
di Andrea Musacci
Sempre meglio partire dai fatti e dai numeri. Il 24 febbraio 2022 l’esercito russo invade la parte orientale dell’Ucraina e inizia a bombardare varie città del Paese, compresa la capitale Kiev. A un anno di distanza, l’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu ha conteggiato 8.006 civili morti e 13.287 feriti, di cui 487 bambini e 954 feriti. Ma i numeri sono sicuramente più alti. E a questi bisogna aggiungere i tanti soldati russi uccisi e feriti (200mila, si stima). Otto milioni sono invece gli ucraini che nel 2022 hanno lasciato il proprio Paese. E poi ci sono gli orrori di Bucha, Irpin, Mariupol, solo per citarne alcuni, le migliaia di manifestanti russi pacifici arrestati in Russia e l’oltre mezzo milione di russi scappati dal proprio Paese: professionisti, ebrei (che temono torni l’antisemitismo), disertori. L’Ucraina è un Paese devastato, stuprato da un arrogante e feroce imperialismo, quello russo.
«Un crimine contro l’umanità, un atto terroristico continuato» chiama la guerra contro l’Ucraina Vittorio Emanuele Parsi su “Il Foglio” del 24 febbraio scorso. Sì, perché uno è l’invasore (la Russia) e uno è l’invaso (l’Ucraina). Una sola è la terra martoriata, la casa da difendere, che ogni padre di famiglia difenderebbe. Da quando Putin è al potere, invece, il suo Paese non ha subìto nessuna invasione, nessuna guerra. Nessun bombardamento ha colpito il suo popolo. E così è anche ora: la Federazione russa non è minacciata né invasa né bombardata dall’Ucraina o da uno dei suoi alleati. Esiste un solo territorio invaso e bombardato da oltre 12 mesi: quello dell’Ucraina, paese libero e democratico, il cui popolo muore, soffre traumi indicibili, le cui donne e cui bambini per non essere ammazzati o stuprati sono costretti da mesi a fuggire raminghi per l’Europa, a portare nelle nostre città, come Ferrara, i loro occhi pieni di orrore, di angoscia per i mariti, per i padri lontani, per le loro anziani madri che non hanno nemmeno la forza nelle gambe, o nel cuore, per scappare dalla casa dove vivono da decenni.
Questa è la sorte del popolo ucraino da quel 24 febbraio 2022. Una sorte non dettata dal caso, ma dalla violenza imperialista di Putin e del suo Governo, unici responsabili di ogni massacro, di ogni violenza, di ogni goccia di sangue, su una terra che cercava di vivere libera e in pace. Che non voleva e non vuole la guerra. Olga Onuch, storica e politologa ucraina, su “Il Foglio” dello scorso 23 febbraio ha scritto: «Il pacifismo è la posizione di chi esecra la guerra e le aggressioni militari. Non quello di chi le tollera o persino le premia, lasciando che gli aggressori ottengano quello che vogliono: non solo non sarebbe giusto, ma creerebbe il terreno per nuove e peggiori aggressioni. Una cosa intollerabile per un pacifista». Il finto pacifismo è anche un finto antimperialismo: in realtà è mero antiamericanismo, perché degli imperialismi d’altro tipo – russo, cinese o turco, ad esempio – non si interessa o anzi nega che siano tali.
Dall’altra parte ci sono quei popoli, come quello ucraino oggi, che ripudiano la guerra, che nei secoli sono riusciti a difendere i propri confini, la propria comunità, la propria libertà, senza avere il mito della guerra. Basti pensare a quei tanti partigiani antifascisti, anche cattolici, o agli eroi del Risorgimento. «L’eroica reazione» del popolo ucraino all’invasore russo «mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano», ha detto lo scorso 21 febbraio Giorgia Meloni in visita a Kiev, da Zelensky: «è un po’ simile a quello che accade a voi oggi: che qualcuno riteneva che sarebbe stato facile piegare l’Ucraina, perché l’Ucraina non era una Nazione, ma con la capacità che avete avuto di battervi, di resistere», come l’Italia nel Risorgimento, «voi avete dimostrato di essere una straordinaria Nazione».
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 3 marzo 2023