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Grazia e dolore nel volto del Crocefisso: Celiberti in mostra a San Paolo

18 Giu
Foto Roberto Targa


L’importante progetto espositivo nella chiesa della Conversione di San Paolo in piazzetta Schiatti a Ferrara. Il 14 giugno un centinaio i presenti per omaggiare il maestro 96enne Giorgio Celiberti: protagonisti, la commozione e la gratitudine

Erano un centinaio i presenti nel pomeriggio di sabato 14 giugno nella chiesa di San Paolo a Ferrara che, sfidando il caldo e l’orario, hanno partecipato all’inaugurazione del progetto espositivo  “I volti della Passione”, con opere di Giorgio Celiberti, artista udinese di 96 anni di fama internazionale. La mostra è stata organizzata dallo Studio Giorgio Celiberti assieme all’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e alla chiesa della Conversione di San Paolo. L’intenso pomeriggio ha visto i saluti del nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego e gli interventi di mons. Massimo Manservigi, Vicario Generale e Presidente dell’UP San Paolo-S. Stefano, mons. Stefano Zanella, Direttore Ufficio Tecnico Amministrativo Diocesano, dello stesso Celiberti (visibilmente commosso) e di Romeo Pio Cristofori, Conservatore del Museo della Cattedrale. A seguire, vi è stata la proiezione del documentario “Come il primo giorno” di mons. Manservigi, realizzato con la fondamentale collaborazione di Giovanni Dalle Molle e Giovanni Zardinoni.

Nel documentario, il fil rouge è la commozione davanti ai dolori e alle grazie dell’esistenza: in esso, Celiberti, ad esempio, racconta commosso dello zio pittore Angilotto Modotto, figura centrale nella sua vita, del gatto morto 6 mesi prima perché avvelenato, del libro con i pensieri dei bimbi di Terezin. dell’incontro nel ’48 alla Biennale di Venezia alla quale partecipò, con l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che lo salutò e incoraggiò. Su tutto, il Cristo che sempre l’ha accompagnato e il cui sacrificio «sempre sento vicino»: insomma, una figura «che ho sempre con me, sempre».

IL PATRIARCA E LA CROCE

«Giorgio è il nostro patriarca: ci precede tutti, sia come età sia come spirito e voglia di vivere», ha detto mons. Manservigi parlando di Celiberti. Celiberti che – ha rivelato poi mons. Manservigi – «sta lavorando a una personale interpretazione della Croce di Gerusalemme, con l’intenzione di donarla a Papa Leone XIV il giorno del suo compleanno, il 14 settembre, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce». La Croce di Gerusalemme è anche il simbolo dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Ordine che ha visto il 14 giugno a San Paolo la presenza di alcuni suoi rappresentanti da Bologna.

LA MOSTRA

La mostra nella chiesa di San Paolo è visitabile fino al prossimo 6 gennaio il sabato dalle ore 16 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 12. Da metà luglio, anche il venerdì, in orari da definire.

L’esposizione, dislocata nei diversi spazi dell’edificio, è pensata come una Via Crucis nelle navate laterali, con 8 bacheche ognuna contenente tre opere raffiguranti il Cristo Crocefisso. Inoltre, all’altare della Madonna del Carmelo vi è il Grande Libro e, nel coro dietro l’altare principale, le 12 Stele (finestre) tra cui alcune dedicate a Terezin. 

ANEDDOTO DEL VESCOVO E INTERVENTO DI DON ZANELLA

Il nostro Arcivescovo, prima del suo intervento (v. il testo integrale a dx) ha raccontato di quando nei primi anni 2000, quand’era Responsabile Area Nazionale per Caritas Italiana, andò a Udine per ritirare un’incisione di Celiberti donata proprio a Caritas Italiana.

Ha preso poi la parola mons.Zanella che ha spiegato come «questa mostra è un’occasione per dimostrare come il nostro Ufficio (Tecnico Amministrativo, che si occupa anche di Beni Culturali, ndr) non è solo un ufficio burocratico ma luogo vivo di idee». In questo «scrigno di arte e architettura, mi auguro che le opere di Celiberti parlino al cuore dei fedeli e dei visitatori». Una mostra, quindi, «che può far vedere a ognuno come ancora sia possibile un dialogo tra Dio, l’arte e la persona».

