Archivio | 16:45

Laura Vincenzi e il suo sguardo sempre fisso sul Regno

13 Mar

Il 17 marzo a Santo Spirito la Via Crucis con i testi di Laura Vincenzi. Il testamento di un’anima nella prova ma sempre, profondamente, radicata nella fede 

di Andrea Musacci

«Tutta la vita è bellezza nella sua trepida attesa. Nulla nella vita delude, nulla ci inganna, perché la vita non tanto deve darci qualcosa, quanto piuttosto deve far crescere nel cuore dell’uomo la speranza, perché, crescendo la speranza, il cuore dell’uomo si renda capace sempre più, si dilati sempre più ad accogliere un Bene che rimanga infinito. Così l’anima si proporziona al dono di Dio».  (don Divo Barsotti)

La postura della fede è l’abbraccio. L’abbraccio come gesto semplice, così profondamente umano, nel quale l’abbandono non è sinonimo di dispersione di sé, ma di un ritrovarsi, “perdendosi” nell’Altro.

Si avvicina l’attesa Via Crucis prevista per venerdì 17 marzo alle ore 17.45 nella chiesa di Santo Spirito a Ferrara, sul tema “Abbracciare la Croce = Vivere l’Avventura”. Una Via Crucis particolare per percorrere le Stazioni con le meditazioni tratte dalle lettere della Serva di Dio Laura Vincenzi al fidanzato (nella foto, i due insieme), nella chiesa in cui la giovane amava rifugiarsi nei momenti più difficili della malattia che l’ha segnata, temprata, santificata. Quella Croce, appunto, su cui Laura ha saputo non perdersi ma ritrovare, con ancora più forza e intensità, Dio, quell’Assoluto vicino che l’ha accompagnata, sorretta, abbracciata nelle drammatiche fasi che ha iniziato a vivere ancora 21enne: la scoperta di un rigonfiamento nel piede sinistro, l’operazione, la chemio, l’amputazione dell’arto, il calvario che continua, fino al ritorno alla Casa del Padre il 4 aprile 1987. Un calvario fatto di dubbi, paure, di «acque nere», come le chiama lei, ma sempre irrimediabilmente attraversate dalla fede, dall’abbandono dentro quell’abbraccio con l’Eterno. Una lotta nella gioia, la sua, che cercheremo qui di ripercorrere brevemente attingendo ad alcune sue riflessioni contenute nella Via Crucis.

PIANGERE CON CHI PIANGE

«Non ci si perde, non si affonda, Egli ci ama, l’uomo non scompare. Dio mi ama; quanto più mi ama, tanto più io sono. Se mi perde, Dio perde sé stesso, perché se ama, Egli è più in colui che ama che in Sé». (don Divo Barsotti)

Nel luglio 1984 a Laura compare un piccolo rigonfiamento nel piede sinistro che i medici diagnosticano come semplice cisti. In poche settimane però il numero dei noduli cresce. Un chirurgo del Traumatologico di Bologna decide di operarla ritenendo che si tratti di “sarcoma sinoviale”. L’esame istologico conferma purtroppo la diagnosi. Comincia la dura prova della ragazza di Tresigallo. «Bisogna – scrive lei stessa – che il Signore mi aiuti a tenere sotto controllo la situazione perché io non voglio essere schiava della paura, ma al limite, tutt’al più, convivere con il male, che significa Amare nonostante il male». Ma la tentazione di disperare, di non perdersi nell’abbraccio col Dio-Amore ma nel vuoto dello sconforto, a tratti è grande. «Non è facile tenere sotto controllo le “acque nere”», sono ancora sue parole. «Sento che ci sarà molto da imparare nel campo della pazienza, che c’è tutto un altro aspetto della serenità da coltivare (…), per essere di aiuto agli altri».

