
Paola Giacometti (AUSL Ferrara): “domina lo sconforto. Nei primi 4 giorni stesso numero di telefonate di un mese di lockdown”
«In pochi giorni il nostro Numero Verde di sostegno psicologico ha registrato più chiamate di quelle ricevute in un intero mese di lockdown. La situazione è grave, ci sono diversi casi depressivi».
A parlare con “La Voce” è Paola Giacometti, Psicologa e Psicoterapeuta, Responsabile della Psicologia Clinica Territoriale dell’AUSL di Ferrara. Da lunedì 2 novembre il Dipartimento di Salute Mentale ha infatti riattivato il Numero Verde di sostegno psicologico alla cittadinanza. E il primo quadro che emerge non è certo rassicurante, conseguenza di nuove limitazioni negli spostamenti e nelle attività dovute a un peggioramento dell’emergenza sanitaria. «Nei mesi scorsi, dalla fine del lockdown – ci spiega Giacometti -, avevamo iniziato a vedere alcune delle conseguenze della quarantena e in generale di questo periodo emergenziale, ma ora, con la recrudescenza del virus e le conseguenti nuove restrizioni notiamo un aggravamento della situazione».
Da marzo a maggio, nelle persone che hanno contattato il servizio di sostegno psicologico, si registrava «perlopiù ansia, senso di incertezza, paura e frustrazione», ma c’era comunque «un atteggiamento di resilienza, un tentativo di adattamento» alla situazione, anche facilitato dal clima di unità a livello nazionale. Spirito che è venuto molto a mancare negli ultimi mesi. In questa nuova fase invece «notiamo molto più sconforto e in misura maggiore elementi depressivi, anche gravi, legati a sentimenti di lutto, di perdita: perdita di un famigliare, del lavoro, della fiducia, della speranza, di ogni prospettiva. A ciò si aggiungono sentimenti di rabbia, una sensazione di isolamento sociale e che tutto quel che è stato fatto nella lotta contro il virus sia servito a poco. Ciò a maggior ragione se pensiamo che ora rispetto alla scorsa primavera si conosce anche meglio la malattia». Insomma, le conseguenze di mesi di quarantena e di crisi sociale si notano sempre di più. E le ulteriori chiusure, pur differenziate a livello nazionale, non fanno che peggiorare la situazione. «Non c’è niente di peggio – sono ancora parole di Giacometti – che convincersi di essere in una fase di risoluzione del problema e poi capire che invece non è così». La fine delle illusioni è pericolosissima e più peggiora la situazione, più sarà difficile affrontare e superare le conseguenze psicologiche sulle persone.
Sono una 15ina le telefonate al Numero Verde nei primi quattro giorni, «alcune di anziani isolati in casa, timorosi di tutto quel che rappresenta l’esterno, altre di persone più giovani in quarantena domiciliare perché risultate positive e per questo impossibilitate ad accudire famigliari anziani che vivono sotto lo stesso tetto». Altre telefonate riguardano richieste di informazioni, anche queste in aumento, a dimostrazione dell’accresciuto livello di ansia.
A tal proposito è stato anche attivato l’USCo, la nuova Unità Soccorso Covid per persone isolate perché positive al Coronavirus nei casi in cui ci sia il sospetto che stiano maturando propositi suicidari. «Se nelle telefonate avvertiamo questo pericolo – prosegue Giacometti -, chiamiamo il medico di Medicina Generale che attiva la procedura per valutare la situazione ed eventualmente intervenire. Registriamo in pochi giorni già un caso di questo tipo, oltre a uno contenuto invece dalle telefonate della psicologa che se n’è occupata».
Un ulteriore aspetto riguarda il fatto che, a differenza del periodo del lockdown, ora gli operatori del Dipartimento di Salute Mentale e dello Spazio Giovani sono tornati a ricevere i pazienti in presenza. A parità di personale, quindi, il carico di lavoro è maggiore. E il problema della tenuta psicologica riguarda anche alcuni operatori sanitari vittime di ansia, sfiducia e frustrazione. E di una condizione drammatica che nessuno contava di dover rivivere.
I dati in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna sono state 9.729 le prestazioni psicologiche dedicate all’emergenza COVID-19 tra il 17 febbraio e il 17 maggio, delle quali 241 con l’AUSL di Ferrara. Numero comunque inferiore ad altre AUSL, come ad esempio Parma (2.275), Bologna (1.823) e Modena (1.055).
La consulenza è stata data per il 26,9% dei casi a chi ha contratto il virus e può trovarsi ricoverato o a casa; al personale sanitario (24,7%); a familiari (19,4%) in condizione di stress acuto a causa del distanziamento e di paure specifiche; a cittadini (17,8%) che hanno vissuto in prima persone le esperienze negative legate al lockdown; infine ad assistiti di Servizi sanitari o socio-sanitari (4,16%), che con le limitazioni imposte nel periodo di emergenza hanno avuto meno possibilità di rivolgersi ai Servizi stessi.
Andrea Musacci
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 13 novembre 2020