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Covid, aumenta la depressione: boom di chiamate per sostegno psicologico

9 Nov

Paola Giacometti (AUSL Ferrara): “domina lo sconforto. Nei primi 4 giorni stesso numero di telefonate di un mese di lockdown”

«In pochi giorni il nostro Numero Verde di sostegno psicologico ha registrato più chiamate di quelle ricevute in un intero mese di lockdown. La situazione è grave, ci sono diversi casi depressivi».
A parlare con “La Voce” è Paola Giacometti, Psicologa e Psicoterapeuta, Responsabile della Psicologia Clinica Territoriale dell’AUSL di Ferrara. Da lunedì 2 novembre il Dipartimento di Salute Mentale ha infatti riattivato il Numero Verde di sostegno psicologico alla cittadinanza. E il primo quadro che emerge non è certo rassicurante, conseguenza di nuove limitazioni negli spostamenti e nelle attività dovute a un peggioramento dell’emergenza sanitaria. «Nei mesi scorsi, dalla fine del lockdown – ci spiega Giacometti -, avevamo iniziato a vedere alcune delle conseguenze della quarantena e in generale di questo periodo emergenziale, ma ora, con la recrudescenza del virus e le conseguenti nuove restrizioni notiamo un aggravamento della situazione».
Da marzo a maggio, nelle persone che hanno contattato il servizio di sostegno psicologico, si registrava «perlopiù ansia, senso di incertezza, paura e frustrazione», ma c’era comunque «un atteggiamento di resilienza, un tentativo di adattamento» alla situazione, anche facilitato dal clima di unità a livello nazionale. Spirito che è venuto molto a mancare negli ultimi mesi. In questa nuova fase invece «notiamo molto più sconforto e in misura maggiore elementi depressivi, anche gravi, legati a sentimenti di lutto, di perdita: perdita di un famigliare, del lavoro, della fiducia, della speranza, di ogni prospettiva. A ciò si aggiungono sentimenti di rabbia, una sensazione di isolamento sociale e che tutto quel che è stato fatto nella lotta contro il virus sia servito a poco. Ciò a maggior ragione se pensiamo che ora rispetto alla scorsa primavera si conosce anche meglio la malattia». Insomma, le conseguenze di mesi di quarantena e di crisi sociale si notano sempre di più. E le ulteriori chiusure, pur differenziate a livello nazionale, non fanno che peggiorare la situazione. «Non c’è niente di peggio – sono ancora parole di Giacometti – che convincersi di essere in una fase di risoluzione del problema e poi capire che invece non è così». La fine delle illusioni è pericolosissima e più peggiora la situazione, più sarà difficile affrontare e superare le conseguenze psicologiche sulle persone.
Sono una 15ina le telefonate al Numero Verde nei primi quattro giorni, «alcune di anziani isolati in casa, timorosi di tutto quel che rappresenta l’esterno, altre di persone più giovani in quarantena domiciliare perché risultate positive e per questo impossibilitate ad accudire famigliari anziani che vivono sotto lo stesso tetto». Altre telefonate riguardano richieste di informazioni, anche queste in aumento, a dimostrazione dell’accresciuto livello di ansia.
A tal proposito è stato anche attivato l’USCo, la nuova Unità Soccorso Covid per persone isolate perché positive al Coronavirus nei casi in cui ci sia il sospetto che stiano maturando propositi suicidari. «Se nelle telefonate avvertiamo questo pericolo – prosegue Giacometti -, chiamiamo il medico di Medicina Generale che attiva la procedura per valutare la situazione ed eventualmente intervenire. Registriamo in pochi giorni già un caso di questo tipo, oltre a uno contenuto invece dalle telefonate della psicologa che se n’è occupata».
Un ulteriore aspetto riguarda il fatto che, a differenza del periodo del lockdown, ora gli operatori del Dipartimento di Salute Mentale e dello Spazio Giovani sono tornati a ricevere i pazienti in presenza. A parità di personale, quindi, il carico di lavoro è maggiore. E il problema della tenuta psicologica riguarda anche alcuni operatori sanitari vittime di ansia, sfiducia e frustrazione. E di una condizione drammatica che nessuno contava di dover rivivere.


I dati in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna sono state 9.729 le prestazioni psicologiche dedicate all’emergenza COVID-19 tra il 17 febbraio e il 17 maggio, delle quali 241 con l’AUSL di Ferrara. Numero comunque inferiore ad altre AUSL, come ad esempio Parma (2.275), Bologna (1.823) e Modena (1.055).
La consulenza è stata data per il 26,9% dei casi a chi ha contratto il virus e può trovarsi ricoverato o a casa; al personale sanitario (24,7%); a familiari (19,4%) in condizione di stress acuto a causa del distanziamento e di paure specifiche; a cittadini (17,8%) che hanno vissuto in prima persone le esperienze negative legate al lockdown; infine ad assistiti di Servizi sanitari o socio-sanitari (4,16%), che con le limitazioni imposte nel periodo di emergenza hanno avuto meno possibilità di rivolgersi ai Servizi stessi.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 13 novembre 2020

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Il distacco profondo dell’arte e della poesia per vivere il tempo dell’inquietudine

