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Una rete che accompagna: povertà e ruolo della Caritas

9 Apr


Premio Stampa 2025 alla Caritas di Ferrara-Comacchio. Il 5 aprile convegno su povertà e informazione e cerimonia: «povertà in aumento, serve un nuovo paradigma socio-culturale»

Sempre più giovani, lavoratori e italiani: è questo il drammatico identikit dei nuovi poveri nel nostro Paese. Il Convegno “Vecchie e nuove povertà: il ruolo dell’informazione” svoltosi la mattina del 5 aprile scorso a  Palazzo Naselli Crispi a Ferrara, è servito anche a fare il quadro delle nuove povertà. L’incontro è stato organizzato da Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, Assostampa Ferrara e Aser. Dopo la presentazione di Paolo Maria Amadasi (Presidente Associazione Stampa Emilia-Romagna), vi è stata l’introduzione da parte di Antonella Vicenzi (Presidente Assostampa Ferrara) e poi le relazioni di mons. Gian Carlo Perego (Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Presidente della Fondazione Migrantes), mons. Massimo Manservigi (Vicario nostra Arcidiocesi), don Marco Pagniello (Direttore Caritas Italiana) e Matteo Nàccari (giornalista economico, segretario aggiunto Fnsi). Quest’ultimo ha denunciato le basse retribuzioni spesso date ai giornalisti, la precarietà crescente nel mondo dell’informazione e i forti rischi derivanti dall’Intelligenza Artificiale. L’incontro moderato da Alberto Lazzarini (Vicepresidente OdG Emilia-Romagna) si è concluso con la consegna del Premio Stampa 2025 di Assostampa Ferrara alla nostra Caritas Diocesana. Nella parte conclusiva sono quindi intervenuti il nostro Arcivescovo (Presidente Caritas Diocesana), Stefano Ravaioli (Assostampa Ferrara), il Prefetto Massimo Marchesiello, la consigliera regionale Marcella Zappaterra, l’Assessora Cristina Coletti, il Presidente della Provincia Daniele Garuti, il Presidente del Consorzio Bonifica Pianura di Ferrara Stefano Calderoni (“padrone di casa”) e Michele Luciani, operatore Caritas Diocesana: «questo Premio – ha detto Luciani – è soprattutto dei nostri volontari, che lo sentono molto loro ma senza alcuna vanità: perché si sentono parte della comunità Caritas». Il premio consiste in un olio a tela realizzato dalla studentessa del Liceo artistico “Dosso Dossi” Martina Taddia, che rappresenta il Castello Estense su una pagina di giornale. Per l’occasione, è stato anche un proiettato un breve video dedicato ai volontari della nostra Caritas Diocesana.

MONS. PEREGO: FORME POVERTÀ

Mons. Gian Carlo Perego nel proprio intervento ha analizzato il Rapporto Povertà 2024 di Caritas Italiana: 1 italiano su 10 è in povertà assoluta, pari a quasi 6 milioni di persone, oltre 2 milioni di famiglie e al nord la povertà è raddoppiata. Aumenta anche la povertà legata alla giovane età e tra gli stessi lavoratori. Sono, poi, 270mila le famiglie aiutate daiCentri di Ascolto Caritas nella nostra Penisola, con un aumento del 5,4% (che è del 10% nella nostra Caritas Diocesana). Inoltre, si rafforzano le povertà intermittenti e quelle croniche, chi è già povero lo diventa ancora di più e cresce la povertà educativa. Aumentano anche le persone povere con malattie mentali o depressione. Riflessioni a parte le ha poi dedicate al problema del reinserimento lavorativo e sociale degli ex detenuti e alla necessità di reinvestire in case popolari, e di ripensare a una forma di reddito minimo.  

