S. Bernardino da Siena, il primo “pubblicitario”

11 Mar

Il trigramma IHS, ideato dal frate toscano, non è solo, dopo la Croce, il simbolo più usato nel mondo cristiano, ma anche uno dei primi “marchi” di successo. Non a caso San Bernardino è patrono dei pubblicitari italiani e di quelli francesi…

san bernardinoCome sintetizzare in un’immagine, in un “logo”, diremmo oggi, la vita e il nome di Cristo, in modo che nella memoria di chi lo ammira possa rimanere facilmente impresso? Una domanda di questo genere non se la pongono solamente artisti e architetti sacri in età moderna e contemporanea. Forse il primo a interrogarsi, creando quello che può essere considerato – con le dovute sostanziali differenze – il primo “marchio” cristiano (dopo la croce, naturalmente) è stato San Bernardino da Siena, non a caso dal 1956 patrono dei pubblicitari, sacerdote dell’Ordine dei frati Minori francescani, nato nel 1380 a Massa Marittima (Grosseto), morto a L’Aquila (di cui è compatrono) il 20 maggio 1444 e canonizzato nel 1450. Per diversi anni fu instancabile predicatore, girando, dal 1417, diverse città del centro e nord Italia, tra cui Ferrara, che visitò almeno tre volte fra il 1407 e il 1443. In due occasioni il suo intervento venne considerato miracoloso, per aver allontanato la peste dalla città. “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, diceva San Bernardino, convinto che mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo nome ricordava ogni aspetto della sua vita, morte e Resurrezione. In una sua omelia spiegò: “il nome di Gesù è la luce dei predicatori, perché illumini di splendore l’annunzio e l’ascolto della sue parole. Donde credi si sia diffuse in tutto il mondo una luce di fede così grande, repentina e ardente, se non perché fu predicato Gesù?”.

Un “logo di successo”

Fu così che ebbe l’intuizione – da grafico pubblicitario ante litteram – di realizzare il celebre trigramma col nome del Figlio di Dio. Si tratta di un sole raggiante con al centro le lettere IHS, ovvero le prime tre del nome Gesù in greco, su campo azzurro. Esistono però altre due interpretazioni, una secondo cui sarebbero l’abbreviazione del motto costantiniano “In Hoc Signo (vinces)”, l’altra invece di “Iesus Hominum Salvator”. Il sole rappresenta Cristo, entrambi donatori di vita, mentre i raggi – l’irradiarsi della Carità – sono dodici (come gli Apostoli) serpeggianti e otto (come le Beatitudini) diretti. La fascia circondante il sole rappresenterebbe invece la felicità senza fine dei beati. L’asta sinistra dell’H a volte viene allungata e tagliata in alto, così da formare una croce, altre volte quest’ultima poggia sulla linea mediana dell’H. Vennero poi riprese le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi (2, 8 -11), che circondano il simbolo: “nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”. Vi è anche un ulteriore significato mistico dei dodici raggi serpeggianti, richiamanti una litania. Il trigramma IHS nel tempo divenne diffusissimo (lo usò anche Santa Giovanna d’Arco e divenne il simbolo dei Gesuiti), e veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, dove Bernardino e i frati predicavano, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni. Andrea Mantegna, ad esempio, lo dipinse nella lunetta del portale della Basilica del Santo a Padova (foto al centro) che S. Bernardino visitò e dove pure predicò. Alcune volte il trigramma figurava sugli stendardi che precedevano Bernardino, quando arrivava in una nuova città a predicare, oppure sulle tavolette di legno che poggiava sull’altare dove celebrava la Messa, e con la tavoletta benediceva i fedeli una volta terminata la liturgia. A Ferrara il trigramma di San Bernardino campeggia, in cotto, nella facciata del cortile interno del Museo di Casa Romei, visibile dall’ingresso su via Savonarola (foto sotto), e in molti altri luoghi della città, fra cui – solo per citarne uno – il rosone centrale della chiesa di Santo Stefano. Una chiesa di San Bernardino da Siena, con annesso monastero (di monache dell’Ordine di San Francesco), esisteva a Ferrara in Corso Giovecca, angolo con via Mortara, acquistato da Lucrezia Borgia nel 1509 per sua nipote Camilla, che si trasferì lì con altre venti monache. Chiesa e parte del monastero sono state demolite nel 1825.

