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All’Ariostea fra Diderot e lo spettacolo di Silvio Orlando

13 Feb

Silvio-Orlando-recita-Diderot-3-modifiedOggi alle 17 nella Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea in via Scienze, 17 ci sarà l’incontro dal titolo “Il nipote di Rameau: Diderot e l’altro”, con Sandro Cardinali e Paola Zanardi. In occasione dello spettacolo “Il nipote di Rameau”, di e con Silvio Orlando, al Teatro Comunale di Ferrara dal 14 al 16 febbraio, l’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara organizza questo incontro per riflettere sul testo del filosofo francese, dedicato al rapporto fra l’irrazionale ripartizione del potere e della ricchezza, e la coscienza morale.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 12 febbraio 2014

Il tema dell’empatia in Aby Warburg

9 Feb

Venerdì a Palazzo Schifanoia in via Scandiana, 23 ha avuto luogo un nuovo approfondimento sul Salone dei Mesi. L’appuntamento, organizzato dall’Istituto di Studi Rinascimentali in collaborazione con i Musei civici di Arte antica, ha visto l’introduzione di Marco Bertozzi e la relazione di Andrea Pinotti, docente di Estetica all’Università di Milano sul tema dell’empatia in Aby Warburg. La relazione introduttiva compiuta dal prof. Bertozzi ha ben inquadrato le varie accezioni del termine “empatia”, definita come “arcipelago di diversi sensi, non sempre facilmente decifrabili”. Intesa letteralmente come “essere dentro la sofferenza, il sentimento, la passione”, e dunque in quanto compartecipazione emotiva (“mettersi nei panni dell’altro”), l’empatia può riguardare anche il rapporto tra un soggetto e un oggetto o un paesaggio, un luogo, un’immagine. Riflessione, questa, continuata dal prof. Pinotti, il quale ha inizialmente posto l’accento sul come essere empatici comporti un cambio di prospettiva, un’immedesimazione. Ha, quindi, cercato di illustrare il tema attraverso diversi esempi: dai neuroni-specchio all’etnoempatia, dall’autismo a “Blade Runner”, passando per l’analisi dell’ancella nella “Nascita del Battista”, affresco della Capella Tornabuoni a Santa Maria Novella a Firenze. L’analisi artistica è poi proseguita con la “Medea” di Rembrandt (1648), rappresentata mentre medita la tragica vendetta. Infine, il Salone dei mesi, la cui astrologia è descritta da Warburg come tentativo “empatico” di ricondurre il caos celeste al cosmo, di trovare una spiegazione comprensibile.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 09 febbraio 2014

Condividere la cultura, grande bene comune

12 Gen

Bellatalla DeweyVenerdì scorso, nella tradizionale sede della Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea la prof.ssa Luciana Bellatalla dell’Università di Ferrara ha inaugurato il ciclo “Viaggio Nella Comunità dei Saperi. Istruzione e Democrazia”, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. La docente ha iniziato la propria relazione, dedicata al tema “John Dewey, ovvero l’educazione per una società aperta e complessa”, partendo dalla riflessione sul rinnovamento della democrazia attraverso un nuovo rapporto tra individualità e collettività.

I saluti dell’Assessore alla Cultura Massimo Maisto, centrati sul binomio cultura-comunità, hanno preceduto l’introduzione di Daniela Cappagli e la presentazione di Fiorenzo Baratelli, presidente del Gramsci di Ferrara. Quest’ultimo nel suo intervento ha dedicato alcune riflessioni alle mancanze delle democrazie moderne (apatia, scarso senso civico, infantilizzazione dell’opinione pubblica) e ai requisiti dell’alfabetizzazione, della conoscenza, del senso critico e della condivisione, più che mai fondamentali in un sistema “aperto e complesso” come quello contemporaneo.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 12 gennaio 2014

(nella foto, da sx: Fiorenzo Baratelli, Massimo Maisto, Luciana Bellatalla, Daniela Cappagli)

Moschi e Miegge ricordano il filosofo francese Ricoeur

13 Nov

Moschi-Miegge

È stato Antonio Moschi a introdurre e coordinare l’incontro dedicato a Paul Ricoeur, svoltosi martedì 5 novembre alle 17 nella Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea. L’appuntamento, dal titolo “Paul Ricoeur: la vita come narrazione”, è stato organizzato in collaborazione con l’Istituto Gramsci e con l’ISCO di Ferrara, e ha visto come relatore il prof. Mario Miegge. Nel centenario della nascita del filosofo francese, scomparso nel 2005, Miegge ha tentato di spiegare il senso della frase: “Il filosofo ermeneuta è sempre di fronte a un fuori da sé”. In questo, infatti, risiede la svolta della filosofia ermeneutica rispetto al passato: non più la ricerca del “fondamento del mondo” ma un rapporto circolare tra soggetto ed oggetto.

