
Mao Valpiana è intervenuto il 22 novembre a Casa Cini per raccontare le Carovane della pace
Al centro di Kiev, nel giardino botanico “Oasi della pace” svetta una statua del Mahatma Gandhi. Due mesi fa ai suoi piedi si sono ritrovati i pacifisti ucraini e quelli italiani per la Giornata mondiale della nonviolenza. È, questa, l’immagine simbolo di quello che i Movimenti nonviolenti stanno cercando di costruire al di là degli attori del conflitto russo-ucraino.
Ne ha parlato lo scorso 22 novembre a Casa Cini a Ferrara Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento in Italia, invitato dal Collettivo 25 settembre e dal Movimento Nonviolento ferrarese in collaborazione con la Rete Pace di Ferrara, per l’incontro moderato da Elena Buccoliero (foto).
La tappa di Kiev è stata una delle due tappe della quarta, e finora ultima, Carovana della Pace (organizzate dalla rete “Stop the war now”) nel Paese vittima dell’invasione russa, Carovana partita il 26 settembre e ritornata il 3 ottobre scorso, con sei mezzi tra camper e pulmini dello stesso Movimento Nonviolento e di “Un ponte per”.
All’inizio le prime Carovane della pace avevano soprattutto uno scopo umanitario oltre a quello di portare in salvo persone fragili, donne e bambini in Italia (oltre 1000 grazie alle Carovane stesse). L’ultima “missione”, invece, «ne aveva anche uno più strettamente politico: quello, cioè, di rafforzare relazioni e organizzare progetti comuni assieme agli obiettori russi e a quelli ucraini, facendo anche da cerniera fra i due gruppi», ha spiegato Valpiana. Fra i progetti, quello di aprire un corso di studi sulla pace a Cernivci assieme a 200 universitari ucraini e a RuniPace, la rete italiana degli Atenei per la pace. Dopo Cernivci, la Carovana si è spostata a Kiev in treno, passando per Leopoli. Qui i nostri connazionali hanno incontrato l’Ambasciata italiana, la Nunziatura Apostolica di Kiev e altre realtà associative, fra cui appunto il Movimento degli obiettori. E a proposito di obiettori, Valpiana ha raccontato la storia di Ruslan Kotsaba, giornalista e presidente del Movimento pacifista ucraino, obiettore denunciato per “alto tradimento”, che per questo rischia 15 anni di carcere. Ma la sua lotta, almeno per ora, ha deciso di proseguirla fuori dall’Ucraina. Molto attivi, seppur minoritari, anche gli obiettori russi che aiutano chi vuole rinunciare alle armi a non cadere nelle trappole o a non essere vittime dei soprusi di chi dovrebbe garantire il minimo diritto all’obiezione di coscienza. E da Ghandi, dal quale è partito, Valpiana è arrivato al maestro italiano della nonviolenza, Aldo Capitini, la cui “Teoria della nonviolenza” è stata tradotta e distribuita in Ucraina proprio grazie al Movimento Nonviolento italiano.
Il Vescovo: legame fra guerra e migrazioni
«Costruire relazioni di pace, porre al centro il dialogo: questo è il tema centrale. Da questo è partito il nostro Arcivescovo nel suo intervento, nel quale ha anche ricordato, nei suoi viaggi, in passato, in Ucraina, «quei 20enni arruolati che andavano a morire nel Donbass, alcuni anche il primo giorno sul fronte».
Mons. Perego ha affrontato il tema della protezione umanitaria per chi fugge dalla guerra, dalla miseria, dalla non vivibilità del proprio ambiente. Protezione, ha denunciato, «spesso non utilizzata, nonostante i 34 conflitti nel mondo ufficialmente riconosciuti, altrettanti non riconosciuti, e i 50 milioni di migranti nel mondo nel 2021 per crisi ambientali». Anche riguardo ai rifugiati ucraini in questi primi 9 mesi di conflitto (1600 solo a Ferrara e provincia), mons. Perego ha fatto notare come l’accoglienza sia stata resa possibile «grazie alle Caritas, alle parrocchie, all’associazionismo, alle famiglie, ma non grazie allo Stato e ai Comuni, che non hanno messo a disposizione nemmeno un appartamento». Un tema importante, che intreccia guerra, migrazioni e accoglienza, mostrando così ancora una volta, come la pace si costruisca sempre dal basso, sempre negli intrecci quotidiani, ogni volta dai gesti concreti intessuti nel dialogo e nell’ospitalità.
Andrea Musacci
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 2 dicembre 2022
(Foto Pino Cosentino)