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Lutto e apparizione: la mostra di Maria Chiara Bonora

12 Set

di Andrea Musacci

Non si può «accettare la morte come evento in sé dotato di senso. Non si può. Il pane, la luce, la verità, l’amore sono in sé dotati di senso – la morte dell’uomo no». 

(R. Guardini, “Le cose ultime”)

Colmare una mancanza, dare corpo e senso a un’assenza irrimediabile. È il tentativo compiuto dalla fotografa Maria Chiara Bonora dopo la perdita della madre dieci anni fa. Un distacco non rimarginabile, ma a cui l’artista ha cercato – cerca ancora – di dare forma e profondità. Il frutto di questo lavoro interiore è la mostra di foto dal titolo “Non ho mai smesso di respirare”, inaugurata sabato 10 settembre alla Galleria del Carbone di Ferrara e visitabile fino al 25 di questo mese. Ed è la parte più abissale e misteriosa di lei a chiederglielo: quel mondo dei sogni sempre imprevedibile nei tempi e nel linguaggio, e quell’altro regno, della memoria, non meno imponderabile.

In una delle foto (immagine sopra), un volto di donna coperto da un velo sembra segnato dalle ingiurie della morte. Volto (della madre, ma della figlia stessa) che è inganno e consolazione, certezza e fantasia. È quindi con l’immagine che l’artista prova a colmare questo enorme silenzio del distacco ultimo. Tenta di ridare, o di riconoscere, realtà a ciò che è velato ai nostri occhi («Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia» – 1Cor 13,12). L’immagine fotografica è di per sé inaspettata epifania: come scrive Agamben, in ogni foto vi è l’esigenza «di cogliere il reale che si sta perdendo per renderlo nuovamente possibile» (“Il Giorno del Giudizio”). Nel caso di Bonora, l’apparizione ha una forza tale da voler diventare resurrezione, pur simbolica. Un tentativo di risposta alla grande domanda sulla morte e sull’eterno e, forse, anche alla supplica, dolce e oscura, della madre.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 16 settembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Pane ed eros, immagini dalla mostra “L’anatomia della coppia”

1 Lug

Qui la mia recensione della mostra.

Sarà visitabile fino al prossimo 25 settembre la personale di fotografia di  Maria Chiara Bonora, ferrarese classe 1980, dal titolo “L’anatomia della coppia”, allestito nel doppio spazio dell’Hotel Annunziata (Piazza della Repubblica, 5) e Poltrona Frau di Paolo Gavioli (Corso Porta Mare, 8/a). Ventiquattro fotografie per questa provocatoria esposizione a cavallo tra sessualità e gastronomia, curata da Francesca Occhi, anch’essa giovane e promettente fotografa, nonché ideatrice del progetto “Occhio al talento”, nel quale rientra la mostra.

Andrea Musacci

“L’anatomia della coppia”: quando il pane diventa osé

26 Giu

[Qui la pagina de la Nuova Ferrara con l’articolo]

Gli scatti fotografici di Maria Chiara Bonora indagano l’erotismo della Ciupèta. L’allestimento curato da Francesca Occhi sarà inaugurato martedì in doppia sede

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Maria Chiara Bonora e Francesca Occhi

Linee sinuose di corpi umani o di fragranti croste di pane, primissimi piani di forme calde, ambiguamente a cavallo tra appetito carnale e desiderio di gola. Maria Chiara Bonora, ferrarese classe 1980, torna a esporre il suo progetto fotografico “L’anatomia della coppia”, allestito nel doppio spazio dell’Hotel Annunziata (Piazza della Repubblica, 5) e Poltrona Frau di Paolo Gavioli (Corso Porta Mare, 8/a) e che verrà inaugurato martedì alle 18.30, rimanendo poi in parete fino al 25 settembre.