Il punto di vista dell’ermeneuta, quindi, non è più oggettivo, ma si attua in un movimento di avvicinamento-distanziamento tipico del momento interpretativo. È attraverso questo processo, e passando anche per una critica “ermeneutica del sospetto”, che il soggetto si modifica, si costituisce. Attraverso la “narrazione”, il racconto nel tempo, è possibile, per il singolo o per il gruppo (ad esempio, il popolo d’Israele), compiere un autentico discorso sull’identità.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 13 novembre 2013

Il ricordo di Camus è vivo grazie a Baratelli e Sansonetti

12 Nov

Circa un secolo fa, il 06 novembre 1913, nacque uno dei più grandi scrittori e filosofi del Novecento, Albert Camus. L’incontro per ricordarlo, svoltosi giovedì 7 novembre alle 17 nella Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea, ha visto confrontarsi Giuliano Sansonetti, docente dell’Università di Ferrara e Fiorenzo Baratelli, presidente dell’Istituto Gramsci, che ha organizzato l’evento insieme all’ISCO di Ferrara. Proprio quest’ultimo ha incentrato la prima parte del suo intervento sulla coppia “assurdo – rivolta”. Per “assurdo”, ha spiegato Baratelli, si intende “la contraddizione tra l’irragionevolezza del mondo e il bisogno, tipico dell’uomo, di chiarezza, di dare un significato”. La filosofia per Camus non è la costruzione di un sistema astratto, ma la domanda sul senso dell’esistenza, sul fatto se la vita sia degna di essere vissuta. Sisifo è colui che è stato punito da Zeus a spingere un masso sopra la cima di un monte; masso che, per l’eternità, rotola giù, rinnovando all’infinito la pena di Sisifo. Per Camus mentre la seconda parte – il masso che cade ogni volta – è la sofferenza della coscienza, il fatto di poterlo riportare in cima è, invece la “rivolta” dell’uomo, rivolta che dev’essere sempre collettiva, mai solitaria (“io mi rivolto, dunque noi siamo”).

Camus AriosteaSansonetti si è invece soffermato su Camus come “uomo mediterraneo, in quanto tutta la sua opera è intrisa di questa sensibilità”, di questo amore per l’Italia, la Spagna, l’Algeria, sua patria. Questo amore per la terra è amore per la finitezza del reale, una profonda pietà per la condizione umana, con un senso del tragico di richiamo nietzschiano.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 12 novembre 2013

Si ricorda Camus a cento anni dalla nascita

7 Nov

Il nuovo incontro letterario organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara si svolgerà oggi alle ore 17 nella Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea in via delle Scienze, 17. Proprio il giorno del centenario della sua nascita, l’incontro sarà dedicato alla figura e all’opera di Albert Camus, filosofo e scrittore francese deceduto in un incidente stradale il 04 gennaio 1960. Tra i maggiori esponenti, insieme a Jean Paul Sartre, dell’esistenzialismo ateo, ha incentrato la sua riflessione intorno al concetto di assurdo, sul quale si fonda l’esistenza umana. Tra le sue opere, Il mito di Sisifo (1942), Lo straniero (1942), Caligola (1944) e La caduta (1956).

