
Nel 1955 a Ferrara nasceva l’Accademia Corale “Città di Ferrara”, poi intitolata al suo direttore, il Maestro ebreo Vittore Veneziani.Questi diresse anche il coro della Scala di Milano e andò in esilio in Svizzera: ecco la sua storia
di Andrea Musacci
La scorsa settimana sono state ufficialmente presentate le iniziative per l’anno 2025 dell’Accademia Corale “Vittore Veneziani”, in occasione dei 70 anni dalla nascita.
La costituzione dell’Accademia Corale “Città di Ferrara” (così si chiamava alla nascita e per i primissimi anni) risale al 1955 e vede come promotori il senatore comunista Mario Roffi (Presidente), ex Assessore alla Pubblica Istruzione e Belle Arti del Comune di Ferrara, Renzo Bonfiglioli (Vice presidente, membro della Comunità ebraica) e il maestro Vittore Veneziani, direttore artistico. Veneziani fu omaggiato dall’Accademia nel ’58 – anno della sua morte – prendendone il nome. In seguito, la “Vittore Veneziani” fu diretta da Emilio Giani, poi (dal 1980 al 2000) dal maestro Pierluigi Calessi. Sotto Calessi, vengono eseguite tre incisioni discografiche e numerose tournée all’estero (fra cui, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Croazia, Russia, USA, Israele, Belgio) e l’Accademia ottiene il Premio Willaert (1988) e il Premio Stampa assegnato dai giornalisti ferraresi (1989).
Dal settembre 2000 al 2019 si sono poi succeduti alla guida i maestri Giuseppe Bonamico, Stefano Squarzina, Giordano Tunioli, Maria Elena Mazzella e Teresa Auletta, da settembre 2019 Maestro del coro e dal 2020 direttrice artistica.
FERRARA, LA SCALA, L’ESILIO, IL RITORNO IN PATRIA: VITA DI VENEZIANI
Vittore Veneziani (Ferrara, 25 maggio 1878 – Ferrara, 14 gennaio 1958) nasce in una famiglia ebraica di Ferrara; il padre Felice è commerciante in via Vignatagliata, corista dilettante e appassionato di musica. Forse anche grazie a lui, Vittore si forma nella Scuola Comunale di Musica “Frescobaldi” per poi perfezionarsi in Composizione al Liceo Musicale di Bologna allora diretto dal Maestro Martucci. Nei primi anni di carriera è attivo come direttore di coro e compositore presso la Sinagoga di Ferrara, collaborando con il collega e amico Fidelio Finzi. Come scrive Uberto Tedeschi (1), in via Vignatagliata «teneva la sua bottega di commerciante il padre di Vittore, Felice, anche lui appassionato di Musica e corista». Agli allievi di quella scuola del 1938-1943 «in un ricostruito ghetto mussoliniano di Ferrara» insegnò «matematica Riccardo Veneziani, fratello di Vittore e a quest’ultimo somigliantissimo».
Un interessante aneddoto racconta la giovinezza estense di Veneziani (2): egli «rimase affascinato dalla lettura di una lirica, stampata nel 1900 dalla Zanichelli, ad opera dal poeta ferrarese Domenico Tumiati (1874-1943). Si tratta de La badia di Pomposa, un componimento in versi, lodato dal Carducci, celebrante la storia, i personaggi e le meraviglie artistiche del celebre monastero situato non lontano da Ferrara. Fu così che passeggiando una mattina presso il castello estense, Veneziani incontrò l’attore Gualtiero Tumiati (1876-1971), giovane concittadino fratello di Domenico, e gli disse: “Mi vria musicar La badia di Pomposa, vòi far na cantada a quater vòs, cori e grand’ orchestra”». Ne avrebbero fatto un melologo – declamazione di un testo letterario con accompagnamento musicale – con musica di Veneziani e recitazione di Gualtiero Tumiati. L’opera venne presentata nel novembre del 1900 nel prezioso scenario del Palazzo dei Diamanti.