MONS. MANSERVIGI: STORIA CARITAS E RICORDO DI DON PAOLO VALENTI

Nel suo intervento mons. Manservigi ha ripercorso brevemente la storia della nostra Caritas Diocesan e in particolare ricordato lo storico Direttore don Paolo Valenti. La Caritas  di Ferrara fu istituita dall’Arcivescovo Mosconi il 4 novembre 1973 (e due giorni dopo nacque quella di Comacchio) e dotata di un proprio statuto, nel quale venivano recepiti gli scopi proposti nella bozza di statuto per le Caritas diocesane stilata dalla CEI nel ’73. La Caritas Italiana venne invece costituita due anni prima, nel 1971. L’Arcivescovo Mosconi nomina come primo segretario della Caritas di Ferrara (allora la carica si chiamava così) mons. Francesco Ravagnani, allora parroco di S. Paolo a Ferrara, e dedica la prima domenica di quaresima alla Caritas diocesana, intitolandola la “giornata della carità”, con l’invito “Date e vi sarà dato”. Col ricavato annuale viene costituito il “fondo diocesano di solidarietà”. Nel ’94 in via Brasavola a Ferrara la Caritas guidata dal ’93 da don Paolo Valenti apre il Centro di Ascolto (intitolato al Beato Giovanni Tavelli), punto di riferimento fondamentale per la città: così, la Caritas inizia il trasferimento dalla Curia Arcivescovile alla zona di Borgovado. Spiegava don Valenti: «Vengono da noi ex carcerati per le prime necessità, extra comunitari, i senza fissa dimora, i nomadi e, più di quanto si possa immaginare, le famiglie povere della città segnalate dalle Conferenze S. Vincenzo e dalle parrocchie».E a proposito di ospitalità, lo stesso don Valenti parlava di Casa Betania. Ex sede dell’asilo “Grillenzoni”, terminata tale funzione, il Comune la cedette alla Caritas, allora diretta da don Silvio Padovani, «con lo scopo di raccogliere studenti universitari stranieri». Nell’ottobre ’94 la Caritas diocesana risponde a un’altra necessità: quella di una mensa per i poveri con, per iniziare, «una ventina di pasti confezionati nella cucina del Seminario». Gli anni ’90 vedono anche la nascita nel ‘95 di un «ambulatorio medico servito da una ventina di medici volontari», per gli extracomunitari. Inoltre, raccontava sempre don Valenti, «oltre a “Casa Betania”, in via Borgovado, 7, dove viene data ospitalità a 27 studenti stranieri, è stato appena terminato il Centro di Accoglienza a Comacchio, che avrà gli stessi servizi di Ferrara (…). Per settembre è in programma, e hanno già aderito una ventina di dentisti, l’apertura di un ambulatorio dentistico per indigenti (…). Va poi ricordato che la Caritas fornisce anche un servizio di consulenza legale gratuito, che può contare su una decina di avvocati presenti una volta alla settimana, – il venerdì pomeriggio, per due ore -, particolarmente esperti nei problemi che riguardano gli extracomunitari». Un’azione a 360 gradi, dunque. E siamo nel ’98. Un anno dopo, l’annuncio del progetto di trasformazione di Casa Betania in luogo di accoglienza per donne, ragazze-madri, famiglie di ospedalizzati residenti fuori Ferrara, anche in vista del Giubileo del 2000.

E i progetti continuano ancora oggi.

DON PAGNIELLO: «FIDUCIA E RELAZIONI DECISIVE»

Il progetto di microcredito “Mi fido di noi” di Caritas Italiana prevede la creazione di un fondo, alimentato grazie al contributo della CEI, della Caritas Italiana, delle Chiese locali e al sostegno di fondazioni, associazioni, imprese e cittadini. Nella nostra Diocesi verrà costituito un fondo con l’obiettivo di raccogliere 27mila euro. La nostra Caritas diocesana avrà a disposizione il doppio, 54mila euro (gli altri 27mila li metterà Caritas italiana). In Italia si stima di raccogliere 30 milioni di euro. Il fondo sarà depositato a Banca Etica e la nostra Caritas farà riferimento (come Nord Italia) alla Fondazione antiusura “San Bernardino” onlus di Milano. Il prestito sarà dai 1000 agli 8mila euro per ogni situazione che si presenta. L’ufficio/punto di ascolto dove le persone interessate potranno rivolgersi sarà negli ex locali parrocchiali del Centro San Giacomo in via Arginone 161 a Ferrara. «C’è bisogno di alleanze fra soggetti diversi per costruire il bene comune: e una di queste, è col mondo dell’informazione», ha detto don Pagniello di Caritas Italiana. Il progetto “Mi fido di noi” è un «progetto generativo, che mette al centro l’intera comunità, che accompagna la persona o la famiglia bisognosa anche dopo averla aiutato col prestito in denaro. La povertà in Italia – ha riflettuto – aumenta le disuguaglianze all’interno delle stesse città ed è sempre più multidimensionale e multifattoriale»: riguarda, cioè, non solo il cibo, ma l’abitazione, l’educazione, le utenze e la violenza interna alle famiglie. Caritas propone «un modello sociale e culturale alternativo», fondato – come detto – «sull’accoglienza, l’accompagnamento, la relazione, la fiducia, e molto meno sul consumo, sull’individualismo, andando alle radici delle povertà e trasformando la persona bisognosa in persona inclusa nella comunità e in essa attiva».

