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L’ebraismo ferrarese tra memoria e futuro

23 Mag

Asti, 16 aprile 1938: al centro Ermanno Tedeschi con la moglie Magda Tedeschi. Al fianco di Ermanno la sorella Aurelia con il marito Guido Debenedetti.  Seduto, con le mani sulle ginocchia, Marcello Tedeschi con la cugina Alda Debenedetti Jesi

“Una racchetta da tennis racconta. Ricordi familiari della Ferrara ebraica” è il nuovo libro di Ermanno Tedeschi: aneddoti e riflessioni

di Andrea Musacci

Tutta la vita in una racchetta da tennis. È possibile? Forse sì. Ma, si badi bene, non si intende concentrare un’intera esistenza dentro un pur nobile gioco ma, in questo, vedere l’essenza della vita vincere sulla morte, la compagnia, la gioia e la condivisione trionfare sullo spirito demoniaco. Insomma, la fede e la speranza avere l’ultima parola nonostante l’immagine tragedia della Shoah.

Questo ha voluto trasmetterci Ermanno Tedeschi, curatore, critico d’arte e scrittore torinese di origini ferraresi, nel suo nuovo libro “Una racchetta da tennis racconta. Ricordi familiari della Ferrara ebraica” (Silvio Zamorani editore, Torino, 2023). 

Il libro è stato presentato il 22 maggio al MEIS con interventi di Umberto Caniato (Presidente del Circolo Marfisa), Luciano Meir Caro (Rabbino capo di Ferrara), Dario Franceschini (Presidente Giunta elezioni e  Immunità parlamentari), Marcello Sacerdoti, Amedeo Spagnoletto (Direttore MEIS) e Silvio Zamorani (editore).

LA MEMORIA

Le radici estensi di Tedeschi sono nel ramo paterno: il padre Marcello si era trasferita da giovane a Torino per esercitare la professione di medico. Nel capoluogo piemontese a fine anni ’50 ha conosciuto e poi sposato Elsa Momigliano: dal loro amore, oltre a Ermanno sono nati Lino e Arturo. «Le radici ferraresi ereditate da mio padre sono sempre state molto forti in me e in tutta la mia famiglia», spiega Ermanno Tedeschi. Così, il fine settimana era rituale trascorrerlo a Ferrara: «allora non esisteva il Freccia Rossa e il viaggio era lungo, ma la gioia di vederla e respirare l’aria della grande casa di via Bersaglieri del Po facevano dimenticare ogni fatica. Durante quelle visite, non mancavamo mai di entrare nel negozio di giochi, in sinagoga, di andare al ristorante, da Giovanni o alla Provvidenza, e, naturalmente, al cimitero ebraico per recitare una preghiera sulla tomba del nonno Ermanno».

Ma il racconto più affascinante nel libro è quello di Marcello Tedeschi, padre di Ermanno, morto nel 2020, figlio di Magda ed Ermanno.

Marcello raccolse le proprie memorie dieci anni fa: ricordi amari ma sempre innervati da una tenacia che lo ha portato a superare ogni sorta di difficoltà. A partire da quel maledetto anno 1938: «eravamo in vacanza a Rimini quando fu annunciata l’imminente promulgazione delle leggi razziali. Stupore, smarrimento, tristezza, previsioni fosche. Era un fulmine a ciel sereno. In quegli anni abitavamo a Venezia (…). Comunicarono a mio padre che era stato sollevato dal suo lavoro per telefono. Andò quindi nel suo ex ufficio alla stazione Santa Lucia per gli adempimenti del caso. Alcuni dei colleghi avevano gli occhi lucidi. Io ho frequentato il liceo fino al fatidico 1938. Un giorno ho trovato nel grembiule nero un biglietto con sopra scritto “S. P. Q. E.” (Sempre Porci Questi Ebrei)». Poi, «da Venezia ci trasferimmo a Ferrara nella vecchia residenza di via Bersaglieri del Po 31. Per anni, fino alla fine del 1943, abbiamo trascorso una vita grigia di apartheid». 