CRISTOFORI: «CI FA INCONTRARE LA PASSIONE DI CRISTO»

«Celiberti è un artista straordinario, unico», ha poi commentato Cristofori del Museo della Cattedrale. «Se nel silenzio – ha riflettuto – guardiamo con la memoria, la coscienza, l’anima, allora lo sguardo cambia, il cammino ci conduce al volto del Cristo, volto sofferente e carico di dignità, volto che è presenza, volto familiare che sempre ci guarda, che ci è vicino». L’arte, come la fede – ha aggiunto -, ha bisogno di luoghi dove accadere:in questa chiesa, l’opera di Celiberti trova una nuova profondità, si fa memoria, non spettacolo, non racconta ma evoca, ci fa incontrare la Passione», attraverso «un’interrogazione rivolta anche al presente». 

In Celiberti, quindi, «c’è la volontà di trasformare la Storia in segno, in atto poetico», atto che «cerca profondità, tra il segno e la sua resurrezione». 

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 20 giugno 2025

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Chiesa San Paolo, antiche gemme di bellezza ora ammirabili da tutti

21 Mag

Il progetto di Assorestauro portato avanti con la nostra Arcidiocesi grazie alla storica dell’arte Barbara Giordano e a mons. Massimo Manservigi: affreschi del XIV e XV sec. nascosti dietro la parete occidentale e ora visibili grazie alla Virtual Reality Experience

di Andrea Musacci

Affreschi finora inaccessibili che ora, invece, possono essere fruiti da tutti. Sono le opere d’arte riscoperte nella chiesa della Conversione di san Paolo a Ferrara (piazzetta Schiatti), presenti sull’antico muro (costruito fra il XIII e il XIV sec.) dell’edificio; dopo il terremoto del 1570, però, venne costruito dall’architetto Alberto Schiatti il nuovo edificio a tre navate con cappelle absidate (prima era a una navata), con un nuovo muro a poche decine di centimetri da quello antico, che quindi ha sempre reso molto difficile il poter analizzare gli antichi affreschi. Stiamo parlando del lato occidentale della chiesa, quello che affaccia sul primo dei due chiostri del complesso, il maggiore. 

Dallo scorso gennaio, la nostra Arcidiocesi – nelle persone di Barbara Giordano, storica dell’arte e membro dell’UCS–Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano, e mons. Massimo Manservigi, parroco di san Paolo e Direttore dell’UCS – ha collaborato a un interessante progetto di valorizzazione promosso da Assorestauro, in collaborazione anche con la parrocchia di San Paolo e finanziato dal Ministero della Cultura tramite fondi PNRR. Grazie a tecnologie digitali avanzate, ricostruzioni 3D e narrazione storica, ora viene restituito alla città – e non solo – un patrimonio di bellezza senza prezzo. L’esperienza VR (Virtual Reality Experience – Esperienza di Realtà Virtuale) è disponibile in loco all’interno della chiesa, tramite visori di ultima generazione posizionati nella navata di destra, all’altezza della quinta cappella rispetto all’ingresso principale.  Un’esperienza, inoltre, accessibile a tutti, incluse persone con disabilità. Al monitor presente, è inoltre possibile vedere il video esplicativo, con immagini degli affreschi e video interviste ai protagonisti del progetto, oltre a un “trailer” di 20 secondi. 

QUALI SONO GLI AFFRESCHI PROTAGONISTI DEL PROGETTO 

Nel 1991, durante controlli preliminari effettuati dai restauratori della Direzione dei Musei Civici d’Arte Antica in previsione dei lavori di restauro architettonico all’intero complesso, ci si è imbattuti, nella parete della chiesa in confine col chiostro maggiore, in una serie di tracce estremamente complesse e in una tomba collocata in un vano di risulta fra il muro antico e le absidi laterali. Il lavoro eseguito ha, infatti, permesso di vedere – dai sottotetti o da parti accessibili dal chiostro adiacente – tutte le fasi decorative assieme. «Una parete straordinaria – spiega Barbara Giordano -, perché attraversa l’intera parabola storica e artistica della chiesa di san Paolo».

Partendo quindi dall’attuale ingresso principale della chiesa, se ci dirigiamo verso la navata destra, dietro l’attuale parete, all’incirca fra la prima e la seconda cappella, vi è quella che la stessa Giordano definisce «la scoperta più incredibile»: una “Madonna annunciata” databile al 1476, probabilmente eseguita da un allievo di Piero della Francesca.

