosse a Ferrara; mi portò anche uno scatolone di libri sul Concilio. Il suo interessarsi ed aggiornarsi sulla chiesa nel mondo ma anche sulle vicende tristi e liete della nostra chiesa locale non nascevano da una curiosità frivola e superficiale. Era invece desiderio di accrescere il proprio sapere per meglio prendersi cura dell’altro; curiosità che rivelava una disponibilità a mettersi in cuore le ragioni anche differenti degli altri. L’etimologia di “curiosità” deriva da cura, quella ospitale che si apre alla possibilità del confronto e del dialogo. Uno stile quello di Carlo del vivere nel mondo i valori del vangelo e dell’uomo tra la gente. Dietro ogni cura del bene comune sta infatti un progetto di amicizia per provare a costruire la comunità e la solidarietà umana nella città. Così mi piace dedicargli un testo del card. Agostino Casaroli su papa Giovanni che lo ricordano molto: «In Giovanni XXIII la novità non riguardava la dottrina, ma piuttosto il modo di esporla e forse, talvolta, d’interpretarla, senza tradirla o modificarla mai. E di applicarla alle situazioni concrete. Riguardava poi, per così dire, lo stile, nel parlare e nell’agire, sia all’interno sia all’esterno della Chiesa: una maggiore prontezza alla comprensione dell’“altro”; una carica di “simpatia” nello sforzarsi di valutare la mentalità o gli atteggiamenti anche dei più lontani; una capacità di rendersi conto delle loro difficoltà obiettive e l’arte di saper creare un clima di fiducia, nonostante la distanza, o addirittura l’opposizione frontale delle posizioni reciproche; la cura di non offendere le persone pur dicendo la verità». Grazie Carlo.


«Ha tradotto il cattolicesimo sociale nell’impegno politico»
A “La Voce” affida un pensiero anche Alessandra Chiappini, ex Assessora del Comune di Ferrara ed ex Direttrice della Biblioteca Ariostea: «è stato una sorta di “pontefice”, nel senso letterario del termine, creava ponti fra il mondo cattolico e quello della sinistra politica. Lo ricordo come assiduo frequentatore del Centro Studi “Charles de Foucauld”», che aveva sede a casa Chiappini in via Madama, Centro che era «una fucina di elaborazione di senso critico cattolico. Un luogo di confronti a cui Carlo diede un contributo importante, continuo e coerente». Pagnoni, dunque, «ha tradotto tutta la vocazione sociale del cattolicesimo in un impegno politico concreto», del quale si ricorda anche quella di scrittore: oltre al sopracitato “Il Vangelo tra la gente. Missionari ferraresi nel mondo”, Pagnoni curò anche il libro “Don Alberto Dioli da Ferrara a Kamituga” (G. Corbo ed., Ferrara., 1998) e il volume di scritti del padre di Alessandra, Luciano, pubblicati su “la Voce” tra il 1982 e il 2002, “Una voce fedele e libera. Il Taccuino di Luciano Chiappini” (G. Corbo ed., Ferrara, 2000).
Infine, alla figura di Pagnoni, Chiappini associa quella di Aldo Ferraro, morto nel 2015 a 79 anni, impegnato tra l’altro negli anni ’90 nel movimento dei “Cristiano sociali”, poi confluito nei DS.

«Coltivava amicizie e relazioni al di là dei tradizionali steccati ideologici e religiosi»
«Una persona capace di tessere relazioni con tanti mondi politici e culturali. Nella nostra città tutti conoscono la sua raffinata cultura, la passione civile, la conoscenza e appartenenza al mondo cattolico progressista, l’appassionata militanza nella Cgil e nella sinistra politica», è il pensiero di Fiorenzo Baratelli a nome dell’Istituto Gramsci di Ferrara di cui è presidente. «Ricordiamo la sua capacità di organizzatore culturale (pensiamo al circolo culturale di via Bologna di cui fu anima e animatore per molti anni), la sua dote di scrittura, la sua innata empatia e curiosità che gli consentivano di coltivare amicizie e relazioni al di là dei tradizionali steccati ideologici e religiosi. Carlo, in tempi di risse e troppi accesi scontri, si è sempre distinto come costruttore di ponti tra le persone e tra mondi culturali e politici diversi. Tutto ciò ha fatto di Carlo Pagnoni uno tra i maggiori protagonisti della vita culturale della nostra comunità. Ci mancherà, ma chi lo ha conosciuto non dimenticherà mai la sua mite e generosa persona. È stato uno dei migliori figli della nostra città. Troveremo i modi e creeremo le occasioni per ricordarlo come merita».
Sempre dall’Istituto Gramsci, Roberto Cassoli ci confida: «ho saputo della sua morte da un amico comune, Domenico Malagrinò. Ricordo la sua capacità di relazionarsi con le persone, e il fare cultura sempre pensando agli altri, per creare occasioni di incontro e riflessione in ogni ambito. Il suo desiderio era sempre quello di organizzare iniziative per coinvolgere gli altri, per momenti di confronto pubblici. Ho sempre trovato magnifico questo suo grande obiettivo che aveva. Un obiettivo che ha perseguito fin quando ha avuto le forze. Lo vedevo spesso – prosegue Cassoli – seduto su una panchina dal Montagnone a leggere un libro». Rimasto vedovo, gli ultimi anni di vita della moglie aveva abbandonato le sue attività per accudirla.
«Un caro, caro amico, colto e aperto», è invece il ricordo che l’ex Sindaco Tiziano Tagliani affida al proprio profilo Facebook. «Non un intellettuale spocchioso ma una persona attenta alle realtà anche più umili, infaticabile nel ricucire sempre, avaro nel giudicare gli altri e generoso nella disponibilità quando gli si chiedeva una mano. L’ho sentito vicino anche se era da tanto che non lo vedevo».
Infine, è Anna Quarzi, Presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, a offrirci un ricordo: «eravamo rimasti in contatto. Ricordo le tante iniziative organizzate nel Centro culturale “Mario Roffi” di via Bologna, tra cui il ciclo di incontri “Addio al ‘900” con ospiti di livello nazionale. E poi era un grande lettore: aveva comprato un piccolo appartamento solo per conservarvi i suoi libri, da tanti che ne aveva…».