Tedeschi racconta di quando fortunosamente scampò al rastrellamento dei poliziotti italiani e dei militari tedeschi. E poi la famiglia che si rifugia nella cascina di Porotto, dove ascoltano Radio Londra, poi a Sabbioncello San Pietro grazie all’aiuto di un dirigente fascista locale, e poi a Loano nel savonese, a Demonte vicino Cuneo, in una drammatica e avventurosa fuga per raggiungere la Svizzera. E quel bigliettino gettato dal carro bestiame dal fratello di Marcello, Arrigo, che purtroppo non ce la farà e morirà ad Auschwitz nell’ottobre ‘43.

Marcello e la sua famiglia, invece, riuscirono a tornare in Italia, prima a Firenze in un campo per rifugiati, poi a Ferrara.

IL FUTURO

Sulla Comunità ebraica ferrarese nel libro emergono alcuni spunti interessanti. «Dopo la Liberazione – scrive l’autore -, la comunità ebraica ferrarese è decimata e in totale declino. Oltre a quelli uccisi barbaramente dai nazi-fascisti molti avevano lasciato la città prima del 1938 per trovare lavoro altrove o all’estero. Oggi la comunità ebraica di Ferrara conta circa ottanta iscritti tra cui alcuni che vivono a Cento, Forlì, Lugo e Ravenna o in altre città in Italia e all’estero. Il tempio viene regolarmente aperto per le funzioni di Shabbat e delle festività principali anche se si fatica a raggiungere il numero di dieci uomini necessario per la celebrazione delle preghiere». 

E l’avv. Marcello Sacerdoti, figlio dello storico Rabbino Simone, spiega: «il futuro purtroppo non è esaltante, i numeri diminuiscono, non ci sono giovani, e il destino pare segnato. Desidero però evidenziare che già in passato in piccole comunità si è assistito all’immigrazione di ebrei provenienti da Paesi dove venivano discriminati (per esempio Egitto, Libia). (…) Quando ho ricoperto la carica di consigliere mi sono “dannato” per far venire un paio di famiglie a ripopolare la comunità. Purtroppo non si è arrivati a niente. (…) Il MEIS, un paio di famiglie (anche all’estero, vedi Venezuela, Argentina, ex Jugoslavia, Ucraina) potrebbero dare nuova linfa ed entusiasmo». 

L’attuale Rabbino Capo Luciano Meir Caro, invece, riflette così: «C’è un futuro per le piccole comunità? La risposta non è facile. Ritengo che negli anni passati qui, analogamente a quanto accade in comunità grandi e piccole, il problema non è mai stato affrontato come esigenza prioritaria. Inoltre nel tempo sono venuti a diminuire drasticamente i numerosi studenti israeliani ed ebrei che frequentavano la nostra comunità. La partecipazione alla vita religiosa è scarsa ma in linea con quanto avviene altrove. (…) La speranza è che l’afflusso di qualche famiglia ebraica da altre comunità concorra a garantire un futuro a un’istituzione prestigiosa che ha dato importanti contributi alla cultura italiana».

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 26 maggio 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

La mostra di Carrus da oggi nella Galleria Artè

20 Giu

Una foto di Carrus

Una foto di Carrus

Dopo la mostra di Paolo Cutrano a Palazzo Scroffa, oggi alle 17.30 la gallerista Nadia Celi inaugura la mostra “Al di là dei sogni” di Lorenzo Carrus. L’esposizione, visitabile fino al 3 luglio nella Galleria Artè Primaluce in Via Ripagrande, 84 a Ferrara, presenta ventitré opere di questo fotografo torinese che, dopo diverse collettive, è alla sua prima mostra personale. Carrus nasce a Torino nel 1962 in una famiglia di origini sarde. A 16 anni viene assunto come “ragazzo di bottega” nello Studio Fotografico di Luigi Bertazzin, dove nasce la sua passione per l’arte fotografica.