Essere di aiuto agli altri: nel pieno dello smarrimento, Laura riesce a vedere oltre a sé, a trovare nel cuore l’abbraccio del Signore nel Suo essere sempre Presente, sempre attesa di noi. «Lo sguardo al Crocifisso Le ha insegnato il valore del pianto», scrive mons. Perego nella prefazione alla Via Crucis. «Piangere con chi piange ha fatto uscire la sofferenza di Laura dall’individualismo e dal ripiegamento su sé stessa, l’ha aiutata a superare i tempi della Quaresima per aprirsi allo stupore e alla gioia della Pasqua».

SERENA FINO ALLA MORTE

Spesso «più che l’immortalità, noi desideriamo la sopravvivenza» ma «in realtà la vita eterna è Dio medesimo, perché Egli solo è la vita e l’eternità. Ed è difficile accettarla. Non si può di fatto senza morire a noi stessi». (don Divo Barsotti)

«Signore fa’ che i miei occhi rimangano sempre attratti da ciò che veramente conta, e che è la certezza del Regno, dell’eternità insieme a te». Ripenso a queste parole scritte da Laura nel suo testamento spirituale pochi giorni di rendere l’anima a Dio. E mi torna in mente un’immagine che Guido Boffi, il suo fidanzato, evoca nelle riflessioni contenute in “Lettere di una fidanzata” (ed. AVE, 2018): le ultime ore di Laura trascorse assieme a lui, ai fratelli e ai genitori a guardare un film in televisione. «Attimi di comunione profonda tra tutti noi», scrive Guido. «Vivere la morte non passivamente ma nella fede e nell’amore, è la presenza stessa della resurrezione», scrive don Barsotti, che ho voluto mettere in dialogo con Laura. Parole che sembrano disegnate sulla vita della giovane: una parola – detta e insieme vissuta – per ognuno di noi, su come si possa «vivere l’Avventura».

***

(I brani di don Divo Barsotti sono tratti dal suo libro “Credo nella vita eterna”, ed. San Paolo, 2006)

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 17 marzo 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Vivere con Dio accanto: suor Teresa e suor Antonella si raccontano

13 Mar

Le due Missionarie di San Carlo Borromeo hanno testimoniato la propria vocazione l’11 marzo nel Campus “Santa Teresa” di Ferrara

Una vita bella, in Dio. Nella quale le domande più profonde rimangono ma nella consapevolezza che Lui è presente.

È stato un bel pomeriggio di testimonianze quello svoltosi l’11 marzo nel Campus “Santa Teresa” di Ferrara (complesso di San Girolamo), organizzato da Comunione e Liberazione sul tema “Ideale e Vocazione”, in collaborazione con Gioventù Studentesca, Associazione Genitori Martin e Comitato Card. Carlo Caffarra. Sono intervenute suor Teresa Pedini e suor Antonella Piazzoli delle “Missionarie di San Carlo Borromeo”. Le Missionarie nascono nel 2005 grazie a suor Rachele Paiusco, nel solco dei Missionari della Fraternità San Carlo, nati 20 anni prima grazie a don Massimo Camisasca, ora Vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla. Le Missionarie attualmente sono 31, di cui 15 a Roma e le altre a Nairobi, Denver, Grenoble, alla Magliana a Roma.

Vite prese per mano e trasformate

Originaria di Imola, suor Teresa ha studiato Architettura a UniFe, e dal settembre 2018 vive a Roma nella Casa di formazione delle Missionarie, nello stesso edificio dove si trova la Casa del centro. Qui, si occupa dell’accoglienza degli ospiti – perlopiù liceali e universitari. Nel dicembre 2021 ha professato i voti semplici. «La nostra è una vita bella – ha spiegato -, orientata a Dio, in Dio. Nei giovani che accogliamo, ho visto trasformazioni inattese, come ragazze confessarsi da noi quando non lo facevano da 5 anni. Per il resto, cerchiamo di tirar fuori loro le domande che hanno, e di educarli all’affettività e all’uso attento e “distaccato” delle nuove tecnologie».