Proseguendo, sempre dietro l’attuale parete, su quella più antica, all’altezza più o meno tra la seconda e terza cappella, vi è l’ormai noto affresco del “miracolo della gamba” dei Santi Cosma e Damiano, scoperto e presentato nel 1991. Così ne scriveva, nel ’94, Anna Maria Visser Travagli, allora Direttrice dei Civici Musei d’Arte Antica di Ferrara, su “Ferrara. Voci di una città”: «La visione, piena di dettagli, ha quasi un valore didascalico, con l’iscrizione illustrativa dell’avvenimento diligentemente riportata ai piedi del letto; non c’è dolore, non c’è sofferenza, non c’è sangue nella scena, tutto si svolge con naturalezza. Il malato dorme ignaro, quasi sorridendo, mentre i due Santi, sontuosamente abbigliati, maneggiano con disinvoltura gli arti che con virtù taumaturgiche stanno sostituendo. La stanza è inondata di luce e trasmette una calma tranquillità; accanto al letto vediamo il mobile coperto con una tovaglia ricamata, con la bottiglia d’acqua e il bicchiere per la notte; sulla finestra semiaperta s’intravede un vaso con una pianta verde e sulle testata del letto sono mescolati agli oggetti della stanza gli attributi dei Santi: le scatole con i medicamenti, l’ampolla con l’unguento, i libri con le prescrizioni mediche, resi con lo stesso ordine compositivo delle coeve tarsie lignee. Con questa scena, con quella successiva del gruppo di nobildonne mirabilmente acconciate e con l’immagine di uno dei santi lapidato – secondo la versione del martirio riportata da Jacopo da Varagine alla fine del XIII secolo – siamo lontani dalle astruserie, dal simbolismo e dai contorcimenti dei grandi maestri della scuola ferrarese del Quattrocento; qui c’è una chiarità inusitata di derivazione pierfrancescana; il miracolo è tale proprio per la naturalezza con la quale si manifesta; siamo più vicini all’area toscana come sensibilità e come stile e forse la mano è di un maestro di formazione o di cultura fiorentina, come di origine fiorentina poteva essere forse il committente: Baldinus, un mastro vetraio che, nel 1476, dedica una cappella in San Paolo ai Santi Cosma e Damiano, il cui culto è particolarmente radicato a Firenze».

Nel terzo affresco, dietro la quarta-quinta cappella della navata destra, vi è un enorme arcone tamponato, sottolineato da una fascia dipinta a partiture, con l’immagine del Cristo Redentore benedicente e di San Pietro con le chiavi in mano entro cornici polilobate, databile alla fine del Trecento. Nello stesso punto, più in basso, è stata rinvenuta un’altra Madonna, col manto blu, “picchiettata”, «che – spiega Barbara Giordano – ci ricorda soprattutto che c’era una grande devozione alla Madonna del Carmelo». 

Nella cappella successiva, sopra la tomba, c’è invece un affresco del XIV secolo raffigurante una “Madonna con bambino”, «ascrivibile – spiega sempre Giordano – al Terzo Maestro di Sant’Antonio in Polesine. Una figura molto delicata, con la fronte alta e lo sguardo affusolato, tipico della metà del XIV secolo».

San Paolo, quindi, ora diventa anche un laboratorio aperto, con queste meraviglie artistiche ancora tutte da analizzare e interpretare.

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Esperti da tutto il mondo per vedere i nostri tesori

La visita per ammirare, grazie alla realtà virtuale, gli affreschi nascosti. Solo l’ultima tappa di un lungo processo di valorizzazione

Lo scorso 15 maggio, nell’ambito del Salone del Restauro svoltosi a Ferrara, per la prima volta dopo oltre quattro secoli oltre 70 restauratori da tutto il mondo hanno potuto ammirare in anteprima questi affreschi nascosti. Doppio appuntamento in quella giornata storica: nel primo pomeriggio, in Fiera (Sala Antonioni), presentazione del progetto di Realtà Virtuale sulla chiesa di San Paolo e di quello simile sul Museo di Palazzo Schifanoia. Per l’occasione, sono intervenuti Andrea Griletto (Assorestauro), don Massimo Manservigi, Barbara Giordano, Antonino Libro (Agenzia Regionale Ricostruzioni), Matteo Fabbri (Tryeco 2.0 – Nuove ricostruzioni storiche di Palazzo Schifanoia), Alex Cayuela e Marco Usuelli (Elaborazione in Virtual Reality degli affreschi di San Paolo). Sono stati anche proiettati i documentari a cura del regista Fabio Martina. Replica, dentro San Paolo, nel tardo pomeriggio, per ammirare la splendida chiesa e vedere di persona la postazione con monitor e provare i visori per l’esperienza virtuale.

