
Siamo andati ad ascoltare Giacomo Poretti alla presentazione del suo spettacolo al Teatro Comunale. Ecco cos’ha detto su lavoro in ospedale, covid e trio…
L’esistenza è un «gioco serio», nel quale conta saper gestire i momenti in cui l’ironia è importante, se non necessaria, e quelli, invece, dove la commozione e l’empatia debbono semplicemente imporsi.
Anche questo, in un certo senso, ha inteso comunicare Giacomo Poretti, noto attore comico, nella sua due giorni a Ferrara. Il membro del mitico trio con Aldo e Giovanni nel pomeriggio di sabato 6 maggio ha presentato il proprio spettacolo “Chiedimi se sono di turno” in una platea del Teatro Comunale di Ferrara al completo, incalzato dalle domande di Giovanni Farkas (Fondazione Zanotti) e Marcello Corvino, Direttore artistico del Teatro Comunale.
L’OSPEDALE: IL LAVORO PIÙ FATICOSO
Poretti, dai 18 ai 29 anni di età ha lavorato come infermiere nell’Ospedale di Legnano (di cui 5 in oncologia), dopo un biennio da metalmeccanico. «I malati adulti, in ospedale non hanno così tanta voglia di ridere», ha spiegato a Ferrara. Un Patch Adams è adatto a un reparto per bambini. «L’adulto malato preferisce la compagnia, la vicinanza, anche silenziosa». L’ospedale, per Poretti, «è un luogo tragicamente straordinario, per gli incontri umani che si possono avere».
Dal periodo del covid, emerge un aneddoto, com’è spesso accaduto, agrodolce: «dopo alcune settimane dall’inizio dell’emergenza nel 2020, alcune regioni precettavano i medici perché non ce n’erano a sufficienza. Io vivo a Milano, e ho tremato dalla paura che mi potessero richiamare, sono sincero. Lavorare in ospedale è il lavoro più duro che abbia fatto. Faticoso soprattutto a livello mentale e sentimentale».
IL LOCKDOWN: IL PERIODO PIÙ AMBIVALENTE
L’attore ha poi aggiunto di come lui e la moglie Daniela Cristofori abbiano avuto il covid i primissimi giorni dell’emergenza nel 2020. Un’esperienza vissuta in maniera ambivalente, quella del lockdown: «in quel periodo sono riuscito a riposarmi, a godermi la vita domestica con mia moglie e nostro figlio (che ha 17 anni, ndr), a leggere, guardare film e partite dell’Inter…D’altra parte, però, è vero che non si può trasferire tutto su uno schermo, sul digitale. Il teatro, ad esempio, ha bisogno di presenza, corporeità, non si può guardare su uno schermo. Mi ribello a questa idea». È invece importante non dimenticare la potenza dell’arte e della letteratura, derivante dal fatto che sanno parlare «delle nostre angosce e dei nostri desideri più profondi, e così è per il teatro, arte antichissima:all’uomo è sempre piaciuto raccontare e farsi raccontare storie».
Ma tornando alla bellezza dell’aver potuto, pur nella tragedia, riscoprire l’intimità domestica, rimane il fatto che «è molto difficile andare d’accordo con tutte le parti di se stesso, figuriamoci con gli altri… Su questo io e mia moglie abbiamo preparato uno spettacolo che si intitola “Litigar danzando”. Anche io, Aldo e Giovanni – ha proseguito – siamo tre caratteri forti e per certi versi molto diversi fra di noi. Tante volte abbiamo anche litigato, ma litigare può essere anche sano, in quanto espressione di qualcosa che è dentro di noi».
Detto ciò, dal periodo del covid «ne sono uscito arricchito», ha detto Poretti. E poi, vi sono i gesti di umanità, gesti che la straordinarietà della situazione ha fatto emergere: «come quello di uno dei nostri vicini di casa che ci portava la spesa quando non potevamo uscire perchéammalati. Lasciava a terra i sacchetti appena aperta la porta, e poi si ritraeva. Ma a vincere non era il suo naturale gesto di “repulsione”, ma quello di umanità nell’averci aiutato».
LA FANTASIA: IL “LAVORO” PIÙ IMPORTANTE
Venendo al tema del Festival nel quale era inserito l’incontro, «la fantasia è sempre fondamentale, in tutti gli ambiti, è quell’abito mentale che ti porta nella dimensione del gioco. La nostra stessa ironia – ha proseguito parlando del trio – è strettamente imparentata col gioco, seppur un gioco “serio”, che tenta di mostrare una dimensione diversa dalla solita».
Sul rapporto professionale con Aldo e Giovanni, ha spiegato come «dopo 30 anni abbiamo sentito l’esigenza di prendere strade diverse» e dunque di non fare più teatro assieme. Teatro che rimane per Poretti la grande passione, quella passione nata da giovane: «mentre facevo ancora l’infermiere, mi ero iscritto ad una scuola serale di teatro. Ho avuto sempre quella curiosità e quell’inquietudine di tentare strade diverse; già mi piaceva, nei miei precedenti luoghi di lavoro, raccontare storie ai colleghi…».
E a proposito di strade nuove, dal 2019 Poretti dirige il teatro Oscar deSidera a Milano insieme allo scrittore Luca Doninelli e a Gabriele Allevi. «Senza la fantasia, non saremmo andati da nessuna parte. La fantasia ti dice: stai aperto, disponibile ad immaginare altro, altre possibilità». Una scommessa non facile, in una città colma di teatri. Proprio la sera del 5, l’Oscar ha ospitato lo spettacolo “La Milonga del Fútbol” di Federico Buffa: ilDirettore Corvino ha anticipato che lo spettacolo farà parte del programma del Teatro Comunale di Ferrara nella stagione 2023/2024.
Andrea Musacci
(Foto Marco Caselli Nirmal)
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 12 maggio 2023
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