Ventiquattro fotografie per questa provocatoria esposizione a cavallo tra sessualità e gastronomia, curata da Francesca Occhi, anch’essa giovane e promettente fotografa, nonché ideatrice del progetto “Occhio al talento”, nel quale rientra la mostra. Protagonisti dell’esposizione sono tanto gli orli e i solchi di corpi umani, quanto, in una confusione piacevolmente ironica, la coppia ferrarese, detta anche “ciopa” o “ciupeta”, dal colore dorato e dal profumo invitante. I suoi “grustin” e “mulinott” assumono le sembianze di braccia, seni e labbra di carne, in una poetica per nulla didascalica, banale o volgare. Le immagini della Bonora riescono, anzi, a essere raffinate e mai leziose, tanto esplicite quanto stimolanti le fantasie più segrete, sensuali ma mai aggressive. Non bisogna, dunque, immaginarsi il linguaggio ormai stereotipato e pruriginoso di certi spot pubblicitari, che strumentalizzano la sessualità per ammiccare al consumo.

Il verbo “consumare” può essere applicato tanto al cibo quanto al sesso, ma sarebbe riduttivo usarlo per un simbolo della cultura gastronomica ferrarese come la “ciupeta”, quanto per l’amore carnale e per la stessa arte.

Il piacere dei cinque sensi nel progetto di Maria Chiara Bonora fa intrecciare, dunque, nutrimento ed erotismo, corporeità umana e fisicità del cibo. L’idea alla base della mostra può far riflettere sulle possibilità non nutritive, dietetiche o moralistiche legate alla gastronomia, ma di richiamo a un immaginario storico e culturale. Basti pensare, nei legami tra cibo e corpo, all’importanza del pane nel sacramento eucaristico cristiano: “Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo»” (Mt 26, 26).

Ma come nasce l’idea di questo progetto? «L’intuizione – ci spiega la Bonora – l’ho avuta nel 2008 facendo un esperimento in un circolo fotografico. È stata una sorpresa anche per me scoprire elementi dell’anatomia umana nel pane ferrarese». Da qui prende avvio la fase di ricerca, che la porta a scoprire come una delle teorie più diffuse sul significato delle forme della coppia ferrarese sia quella di una rappresentazione degli organi sessuali maschili e femminili, o di una coppia di amanti. È lei stessa a confermarci come, per via della forma inconfondibile, «non avrei potuto usare un altro tipo di pane per il progetto». Durante la fase di sperimentazione, la Bonora ci spiega, dunque, come riusciva a dar vita a «sfumature e contrasti tra dettagli appuntiti e linee morbide».

Infine, due parole su “Occhio al talento”, progetto ideato da Francesca Occhi finalizzato alla valorizzazione di nuovi talentuosi fotografi ferraresi. Forte, come si nota nel caso della mostra della Bonora, il legame col nostro territorio e l’idea che un progetto espositivo serio non possa non nascere senza una profonda fase di studio e di ricerca. Anche per questo, il prossimo autunno avranno luogo tre workshop con fotografi di qualità come Andrea Samaritani, Mustafa Sabbagh e Silvia Camporesi.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 26 giugno 2016

Il pane incontra l’eros in una mostra molto particolare

23 Giu

imagePer la tradizione ferrarese la coppia di pane è più che un alimento, è un simbolo: un simbolo al tempo stesso dolce e piccante. Queste due anomale caratteristiche sono state illustrate venerdì all’Osteria delle Porte Serrate di via Montebello, 79, con l’inaugurazione della mostra fotografica “L’anatomia della coppia” di Maria Chiara Bonora, a cura di Maria Livia Brunelli e in collaborazione con la Mlb home gallery. Una ventina di fotografie a colori che vogliono indagare, attraverso l’anatomia culinaria e umana, la sensualità tipica dell’eterno connubio tra eros e cibo: il colore ambrato della coppia si (con)fonde, infatti, con l’incarnato della pelle. L’appagamento del gusto, come quello sessuale, non riguarda solo bisogni fisiologici e di sopravvivenza personale e della specie, ma anche un piacere intellettuale e sensuale che trascende la mera necessità biologica.

In questo breve ma intenso viaggio tra i tavoli dell’Osteria scopriamo come la ciupèta ferrarese sia, dunque, rappresentazione dell’unione umana, dell’incontro di due corpi e dei loro sessi, sensazione ben resa dal calore e dalla fragranza che le fotografie sprigionano.

La mostra è vistabile tutti i giorni dalle 11 alle 15 e dalle 19 alle 23 (domenica sera e lunedì chiuso), fino al 31 marzo. Per informazioni e prenotazioni: Osteria delle Porte Serrate, tel. 0532.240464.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 gennaio 2013