APRILE 2024: RIAPERTURA CHIESA DI SAN PAOLO

Risalente, nel suo primo nucleo, al X secolo, l’edificio di epoca tardo rinascimentale si trova all’angolo tra corso Porta Reno e piazzetta Alberto Schiatti, nome dell’architetto che ne progettò la rinascita tra il 1573 ed il 1611, dopo il terremoto cinquecentesco.

San Paolo viene considerata il pantheon della città in quanto ospita le sepolture di illustri personaggi di cultura, tra cui le tombe del poeta Guarino Veronese, il compositore Luzzasco Luzzaschi, di Alberto Lollio e di Giovan Francesco de Grossi (detto Siface). La chiesa – che ha annessi l’ex convento dei Carmelitani e i chiostri rinascimentali – è altresì nota per i tanti artisti che l’hanno impreziosita, tra cui Bastianino, Girolamo da Carpi, Domenico Mona e Scarsellino. A tal proposito, il Ministero dei beni culturali ha assegnato alla Soprintendenza 600mila euro per il restauro delle opere artistiche di grande pregio e degli altari laterali e delle pale per poter ospitare nuovamente i quadri (fin da subito messi in deposito).

La riqualificazione e il restauro dell’edificio ha comportato un doppio stanziamento, per un totale complessivo di 3,8 milioni di euro (3 milioni di finanziamento ministeriale del Ducato Estense e 850 mila di fondi regionali post sisma). In base a una specifica convenzione, per poter realizzare gli interventi, il Comune di Ferrara è stato stazione appaltante. All’imponente edificio di piazzetta Schiatti/corso Porta Reno e al cantiere interno ed esterno terminato il 31 gennaio 2024, l’UCS-Ufficio Comunicazioni Sociali della nostra Arcidiocesi ha dedicato un video dal titolo “L’oro e il mistero” curato da mons. Massimo Manservigi (parroco di san Paolo e Direttore dell’UCS) e Barbara Giordano; l’oro è l’originario colore dominante all’interno della chiesa, riemerso grazie ai lavori di restauro, segno dell’importanza ricoperta nei secoli dalla chiesa. La chiesa è stata ufficialmente riaperta il 27 aprile 2024 con la S. Messa presieduta da mons. Gian Carlo Perego e animata dal “Coro e Orchestra Immacolata”. Ricordiamo che la chiesa di san Paolo era chiusa dal 2006, e la sua stabilità si era aggravata col sisma del 2012. Dal settembre 2023, la parrocchia di San Paolo fa parte, assieme alla parrocchia di Santo Stefano, di un’Unità Pastorale  guidata da mons. Massimo Manservigi.

I TESORI RIEMERSI NEGLI ULTIMI ANNI

Durante i lavori di questi anni (iniziati a gennaio 2022 e realizzati dal raggruppamento temporaneo di imprese composto dalle ditte Leonardo Srl – Direttore cantiere, Andrea Natalucci – e Lolli Raffaele impianti Srl di Bologna), innanzitutto è riemersa la colorazione dorata dei pilastri e delle pareti (ad esempio nella Cappella del Carmine, nella navata di sinistra), ma anche, sotto alcune delle tinte del secolo scorso, alcuni magnifici affreschi rinvenuti nei catini absidali nelle navate laterali, raffigurazioni significative forse databili al XVI secolo, antecedenti al sisma del 1570. La speranza è di far riemergere ancora di più questi straordinari volti e figure, come alcuni rifacimenti ottocenteschi nel catino absidale. Altre scoperte riguardano firme di pittori, soprattutto del XIX secolo, intervenuti soprattutto nelle volte della navata centrale, e in quelle del transetto. Artisti a noi sconosciuti ma che proverebbero come tutta la pittura seicentesca, iniziata dopo il sovracitato terremoto, sia stata molto rimaneggiata nell’Ottocento. E ultimo, ma di certo non meno interessante, nella navata destra, in uno spazio di servizio dov’era stata progettata una scala di accesso al sottotetto, è stata rinvenuta una nicchia sotto l’intonaco: al di là di questa, è stata scoperta una tomba con resti umani, uno stupendo soffitto stellato e sulle pareti laterali un affresco di pregio raffigurante una città – molto probabilmente Gerusalemme -, e un albero della Vita con la crocifissione.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 maggio 2025

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Turola pittore del fantastico