(a cura di Andrea Musacci)

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 18 dicembre 2020

https://www.lavocediferrara.it/

In Ariostea si parla di Italo Calvino

18 Gen

220px-Italo-CalvinoSarà la figura di Italo Calvino la protagonista della conferenza in programma oggi alle 17 nella Biblioteca Ariostea in via delle Scienze, 17 a Ferrara. Per il ciclo “Viaggio nella Comunità dei Saperi – Istruzione e Democrazia” si svolgerà infatti l’incontro “Le parole di Italo Calvino”, tenuto da Daniela Cappagli e introdotto da Roberto Cassoli. L’evento, curato da Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea, prende le mosse dalle proposte che Calvino espresse nelle “Lezioni Americane”. Leggerezza, rapidità, visibilità, molteplicità, esattezza costituiscono la sintesi di questa opera e della sua poetica. Costituiscono, inoltre, il tracciato del percorso di lettura dei suoi scritti più significativi per la scuola, per giovani e non. L’attualità di Calvino consiste nell’esserci sempre un nuovo Calvino dietro quello conosciuto.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 18 gennaio 2016

 

Mario Lodi, il maestro giusto in Ariostea

17 Apr

Palazzo Paradiso AriosteaOggi alle 17 nella Biblioteca Comunale Ariostea (via Scienze, 17 a Ferrara) avrà luogo l’incontro dal titolo “Mario Lodi, Il maestro giusto per il Paese sbagliato”. L’evento fa parte del ciclo “Viaggio nella comunità dei saperi – Istruzione e Democrazia”, organizzato dall’Istituto di Storia Contemporanea e dall’Istituto Gramsci. Dopo l’introduzione di Roberto Cassoli, vi sarà la relazione di Mauro Presini. Mario Lodi, il maestro per eccellenza, un anno fa in un’intervista diceva: “Sognavo una scuola libera, ma quell’utopia non c’è. L’Italia è un disegno incompiuto. Non è nato il popolo che volevamo rieducare, così come non è nata la nuova scuola”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 17 aprile 2015

Lo scrittore Rodari e la sua incredibile arte nell’inventare storie

30 Gen

Palazzo Paradiso AriosteaOggi alle 17 nella Biblioteca Ariostea in via Scienze, 17 a Ferrara avrà luogo l’incontro “Fantastica-Mente: il processo creativo in Gianni Rodari”, a cura di Daniela Cappagli e con l’introduzione di  Roberto Cassoli. Gianni Rodari (1920-1980) è stato scrittore, pedagogista, giornalista e poeta, vincitore del prestigioso Premio Hans Christian Andersen, e uno tra i maggiori interpreti del tema “fantastico”. La  “Grammatica della fantasia”, tra le sue opere principali, e unica non narrativa, è, come recita il sottotitolo, un’ “introduzione all’arte di inventare storie”. L’uso “fantastico” della parola per esprimere creatività è una costante in tutti i suoi scritti con tecniche che sono proprie anche della poesia, della pittura, della musica. L’incontro è organizzato da Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 30 gennaio 2015

In Ariostea si parla di Kafka, un secolo dopo “Il processo”

13 Nov

KafkaAndrea Pugiotto, docente dell’Università di Ferrara, oggi alle 17 presso la Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea, in via Scienze, 17 a Ferrara, relazionerà sul tema “Franz Kafka – Il processo”. L’incontro, introdotto da Roberto Cassoli, è organizzato dagli Istituti Gramsci e di Storia Contemporanea in occasione dei cento anni dalla scrittura del romanzo e dei novant’anni dalla nascita dello scrittore.