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” dell’11 aprile 2025

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Caritas, spiritualità del fare concreto

25 Mar

In Cattedrale la testimonianza dell’operatrice Maria Teresa Stampi: «il mio servizio con chi soffre»

Carità quotidiana, fatta di piccoli, quasi impalpabili gesti e di più grandi progetti. Accoglienza di vite che hanno sfiorato la morte, che hanno conosciuto i molteplici nomi della sofferenza.

Questo ha cercato di raccontare lo scorso 18 marzo nella Cattedrale di Ferrara Maria Stampi, Operatrice della nostra Caritas diocesana, per il secondo dei quattro incontri di catechesi pensati dalla nostra Arcidiocesi per il periodo quaresimale e in relazione all’Anno Santo che stiamo vivendo.

Mentre lo scorso 11 marzo Caterina Brina e Piera Murador della Comunità Papa Giovanni XXIII hanno testimoniato sul tema “Alleanza delle generazioni per guardare al futuro” (Spes non confundit, 9 e 13), Stampi è intervenuta su “Carità, volti e storie: i testimoni” (Snc, 13); gli ultimi due appuntamenti sono in programma martedì 25 marzo con mons. Gian Carlo Perego che rifletterà su “Non possiamo distogliere lo sguardo dai poveri” (Snc 15) e martedì 1° aprile con la Pastorale Giovanile diocesana che testimonierà su “Non possiamo deluderli” (Snc, 12). Inoltre, mercoledì 9 aprile dalle 20.45 alle 22.30 avrà luogo in Cattedrale la seconda delle due serate (la prima è stata il 12 marzo) con Adorazione Eucaristica all’altare della Madonna delle Grazie e possibilità di confessarsi. Il 12, l’accoglienza dei fedeli è stata gestita da volontari della parrocchia cittadina dell’Immacolata, mentre quella del 9 aprile sarà gestita da parrocchiani di S. Agostino.

GOCCE DI GRAZIA

Maria Teresa Stampi è da 6 anni Operatrice della nostra Caritas diocesana: dopo la laurea in Psicologia a Padova, nel 2017-2018 ha svolto qui il Servizio civile, ma un’esperienza in Caritas l’aveva già avuta con lo stage svolto da studentessa del Liceo Ariosto. «In questi anni – ha raccontato in Duomo – ho avuto modo di ascoltare molte storie». Stampi è attiva principalmente a Casa Betania, la sede su via Borgovado che dal 2014 accoglie donne con minori e donne sole richiedenti asilo, oltre a profughi, donne vittime di violenza e a volte studenti in difficoltà (che ricambiano facendo volontariato nei servizi Caritas). Oltre a questa Casa, altre donne e minori sono accolti in 9 appartamenti che Caritas gestisce in comodato d’uso gratuito.

In Cattedrale, Maria Teresa ha raccontato la storia di Marie, 33 anni ivoriana, che ha vissuto una vera e propria odissea per arrivare fino a Ferrara, dov’è accolta dalla Caritas. «Mi commuovo ogni volta che ne parlo perché nella sua storia, come nelle altre, vedo i loro volti. Noi operatori accompagniamo queste persone per le faccende quotidiane più importanti, come il recarsi in ospedale, negli uffici pubblici. Ricordo, fra loro, ad esempio due ragazze appena arrivate nella nostra città: nonostante fosse inverno, erano vestite solamente con sandali, tuta e una coperta addosso. E per prima cosa mi han chiesto dove fosse una chiesa, perché volevano ringraziare il Signore per essere sopravvissute durante il viaggio. Per queste donne – com’è naturale – all’inizio è difficile fidarsi di noi, ma poi la fiducia pian piano cresce, sboccia».