18 Set

A 5 anni dalla morte, una mostra al Carbone di Ferrara lo ricorda. L’aneddoto sull’ex voto dedicato a San Paolo

di Andrea Musacci

In questi giorni Ferrara ricorda Gabriele Turola, pittore, scrittore e critico d’arte morto improvvisamente nell’agosto del 2019 all’età di 74 anni. Nei 5 anni dalla scomparsa, la Galleria del Carbone (via del Carbone, 18/a) fino al 22 settembre ospita la mostra dal titolo “Dedicato a Gabriele Turola”, curata da Corrado Pocaterra. L’esposizione è visitabile dal mercoledì alla domenica dalle 17 alle 20. Per l’occasione è disponibile un catalogo con diverse opere di Turola e contributi di amici e conoscenti: Daniele Biancardi, Lucia Boni, Milena Botti, Daniela Carletti, Marcello Carrà, Gianni Cestari, Alberto Felloni, Paolo Orsatti, Lara Fratti, Galeazzo Giuliani, Claudio Gualandi, Paolo Volta, Lucio Scardino, Massimo Stagni Roncara & Giuliana Berengan.

Nelle opere di Turola domina il fantastico e il surreale: a fatica, vi è un umano che sia pienamente tale. Tutto è trasfigurato, il reale è solo una convenzione, un gioco. Il reale, per Turola, è la vera astrazione, la vera finzione. Tutto nella sua arte può avere un volto, come in certi incubi di bambino. Questi volti che spuntano, che animano oggetti altrimenti inanimati, sono allo stesso tempo un sollazzo, una sorpresa e un inganno; in controluce, vi si nota anche qualcosa che assomiglia allo sberleffo, senza però mai perdere una certa grazia e dolcezza. Le sue opere ci permettono di ricordare certi viaggi notturni nel sogno; viaggi verso terre da non dire, attraenti e disturbanti, ambigui e leziosi. In Turola, tutto è ludica evasione, fiaba colma di una matura consapevolezza. Non vi è mai piena allegria, nelle sue opere, ma un velo malinconico, come giustamente scrive Gianni Cestari nel suo contributo presente nel catalogo sopracitato.

L’EX VOTO E LA CHIESA DI SAN PAOLO

Nel 2000, in occasione dell’Anno Giubilare, Turola ebbe anche l’occasione di realizzare un ex voto, presente per alcuni anni nell’Altare della Madonna del Carmelo della chiesa di S. Paolo a Ferrara. Proprio nel 2000 uscì il libro “Ex Voto nella Chiesa di San Paolo a Ferrara” di Daniela Favretti (Liberty House ed.), con testo di presentazione di don Ivano Casaroli (parroco a S. Paolo dal 1997 al 2005) e postfazione dello stesso Turola. Nel libro, l’autrice parla di 26 ex voto presenti allora nella chiesa di p.zzetta Schiatti, in parte “oggettuali”, in parte tavolette dipinte. I più antichi di questi, risalgono alla fine del XVIII secolo.

Nella postfazione, Turola compie una puntuale analisi degli ex voto lì conservati e degli altri presenti nelle chiese della nostra provincia. Riferendosi agli artisti Antonio Maria Nardi e a Remo Brindisi, anch’essi autori di alcuni ex voto, scrive Turola: «I loro dipinti erano ormai esercitazioni di tipo accademico, se non concettuale: ed inserendomi in questa scia, per siglare la postfazione al lavoro dell’amica Daniela Favretti, ho pensato di eseguire, a mia volta, un ex voto, dedicato alla Madonna del Carmine venerata nella chiesa di San Paolo. È il mio secondo tentativo, dopo quello eseguito per commissione di una signora ferrarese qualche anno fa e collocato nel santuario di Montenero, a Livorno. La mia tempera su carta (cioè l’ex voto dedicato alla Madonna del Carmine della nostra chiesa di San Paolo, ndr) rappresenta l’autrice di questo libro, anche lei pittrice, inginocchiata dinanzi alla chiesa di San Paolo in atto di ringraziare la Vergine per averle concesso una grazia particolare: ovvero la pubblicazione del volume, nato dalla rielaborazione della propria tesi, dopo tredici anni dalla stesura, in occasione dell’Anno Santo. Dal punto di vista stilistico – prosegue Turola – nella scena ho introdotto i colori, a me cari, dell’arcobaleno, il ponte simbolico che unisce la terra al cielo. Inoltre, ho inserito nella composizione elementi decorativi e astratti e fiori neo-futuristi, che simboleggiano l’eterna primavera dello spirito. Ma il mio è soprattutto un omaggio diretto, dal punto di vista iconografico, agli sconosciuti autori degli ex voto di San Paolo, che mi hanno variamente stimolato».

