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Incontro sull’umanesimo integrale di Maritain

27 Set

“Europa, una vecchia, buona idea. Percorsi Etici nel Novecento Europeo” è un ciclo di incontri in programma alla Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea di via Scienze, organizzati dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Oggi vi sarà un nuovo incontro dal titolo “L’umanesimo integrale di Jacques Maritain e il rapporto cattolicesimo-democrazia”. Relatore della conferenza – che avrà inizio alle ore 17 – sarà Maurizio Villani, docente e studioso di filosofia, mentre ad introdurre sarà Fiorenza Bonazzi.

L’opera “Umanesimo integrale” del 1936 raccoglie sei lezioni tenute da Maritain nel 1934 presso l’Università di Santander, nelle quali delinea l’ideale storico di una nuova Cristianità e di un nuovo umanesimo, alternativo al marxismo, al liberalismo e al fascismo.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 27 settembre 2013

Adorno e Moravia riaprono gli incontri all’Ariostea

18 Set

Adorno Ariostea

Venerdì pomeriggio, alle ore 17 presso la Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea, sono ripresi gli incontri del ciclo “Europa: una vecchia, buona idea. Percorsi etici nel novecento europeo”. La rassegna di eventi è curata dall’Istituto Gramsci di Ferrara, diretta da Fiorenzo Baratelli. Il settimo incontro ha visto il prof. Piero Stefani e Paola Gnani dialogare sull’opera di T. Adorno “Minima moralia”, una delle più celebri e discusse del pensatore tedesco, raccolta di 153 aforismi scritti nel 1951. Adorno fu uno degli esponenti di spicco della Scuola di Francoforte ed uno degli intellettuali fuggiti all’avvento del nazismo, prima in Inghilterra (nel ’34) e poi negli USA. Come ha spiegato Gnani, “nell’opera in questione l’autore cerca di dare agli europei una panoramica dettagliata dei problemi che una società fondata sul modello americano portava con sé.” Le sue “riflessioni da una vita danneggiata” (così recita la traduzione letterale del sottotitolo), partendo dall’immane tragedia del conflitto bellico e dell’Olocausto, cercano di “portar fuori il rimosso dell’Occidente”, attraverso una critica del razionalismo totalizzante e dell’alienazione delle società più evolute. Stefani, infine, ha analizzato dal punto di vista strettamente filosofico alcuni dei temi sviscerati da Adorno.

Una delle opere italiane più discusse, e a suo modo scandalose, del Novecento. Un autore tra i più prolifici e importanti nello scenario contemporaneo. Il tutto discusso presso la Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara. Sono questi gli ingredienti della conferenza su “Gli indifferenti” di Alberto Moravia svoltasi lunedì alle ore 17, all’interno del ciclo “Italiani, brava gente! Rileggere i caratteri degli italiani”. Marcello Folletti ha introdotto l’ottimo intervento del prof. Carlo Cazzola, il quale con il supporto di alcune slide ha presentato un’originale analisi del romanzo d’esordio dello scrittore. La relazione è partita dalla riflessione di alcuni passi della “Politica” di Aristotele dedicati al concetto di “medietà”, di classe media. Il ragionamento si è quindi sviluppato sul parallelismo con alcuni passaggi de “I promessi sposi” di Manzoni, per sottolineare come in Moravia, a differenza dell’Ottocento, “la borghesia non ha più una propria ideologia, se non la propria sopravvivenza, fino a quando…non si sa.” Il relatore ha così ben espresso l’inconsistenza e la spietatezza tipica dei personaggi borghesi moraviani, la loro vacuità alienata. L’intervento si è concluso con l’analisi di un passaggio di Carlo Emilio Gadda dedicato appunto al confronto tra Manzoni e Moravia.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 18 settembre 2013

La fede e le scelte di Etty Hillesum

16 Giu

2013-06-14 17.28.09

Il volume “Etty Hillesum. Osare Dio” è stato presentato venerdì alle 17 nella Sala della Musica in via Boccaleone. Gli autori, Don Alessandro Barban e Antonio Carlo Dall’Acqua, hanno discusso di questa straordinaria personalità insieme a Edoardo Nannetti e a Arianna Chendi. Etty Hillesum è un’intellettuale ebrea olandese morta trentenne ad Auschwitz nel ’43, insieme al fratello Mischa e ai genitori, mentre l’altro fratello, Jaap, morì a Lubben, in Germania, il 17 aprile 1945. I suoi diari, scritti tra il ’41 e il ’43, e le sue lettere del ’42-’43 sono una stupenda testimonianza del suo coraggio e della sua spiritualità. Don Alessandro Barban, ferrarese e Priore generale dei monaci Camaldolesi, ha analizzato la vita di Hillesum partendo dalle sue origini ebraiche, dalla scoperta della fede e dalla scelta del “sacrificio”, tratti che l’accomunano a grandi donne del ‘900 come Edith Stein, Hannah Arendt e Simone Weil. L’autore ha, inoltre, affrontato il suo rapporto con Julius Spier e la sua idea di amicizia in relazione alla coppia fiducia/futuro. Questi temi sono stati ripresi e discussi dall’altro autore, Antonio Carlo Dall’Acqua.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 16 giugno 2013