Suor Antonella, 34 anni, compie, invece, quest’anno i primi dieci anni nelle Missionarie. Nella sede di Roma si occupa dell’economato. «La vocazione – ha spiegato – è rapporto di ognuno con Dio, col Mistero fatto carne, quindi non è solo forma, immagine o azione. È la storia dell’Amore che compie la vita di ogni persona». Una vita, la sua, educata fin in famiglia alla fede, nell’oratorio parrocchiale, e grazie a due figure di sacerdoti, fra cui don Andrea, decisivo per la sua conversione. Ma il grido del cuore davanti ai drammi della vita (la separazione dei genitori, la morte di un coetaneo) era forte: “perché?”, perché Dio permette tutto questo? «Nessuno sapeva rispondermi». L’amicizia con don Andrea e altri giovani, «una vita bella e semplice, un punto di luce», la instraderà lungo il proprio cammino, nell’incontro con CL, e poi con la San Carlo. «I miei “perché?” ci sono ancora, ma ora so che Lui rimane con me, e che mi ha cambiato e ancora può cambiare il cuore, quindi il modo di affrontare le circostanze».

L’altra svolta, per lei, sarà dopo la visita a un Monastero di clausura di Clarisse in Svizzera. «Capii che la felicità vera è solo vicino a Dio, che la vita può essere piena e felice (prima non lo credevo), e volevo condividere questa mia scoperta con tutto il mondo».

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 17 marzo 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

(foto Pino Cosentino)

Giovani, annoiati e creativi: e noi cosa offriamo loro?

13 Mar

Incontro a Ferrara sugli adolescenti: le sofferenze post pandemia, le testimonianze da Sambe e WebRadio Giardino, proposte di educazione condivisa

Insicuri, annoiati, rabbiosi. Ma anche desiderosi di bene, di una comunità educante. Nel parlare dei giovani – in particolare degli adolescenti – si rischia sempre di essere troppo paternalistici o “sociologici”. Da quest’approccio ha provato a uscire l’associazione “Ferrara Bene Comune” (FBC), proponendo, nella serata del 10 marzo, un incontro organizzato con CSV Terre Estensi, in Sala della Musica, moderato da Patrizio Fergnani (vice Presidente FBC), e con una 70ina di presenti. “Essere giovani in una città che invecchia”, il titolo scelto, a dire di un futuro che tanto roseo non sembra, e di un presente fatto di contraddizioni e difficoltà.

NUMERI CHE PARLANO CHIARO

Dai dati è partito Guglielmo Bernabei, Presidente di FBC (e nostro collaboratore), con la presentazione della ricerca “Tra Presente e futuro. Essere adolescenti in Emilia Romagna nel 2022” realizzata dall’Osservatorio Adolescenti del Comune di Ferrara con la collaborazione del Servizio Politiche sociali e socio-educative della Regione Emilia-Romagna. Dai 15mila ragazzi coinvolti (di età compresa fra gli 11 e i 19 anni), è emerso la loro ricerca di «una comunità educante, attiva, cooperativa». Il periodo pandemico, in particolare, è stato percepito da tanti come «spazio vuoto, sospeso». Da qui, la loro fame di relazioni nuove, diverse.

Dall’indagine risulta che siano due i luoghi di maggior disagio per gli adolescenti: la scuola e l’on line (la metà di loro passa almeno 4 ore davanti al pc). Qui, maggiormente, emergono ansia, noia, insicurezza, rabbia e solitudine. La gioia e la fiducia, al contrario, vengono dagli amici e dalla famiglia (pur con alcuni dati negativi da non sottovalutare). Insomma, la situazione è complessa ma non tragica: «i giovani vogliono esprimere la propria creatività, hanno voglia di conoscere, sono curiosi», ha concluso Bernabei: «hanno voglia di futuro».