Nei suoi scatti, spesso dedicati alla sua amata Torino, chiara è la volontà di cogliere l’essenza della vita nei particolari, nella bellezza del reale. La mostra è visitabile martedì, giovedì, venerdì e sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 20 giugno 2015

Il performer Nicola Galli protagonista a Torino

12 Giu

11391127_939877669366629_4096451881459974791_nIl giovane perfomer ferrarese Nicola Galli sarà protagonista oggi alle 18 al MEF – Museo Ettore Fico di Torino (in Via Francesco Cigna, 114), con la performance “O | proiezione dell’architettura ossea”, in occasione dell’Interplay Festival. Galli è ideatore e protagonista di questo progetto prodotto da Urbanica Festival e Teatro Julio Cortazar di Pontelagoscuro.
“O | proiezione dell’architettura ossea” è una breve performance che fa parte del progetto MDV, assieme all’installazione corporea “prime visioni sottocutanee” e all’installazione OSSO. Il performer si muove su una piattaforma quadrangolare agendo sulla massima estensione e compressione delle singole articolazioni.
Lo spazio bianco e quadrato, analizzato secondo lo studio sulla proporzione umana e lo sviluppo naturale della spirale logaritmica, viene interpretato nella sua semplicità: una geometria statica caratterizzata dalla ripetizione di quattro lati eguali e quattro angoli uguali.
Il corpo disegna segmenti e figure che segnano la morbida superficie ricoperta di pluriball, attraverso il peso proiettato al suolo durante l’esecuzione. Il continuo passaggio del performer rilascia un residuo grafico e sonoro, accelerando la visione futura dell’endoscheletro.
Nicola Galli, classe 1990, formatosi come ginnasta agonista, si è poi avvicinato alla pratica corporea studiando i linguaggi del teatro fisico e della danza presso il Teatro Nucleo di Ferrara. Come danzatore ha lavorato dal 2010 al 2014 nella compagnia di danza CollettivO CineticO.
Dal 2013 è direttore artistico e responsabile immagine di Totem Arti Festival, la cui III edizione si è svolta dal 5 al 7 giugno scorsi.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 12 giugno 2015

Berth si racconta a Radio Flash

2 Lug

Matthew Berth locandina logoMatteo Bertello, in arte Matthew Berth, è un cantante, chitarrista e paroliere, torinese d’origine e ferrarese d’adozione. Oggi dalle 21 alle 22 sarà ospite sulla radio torinese “Radio Flash” nel programma “Radio Londra” per presentare qualche inedito, aggiornamenti sulle date del tour estivo di cover acustiche e curiosità sulla scena britpop. Classe ’84, Bert tra le sue influenze musicali evidenzia soprattutto Oasis, Pulp, Suede, The Stone Roses, Elastica, The Jam, Style Council, Paul Weller, oltre a Beatles, Who, Kinks e Small Faces. Nel 2004 si trasferisce a Leeds e da lì inizia a suonare in varie città inglesi. Dal 2012 si spende in diverse esperienze musicali italiane, continuando a scrivere inediti in lingua inglese e ultimamente anche in italiano.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 02 luglio 2014

Alessio e Sfiggy vanno a Torino

31 Gen

Alessio Bolognesi Mr. SfiggyAlessio Bolognesi e il suo Sfiggy alla conquista di Torino. L’artista ferrarese e il buffo e “diabolico” protagonista delle sue opere da oggi fino al 1 marzo parteciperanno, infatti, alla mostra “Sfiggy Invasion” in programma alla Square23 Art Gallery, in via San Massimo, 45. Oltre alle numerose opere presenti nella galleria, sabato 1 e domenica 2 febbraio Alessio Bolognesi avrà l’onore di realizzare un mural in corso Lione, angolo corso Mediterraneo (di fronte alla Fontana Igloo di Mario Merz). Il suo “Quinto Stato” è una rivisitazione pop del “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, con protagonisti diversi Sfiggy i quali, nonostante siano “rappezzati”, continuano a marciare a testa alta. Alessio Bolognesi, 35 anni, ingegnere di professione, ha iniziato la propria carriera artistica nel 2008 ed espone in tutto il nord Italia.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 31 gennaio 2014