Intellettuale eclettico

Nato nel ’45, Turola frequenta il Liceo Classico Ariosto e l’Istituto d’arte Dosso Dossi di Ferrara, e nella sua vita collabora, tra le altre, anche con “La pianura” e “L’ippogrifo. Nel 2013 pubblica per Faust edizioni il libro “Misteri di arte e magìa”, con prefazione di Margherita Hack. Nella sua autobiografia racconta di come il suo obiettivo fosse rappresentare «il mistero dell’uomo attraverso favole, miti, leggende, sogni, tradotti in colori accesi». L’Unesco nei primi anni 2000 ha ricavato da un suo quadro, “L’Arca di Noè”, una cartolina d’auguri tradotta in molte lingue e spedita in tutto il mondo. Inoltre, nel 2006 la Galleria Biasutti&Biasutti di Torino gli dedica una monografia e un catalogo con testo critico di Elena Pontiggia. Ai gatti che tanto amava, dedicò il libro “Nel magico mondo della gatta Sofia”, illustrato da Franca Camisotti Felloni. La Galleria Idearte di Ferrara nel dicembre 2019 lo ha celebrato con la retrospettiva “Le Carte di Gabriele”, curata da Lucio Scardino.

Pubblicato sulla “Voce” del 20 settembre 2024

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(Foto Corrado Pocaterra)

Chiesa S. Paolo, cantiere chiuso entro il 2023. La facciata ora è libera

24 Giu

Il cantiere del grande edificio tra p.zzetta Schiatti e corso Porta Reno si concluderà a fine anno. La facciata è stata già liberata. Le foto inedite dell’interno e tutti i lavori in corso

A cura di Andrea Musacci

A fine 2023 si concluderà l’importante cantiere nella chiesa di San Paolo di Ferrara, avviato a inizio 2022. La notizia, che vi avevamo già anticipato alcuni mesi fa, è stata confermata la settimana scorsa dal Comune di Ferrara (Stazione appaltante) e dalla nostra Arcidiocesi. 

All’interno dell’edificio tra piazzetta Alberto Schiatti e Corso Porta Reno (fino alla Torre dei Leuti) fervono dunque i lavori di consolidamento e restauro dell’apparato decorativo. Attualmente le impalcature stanno occupando parte della navata centrale e delle cappelle della navata di destra. È stato inoltre montato il ponteggio interno per accedere a cupola e lanterna, oggetto dei prossimi lavori di restauro.

Già restaurata la prima cappella della navata sinistra, la parte superiore della controfacciata, l’affresco raffigurante il ratto di Elia – ad opera di Scarsellino – nel catino absidale e la cappella del Carmine, costruita negli anni ‘60 del XVII secolo da Luca Danesi: nella volta, si può ammirare la Gloria della Vergine di Giacomo Parolini, giudicato il primo, sia pure tardivo, esempio di affresco barocco a Ferrara.

In generale, sono stati eseguiti restauri, consolidamenti, puliture, ritocchi, finiture, verifiche strutturali, inserimento di travi di rafforzamento e pilastrini in acciaio. Si è operato anche nel sottotetto, col posizionamento di elementi di rinforzo, sempre in acciaio, e si è proceduto alla sostituzione e integrazione di travi lignee, al consolidamento delle volte e all’inserimento di tiranti.

La settimana scorsa è stata liberata la facciata della chiesa, con la rimozione delle impalcature che hanno coperto, per lavori, il fronte dello storico edificio. Ricordiamo che il terremoto del 2012 aveva portato al crollo di due pinnacoli in pietra oltre a sofferenze localizzate su architravi e timpani in corrispondenza degli ingressi, e all’aggravamento della situazione statica con lesioni diffuse, sia sulle volte che sugli apparecchi murari. 

È inoltre previsto l’ammodernamento e l’adeguamento degli impianti: in particolare sarà realizzato uno speciale impianto di riscaldamento, per irraggiamento dall’alto, con sistema a scomparsa: si accenderà durante le funzioni religiose e sarà celato nel cornicione che sovrasta le colonne. Inoltre, verrà realizzata un’adeguata illuminazione di fondo su tutta la facciata principale dell’edificio dal lato opposto della piazza, e sul lato Porta Reno, verrà realizzato un nuovo impianto di illuminazione anche internamente alla chiesa, e saranno eliminate le barriere architettoniche e la riorganizzazione dello spazio verde adiacente.

