
di Andrea Musacci
Polemiche e imbarazzi, confusione e battibecchi. Se è vero che il Ferrara Buskers Festival (FBF) da quando è nato nel lontano 1988 ha sempre diviso l’opinione pubblica cittadina, è altrettanto vero che la formula a pagamento ideata dagli organizzatori ha creato dall’anno scorso non pochi malumori, polarizzando ulteriormente il dibattito. Quel che abbiamo percepito è un senso di disagio diffuso per la perdita di un punto di riferimento, di una certezza: che il FBF pur essendo una manifestazione sicuramente complessa e variegata, per sua natura faceva della libertà di movimento qualcosa di irrinunciabile.
Invece, il Covid ha segnato la fine di un’epoca: nel 2020 la formula era di tre concerti a sera per ognuno dei cinque luoghi del centro scelti con biglietto a 12 euro. L’anno dopo, sarà di 10 euro, col Festival dentro Parco Massari. L’anno scorso, Quadrivio degli Angeli e Parco Massari a 11 euro (+ eventuali costi di prevendita), mentre quest’anno tra i 10 e i 12 euro (8-10 euro per l’ultima giornata) a seconda del periodo di acquisto del biglietto (+ 2 euro su Ticket Master per avere il biglietto digitale). Pagamento è sinonimo inevitabile di chiusura, separazione. Di transenne e teloni neri. Di varchi presidiati, oltre che da giovani volontari, da robusti vigilantes privati a sorvegliare la zona rossa, il nuovo privé allestito fra il Castello e Palazzo San Crispino, con tanto di sdrai e cuscini sul Listone in un’oasi surreale che ha tolto ulteriormente magia e senso dell’imprevisto alle esibizioni degli artisti. Non si tratta, qui, di mettere in dubbio la qualità e la serietà di quest’ultimi; ma la privatizzazione del cuore di Ferrara è una scelta politico-ideologica che va contro la libera arte; arte a cui l’organizzazione dovrebbe limitarsi a dare una forma, un ordine minimo, un nome e una voce. Nulla di più.
Vedere invece musicisti e giocolieri recintati all’interno di un’area protetta ha dato la sensazione di trovarsi dentro uno dei tanti festival, o in un “circo”… Storicamente, al contrario, la pur inevitabile “area buskers” non segnava in modo netto un dentro e un fuori, ma i suoi confini erano più simbolici che fisici. Vi era aria, respiro, comunicazione e fluidità: i buskers davano maggiore risalto alla nostra città – soprattutto al centro, ma non solo. Trasmettevano un’energia, un calore, una bellezza estetica che scuoteva le strade e i muri di Ferrara ma senza stravolgerne la natura. Negli anni, la città e il suo Festival (che il mondo ci ha sempre invidiato) erano tra loro sempre più fusi pur senza confondersi.
E non reggono le obiezioni dei costi sempre crescenti: i contributi pubblici, infatti, sono alti e in continuo aumento, gli sponsor non mancano e nemmeno le erogazioni liberali.Si semplifichi, piuttosto, il contorno, l’eccesso, e si torni alla semplicità degli esordi.
Leggendo rassegne stampa e tesi dedicate negli anni al Ferrara Buskers Festival, tre citazioni in particolare mi hanno colpito, ma non stupito (perché raccontano quell’essenza del Buskers Festival che – ora – ci vogliono convincere non sia davvero così essenziale…). La prima è di Monica Forti, addetta stampa del Ferrara Buskers Festival, che in un articolo del 23 luglio 1988 uscito su “La Voce di Ferrara-Comacchio” scriveva: «Quantificare l’afflusso del pubblico è praticamente impossibile, proprio per la peculiarità della manifestazione che non richiede spazi chiusi né tributi pecuniari» (corsivo nostro). La seconda è di Giancarlo Petrini, uno che di teatro popolare e di strada se ne intendeva…: «Lo spettacolo di strada è contemporaneamente spettacolo di “cappello”», scrisse. «Nella piazza non si paga un regolare biglietto per assistere alle singole esibizioni» (in “La piazza delle meraviglie”, Trapezio, Udine, 1999) (corsivo nostro). Terza, ma non meno importante, la citazione da un articolo uscito su “Il Resto del Carlino” il 20 agosto 2000, in cui Beppe Boron e Fabio Koryu Calabrò spiegavano così la loro idea del “Grande Cappello”, la possibilità – cioè – di donare una piccola cifra che sarebbe andata per 2/3 a progetti solidali, mentre 1/3 sarebbe rimasta nelle casse del FBF: si chiede «solo mille lire a testa perché non vogliamo entrare in concorrenza con gli artisti di strada». A ricordarci, quindi, 25 anni dopo, che l’unica forma di contributo economico legato all’artista di strada non può che essere quello libero, spontaneo (non obbligatorio) che lo spettatore dà direttamente al busker.
