Lorenzo Cutùli, scenografo ferrarese di fama internazionale, ci racconta il suo maxi telone che per un anno coprirà il ponteggio allestito a marzo sui due lati dell’Arcivescovado: si tratta di un omaggio al cardinale Tommaso Ruffo, Vescovo di Ferrara dal 1717 al 1738, che fece completare l’edificio. Gli angeli e le mani sono i simboli della custodia e della speranza
a cura di Andrea Musacci

Una visione angelica si staglierà trionfante lungo una delle arterie principali del nostro centro cittadino. Una forte presenza di luce, di armonia, senza inutili spettacolarizzazioni, ma con la volontà di essere, in un tempo così tormentato, immagine di candore, porta aperta verso un futuro radioso nel legame indissolubile col passato, segno di protezione per la Chiesa e la città.
È questa l’intuizione dell’artista-scenografo ferrarese Lorenzo Cutùli nel realizzare l’enorme telone che andrà a coprire per un anno i due lati del Palazzo Arcivescovile di Ferrara, quello su corso Martiri della Libertà e quello su piazza Duomo. Il telone viene montato il 3 e 4 giugno. Cutùli così conclude, in un certo senso, il lavoro artistico iniziato nel 2017 con il telone artistico sul Teatro Comunale e proseguito l’anno successivo con quello sulla facciata della Cattedrale. A metà via tra i due, infatti, si colloca il grande Arcivescovado fatto completare negli anni ’10 e ’20 del XVIII secolo dal Card. Tommaso Ruffo, prima Legato apostolico poi Vescovo di Ferrara.

Partiamo dall’immagine: che cos’ha raffigurato sul telone?
«Sono partito, per il soggetto e per i colori, da un’idea angelica, dove l’edificio è protagonista soprattutto nelle sue decorazioni interne, nelle lesene, negli stucchi e nella parte superiore del grande portale d’ingresso, con la balaustra e la grande finestra incorniciata da motivi decorativi a rocaille. Su entrambi i teloni ho poi realizzato una grande allegoria di mani, mani gigantesche che sorreggono parti del palazzo, elementi simbolici a rappresentare le mani dei primi operai che costruirono l’edificio. Ma non solo: lo accudiscono e lo curano, oltre a essere giunte in preghiera. Sono, insomma, anche mani votive, devote, in parte riprese da alcuni dettagli della scultura funeraria della Certosa. In particolare, sul telone di Corso Martiri, oltre alle mani votive, vi sono riferimenti ad angeli guardiani e alle acquasantiere del vicino Duomo. E ancora, nel lato sinistro dello stesso, ho rappresentato la Madonna della Melograna di Jacopo della Quercia (esposta nel Museo della Cattedrale, ndr). Nel lato su piazza Duomo, invece, troneggia la grande statua di Atena, a sormontare lo scalone principale, affiancata da un altro grande angelo, che scrive la dedicatoria del palazzo del cardinal Ruffo. Poi, come pietra angolare, come fuga prospettica, ad angolo tra la via e la piazza vi è il ritratto dello stesso Ruffo, visto, però, come effige scenografica, attraverso un trionfo di angeli musicanti. Mentre nella parte inferiore si intravvede anche la Cattedrale, le grandi mani sono svelate da grandi drappi bianchi, quasi dei sipari scenografici, che “disvelano” l’apparizione delle stesse mani».
Nel progettarlo avrà pensato a non creare qualcosa di eccessivo per un centro storico come il nostro, in armonia con gli edifici circostanti…
«Avendo già realizzato i due grandi teloni artistico-scenografici per Teatro e Duomo, sapevo già come muovermi, che temperatura di colore usare. Fin da subito ho avuto chiara nella mia mente un’immagine totale di quello che poteva essere il telone, se non nei dettagli, almeno come concetto. In generale, ho voluto dare l’idea di candore. Non essendo un telone architettonico ma artistico-scenografico, non ho cercato una vera e propria armonizzazione con l’ambiente circostante, ma ho creato un continuum di racconto, una specie di narrazione visiva».
È, quindi, tutt’altro che una mera copertura. Cosa potrà dare al Palazzo e alla città?
«In questo periodo il telone può avere un grande significato simbolico, perché le mani aiutano, accudiscono e infondono speranza. C’è dunque una sorta di evocazione alla preghiera e una memoria della pandemia. Dovrà soprattutto creare bellezza e dare un valore aggiunto al palazzo, un forte senso di armonia».
Quanto tempo ha impiegato per idearlo e realizzarlo?
«Il tutto è nato nel 2020, prima dell’aggiudicazione dell’appalto, dopo esser stato contattato dalla Ditta Leonardo. Fui molto contento della loro proposta. Ci sono voluti un paio di mesi per ideare il tutto, e tre settimane per realizzarlo. Dopo l’idea iniziale, ho raccolto il materiale iconografico riguardante la storia del palazzo, alcune vecchie planimetrie e vecchi prospetti, fra cui quello del Bolzoni, poi foto realizzate da me o da altri, ad esempio dai tecnici della Leonardo durante il sopralluogo. Il telone è stato stampato su un materiale plastico traforato, utilizzato per la copertura dei ponteggi. Ci sono voluti otto giorni per stamparlo».
È prevista una cerimonia di presentazione?
«Un’ipotesi, di cui ho parlato con Silvia Bottoni del Jazz Studio Dance, è di realizzare una coreografia ispirata agli angeli e alle mani, con anche un video della stessa e del telone».
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 4 giugno 2021