I fondi e il complesso. Video dalla Diocesi

La chiesa della conversione di San Paolo è chiusa dal 2006 e la sua stabilità venne aggravata dal sisma del 2012. L’edificio è al centro di un doppio stanziamento (per complessivi 3,8 milioni di euro): una quota – di circa 3milioni di euro – della linea di finanziamento ministeriale del Ducato Estense e 806mila euro circa della Regione Emilia-Romagna (fondi post sisma), soprattutto per la parte strutturale. In base a una specifica convenzione, il Comune di Ferrara è stazione appaltante e gestisce anche la parte economica (i finanziamenti transitano per le casse comunali). Responsabile del procedimento è la dirigente del servizio Beni Monumentali Natascia Frasson. Il progetto dei lavori necessari per la chiesa di San Paolo è stato redatto dalla BCD Progetti, società di professionisti di Roma, capitanati dall’ing. Giuseppe Carluccio. 

I chiostri e degli ambienti dell’ex Monastero di S. Paolo hanno visto a fine 2019 la conclusione dei lavori sul primo chiostro, mentre un anno dopo si sono conclusi quelli sul secondo chiostro (il minore dei due) e sull’ex Refettorio. 

In questi stessi giorni, l’UCS – Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano (lo stesso gruppo che ha realizzato il video visibile nell’atrio del Duomo) sta realizzando un documentario che presenterà le fasi di recupero del tempio e la sua importanza storico-artistica. Un importante lavoro per rivalorizzare la chiesa scoprendo la sua storia e le sue bellezze. 

Andrea Musacci

Il servizio completo è pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 giugno 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Errare alla ricerca della bellezza: il Festival “Riaperture”

28 Set

Il 4 ottobre si conclude il festival “Riaperture” con mostre fotografiche in luoghi abbandonati della città. Quest’anno c’è anche Ai Weiwei. Frasson (Comune di Ferrara) su S. Paolo: “A ottobre 2022 riapre la chiesa, fra un mese il chiostro piccolo e il Refettorio”. Palazzo Zanardi sarà trasformato in residenziale, ancora ignoto il futuro della Caserma di via Cisterna del Follo

di Andrea Musacci


«E dove sono condotti, tutte le volte, dalla notte dell’esodo che si rinnova un anno dopo l’altro? In un luogo che non è un luogo, dove non è possibile risiedere».
(Maurice Blanchot, “La conversazione infinita”)


In epoca di chiusure e riaperture a intermittenza a causa dell’emergenza sanitaria in corso, il nome di questo Festival, giunto alla IV^ edizione, suona più che mai azzeccato.
Inizialmente in programma tra fine marzo e aprile, ma rimandato per il lockdown, il “Riaperture PhotoFestival Ferrara 2020” è in programma in due fine settimana, il 25, 26, 27 settembre e il 2, 3 e 4 ottobre con mostre, workshop, letture portfolio, incontri e molto altro. La rassegna ideata da un gruppo di giovani fotografe/i ferraresi guidato da Giacomo Brini ogni anno ha il duplice pregio di porre i riflettori su edifici della nostra città da tempo chiusi e, all’interno degli stessi, di ospitare personali di fotografe/i da tutto il mondo. Sempre attraverso un filo rosso tematico: quest’anno il tema scelto è “Errante”, termine dal duplice significato. Da una parte, infatti, il rimandare a un movimento senza meta precisa, predefinibile, dall’altra, l’atto dello sbagliare. Due accezioni tra loro legate, che ben raccontano la condizione umana fragile, sempre incerta nel trovare sicurezze definitive e dunque inevitabilmente propensa all’errore, allo scacco. Di certo, i progetti fotografici raccontano e propongono questo desiderio, pur frustrante, dell’essere raminghi come segno di libertà, pur nella mancanza e nell’autoinganno. Purché ci si liberi dalle proprie anchilosi e dalle proprie prigioni, e mai ci si dimentichi, ogni volta, di “riaprirsi” all’altro da noi.


