Parla Paolo Micalizzi, giornalista, critico e storico da oltre 50 anni

Giornalista, critico e storico del cinema, Paolo Micalizzi è un pezzo importante della storia del cinema ferrarese e italiano. Giornalista da quando aveva 20 anni, ha collaborato con diverse riviste di cinema, dagli anni ’60 col nostro Settimanale e dal ’69 col Resto del Carlino ferrarese e nazionale. Tante anche le pubblicazioni, tra cui quelle su “La donna del fiume”, Gianfranco Mingozzi, Florestano Vancini, Antonio Sturla, Carlo Rambaldi e Massimo Sani. Il suo ultimo libro è “Giorgio Ferroni/Calvin Jackson Padget: dai documentari e film di genere ai western spaghetti”. Per la FEDIC (Federazione Italiana dei Cineclub) organizza il Premio FEDIC (dal 1993) e il Forum FEDIC (dal 1995) nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia. Dal 2020 è Direttore artistico, insieme a Gianluca Castellini, di Italia Film Festival di Montecatini. Ha un’esperienza trentennale di Responsabile Relazioni Pubbliche e Ufficio Stampa della Montedison e dal 2015 dirige la rivista on line “Carte di Cinema”.
Da alcuni anni a Ferrara sembra esserci una volontà di risveglio nell’ambito del cinema. Cosa ne pensi?
«Certo, c’è una volontà di risveglio, ma siamo ancora lontani da quella vitalità che c’era negli anni ’50 con la nascita di nuovi autori nella regia, nella sceneggiatura e nella critica: Vancini, Baruffi, Sani, Ragazzi, Pecora, Pittorru, Felisatti, Rambaldi, Fink, tanto per indicarne alcuni. Quella di Ferrara era una presenza importante anche a livello di Festival e Rassegne cinematografiche, cui io stesso penso – e mi è stato detto – di aver dato un contributo, grazie alla lungimiranza del Sen. Mario Roffi che diede vita al Festival “Il Cinema e la Città”, che determinò la presenza nella nostra città di critici e giornalisti da tutta Italia. Ma grazie anche a un illuminato esercente come Antonio Azzalli (Apollo, Embassy, Alexander, soprattutto) che, con l’aiuto di alcuni giornalisti ferraresi, tra cui il sottoscritto, ha dato vita ad organismi come il FAC (Film Arte e Cultura) di cui ero Presidente e Il “Cinema Scuola”, guidato da Anna Ardizzoni, i quali hanno messo in campo tante iniziative che hanno portato a Ferrara nomi illustri del cinema. Senza dimenticare le iniziative culturali di Gabriele Caveduri al Manzoni e dell’ARCI al Boldini. Io, poi, ho portato avanti la tradizione cinematografica ferrarese organizzando rassegne sul rapporto tra Ferrara e il cinema e sui suoi autori, ma anche Mostre documentarie nella ex Chiesa di S. Romano e nell’attiguo Chiostrino, che registrarono numerosissimi visitatori. Mi auguro che da iniziative come il Ferrara Film Festival, Il Ferrara Film Corto e la Scuola “F. Vancini” nasca quella vitalità che ancora tanta gente di Ferrara ricorda. Tenendo anche presente che l’attuale gestione Salustro-Protti del Cinepark Apollo è molto aperta a dar vita a eventi e iniziative di valore in campo cinematografico».
Oggi, nell’epoca delle serie tv e del cinema su Netflix, che ruolo ha il critico cinematografico?
«Sul web si assiste a un’inflazione di critici improvvisati che genera confusione di valutazione. Le recensioni non sono supportate da una preparazione che molti di noi hanno acquisito studiando la Storia del Cinema non sui libri ma vedendo le opere che l’hanno sostanziata, andando al cinema non solo nelle sale “commerciali” ma soprattutto in quelle d’essai, formandosi nei Circoli del Cinema e, alcuni, organizzando anche Rassegne. La situazione del critico, quindi, non è per niente rosea. Gli stessi quotidiani danno poco spazio alla critica cinematografica. Una volta, invece, ogni giorno venivano recensite le prime e seconde visioni».
È una vita, la tua, spesa nel mondo del cinema: quale regista, attore o attrice che hai conosciuto personalmente, ti ha colpito di più?
«Nei Festival, Convegni o Rassegne da me organizzate, di personaggi famosi ne ho conosciuti tantissimi e ho vissuto con loro momenti interessanti dal punto di vista del mio arricchimento culturale e umano. Mi è rimasta impressa la generosità e la determinazione di Sophia Loren che in occasione di una cena in suo onore all’Hotel Excelsior durante la 59^ Mostra di Venezia, alla quale ero stato invitato, alla richiesta mia e di una signora di avere un suo autografo (lo faccio da anni con personaggi del cinema importanti e ne ho un centinaio) rispose con un sorriso e invitò le sue guardie del corpo, rimaste un po’ sbalordite, a farci avvicinare a lei: un gesto molto apprezzato. Ma potrei ricordare anche la simpatia di persone come Michelangelo Antonioni, Florestano Vancini, Giuliano Montaldo, Sergio Leone, Silvana Pampanini, Sandra Milo, Jeanne Moreau e Ciccio Ingrassia».
Progetti per il futuro?
«Continuare a tenere viva con articoli, libri e iniziative che intendiamo attuare come Cineclub Fedic Ferrara – di cui sono Presidente onorario – la tradizione di Ferrara e il cinema di cui mi occupo sin dalla fine degli anni ’60 e che hanno avuto un momento importante con la pubblicazione nel 1981 sulla Rivista “La Pianura” di due “Guide” dal titolo “Ferrara: Ciak su un territorio”, prima che al cinema ferrarese ed ai suoi autori dedicassi una 15ina di libri».
Andrea Musacci
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 4 giugno 2021
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