Attualmente la nostra Caritas diocesana gestisce 140 posti in accoglienza (sempre in aumento) e «se non c’è più posto, in qualche modo lo creiamo», ha aggiunto Stampi. Quasi la metà di questi 140 posti sono occupati da minori, perlopiù bambini. «E fra le donne che accogliamo,  vi sono sempre almeno 4 donne incinte». Inoltre, «sono 10 le nazionalità delle persone che attualmente ospitiamo: ciò significa che, nel rispetto reciproco e nella cura dell’altro, è possibile convivere pur provenendo da angoli opposti del mondo. Almeno 1-2 volte al giorno – ha proseguito Stampi – c’è qualcuno che involontariamente mi ricorda la spiritualità che c’è dietro il nostro lavoro: sono piccole gocce di grazia presenti in ogni nostro incontro quotidiano». Ma la carità per sua natura non può fermarsi solo ai sorrisi, ma «è fatta di concretezza, di azioni, di ascolto. Tutte cose che possiamo fare ovunque».

E nella nostra sede di via Brasavola «il primo contatto spesso non avviene grazie al Centro di Ascolto ma attraverso la mensa e soprattutto attraverso le parrocchie, che vedono, aiutano, accolgono chi ha bisogno, e per questo sono la vera anima della comunità. Anche perché – ha concluso Stampi – queste persone spesso hanno bisogno non solo economico ma anche morale e spirituale».

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 marzo 2025

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“Mi fido di noi”, parte la campagna in Diocesi: obiettivo 27mila euro

15 Mar

Attraverso la Caritas Diocesana, si chiede di donare per un fondo di microcredito in aiuto a famiglie o persone a rischio usura. Il punto di ascolto sarà in via Arginone

A cura di Andrea Musacci

Riscoprire la vocazione a essere comunità, una comunità di persone che aiuta i fratelli e le sorelle in difficoltà. Parte da questo principio, “Mi fido di noi”, progetto di microcredito sociale a favore di quanti hanno difficoltà ad accedere ai consueti canali di prestito. Nella nostra Chiesa locale, il progetto è stato scelto dalla Caritas Diocesana fra i sei proposti da Caritas italiana nell’Anno giubilare (v. in fondo)

«“Mi fido di noi” si propone – spiega Caritas Italiana – di restituire speranza e dignità attraverso l’accompagnamento e il coinvolgimento della comunità ecclesiale». È prevista la creazione di un fondo, alimentato grazie al contributo della CEI, della Caritas Italiana, delle Chiese locali e al sostegno di fondazioni, associazioni, imprese e cittadini, anche attraverso attività di crowdfunding

Nella nostra Diocesi verrà costituito un fondo con l’obiettivo di raccogliere 27mila euro (0,10 centesimi a persona, moltiplicato per il numero dei residenti nel territorio della nostra Chiesa locale). La nostra Caritas diocesana avrà a disposizione il doppio, 54mila euro (gli altri 27mila li metterà Caritas italiana), «una risorsa aggiuntiva molto importante per aiutare famiglie o singoli indebitati che rischiano o di cadere vittima dell’usura o comunque di accettare finanziamenti con tassi molto alti», spiega il Direttore di Caritas Diocesana Paolo Falaguasta. In Italia si stima di raccogliere 30 milioni di euro (com’era a 30 miliardi di lire l’obiettivo del Giubileo di 25 anni fa). Il fondo sarà quindi depositato a Banca Etica – presente anche nel territorio ferrarese con un Gruppo di Iniziativa Territoriale (www.bancaetica.it/git/git-ferrara/) – e la nostra Caritas farà riferimento (come Nord Italia) alla Fondazione antiusura “San Bernardino” onlus di Milano.

«Il prestito – spiega ancora Falaguasta – sarà dai 1000 agli 8mila euro per ogni situazione che si presenta» (singolo o nucleo familiare). L’ufficio/punto di ascolto dove le persone interessate potranno rivolgersi sarà nel Centro San Giacomo in via Arginone 161 a Ferrara, negli ex locali parrocchiali, all’interno di quel “Nuovo Complesso della Carità” (così possiamo chiamarlo) che vede da tempo un Guardaroba sociale e a breve (entro fine mese) l’apertura del Centro diurno. Nell’ufficio saranno presenti operatori, volontari e volontarie che accoglieranno le persone che vorranno richiedere un prestito. «Credo – prosegue Falaguasta – che la richiesta sarà altissima, viste le tante persone che normalmente si rivolgono regolarmente al nostro Centro di Ascolto in via Brasavola per chiederci aiuto con piccoli prestiti o per il pagamento delle utenze o dell’affitto, e per altre spese quotidiane». Senza considerare il sempre maggior numero di famiglie a rischio povertà. «Cerchiamo quindi volontari e volontarie che abbiano la capacità di ascolto e di valutazione dei singoli problemi: Caritas italiana organizzerà per loro un corso di formazione. Abbiamo già alcuni volontari che si sono resi disponibili e speriamo se ne aggiungano molti altri».