Chiesa ed ex monastero di San Paolo
Era il gennaio del 2018 quando in una conferenza stampa il duo Tagliani-Modonesi, rispettivamente ex Sindaco e Assessore ai Lavori Pubblici, annunciarono, alla presenza anche dell’Arcivescovo, l’avvio dei cantieri riguardanti il complesso di San Paolo, la cui chiesa è inagibile dal 2006. Il terremoto del 2012 aveva portato anche al crollo di due pinnacoli in pietra oltre a sofferenze localizzate su architravi e timpani in corrispondenza degli ingressi e all’aggravamento della situazione statica con lesioni diffuse, sia sulle volte sia sugli apparecchi murari.
Proprio riguardo alla chiesa, a distanza di quasi tre anni, Natascia Frasson, Dirigente del Servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara (Stazione appaltante dei lavori), spiega a “la Voce”: «il progetto esecutivo è in Regione da marzo 2020 per l’approvazione. La Commissione congiunta si riunirà il 30 settembre per deliberare, speriamo in modo definitivo. Ipotizzo quindi – prosegue Frasson – di poter approvare il progetto entro il mese di ottobre e quindi pubblicare la gara per l’affidamento lavori entro la fine dell’anno». L’inizio dei lavori è di conseguenza ipotizzabile «per fine aprile / inizio maggio 2021, e la durata del cantiere è prevista di circa 550 giorni». A ottobre 2022, quindi, la comunità ferrarese potrà tornare dentro una delle chiese più amate della città.
A proposito, invece, dei chiostri e degli ambienti dell’ex Monastero, lo scorso novembre si sono conclusi i lavori sul primo chiostro, che ha per l’occasione ospitato la mostra fotografica “Sulla soglia. Visioni in chiaroscuro di Ferrara”, a cura della stessa Associazione “Riaperture”, della Fondazione Ferrara Arte, dell’artista Andrea Forlani e in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura. Lo scorso 22 giugno, invece, sono ripartiti i lavori – dopo la sospensione causa Covid-19 e la redazione di perizia di variante – sul secondo chiostro (il minore dei due) e sull’ex Refettorio, prima di risistemare il cortile dei carri. «I lavori – ci spiega Frasson – termineranno a novembre 2020. Il piano terra del secondo chiostro continuerà a ospitare le associazioni già presenti – Fotoclub e Contrada di San Paolo – mentre l’ex Refettorio diventerà Sala polivalente. Il piano primo continuerà a ospitare alcuni uffici comunali e la Sala della Musica. Il cortile dei carri di via Capo delle volte – conclude Frasson – in questa fase verrà completato solo con una distesa di ghiaia, demandando invece la riqualificazione complessiva dello spazio alle prossime annualità in base alle disponibilità finanziarie del Comune».


Caserma e Cavallerizza “Pozzuolo del Friuli” e Palazzo Zanardi
L’ex Caserma e la Cavallerizza “Pozzuolo del Friuli” tra via Cisterna del Follo e via Scandiana, sono, insieme a Palazzo Zanardi, di proprietà di Cassa e Depositi Prestiti (CDP), spa controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze e, in minor parte, da diverse fondazioni bancarie. Riguardo ai primi due edifici – protagonisti dell’edizione 2019 di “Riaperture” – CDP, da noi interpellata, ci spiega come «siamo ancora alle prime fasi della valorizzazione urbanistica, e non riusciamo ancora a parlare della loro futura trasformazione». Palazzo Zanardi, costruito nel XVI secolo e acquistato dal Comune di Ferrara nel 1972, si trova invece in via de’ Romei, ed era di proprietà proprio della famiglia ferrarese che dà il nome alla via. Edificio di 1639 metri quadri, fu la storica sede dell’Assessorato alla Cultura e nel 2015 il Comune di Ferrara lo vendette a CDP, che ci spiega: «l’asset è in vendita e si presta a essere trasformato in residenziale, ma non ci sono attività urbanistiche in essere, né ad oggi prevediamo di intraprenderle».


Factory Grisù
L’immobile dell’ex caserma dei Vigili del fuoco (dal ’30 al 2004), nell’agosto 2012 è stato concesso dalla Provincia di Ferrara in comodato d’uso gratuito all’Associazione no profit “Grisù” che l’ha gestito fino al febbraio 2016, dando avvio al recupero degli spazi e alla selezione delle prime imprese che si sono insediate al suo interno. Il Consorzio Factory Grisù si è costituito a Ferrara nel febbraio 2016 con lo scopo di partecipare alla gara indetta dal Comune di Ferrara per la nuova gestione della factory creativa, ed è oggi il gestore dell’immobile fino al 2023.


Chiesa di San Giuliano
Il piccolo edificio in piazza della Repubblica, a ridosso del Castello, venne edificata nel 1405 dal camerlengo Galeotto degli Avogadri (o Avogari). Nel 1796 cessò la sua attività sacra e rimase chiusa per diversi anni. Per evitarne la demolizione, Don Pietro dalla Fabbra, la acquistò e donò alla città. Dopo diversi anni di successioni ereditarie, tornò proprietà dell’Arcidiocesi. Dopo i tanti restauri negli ultimi due secoli, e inaccessibile dal terremoto del 2012, oggi San Giuliano è sottoposta a diversi restauri post-sisma in fase di conclusione.

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 02 ottobre 2020

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