“L’inferno libico” è il nome scelto per l’ultimo incontro degli Emergency Days 2018, svoltisi nello Spazio Grisù di Ferrara (in via Poledrelli) questa settimana. Ieri pomeriggio, sabato 7 luglio, è stato presentato il libro “Non lasciamoli soli” (Chiarelettere, giugno 2018, Francesco Viviano e Alessandra Ziniti). Uno degli autori, Francesco Viviano, inviato de “la Repubblica”, è intervenuto nel dibattito, spiegando come “quando incontri persone che sono state in questi lager in Libia, conosci le loro sofferenze, ti si accappona la pelle. Le loro sono storie allucinanti, la maggior parte tristi, alcune a lieto fine. Poi – ha aggiunto – pensi all’ignavia, all’indifferenza, al massacro da parte di molti, dei nostri governanti, dell’attuale Governo e del precedente, fatta sulla pelle di queste persone, che non sono numeri e non sono carne da macello. Chi fa accordi con criminali come sono questi schiavisti libici, è anch’esso criminale”.
Viviano ha poi citato la tragica storia, risalente a marzo scorso, del 22enne migrante morto in Sicilia, all’Ospedale Maggiore di Modica, dopo essere sbarcato anoressico, malnutrito, affetto da tubercolosi. E ha raccontato anche la storia del giovane costretto dai suoi aguzzini in Libia a fare il becchino del mare, raccogliendo in tre anni circa 3mila cadaveri, o pezzi di cadaveri, che ha dovuto ispezionare per trovarvi eventuali oggetti preziosi nascosti.
Prima di Giulio Cavalli, scrittore, attore e giornalista, è intervenuto – nel dibattito moderato dallo scrittore Martino Gozzi – Marco Bertotto, Responsabile Advocacy & Public Awareness di Medici Senza Frontiere.”Non è vero – ha spiegato – che la presenza in mare delle ONG sia una calamita per le navi con i migranti. Infatti, ora che le loro navi non sono più presenti nel Mediterraneo, le partenze dalla Libia non si sono ridotte. Dall’altra parte, com’è inevitabile, sono aumentati i morti in mare, visto appunto l’assenza delle ONG per i salvataggi. E’ chiaro che il soccorso in mare non è la soluzione – ha proseguito -, ma è necessaria per salvare vite umane. La soluzione sarebbe un piano di canali regolari per far arrivare le persone nel nostro Continente. L’attacco alle ONG, che va avanti da anni – ha poi concluso -, è molto grave perché le associazioni come la nostra si fondano sulla reputazione, e perché questi attacchi sono più in generale un attacco alla solidarietà”.
Andrea Musacci