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 07 novembre 2013

All’Ariostea incontro sull’ultimo Foucault

20 Ott

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L’incontro sul tema “L’‘etica del sé di Michel Foucault” si è svolto venerdì pomeriggio nella Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea. Matteo Distaso ha introdotto la relazione di Filippo Domenicali, studioso ferrarese classe ’80, il quale si è concentrato sulle ultime due opere del filosofo, “L’uso dei piaceri” e “La cura di sé”, usciti nel 1984, anno della sua morte. I suoi studi, sempre incentrati non sul potere ma sull’analisi del soggetto, su una “genealogia del soggetto moderno”, negli ultimi anni producono il concetto di “gouvernement ‘par’ la verité”, una “verità comune” ai governanti e ai governati, già negli anni ’80 rappresentata dal neo-liberalismo. Da qui le riflessioni sull’ “etica del sé”, alla ricerca di una nuova soggettivazione, di nuovi spazi di libertà nel soggetto, finalizzati a una “politica di noi stessi” che possa essere realmente liberatrice.

L’incontro, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, fa parte del ciclo di conferenze dal titolo “Europa una vecchia, buona idea. Percorsi etici nel ‘900 europeo”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 20 ottobre 2013

(nella foto, da sx: Matteo Distaso e Filippo Domenicali)

Mons. Negri e il piano della “nuova evangelizzazione”

10 Ott

Ieri alle ore 18 in via Boccacanale di Santo Stefano, 24, presso il salone di Casa Cini, ha avuto luogo l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2013-2014 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “B.Giovanni Tavelli da Tossignano”. Per l’occasione vi è stata la prolusione di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio.

L’intervento di Negri ha avuto come nucleo il concetto di “nuova evangelizzazione”, vale a dire una rinnovata missione della Chiesa nel mondo, anche nella “vecchia Europa”, patria dell’ideologia dell’individualismo libertario. Questa ha trasformato, per usare le parole di Mons. Cafarra, “la verità in opinione, il bene in benessere, la ricerca della giustizia in giustizialismo.” La nuova evangelizzazione non è un “mero discorso, una teoria”, ma il riproporre “l’evento di Cristo, l’incontro hic et nunc con Lui, un evento che coinvolge la persona nella sua totalità.” Da qui riparte una nuova presenza della Chiesa, che non significa “né presa di distanza dal mondo né autoscioglimento in esso.” Tutto ciò esige che la Chiesa riprenda una “funzione educativa” nei confronti del popolo, partendo dal “nesso tra carità e verità” che Benedetto XVI ha ben esplicitato nella sua ultima enciclica.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 10 ottobre 2013

Mons. Negri inaugura l’anno di Scienze Religiose

9 Ott

Stasera alle ore 18 in via Boccacanale di Santo Stefano, 24, presso il salone di Casa Cini, vi sarà l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2013-2014 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “B.Giovanni Tavelli da Tossignano”. Per l’occasione vi sarà la prolusione di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio.
L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “B.Giovanni Tavelli da Tossignano” è nato il 28 luglio 2012 dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica della Santa Sede, ed è un’istituzione accademica promossa dalla Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna e collegata alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Il corso degli studi è articolato in tre anni, necessari per raggiungere la “Laurea in Scienze Religiose” . Le lezioni hanno preso avvio il 19 settembre scorso.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 09 ottobre 2013

 

Maritain e il suo umanesimo integrale all’Ariostea

29 Set

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Nel 1936 uscì in Francia un testo destinato a segnare la riflessione teologica e filosofica di tutto il Novecento: “Umanesimo integrale” di Jacques Maritain. Quest’opera, che raccoglie sei lezioni tenute nel 1934, è stata al centro della conferenza tenutasi ieri alle ore 17 nella Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea. L’incontro dal titolo  “L’umanesimo integrale di Jacques Maritain e il rapporto cattolicesimo-democrazia” fa parte del ciclo d’incontri “Europa, una vecchia, buona idea. Percorsi Etici nel Novecento Europeo” organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Dopo l’introduzione di Fiorenza Bonazzi, vi è stata la relazione di Maurizio Villani il quale ha sottolineato la centralità del tomismo nel pensiero di questo intellettuale così importante per la formazione della coscienza democratica del ‘900. Mentre l’umanesimo post-medievale era per sua natura antropocentrico, l’umanesimo integrale riconosce nell’apertura alla trascendenza, a Dio l’essenza dell’uomo e nella centralità della persona umana il fondamento della nuova cristianità. Quest’ultima si presenta come alternativa al liberalismo borghese, al marxismo e al fascismo ma anche come superamento della vecchia cristianità medievale.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 28 settembre 2013