Franz Kafka (Praga, 1883 – Kierling, 1924) è autore di uno dei grandi capolavori del Novecento, il “Processo” appunto, romanzo scritto tra il ‘14 e il ’15 e lasciato incompiuto dall’autore.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 13 novembre 2014

Berlinguer nell’Italia di oggi

19 Apr

BerlinguerL’11 giugno del 1984, quattro giorni dopo l’ictus che lo colpì durante un comizio a Padova, morì Enrico Berlinguer, indimenticato segretario nazionale del PCI. Ieri con la presentazione del libro “Casa per casa, strada per strada. La passione, il coraggio, le idee” nella Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea in via Scienze, 17, l’Istituto di Storia Contemporanea e l’Istituto Gramsci di Ferrara hanno reso omaggio a uno dei politici che più hanno segnato la storia della Repubblica italiana. Sono intervenuti Fiorenzo Baratelli, Presidente Istituto Gramsci Ferrara, Federico Varese, Professore Oxford University, Pierpaolo Farina, curatore del libro e fondatore di enricoberlinguer.it, e ha moderato Roberto Cassoli dell’Istituto Gramsci cittadino. Secondo Baratelli dopo trent’anni “non vi è ancora un giudizio equanime sulla figura di Berlinguer”, politico che, nel solco “della sua storia, del suo mondo, quello comunista”, è stato forse il più grande innovatore. Ripercorrendo i suoi anni alla guida del PCI, Baratelli analizza alcuni dei temi principali del pensiero berlingueriano: l’austerità, l’idea della democrazia come “valore universale”, lo scambio epistolare con Mons. Bettazzi, la questione morale. Varese, invece, ha impostato il proprio intervento sull’analisi – scientifica, etica, politica – del marxismo e del pensiero berlingueriano, e sulla loro attualità nella crisi dell’odierno mondo globalizzato.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 19 aprile 2014

(Nella foto, da sinistra: Federico Varese, Pierpaolo Farina, Fiorenzo Baratelli e Roberto Cassoli)

La storia di Etty Hillesum all’Ariostea

13 Ott

etty hillesum ariostea

Una giovane olandese, una donna normale, e per questo eccezionale. Come “normale” e al tempo stesso eccezionale è il Male che ha dovuto affrontare. Venerdì pomeriggio alla Biblioteca Ariostea si è svolto il nuovo incontro del ciclo “Italiani brava gente – Rileggere i caratteri degli italiani”, promosso dall’Istituto Gramsci, dall’ISCO di Ferrara e dalla Cgil di Ferrara, nell’ambito delle iniziative del 70º della morte di Etty Hillesum e della presentazione dell’edizione integrale del “Diario 1941-1943” di questa scrittrice ebrea morta nel 1943 ad Auschwitz, a soli 29 anni.

Nadia Neri ha spiegato le tre virtù principali per Hillesum: l’indignazione, la semplicità e la compassione. Tre antidoti all’odio, a quel Male che rischia di accomunare vittime e carnefici. Di conseguenza si rivela necessario riconoscere l’errore di proiettare questo Male sempre e solo al di fuori di noi, quando invece è necessario innanzitutto “guardarsi dentro”, per estirparlo prima di tutto dalla nostra anima. Oltre a Nadia Neri, hanno partecipato all’incontro Roberto Cassoli e Natasha Czertok. Proprio quest’ultima ha letto alcuni passi molto emozionanti dei diari, nei quali forte è la spiritualità di questa giovane donna che crede “in Dio e negli uomini” e osa dirlo “senza pudore”: due atti di fede autenticamente rivoluzionari, nell’inferno di Auschwitz.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 13 ottobre 2013

All’Ariostea l’incontro su Edith Stein e il concetto di “empatia”

19 Mag

Stein Ariostea

Venerdì alle ore 17 presso la Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea si è svolto il sesto incontro del ciclo, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’ISCO, “Europa: una vecchia, buona idea. Percorsi etici nel novecento europeo”. La Conferenza dal titolo “Empatia. A partire da Edith Stein” è stata tenuta dal prof. Giuliano Sansonetti dell’Università di Ferrara, e presentata da Roberto Cassoli. Edith Stein, alias Teresa Benedetta della Croce, è stata una religiosa e filosofa ebrea-tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, morta ad Auschwitz nel 1942. Nel 1998 Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata Santa e l’anno successivo Compatrona d’Europa.

Fra i suoi massimi contributi, vi e’ il tema dell’empatia, da lei sviluppato fin dalla tesi di dottorato presentata nel ’17. La riflessione e’ partita dal concetto husserliano di “vissuto” (erlebnis) e dalla prima definizione di “empatia” come non un’immedesimazione totale, ma neanche come un annullamento della distanza, della diversita’, dell’altro. Secondo Stein esiste una dialettica tra l’identico e il diverso per cui l’io, nonostante la sua singolarita’ e la sua “insopprimibile solitudine” ha la possibilita’ di relazionarsi e di comprendere l’altro, per via della comune natura umana.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 19 maggio 2013