«Importante in questo progetto è anche l’aspetto educativo, cioè dell’accompagnamento nell’uso equilibrato del denaro», ci spiega invece il nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, che della Caritas Diocesana è Presidente. «“Mi fido di noi” – aggiunge – non si limiterà al Giubileo ma continuerà nei prossimi anni».

I 6 PROGETTI DI CARITAS

Per l’anno giubilare, Caritas italiana propone alle Chiese locali  l’adesione a 6 possibili progetti. Oltre a “Mi fido di noi”, vi è “Liberi di scegliere”, per minori e donne che decidono di sottrarsi a condizionamenti e violenze in organizzazioni criminali; “Microprogetti in Italia” contro povertà alimentare ed educativa dei minori; “Corridoi umanitari, universitari e lavorativi” per i profughi; “Microprogetti di sviluppo” per creazione e sviluppo di solidarietà nel mondo; “Vince chi smette. Consapevoli contro l’azzardo”, per promuovere prevenzione e azioni di contrasto.

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«In aumento le richieste di aiuto per pagare le bollette»: le Caritas parrocchiali cittadine ci raccontano la situazione e come si attivano 

Abbiamo chiesto ad alcune Caritas parrocchiali di Ferrara, se si trovano a che fare con persone o famiglie che chiedono loro aiuti in denaro per il pagamento di bollette, utenze o altre spese. 

Patrizia Di Mella è volontaria dello Sportello di ascolto di S. Maria in Vado (UP Borgovado): «proprio questo mese – ci spiega – abbiamo chiesto ai nostri parrocchiani anche donazioni in denaro, per aiutare 7-8 famiglie – straniere ma non solo – che si trovano con bollette esorbitanti. Sempre più famiglie in difficoltà si rivolgono a noi: diamo loro una quota della cifra da pagare; e diverse famiglie non ci chiedono aiuto perché si vergognano, ma ne avrebbero forte necessità…».

Anche a San Benedetto è presente un Centro di ascolto e dal 2013 è stato istituito il fondo “Il buon samaritano” per l’acquisto di alimenti, vestiti e per il pagamento delle bollette. «Di solito – ci spiega Giancarlo Paganini – paghiamo la metà della bolletta della persona o famiglia bisognosa, e a volte capita che l’altra metà o parte ce la diano a rate». Sì, perché il metodo dei volontari è di provvedere materialmente al pagamento, senza consegnare soldi a chi bisogno. Anche a Sambe sono una decina le famiglie (italiane o straniere), o gli anziani soli, che chiedono aiuto economico, e sono in aumento. «Non riusciamo ad aiutarle tutte ma in questo periodo quaresimale le offerte domenicale, le piccole offerte dei bimbi del catechismo e l’offerta specifica la seconda domenica del mese le doneremo integralmente al progetto “Mi fido di noi”». Anche alla Sacra Famiglia – ci spiegano – «paghiamo la metà delle bollette a famiglie in difficoltà: il Centro di ascolto le segnala al parroco che provvede alla bisogna».

Maria Enrica Ferretti è una volontaria del Centro di ascolto di Santo Spirito: «aiutiamo alcune famiglie con il pagamento di una quota delle bollette, ma spesso – forse per vergogna – alcune di loro si rivolgono non a noi ma al parroco». Al Centro si rivolgono «soprattutto italiani, alcuni giovani stranieri e molti anziani, che spesso vogliono solo fare due chiacchiere perché soli. E ultimamente abbiamo notato non un aumento di queste famiglie ma che quelle che ci chiedono aiuto, lo fanno più spesso».

Un discorso simile lo fa la Caritas di Pontelagoscuro: «chi ha questo tipo di bisogno, non si rivolge a noi ma al parroco. In ogni caso, sappiamo che sono tante le famiglie con questa necessità».

Dalla Caritas della parrocchia dell’Immacolata ci spiegano: «una richiesta permanente di aiuto per le bollette con avvenuti distacchi dell’erogazione ci perviene da 4 famiglie. A queste si aggiungono richieste occasionali. L’importo delle bollette è sempre elevato e la richiesta per le stesse riguarda anche le rate di bollette scadute non pagate». 

