È deceduto il 15 aprile a Cona. Sua la collezione d’arte all’Ospedale (prima al vecchio Sant’Anna) e il presepe in Duomo. In passato la sua Galleria ha ospitato mostre di Ligabue, Picasso e Mirò. Aiutò anche l’arte nel post sisma
di Andrea Musacci
Uomo dolce e risoluto, dotato di una tempra decisa e concreta ma sempre sostenuta da un animo gentile, appassionato, da una posa attenta e mai corriva. La notte tra il 15 e il 16 aprile è deceduto (non per coronavirus) all’Ospedale di Cona Renzo Melotti, 86 anni, noto gallerista e collezionista d’arte di Ferrara. Le esequie si sono svolte in forma riservata alla Certosa. Sua la volontà che, nell’eventualità, si aspettasse la fine di aprile per diffondere la notizia della sua dipartita. Lascia tre figli, Antonella, Alessandra e Diego.
Una passione, quella per l’ambito artistico, in lui sempre strettamente allacciata a un profondo desiderio di aiutare la propria comunità, in particolare in quello che rappresenta uno dei luoghi privilegiati della fragilità: l’ospedale. Proprio in questo periodo di pandemia, in un silenzio estremo, quasi senza voler distogliere l’attenzione dai drammi legati al coronavirus, in una delle strutture del nostro territorio più legate all’emergenza sanitaria, ci ha lasciato dunque una grande figura di mecenate, forse una delle ultime incarnazioni nel nostro territorio. Ognuno ricorda i tanti dipinti che adornavano i corridoi del vecchio Sant’Anna in corso Giovecca e ora gli asettici spazi del nuovo Arcispedale di Cona. Opere che ora, qui, ci si augura rimarranno molto a lungo, a memoria di colui che ha intuito come la bellezza sia non un orpello ma una componente fondante le nostre vite, anche e soprattutto nei luoghi e nei momenti più delicati.
Nato ad Ambrogio di Copparo il 5 agosto 1933, da piccolo ha vissuto alcuni anni a Fiume, per poi tornare in paese e trasferirsi successivamente a Ferrara. Già dirigente commerciale della multinazionale “Star”, dove iniziò a lavorare negli anni ‘50, fin da giovanissimo si è interessato di arte figurativa. Grazie all’amicizia con il critico Mario De Micheli, entra in contatto con artisti come Levi e Manzù, e nel ’76 lascia il suo incarico dirigenziale. Nel ’78 dà avvio alla sua attività galleristica con una grande mostra di Ligabue nel suo “Studio d’arte Melotti”, rimasto attivo fino al 2003, quando l’ha ceduto ai fratelli Remigio e Rossano Surian. Nei 25 anni della sua gestione, la Galleria ha ospitato, fra gli altri, personali di Remo Pasetti, Tono Zancanaro, Renato Guttuso, Robert Caroll, Giorgio De Chirico, Linsday Kemp, Achille Funi, Pablo Picasso, Joan Mirò, Giò Pomodoro e Severo Pozzati. Nel 1984 Melotti dà vita anche al progetto editoriale legato al suo Studio, con la collana monografica “I grandi pittori a Ferrara”, che arriverà a contare 10 titoli. Negli anni ’90 nasce la “Fondazione Renzo Melotti”, che, grazie al coinvolgimento dei “Dieci artisti” per Ferrara, permette la creazione di un fondo di solidarietà per la nascita nel ‘92 del Reparto di Endoscopia pediatrica, a lui intitolato, al S. Anna. Proprio qui nel dicembre ’95 viene inaugurata la Galleria da lui donata, il “Lascito della quadreria d’arte contemporanea Renzo Melotti”, poi ampliata fino al 2002. Nello stesso anno finanzia il Fondo per la Ricerca in Chirurgia Pediatrica, dal 2000 al 2007 le borse di studio in Chirurgia Pediatrica Urologica, oltre a diverse missioni chirurgiche nel mondo.