(nella foto, da sx: Don Alessandro Barban, Arianna Chendi, Edoardo Nannetti, Antonio Carlo Dall’Acqua)

All’Ariostea l’incontro su Edith Stein e il concetto di “empatia”

19 Mag

Stein Ariostea

Venerdì alle ore 17 presso la Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea si è svolto il sesto incontro del ciclo, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’ISCO, “Europa: una vecchia, buona idea. Percorsi etici nel novecento europeo”. La Conferenza dal titolo “Empatia. A partire da Edith Stein” è stata tenuta dal prof. Giuliano Sansonetti dell’Università di Ferrara, e presentata da Roberto Cassoli. Edith Stein, alias Teresa Benedetta della Croce, è stata una religiosa e filosofa ebrea-tedesca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, morta ad Auschwitz nel 1942. Nel 1998 Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata Santa e l’anno successivo Compatrona d’Europa.

Fra i suoi massimi contributi, vi e’ il tema dell’empatia, da lei sviluppato fin dalla tesi di dottorato presentata nel ’17. La riflessione e’ partita dal concetto husserliano di “vissuto” (erlebnis) e dalla prima definizione di “empatia” come non un’immedesimazione totale, ma neanche come un annullamento della distanza, della diversita’, dell’altro. Secondo Stein esiste una dialettica tra l’identico e il diverso per cui l’io, nonostante la sua singolarita’ e la sua “insopprimibile solitudine” ha la possibilita’ di relazionarsi e di comprendere l’altro, per via della comune natura umana.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 19 maggio 2013

Biblioteca Ariostea, riuscito l’incontro con Bertozzi dedicato ai “passages” di Benjamin

24 Apr

passage bertozzi

Europa, una vecchia, buona idea. Percorsi Etici nel Novecento Europeo” è il titolo del ciclo di incontri a cura dell’Istituto Gramsci di Ferrara e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Venerdì pomeriggio si è svolto il quinto dei dieci incontri nella sala Agnelli della Biblioteca Ariostea di via Scienze. Il prof. Marco Bertozzi ha tenuto l’incontro “Walter Benjamin: immagini di città”, dedicato alla Parigi raccontata dal grande filosofo tedesco, suicidatosi nel 1940, e introdotto dall’intervento di Riccardo Lavezzi. I passages parigini raccontati da Charles Baudelaire e da Edgar Allan Poe ne “L’uomo della folla” sono fonte d’ispirazione per Benjamin, la cui analisi è importante per spiegare il passaggio, nel XIX secolo, dalla società borghese alla società di massa anche come passaggio dalla figura del flaneur, “malinconico e indolente”, a quella del detective, dell’investigatore kracaueriano. Gli specchi delle vetrine e dei locali sono simbolo del sogno, del mito, dell’illusione e del mistero che domina l’atmosfera parigina: i passages sono dunque “santuari del culto dell’effimero” (Aragon, “Passage de l’opera”), culto che è quasi una nuova religione, luoghi dove si affollano le merci-feticcio, anche quelle umane, le prostitute. Luogo di sogno e di desiderio è dunque Parigi, città dell’illusione per eccellenza, non solo capitale del XIX secolo, ma anche “grande prostituta” che con le sue luci, i suoi specchi e le sue merci esposte abbaglia il visitatore, lo cattura in un miraggio dal quale uscirà deluso.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 23 aprile 2013

L’estetica del paesaggio nel cinema di Michelangelo Antonioni

19 Apr

doris-gatti

Martedì 9 aprile si è tenuta l’ultima conferenza del ciclo “Sinfonie Urbane. La ricerca di un posto nel paesaggio”,  a cura di Doris Cardinali, nell’ambito del Piano Michelangelo Antonioni. La conferenza, dal titolo “Finis terrae: i margini del mondo. L’estetica del paesaggio in Michelangelo Antonioni”, è stata tenuta dal prof. Andrea Gatti dell’Università degli Studi di Ferrara. Nella Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea, dopo l’introduzione di Doris Cardinali, il docente ha spiegato come “la riflessione filosofica possa aiutarci ad analizzare i film di Antonioni”. In particolare si può notare rispetto ai suoi primi film il passaggio “da una visione pratica, concreta ad una visione estetica, ideale del paesaggio, da un certo neo-realismo ad un’accezione visionaria e astratta del paesaggio”. L’estetica del paesaggio come disciplina specifica è un’invenzione inglese del ‘700, anche se oggi è da molti considerata obsoleta. Il prof. Gatti ha proseguito esponendo la sua preferenza per la svolta internazionale nella filmografia antonioniana, quella, cioè, da Blow-up (1966) a Professione:reporter (1975). L’intervento si è concentrato su Zabriskie Point (1970): per il docente, innanzitutto, il regista ha scelto la Death Valley come paesaggio per questo film in quanto “luogo sublime e pieno di estreme contraddizioni che scuotono le nostre certezze”. È un luogo vivo e morto al tempo stesso, è un luogo sterile, ma dal quale può nascere una forza creatrice. Per concludere, nell’estetica del paesaggio di Antonioni il concetto di “margine” è un concetto molto presente. Egli, infatti, usa spesso “paesaggi che sono luoghi di margine”, in quanto in questi “può avvenire l’incontro tra opposti, tra reale e irreale, tra reale e immaginazione”.