Patrono dei pubblicitari

L’uso del trigramma gli procurò, nell’imemdiato, non pochi problemi: venne accusato, infatti, di eresia e idolatria, soprattutto da parte degli Agostiniani e dei Domenicani. Per questo subì ben tre processi, nel 1426, 1431, e 1438, dai quali uscì ogni volta assolto con il favore speciale di papa Eugenio IV, che lo definì “il più illustre predicatore e il più irreprensibile maestro, fra tutti quelli che al presente evangelizzano i popoli, in Italia e fuori”. Venendo in epoca moderna, è del 1955 il primo riconoscimento da parte della Chiesa. Una Bolla dell’Arcivescovo di Bologna Cardinal Lercaro, pubblicata nel Bollettino ufficiale dell’Archidiocesi bolognese (n. 6-7, giugno-luglio 1955), lo proclama patrono dei pubblicitari bolognesi. Successivamente diventa patrono dei pubblicitari italiani, con il Breve Pontificio Laudativa Nuntia di Pio XII del 1956, nel quale è scritto: “La pubblicità ai nostri giorni, com’è noto, s’è sviluppata al punto da essere considerata un’arte, e da raccogliere in associazione coloro che vi si dedicano. Naturalmente è un’arma a doppio taglio; se la si esercita rettamente, può insinuare nella gente il bene e il giusto; se invece, con uso perverso, offre allettamenti al male, può portare a rovina. È parso perciò conveniente porre i pubblicitari sotto una speciale protezione celeste. Così molti di loro hanno deciso di scegliersi come Patrono S. Bernardino da Siena, il quale, infiammato da ammirabile ardore, diffuse fra le masse la fede cattolica, valendosi di quei mezzi che erano più adatti a inculcarla, come di brevi massime che scuotevano gli animi o di immagini che esprimevano una verità divina, in particolare del Trigramma del SS.mo Nome di Gesù, e infine della conoscenza della psicologia popolare. A nome dunque dei pubblicitari che si valgono dei giornali, delle riviste, del cinematografo, della radio, dei cartelloni stradali e simili, Ci sono pervenute preghiere intese a ottenere da Noi la proclamazione di quel Santo a Patrono Celeste di tutti quegli italiani che si dedicano a quell’arte. Le loro preghiere, appoggiate dal diletto Nostro figlio Card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna, ben volentieri abbiamo deciso di esaudirLe mossi dal desiderio che la loro attività si conformi ai principi della religione e dell’onestà […]”. In seguito si è tentato di estendere il patrocinio a tutto il mondo. Nel 1962 Giovanni XXIII si richiamava alla decisione di Pio XII e proclamava San Bernardino patrono dei pubblicitari francesi. Nel Breve relativo del 20 maggio 1962, si legge: “La Santa Madre Chiesa si preoccupa che le professioni, che assicurano all’uomo un progresso autentico, rispettino le esigenze della religione e della pietà, dovendosi ogni lavoro e occupazione riferirsi a Dio primo principio e fine ultimo. Seguendo questo principio, Pio XII […], che, consapevole del suo compito, fece di tutto per richiamare ad una visione e a una prassi cristiana tutti i ceti sociali e tutte le professioni ed i mestieri, si compiacque accogliere le richieste dei pubblicitari d’Italia di poter avere celeste patrono della loro associazione San Bernardino da Siena. E non senza ragione la scelta era caduta su questo esimio annunciatore di Cristo, il quale, nel diffondere la divina parola, fece ricorso anche ai numerosi sussidi che molto efficacemente si usano per persuadere la religione al popolo e che, sia pur in un modo nuovo, vengono oggi, più o meno usati anche dai pubblicitari” [Acta Apostolicae Sedis, 54 (1962), p. 86-87]. Non si ha notizia, per ora, di ulteriori richieste provenienti da altri Paesi. Non vi è dubbio, però, che grafici, pubblicitari, artisti e illustratori molto devono a questo umile girovago francescano, che ha saputo – come un vero grafico pubblicitario – usare pochi simboli elementari, dando vita a un “logo”, sintesi inimitata del nome di Gesù.


 

Appuntamento il 21 marzo a Casa Romei

Giovedì 21 marzo alle ore 17 nel Museo di Casa Romei a Ferrara (via Savonarola, 30), Claudio Gualandi e Andrea Sardo (Direttore di Casa Romei), discuteranno sul tema “Da san Bernardino da Siena alla grafica digitale: sei secoli di evoluzione”. L’incontro è legato all’esposizione “Romei e gli altri. Scene di vita ferrarese nelle illustrazioni di Claudio Gualandi” esposta nel Museo di via Savonarola fino al 24 marzo. Gualandi si occupa di progettazione grafica e allestimenti dal 1976. Nel 1982 apre lo Studio di cui restano famosi i manifesti per il Ferrara Buskers Festival Edizioni 1991/2007 e la mostra dedicata ai vent’anni dello studio presso la Casa dell’Ariosto. Da quasi 40 anni “mette in scena” città e monumenti italiani affollati da un universo bizzarro, con uno stile inconfondibile e gusto teatrale nella composizione.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 15 marzo 2019

http://lavocediferrara.it/

 

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