Celeste Mangherini è alla guida della Caritas dell’UP Sant’Agostino-Corpus Domini: «ogni 4 mesi – ci spiega – le famiglie o persone in difficoltà con il pagamento di utenze o affitto possono chiederci un aiuto. Lo diamo a chi ha un ISEE sotto i 6mila euro e agli stessi interessati chiediamo un contributo al pagamento di almeno 1/3 del totale. Ogni anno, per questo tipo di sostegno economico, come Caritas abbiamo un fondo di 5-6mila euro (calat o negli anni) e aiutiamo 3-4 famiglie al mese. Negli ultimi anni – prosegue – c’è stato un aumento non solo delle famiglie richiedenti ma anche delle stesse cifre richieste. A noi si rivolgono perlopiù stranieri».

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 14 marzo 2025

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«Nessun anonimo fra i poveri»

12 Mar

Giornata diocesana povertà: in cammino assieme e la storia di Annalena Tonelli

«Solo l’amore fa respirare, crescere, fiorire»: questa frase di Annalena Tonelli, missionaria uccisa in Somalia nel 2003, è l’immagine migliore per raccontare la Giornata diocesana dedicata alle diverse forme di povertà dello scorso 9 marzo.

Circa 150 i presenti totali alle diverse tappe del pomeriggio comunitario: nella sede della Caritas diocesana in via Brasavola a Ferrara, alcuni operatori e volontarie hanno accolto ilVescovo e i presenti per un primo momento di preghiera. A seguire, cammino potenziale dietro una semplice croce di legno della Basilica di Santa Maria in Vado, essa stessa immagine di povertà, di umiltà. Poi, l’arrivo nella Basilica stessa per la liturgia penitenziale comunitaria e infine nel Monastero del Corpus Domini per lo spettacolo-testimonianza “Quell’incontro”della Compagnia forlivese teatrale “Quelli della via”, dedicato proprio ad Annalena Tonelli (all’interno dell’Ottavario di S. Caterina Vegri).

A S.M. in Vado è stato donAndrea Zerbini, Presidente dell’UP Borgovado, a leggere la traccia per l’esame di coscienza scritto dagli Uffici pastorali diocesani assieme ai responsabili dei Vicariati cittadini.

ANNALENA, «VERITÀ SCOMODA»

È il 5 ottobre 2023 quando, al rientro dopo la visita serale agli ammalati, Annalena Tonbelli viene uccisa da due sicari con un colpo alla nuca. Aveva 60 anni. Nel tardo pomeriggio del 9 marzo era strapieno il coro della chiesa del Monastero del Corpus Domini per lo spettacolo a lei dedicato, con una decina di ragazze e ragazzi della Compagnia “Quelli della via” e Andrea Saletti, nipote di Annalena Tonelli. Suor Paola Bentini delle Clarisse ha raccontato:«ho conosciuto personalmente Annalena, e quindi mi comuovo a ricordarla. Ci insegna l’importanza di imparare a sperare e di insegnare a sperare». Mons.Perego ha poi ricordato di averla conosciuta nel 2002 in Caritas italiana: «ricordo una donna che ti faceva sempre riflettere, provocando profondamente la tua fede a essere autentica».

Letture, testimonianze, aneddoti e riflessioni si sono alternate a danze, musiche, canti africani e coreografie semplici e festose.

«La sua vita – ha detto il nipote Andrea – è un mistero e come tutti i misteri appartiene a Dio». È a 19 anni che scopre gli ultimi degli ultimi, quei «brandelli di un’umanità ferita», come li chiamava. È scesa nella terza classe dell’umanità, di fianco a coloro che nessuno voleva». Dopo l’esperienza nel brefotrofio di Forlì, a 27 anni parte per il Kenya dove fin da subito è al fianco di bimbi ciechi, sordi o dei cosiddetti bambini-ragno. «Diventa loro madre», fa nascere la “Fraternità della gioia” e apre scuole e ospedali. «Non voglio che esistano anonimi fra i poveri», diceva. «Annalena riusciva a vedere il fiore che saresti potuto diventare», è la testimonianza di una keniota da lei salvata all’età di 6 anni.E poi sarà in Somalia, con lo stesso spirito, e al fianco anche dei malati di tubercolosi: «da soli non fioriranno mai, hanno bisogno che qualcuno li aiuti», diceva dei suoi poveri. «Prima di lei, nessuno sapeva il mio nome», testimoniò un altro bambino da lei salvato. Ma in Somalia iniziano anche le accuse da parte dei potenti, le minacce.Emanuele Capobianco, allora giovane medico Unicef, raccontò: «era libera nella propria radicalità» , «una verità scomoda», «elegante come un airone e forte come l’acciaio».

