È stato Antonio Moschi a introdurre e coordinare l’incontro dedicato a Paul Ricoeur, svoltosi martedì 5 novembre alle 17 nella Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea. L’appuntamento, dal titolo “Paul Ricoeur: la vita come narrazione”, è stato organizzato in collaborazione con l’Istituto Gramsci e con l’ISCO di Ferrara, e ha visto come relatore il prof. Mario Miegge. Nel centenario della nascita del filosofo francese, scomparso nel 2005, Miegge ha tentato di spiegare il senso della frase: “Il filosofo ermeneuta è sempre di fronte a un fuori da sé”. In questo, infatti, risiede la svolta della filosofia ermeneutica rispetto al passato: non più la ricerca del “fondamento del mondo” ma un rapporto circolare tra soggetto ed oggetto.
Il punto di vista dell’ermeneuta, quindi, non è più oggettivo, ma si attua in un movimento di avvicinamento-distanziamento tipico del momento interpretativo. È attraverso questo processo, e passando anche per una critica “ermeneutica del sospetto”, che il soggetto si modifica, si costituisce. Attraverso la “narrazione”, il racconto nel tempo, è possibile, per il singolo o per il gruppo (ad esempio, il popolo d’Israele), compiere un autentico discorso sull’identità.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 13 novembre 2013