Tutto il resto – barriere, teloni neri, “polizia” privata e balzelli – sono un’offesa alla libera cultura e ai luoghi della città, beni comuni da valorizzare e non da affittare con tanto di tornelli.
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 5 settembre 2025
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Pinzini e salame per finanziare l’attività benefica dell’Associazione “Noi per Loro – Opera Mons. Giulio Zerbini onlus”. Anche quest’anno, in occasione del Ferrara Buskers Festival, dietro il campanile della Cattedrale giovedì 23, venerdì 24, sabato 25 e domenica 26, dalle 17 alle 24, l’Associazione diretta da Mons. Antonio Bentivoglio che aiuta i detenuti poveri della Casa Circondariale di Ferrara, propone quattro serate di autofinanziamento. Si potranno gustare, a prezzi economici, gli ottimi pinzini artigianali, fritti e serviti, farciti con salame, prosciutto crudo o zia ferrarese, oppure vuoti, oltre a bibite, birra, ampia scelta di vini, e lotteria con ricchi premi (1 biglietto = 1 euro). Inoltre, un angolo dedicato all’aperitivo (spritz, mojito, prosecco) e un’esposizione di oggetti di artigianato realizzati da un gruppo di detenuti all’interno del carcere di via Arginone.

Pinzini e salame per finanziare l’attività benefica dell’Associazione “Noi per Loro – Opera Mons. Giulio Zerbini onlus”. Anche quest’anno, in occasione del Ferrara Buskers Festival, dietro il campanile della Cattedrale giovedì 24, venerdì 25, sabato 26 e domenica 27, dalle 17 alle 24, l’Associazione diretta da Mons. Antonio Bentivoglio che aiuta i detenuti poveri della Casa Circondariale di Ferrara, propone quattro serate di autofinanziamento. Si potranno gustare, a prezzi economici, gli ottimi pinzini artigianali, fritti e serviti, farciti con salame o prosciutto crudo oppure vuoti, oltre a bibite, birra, ampia scelta di vini, e lotteria con ricchi premi (1 biglietto = 1 euro). Novità di quest’anno, l’angolo con aperitivo (spritz, mojito, prosecco).
Anche la nostra tradizione culinaria è protagonista al Ferrara Buskers Festival. Fino a domenica 27, infatti, nel Largo Castello, lato Giardini di viale Cavour, l’Associazione di volontariato “Oltre i muri” è presente con il suo gazebo dove propone tagliatelle al ragù e lambrusco per finanziare i propri progetti in ambito sociale. L’onlus, nata nel 2014 e presieduta da Vincenzo Musella, commercialista napoletano residente a Ferrara, è in prima linea in attività di sensibilizzazione per i più giovani riguardanti la sicurezza, il bullismo, il cyberbullismo e una corretta alimentazione. Proprio per quest’ultimo ambito, e per la cultura del chilometro zero, in questi giorni ripropone l’iniziativa intitolata “La Tagliatella ti fa bella – Ambasciatori del gusto”, già svolta lo scorso giugno in occasione di “Comacchio by night” e lo scorso dicembre nella sede della BLN in corso Porta Reno a Ferrara per la raccolta fondi a favore di Telethon. Da settembre, infine, l’Associazione tornerà in alcune scuole e parrocchie di Ferrara e provincia per sensibilizzare i più giovani sui temi sopracitati.
Non solo musica, ma anche arte contemporanea, in occasione del Ferrara Buskers Festival. Una collettiva “oltre il contemporaneo” è visibile fino al 3 settembre nella Galleria del Carbone di Ferrara. In via del Carbone, 18/a sabato è stata presentata “Fuori mercato”, esposizione con presentazione critica di Azzurra Immediato, Orlando Piraccini, Domenico Settevendemie e Paolo Degli Angeli. Il gruppo cesenate composto da Franco Alessandroni, Andrea Artusi, Lucio Cangini, Davide Crociati, Anna Maria Nanni, Luciano Navacchia, Luciano Paganelli, Leonardo Rossi, Massimo Rovereti e Giulio Santolieri espone le proprie opere già esposte in un tour a Cesena e Ravenna.



