“Le ‘persone oneste’ non presentano quell’apertura prodotta da una spaventosa ferita, da un’indimenticabile miseria, da un invincibile rimpianto, da un punto di sutura eternamente mal legato, da una mortale inquietudine, da un’invisibile recondita ansietà, da una segreta amarezza, da un precipitare perpetuamente mascherato, da una cicatrice eternamente mal rimarginata. Non presentano quell’apertura alla grazia che è essenzialmente il peccato. […] Le ‘persone oneste’ non si lasciano bagnare dalla grazia”. (Charles Péguy)
Mercoledì sera nella Cattedrale di Ferrara si è svolta la conferenza del Card. Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore della Chiesa Cattolica, sul tema “Misericordia e peccato. Alla riscoperta del Sacramento della Riconciliazione”. Un evento organizzato dalla diocesi dedicato, quindi, a uno dei temi al centro dell’anno giubilare, al quale erano presenti moltissime persone.
Piacenza, genovese classe ’44, nel 2003 è stato nominato presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali da Giovanni Paolo II, che lo ha nominato anche presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Nel 2013 Papa Francesco lo ha nominato Penitenziere Maggiore.
Come ha spiegato il realtore, il primo punto del Giubileo è «un appello alla nostra fede, alla conversione». L’annuncio della Misericordia, ha proseguito, «significa che il male non è l’ultima parola. Oggi, però, si è perso molto il senso del peccato, il suo vero significato, riducendolo a un malinteso senso della legalità», a una forma di legalismo.
Dopo aver chiarito gli aspettali fondamentali del lungo e complesso processo del Sacramento della Riconciliazione (non riducibile al meccanico elencare, in confessionale, le proprie colpe), l’affidamento alla Vergine Maria, con alcune parole del Magnificat: “Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”.
Andrea Musacci