9 Nov

Riflessione del filosofo francese Jean-Luc Nancy al Festival Mimesis: “nello sconvolgimento contemporaneo è necessario scoprire la possibilità di vedere nell’oscurità”

«Assistiamo a un completo sconvolgimento della civiltà: l’arte e la poesia, più che la filosofia, oggi possono illuminarci».
Si può sintetizzare così l’importante seppur breve riflessione del noto filosofo francese Jean-Luc Nancy (foto) lo scorso 4 novembre in occasione del Festival Mimesis.
La rassegna, organizzata dall’Associazione “Territori Delle Idee” della Casa editrice Mimesis, normalmente in programma a Udine, si svolge fino al 14 novembre on line dal canale You Tube e dalla pagina Facebook del Festival. La settima edizione, centrata sul tema “Immagine e storia”, ha visto lo scorso 4 novembre Nancy dialogare con il giornalista de “L’Espresso” Wlodek Goldkorn e con il filosofo e critico Federico Ferrari a proposito del tema “Il tempo dell’inquietudine”.
«Inquietudine è assenza di quiete, di riposo, di tranquillità ma al tempo stesso qualcosa che ci mette in movimento, che ci spinge a cercare», ha esordito il filosofo francese. Un’inquietudine oggi, perlopiù negativa, che rischia di travolgerci: «è fallito lo sforzo moderno di concepire una comunità diversa dal modello fascista e da quello del socialismo reale. Oggi non si è più insieme, non c’è più comunità – ha proseguito Nancy -, e la società francese in particolare è molto divisa, anzi straziata». Il discorso sul multiculturalismo sta lì a dimostrarlo come esempio drammatico. L’alternativa ai modelli storici si era pensato di trovarla «in una sorta di universalismo possibile anche attraverso la laicità» e in un ottimismo in nome del progresso. Ma non ha funzionato.
«Oggi – secondo Nancy – non c’è più racconto, non possiamo più proiettare un futuro positivo per l’umanità: ciò è intrinseco al progresso tecnico, che tante catastrofi ha prodotto, dalla crisi ecologica alla pandemia di Covid», tragica prova del fatto che il progresso e la scienza «non possono risolvere tutto».
«Lo sconvolgimento» avvenuto nell’impero romano del IV-V secolo aveva comunque i cristiani come soggetto capace di «immaginare altro. Ma per noi oggi non è così», ha riflettuto con pessimismo. «Forse ci sarà una grande trasformazione della società verso il modello cinese o un’implosione di questo modello tecno-scientifico. Non è forse la fine del mondo ma di sicuro viviamo un periodo di enorme difficoltà: siamo in una sorta di oscurità».
Per questo, secondo Nancy, «è necessario conservare le luci», cioè la speranza, «ma anche scoprire la possibilità di vedere nell’oscurità: oggi bisogna cercare nell’arte e nella poesia, non nella filosofia, qualcosa che illumini». Riprendendo Bataille e il suo concetto di non-sapere, il filosofo ha evocato l’importanza dell’arte e della poesia come di «qualcosa che non è un sapere, una pretesa di sapere ma una sorta di distacco» positivo e profondo.
Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 13 novembre 2020

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Quando l’anelito della fede si fa parola poetica

9 Nov

Il libro di Giovanna Massari edito da Faust edizioni

“I canti dell’esistenza” è il titolo del libro di esordio di Giovanna Massari, bondenese d’origine, classe ’57 residente a Ferrara. Edito per Faust Edizioni (Collana Arbolè, 58 p., prefazione dello storico Paolo Sturla Avogadri), il volume di brevi testi poetici uscito a giugno è espressione della forte sensibilità per la dimensione spirituale di questa ex dirigente d’esercizio alle Poste Centrali di Ferrara.
Senza infingimenti Massari lascia spazio al dolore, spesso usando la ricorrente immagine delle lacrime. La sua è una lucida disamina del vivere umano, a tratti anche cruda: «non siamo altro che poveri pezzi di carne», scrive. L’orrore del «mai più», «lo stillicidio inesorabile del tempo» pervadono le pagine, il senso della corruzione di ogni cosa creata le innerva, ma senza dominarle. L’ultima parola è ben altra, la vita – l’autrice sembra esserne pienamente cosciente – può conoscere l’«amore misericordioso di Dio», «la luce della vita eterna». Per questo l’invito a se stessa e a ogni lettore è «risplendi alla luce di Cristo!».
A luglio l’autrice ha inviato una copia del libro al Santo Padre. La risposta è arrivata il 10 settembre: «Sua Santità desidera manifestarLe cordiale gratitudine per il dono e per i sentimenti di filiale venerazione che hanno suggerito il premuroso gesto e, mentre assicura il Suo ricordo nella preghiera, invoca la materna intercessione della Beata Vergine Maria e di cuore imparte la Benedizione Apostolica».
Una grande emozione che suggella la soddisfazione di veder pubblicati brani che dicono di una vita dedita alla fede, di un’interiorità capace tanto di profondo raccoglimento quanto di viva espressione delle più intime meditazioni.
Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 13 novembre 2020

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