Andrea Musacci

L’estetica del paesaggio in Antonioni secondo Andrea Gatti

7 Apr

gatti

“Finis terrae: i margini del mondo. L’estetica del paesaggio in Michelangelo Antonioni” è il titolo della conferenza che il Prof. Andrea Gatti, dell’Università degli Studi di Ferrara, terrà martedì 9 aprile nella Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea. L’incontro, che avrà inizio alle ore 17, fa parte del ciclo “Sinfonie Urbane. La ricerca di un posto nel paesaggio” a cura di Doris Cardinali, in collaborazione con l’associazione Amici della Biblioteca Ariostea, nell’ambito del Piano Michelangelo Antonioni.
Il titolo dell’intervento rimanda “agli aspetti elusivi ed eterogenei che il paesaggio assume nel cinema di Michelangelo Antonioni”. Obiettivo di questa relazione è di indagare l’estetica del paesaggio di Antonioni soprattutto attraverso gli scritti, le note private e le interviste.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 07 aprile 2013

Dal saggio della Poli sulla consulenza filosofica alle poesie di Gnudi

2 Feb

nicoletta poli

“Vite controvento. La consulenza filosofica individuale” è il titolo del saggio, uscito nel 2012, di Nicoletta Poli, presentato mercoledì nel pomeriggio alla Biblioteca Ariostea. Insieme all’autrice hanno conversato Luigi Grassi (docente di psichiatria a Ferrara) e la scrittrice ferrarese Ines Cavicchioli. La consulenza filosofica è nata nel 1981 in Germania come dialogo che parte dal racconto delle difficoltà del consultante, ma che non dà risposte definitive, in un movimento, dunque, maieutico e dialettico tra i due soggetti. La Cavicchioli ha aperto il dibattito mettendo l’accento sulla “confusione destrutturante” tipica del Novecento da Heidegger in poi, l’ultimo filosofo a porre il tema del senso con una profondità esistenziale. Grassi ha dunque dato spazio al tema della multidisciplinarietà (filosofia e psichiatria, in primis) come via necessaria di ri-umanizzazione in Occidente. L’autrice, infine, ha spiegato come questo tipo di “filosofia applicata” inviti il soggetto a scegliere il “dolore come alleato”, nel senso di affrontare le forze oscure, i “demoni dentro di noi” come tappa fondamentale per la propria crescita spirituale.

Le poesie di Gnudi

Si intitola “Il filo di Afrodite” l’ultima raccolta di poesie di Sergio Gnudi che oggi, alle 17, viene presentata alla Sala Agnelli, sempre della Biblioteca Ariostea in via delle Scienze. Nel corso dell’incontro, aperto a tutti gli interessati, l’editore estense Riccardo Roversi dialoga con l’autore. Amore, dolore, speranza sono i temi che governano quest’ultimo libro di poesie. E’ questo l’epilogo di una trilogia iniziata nel 2009 con “A Cinzia” e nel 2010 con “Raccontami o Dea”, che insieme ci dicono molto sul mondo poetico del loro autore. Ci dicono ad esempio della sua predilezione per i modelli greci e latini, letterari e filosofici, inoltre manifestano la scelta di un vocabolario ricco e raffinato, tuttavia disposto a farsi comprendere e ciò, in qualche modo, come reazione allo sperimentalismo che ha contrassegnato le raccolte dell’esordio.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 01 febbraio 2013

Il convegno internazionale sui “Caratteri” filosofici

27 Gen

caratteri

Ieri alla sala Agnelli della Biblioteca Ariostea si è svolta la prima di due giornate del convegno internazionale “Caratteri: filosofia e arte dell’espressione” (nella foto), a cura del Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Ferrara. Secondo il filosofo Nicola Abbagnano per “carattere” si intende sia “il segno, o l’insieme di segni, che contraddistingue un oggetto” sia “il modo d’essere o di comportarsi di una persona”. Il direttore del Dipartimento Matteo Galli ha introdotto la giornata ricordando gli studi di Elias Canetti sul tema. A seguire interventi di Paola Zanardi, Patrizia Castelli e Andrea Gatti. In particolare, la Zanardi ha ricordato il “carattere schivo e riservato di Giancarlo Carabelli – a cui è dedicato il convegno -, poco interessato al pubblico encomio”. Dal filosofo scozzese David Hume via alla seconda parte gli interventi di Eugenio Lecaldano della Sapienza di Roma ed Emilio Mazza dello Iulm di Milano. Oggi altri interventi dalle 9 alle 13.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 26 gennaio 2013