Anche nel post sisma del 2012, Melotti è in prima linea, promuovendo l’iniziativa “L’arte per l’arte – collezione Renzo Melotti per l’Emilia”, un’esposizione di 109 opere di 76 artisti poi messe all’asta per finanziare i restauri dei capolavori emiliani danneggiati. Passano due anni, e iniziano le prime diatribe con la direzione dell’Ospedale cittadino: Melotti chiede la revoca della donazione per inadempienza contrattuale, non avendo l’Azienda spostato le sue opere nella nuova sede di Cona (aperta nel 2012). L’anno successivo, il 2015, il magnifico presepe napoletano di proprietà di Melotti, stile Settecento, con 86 statuine tra personaggi e animali, dopo 15 anni all’ingresso della struttura di corso Giovecca, deve trovare una nuova collocazione. Sarà una grande occasione per la nostra Arcidiocesi, che deciderà di installarlo permanentemente nella Cattedrale di Ferrara. Il giorno dell’Epifania del 2016, a conclusione della S. Messa serale, l’Arcivescovo benedice il presepe presentandolo ai tanti fedeli radunatisi. Ad aprile dello stesso anno, il 23, festa di San Giorgio, dopo la S. Messa nella Basilica fuori le Mura, lo stesso Arcivescovo consegna a Melotti il prestigioso titolo di “massaro” della Cattedrale di Ferrara. In ottobre, acuitisi i contrasti con la Direzione del Sant’Anna, Melotti dona le sue 157 opere all’Ulss 18 di Rovigo (due anni dopo diventate 169), esponendole, con grande inaugurazione pubblica, all’Ospedale Santa Maria della Misericordia. Nei corridoi della struttura rodigina si possono ammirare, tra le altre, opere di Annigoni, Aymone, Cattabriga, Brindisi, Fioravanti, Fiume, Mastroianni, Orsatti, Sughi, Vespignani e Zarattini. L’anno dopo, la città di Rovigo gli conferisce anche la cittadinanza onoraria. Nei mesi successivi Melotti dona un migliaio di copie del catalogo “Arte e scienza 4 in ospedale. Renzo Melotti per Rovigo”, curato insieme a Mons. Massimo Manservigi, a 500 ospedali italiani (i primi tre e il quinto volume di “Arte e scienza in ospedale” riguardano il Sant’Anna di Ferrara-Cona).
Chi scrive, in quel periodo ebbe l’onore di essere ospitato nella sua dimora ferrarese: “le opere d’arte – furono alcune delle sue parole – hanno anche un’importanza culturale e terapeutica. Ho cercato di migliorare un ambiente per sua natura triste, ma anche gioioso, per le nascite e le rinascite che ospita”. In quella piacevole mattinata, ricordò con affetto alcune figure a lui particolarmente care, come Maccari, De Micheli, Giò Pomodoro. Di quest’ultimo del quale fu amico per circa 20 anni, mi disse: “le sue uniche mostre personali, tre, le fece nel mio Studio d’arte. Ci siamo conosciuti, abbracciati, abbiamo litigato, ma siamo sempre rimasti uniti, anche se lontani fisicamente”. Nel 2018 inizia il riavvicinamento con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria ferrarese, grazie a una prima donazione di 68 opere di 53 artisti contemporanei alla struttura di Cona: nel mese di marzo viene inaugurata la quadreria della Fondazione Renzo Melotti negli spazi dell’Arcispedale. Un momento importante per l’intera città, che metterà fine ad anni di polemiche e cause legali tra Melotti e l’ASL.
Ma Melotti rimase sempre legato al suo paese natìo. Copparo ospita parte della sua Collezione (e il Comune nel ’99 gli ha dato la cittadinanza onoraria): nella Galleria Civica d’Arte Contemporanea ex Carceri “Alda Costa” vi sono permanentemente esposte 110 opere del Novecento (sia di artisti locali sia internazionali) donate dal mecenate, instancabile appassionato della bellezza e della propria terra.
Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” dell’8 maggio 2020. Leggi e scarica gratuitamente l’intera edizione su http://www.lavocediferrara.it . Nel nuovo numero è possibile trovare anche un ricordo personale di Melotti scritto dagli amici Alberto e Mirella Golinelli.
(foto Andrea Musacci)