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Chiusa la mostra in Duomo su Rolando Rivi

11 Nov

Il 13 aprile 1945 in un bosco di Piane di Monchio, nel modenese, Rolando Rivi, seminarista di appena quattordici anni, viene torturato e ucciso da alcuni partigiani comunisti con due colpi di pistola, uno alla tempia sinistra e l’altro all’altezza del cuore. Per ricordare questo giovane martire della fede, la cui cerimonia di beatificazione si è svolta il 5 ottobre scorso a Modena, la diocesi di Ferrara-Comacchio ha presentato una mostra in Cattedrale, visitabile fino a ieri sera.

L’esposizione, dal titolo “Io sono di Gesù. Beato Rolando Rivi, Testimone della verità”, è stata curata da Emilio Bonicelli e contiene le illustrazioni di Franco Vignazia, pittore genovese classe ’51.

Come disse lo stesso Bonicelli nel 2012 in un’intervista, “tutto quello che fu fatto contro Rolando […], fu fatto in violazione delle regole della guerra partigiana e fu motivato dall’odio contro la sua testimonianza di fede.” Una pagina buia della Resistenza antifascista, quindi, ben rappresentata nella mostra che racconta la breve vita di Rolando, oltre che con i dipinti, attraverso immagini dell’epoca, del piccolo mondo contadino del reggiano: la sua famiglia di origine (il padre Roberto, la madre Albertina, la sorella Rosanna, il fratello Guido); il suo “padre spirituale”, il parroco Don Olinto Marzocchini. E la vicenda del sequestro, delle sevizie subite, che tanto ricordano il martirio di Gesù Cristo, suo punto fermo nella vita (“Io sono di Gesù” è la frase che amava ripetere). Rolando Rivi fu rapito nel boschetto del suo paese dove amava studiare, e in un altro bosco, distante qualche decina di chilometri, lontano dagli affetti del micro cosmo che lo aveva visto nascere e crescere nella fede, fu ucciso, unico modo per togliergli quell’abito talare che per lui rappresentava una scelta di vita, la scelta di essere testimone della fede e dell’amore, in un’epoca dominata dall’odio e dalla morte.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara dell’11 novembre 2013