Queste le altre Giornate giubilari inDiocesi: 12 aprile coi giovani nella Concattedrale di Comacchio; 7 giugno nella chiesa di Tresigallo  Veglia diocesana di Pentecoste; 14 settembre nella chiesa di Gavello Giornata dedicata agli anziani.

(Foto Roberto Fordiani)

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Lasciarci andare al Mistero, oltre le nostre logiche: Chiara Scardicchio al Corpus Domini

Dopo gli incontri del 1° marzo – “Dio non dorme”, con Joy Ezekiel e sr Rita Giaretta – e del 2 marzo – con l’arpista Chiara Conato e le letture di Luigi Dal Cin -, la sera del 7 è stata Chiara Scardicchio, nota pedagogista e autrice, la protagonista del nuovo incontro nel Monastero delle Clarisse. Nel calendario degli incontri dell’Ottavario di Santa Caterina Vegri (che ha visto anche lo spettacolo su Annalena Tonelli il 9, v. art. sopra), Scardicchio – partendo dal suo  libro “La ferita che cura. Il dolore e la sua collaterale bellezza” (ed. AnimaMundi) – ha meditato  sull’eterna domanda di Giobbe – di ogni persona («Perché il dolore?»). «Il giorno in cui sono caduta nell’abisso – ha detto Scardicchio – cercavo di resistere, di combattere, cercavo una logica». Questo perché «siamo abituati a immaginare Dio come l’appagatore dei nostri desideri, a nostra immagine e somiglianza». Ma «il Signore ci invita a lasciare, a lasciar andare, a non possedere, a contemplare, cioè a non giudicare – l’atto più difficile da compiere»; quindi, «a fare spazio al Suo avvento, che tutto scompiglia».

Ciò, per arrivare alla consapevolezza che anche «il buio è necessario alla luce» e infatti «è dall’abisso» – dagli inferi – «che Dio risorge». Il dolore «o ci atterrisce o ci rivoluziona: le nostre morti quotidiane sono ricapitolazioni, scuotono il nostro ordine», mentre quest’ultimo «non muove, non crea. È dallo scorticamento che nasce una vita più nuova». «La custodia di Nostro Signore – ha poi concluso – è il sacro, il Mistero, ciò che non si può possedere né consumare». Né lamento né cinismo, quindi, ma abbandono a questo Mistero che sempre ci oltrepassa, insegnandoci quel limite che ci è necessario per essere davvero umani.

Andrea Musacci

Pubblicati sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 14 marzo 2025

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(Foto Alessandro Berselli)

Reinserire, aiutare, integrare: le proposte della Caritas Ferrara

1 Giu

8xmille, una firma che fa bene. Intervista al Direttore Falagausta sui diversi progetti in cantiere: centro diurno per senza fissa dimora, Segretariato sociale, dormitorio di emergenza. E proseguono le iniziative per detenuti e mamme straniere coi loro bimbi. Visita il sito https://www.8xmille.it/come-firmare

Direttore Falaguasta, partiamo da come i fondi dell’8xmille li utilizzate per i servizi “classici”: mensa, distribuzione alimenti ecc.

«I fondi 8xmille utilizzati per i servizi primari (mensa, distribuzione alimenti, distribuzione indumenti, servizio docce e igiene personale e ambulatori medici), servono essenzialmente per tre motivi: per il mantenimento della strumentazione dei locali come ad esempio acquisto di frigo, frullatori, piano cottura industriali, tavoli, sedie, presidi medici per gli ambulatori, computer ecc. Tutti oggetti usati quotidianamente e che di conseguenza hanno la necessità di essere aggiornati o sostituiti periodicamente con un alto impatto economico; per l’acquisto di generi alimentari, vestiario invernale e farmaci nei momenti di particolare richiesta; per aiutare economicamente a far fronte al pagamento di utenze, ticket sanitari, assicurazioni, affitti». 

Leggi il resto dell’intervista qui.