Dopo importanti esperienze a Venezia, Torino e Bologna (e la morte della moglie nel ’18 per la spagnola), nel 1921 – anno di svolta per il Secolo breve – viene chiamato a dirigere il coro della Scala di Milano: «gli giunge infatti una lettera di Arturo Toscanini, col quale aveva già collaborato al Teatro Dal Verme di Milano (…). Inizia un legame a tre – Toscanini, Veneziani e La Scala -, che, con la sola tragica parentesi tra il ’38 e il ’45 dell’allontanamento di entrambi i Maestri, doveva durare oltre un trentennio» (3).
Una pagina del quaderno di Veneziani ci restituisce la violenza di quei momenti drammatici: nel novembre ’38, infatti, annota: «Licenziato dall’incarico alla Scala perché di razza ebraica». Al ritorno di Veneziani a casa, «trovandola piena di fiori di solidarietà, pare abbia esclamato» con amara ironia: “Ho assistito al mio funerale!”». Per il suo «orgoglio di italiano – prosegue ancora Tedeschi – aveva rifiutato di abbandonare la Patria, malgrado i numerosi invii di prestigiose istruzioni estere e di Toscanini stesso. A Milano, dunque, umilmente ma con grande passione, accettò di dirigere il Coro della scuola Ebraica e, saltuariamente, quelli delle Sinagoghe di Milano, Firenze e Torino. Si può immaginare l’emozione che i canti di invocazione a Dio e alla libertà infondevano in anni così bui!».
La sua amata Patria accetterà, però, a malincuore di lasciarla 6 anni dopo, nel febbraio ’44, in seguito al crollo del regime fascista e all’occupazione nazista nel nostro Paese. «Si salvò rifugiandosi in Svizzera», racconta Stefani (4). Il 21 febbraio ’44 lui e il fratello Riccardo passarono la frontiera italo-svizzera grazie all’aiuto del finanziere Salvatore Corrias (partigiano combattente di “Giustizia e Libertà” / Brigata “Emanuele Artom”), poi fucilato dai nazisti a fine gennaio ’45 per aver salvato centinaia di ebrei dalla deportazione (5). Veneziani «fu ospitato presso un istituto di suore a Roveredo, nei Grigioni italiani (…). Iniziò a dirigere, lui ebreo, il coro parrocchiale. La chiesa aveva bisogno di restauri. In Svizzera, dove non cadevano bombe, li si poteva fare anche in quell’epoca. Furono terminati agli inizi del ’45. Per l’inaugurazione il parroco chiese a Veneziani di comporre una messa. Vinta qualche titubanza, il maestro accettò. Della composizione si erano perdute le tracce». Grazie alla ricerca di Laura Zanoli (6), bibliotecaria del Conservatorio “Frescobaldi” di Ferrara, il manoscritto è stato ritrovato tre anni fa. I suoi due anni in Svizzera «furono quindi molto prolifici». Scrisse molto per la liturgia cattolica, «pur mantenendo i legami con la cultura e la musica ebraica»: qui, infatti, elaborò anche i Canti spirituali d’Israele, conservati anch’essi nell’archivio del “Frescobaldi”.
Tornato nella sua amata città, Veneziani diresse nella Sinagoga un coro in memoria dei soldati caduti in guerra. Come racconta Caselli (7), «lasciata la Scala (di Milano, ndr) nel 1954, entriamo nella storia di Ferrara: è un periodo breve quel che rimane a Veneziani, ma intenso, pieno di fervore, di passione musicale e soprattutto – destinato a lasciare un segno nel tempo. Renzo Bonfiglioli e Mario Roffi gli creano le condizioni per costituire un nuovo complesso corale, tutto suo, tutto ferrarese. Il Maestro vi si dedica con grande energia, e già il 28 giugno del 1955 l’Accademia Corale “Città di Ferrara”, Direttore Vittore Veneziani, può effettuare il suo primo concerto al Palazzo dei Diamanti, con un programma interamente dedicato ai suoi amati cori verdiani. L’attività prosegue ancora per due anni (per la precisione fino al 27 settembre 1957, con un concerto a Portomaggiore), e si caratterizza per alcune realizzazioni di grande importanza all’Abbazia di Pomposa, ancora ai Diamanti e a San Francesco (…). Nel frattempo aveva costituito, all’interno dell’Accademia, un gruppo di madrigalisti per il repertorio specialistico della polifonia classica. Già aveva anche progettato di partecipare ad un Festival a Vienna, previsto per l’estate 1958, a cui voleva portare, riunite, l’Accademia di Ferrara e quella di Milano, ma non fece in tempo a realizzarlo. Moriva infatti il 14 gennaio del 1958 (…)».