TESTIMONIANZE DEI GIOVANI

Una «voglia di futuro» espressa da Tania e Anna (foto a sx) dell’Oratorio di San Benedetto: la prima, 22 anni, educatrice con la Lingua dei Segni, è partita da tre verità: «il bene genera il bene, l’educazione è cosa di cuore, in ogni ragazzo c’è un punto accessibile al bene. A me – ha proseguito – la vita dell’Oratorio ha salvato nella dimensione della relazione. Ma anche noi ci interroghiamo sulla nostra insufficienza, su dove sbagliamo se tanti giovani non sono attratti da noi. Una cosa è certa: se non agiamo nel bene, questa città muore». 

Per Maria Vittoria Govoni (foto a dx), 25 anni, vice presidentessa di Web Radio Giardino (aps e spazio culturale nato nel 2017 per raccontare la città e i mondi giovanili), la domanda è aperta: «come Radio stiamo vivendo una crisi. Come fare – ci chiediamo anche noi – per trovare forze nuove e non abbatterci?».

La risposta, per Micol Guerrini, Assessora alle politiche giovanili del Comune di Ferrara, sta soprattutto nella comunicazione: «in città non mancano iniziative e proposte, ma dovremmo cercare di raggiungere più i giovani, soprattutto attraverso le scuole». Sarà. Fatto sta che le persone si avvicinano – si attraggono – sempre una a una, sempre chiedendo loro “tu come stai?” (come ha detto Tania). Sempre incontrandole sul loro cammino. 

PROPOSTE DI EDUCAZIONE CONDIVISA

Su queste basi è nato anche il progetto Family StAR (Student At Risk), che parte dal modello delle Family Group Conference. Ne ha parlato Francesca Maci, Docente all’Università Cattolica di Milano. Il progetto è rivolto a studenti e studentesse con difficoltà scolastiche: il disagio personale viene affrontato non solo dalla famiglia o dagli insegnanti, ma anche – se lo studente lo vuole – da chiunque possa aiutarlo (amico, compagno di classe, vicino di casa, parente ecc.), e da professionisti, in maniera partecipata e condivisa. Insomma, «sapere esperto e sapere dell’esperienza» si alleano tra loro per trovare soluzioni pratiche attraverso un percorso personalizzato. StAR, per ora, è stato sperimentato a Milano, Lodi, Sondrio e Salerno su un totale di 540 studenti. Si è accennato alla possibilità (tutta ancora da valutare) di portarlo anche a Ferrara.

E sull’idea di rete solidale si fonda anche il progetto dei Patti Digitali di Comunità (PDC), nati nel 2018 grazie al MEC (Media Educazione Comunità), rappresentati da Matteo Maria Giordano (con Maci e Bernabei in foto), il quale con amara ironia ha illustrato la realtà: lo schermo di un tablet o smartphone sta sostituendo, per molti bambini, anche piccolissimi, il volto della madre (o del padre). Chi non ha mai visto, al tavolo di un ristorante, un bimbo non far altro se non fissare uno smartphone? «È una scelta – ha detto Giordano – fatta non per il bambino, ma dai genitori per loro stessi, perché vogliono essere al centro, non disturbati dal figlio». Da una recente indagine, il 72% delle famiglie con bimbi 0-2 anni ha ammesso di usare dispositivi digitali durante i pasti. Ma gli effetti, in particolare sui bambini, sono gravi, perché provocano dipendenza, quindi mancanza di sonno, di memoria, di concentrazione. Oltre a inibire la creatività e appunto a impoverire le relazioni. «Se continuiamo così, fra 20 anni avremo tanti giovani con disturbi di questo tipo: sono i bambini di oggi», ha ammonito Giordano. Bambini che perdono la relazione coi genitori, inghiottiti dallo schermo che loro stessi li mettono davanti agli occhi. 

I PDC sono, quindi, un tentativo per far incontrare fra loro i genitori e decidere, insieme, alcune regole/principi da applicare ognuno coi propri figli. A partire da 5 basi: sì alla tecnologia, ma nei tempi giusti; preparare i bambini all’autonomia digitale (ma graduale e attenta); regole chiare e dialogo; adulti informati e responsabili; alleanza tra genitori. Altre informazioni su https://pattidigitali.it/

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 17 marzo 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio