Nell’ufficio postale di Masi San Giacomo è rimasto appoggiato sul bancone, rivolto verso l’entrata, il cartello con la scritta “aperto”. Sembra uno scherzo, in un ufficio chiuso definitivamente, o almeno fino alla risposta del TAR emiliano-romagnolo al ricorso inoltrato dal combattivo sindaco Riccardo Bizzarri.
Oggi anche il bar distante pochi metri è chiuso. Una signora arriva in macchina, parcheggia a due passi dall’entrata, pronta per fare alcune operazioni postali. Triste è la sorpresa appena la informiamo della chiusura. Per lei, però, a differenza di molti anziani del paese, il problema è relativo: la signora è automunita. Prima di ripartire verso la filiale di Masi Torello ci dice che si «fida poco degli amministratori: i sindaci si sono mossi quando i giochi erano già fatti, solo per far vedere che facevano qualcosa. Qui è un dormitorio, ci mancava solo che chiudessero anche le Poste». Il piccolo ufficio, portato avanti dal sig. Fausto, non residente a Masi San Giacomo, ma molto amato dagli abitanti del paese per la sua disponibilità, era aperto il martedì e il giovedì dalle 8.20 alle 13.45 e il sabato dalle 8.20 alle 12.45. Per ora, chi può, dovrà recarsi a Masi Torello, nella filiale di Poste Italiane situata in P.zza Cesare Toschi, a cinque km di distanza. Questi gli orari dell’ufficio: da lunedì a venerdì dalle 8 alle 13.30, sabato dalle 8 alle 12.30.
Gli uffici postali rappresentano, soprattutto nelle piccole frazioni, un luogo di ritrovo, di socializzazione, una sorta di presidio dello Stato. In particolar modo in piccole frazioni come Masi San Giacomo togliere un luogo come questo significa privare i residenti di un punto di riferimento. Significa farli sentire ancora più isolati, irrilevanti, abbandonati, pedine di un gioco dal quale sono esclusi.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara l’08 settembre 2015
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