In un’intervista rilasciata nel ’55 da Veneziani alla Radiotelevisione Svizzera, parla anche della nascita della sua corale, il “Coro Città di Ferrara”, poi diventata Accademia Corale “V. Veneziani”: «da tanti anni – dice – ho il sogno di realizzare un coro nella mia città». Un sogno divenuto realtà, una realtà ancora oggi carne viva di Ferrara, suo vanto e sua voce, ben oltre le Mura antiche che la delimitano.
NOTE
1. Nel volume In memoria di Vittore Veneziani, Accademia Corale “Vittore Veneziani” della città di Ferrara, 2008.
2. Dalla tesi «Volano sulla torre alati i cuori … /Naviga nell’azzurro Parisina». Un fortunato melologo di Domenico Tumiati e Vittore Veneziani, di Giovanni Francesco Amoroso, Corso di Laurea in Musicologia e Beni Musicali, Università degli Studi di Milano, a.a. 2006/2007.
3. Tedeschi, in In memoria di Vittore Veneziani, cit.
4. Vittore Veneziani, a Ferrara la sua messa ritrovata, Piero Stefani, La Voce di Ferrara-Comacchio, 11 novembre 2022.
5. Nel 2006 la Commissione dei Giusti di Yad Vashem ha attribuito a Salvatore Corrias il titolo di “Giusto tra le Nazioni”.
6. Zanoli è autrice della tesi Il fondo Vittore Veneziani: un’ipotesi di catalogazione e riordino (Master di I livello in Archivistica, Diplomatica e Paleografia, UniFe, a.a. 2022-2023). Il fondo Veneziani, conservato presso la biblioteca del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, è stato donato dalla signora Germana Jesi Pesaro, nipote del maestro, al Comune di Ferrara agli inizi degli anni ‘70.
7. Angelo Caselli, in In memoria di Vittore Veneziani, cit.
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Il programma completo del 2025: iniziative nella chiesa di SanPaolo e in Svizzera
L’8 marzo a Pesaro la terza e ultima tappa del percorso con FIDAPA Ferrara, FIDAPA Pesaro, EVAP Valencia, Contrada di Santa Maria in Vado, Ensemble Enchiridion e WunderKammer Orchestra Divisione Danza WKO-ADA Associazione Danze Antiche, su Lucrezia Borgia.
Il 22 marzo nella chiesa di S. Paolo, Ferrara, iniziativa “La Passione”, oratorio laico-spirituale sui temi della Passione evangelica calati nel nostro tempo. In collaborazione con Associazione “Amici della Nave OdV”, Cantori del Volto e Orchestra Antiqua Estensis.
Il 19 maggio al Teatro Comunale di Ferrara esecuzione della Messa in Do minore K. 427 di W.A. Mozart, con l’orchestra del Conservatorio “Girolamo Frescobaldi” di Ferrara. Ruolo del tenore a Raffaele Giordani.
Il 20-21 settembre a Roveredo, nel Cantone Grigioni in Svizzera, dove il Maestro Veneziani si rifugiò per sfuggire alle leggi razziali, la Corale eseguirà la Messa proprio nella località in cui Veneziani la compose.
Il 4 ottobre, chiesa di S. Paolo a Ferrara, Missa Hercules Dux Ferrariae di Josquin des Prez.
Nel mese di novembre (data da definire), la 35^ edizione della Rassegna Corale “Mario Roffi”.
Infine, il tradizionale Concerto di Natale (luogo da definire), con esecuzione dell’Oratorio di Natale op. 12 di Camille Saint-Saëns, in collaborazione con l’Orchestra Città di Ferrara diretta da Giulio Arnofi.
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 febbraio 2025
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