Pubblicato sulla “Voce” del 31 maggio 2024

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Il futuro abita già qui: il progetto di Casa Betania per Interno Verde

14 Set
Carlo Serico

Mostra di foto e disegni sabato 12 e domenica 13 settembre

Nella rete di accoglienza per donne e minori della Caritas di Ferrara, il futuro, si sa, è sempre una scommessa.
Il poterne immaginare e tentare di costruire uno, per tante ragazze e i loro piccoli, è qualcosa di non scontato, un processo lento, un sogno a occhi aperti che si scontra con la durezza del presente e con il dolore della memoria.
Per questo nel chiostro di Casa Betania in via Borgovado gli operatori della Caritas Carlo Serico (foto a dx) e Maria Teresa Stampi, in occasione della quinta edizione di Interno Verde – manifestazione che quest’anno ha permesso di visitare a Ferrara una 70ina di giardini privati -, hanno curato e allestito una mostra artistica e fotografica (usando una vecchia Kodak con rullino) sul concetto di futuro. Insieme a loro hanno collaborato alcune ragazze ospiti di Casa Betania e alcune volontarie del Servizio Civile. Attualmente nelle varie sedi Caritas – oltre a Casa Betania, le altre sono in via Messico, via Padova, via Argine Ducale, via Porta Reno, viale Po e via Palestro -, sono 37 i minori accolti con le madri (su un totale di 61 donne), e a breve ne sono attesi un’altra decina. Proprio a questi bambini (tutti sotto i 6 anni d’età), Carlo Serico di fianco alla mostra di foto ha dedicato una piccola esposizione di suoi disegni, sette opere a matita o acquerello selezionati tra la 15ina da lui realizzati. L’idea, però, ci spiega, è nel tempo di provare a immortalare ognuno dei piccoli ospiti. Una passione, quella per il disegno, che accompagna Serico fin da quando aveva 5 anni, e che lo ha portato a diplomarsi al Dosso Dossi prima di svolgere, l’anno scorso, il Servizio Civile in Caritas, proprio nell’ambito dell’accoglienza, per poi essere assunto come operatore. Ma senza, appunto, abbandonare il suo talento per il disegno, anzi mettendolo al servizio della sua missione. Serico ha realizzato anche la copertina del libro “Storie dal mondo”, a cura di Maria Teresa Stampi, un progetto corale realizzato dagli “Amici della Caritas di Ferrara-Comacchio” e una ventina di volontarie, con testi in italiano, francese, inglese, rumeno, arabo, ucraino, e disponibile (sia da leggere sia da ascoltare come audiolibro) anche sul sito http://www.caritasfe.it. Alcune delle storie sono state lette nel chiostro la mattina di sabato 12.
Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 18 settembre 2020

https://www.lavocediferrara.it/

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Misericordia e giudizio, uniche vie a difesa della Vita

8 Feb

Ieri, domenica 07 febbraio, anche a Ferrara si è svolta la 38° Giornata per la Vita.

Tra le iniziative in programma nella nostra città, lo spettacolo “Il treno della vita”, svoltosi in Sala Estense la sera di venerdì, e il convegno di ieri pomeriggio, che ha visto tra i relatori Chiara Mantovani e Maria Chiara Lega (Servizio Accoglienza Vita, Ferrara), Michele Luciani (Caritas diocesana), Carlo Tellarini (Associazione “Noi per Loro”), Irene Ciambezi (Associazione “Papa Giovanni XXIII”), e Anna Mastellari (“L’ape e la spiga”).

Testimonianze reali di come la Chiesa renda ogni giorno concreta la Misericordia, tema del Giubileo Straordinario e cuore dell’insegnamento di Cristo.

Per l’occasione, è stata anche esposta la mostra “I Volti della Misericordia”.

Andrea Musacci

“Caritas: un pasto condiviso” all’Hotel Europa

23 Mar

logo_caritasitalianaIl Rotary Club Ferrara est organizza per stasera alle 20 all’Hotel Europa (C.so Giovecca, 49) l’incontro dal titolo “Caritas: un pasto condiviso”. Durante la serata sarà presentata la relazione sul Centro Caritas Diocesana di Ferrara-Comacchio e vi sarà la consegna della targa a ricordo della donazione degli arredi della mensa. Anche nella nostra città tante sono le persone, italiane e straniere, povere e senza aiuto, e l’impegno dei tanti volontari della Caritas diocesana è più che mai fondamentale.

Nella mensa di via Brasavola, 19, 170 persone si ruotano per servire quotidianamente circa trecento pasti, tra colazioni, pranzi e cene. Oltre all’aiuto del Progetto “Brutti ma Buoni”, in collaborazione con l’Ipercoop “Il Castello”, importanti risultano le donazioni di aziende e associazioni come appunto il Rotary Club cittadino.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 23 marzo 2015