
di Andrea Musacci
«Sparir carne / per spicciare sorgente ebbra di sole, / dal sole divorata…»
(E. Montale, “Riviere”)
Un invito ad andare oltre, a sciogliere la propria razionalità in un bagno estatico. A questo ci richiama l’opera pittorica di Piero Guccione (1935-2018), in mostra al PAC – Padiglione di Arte Contemporanea di Ferrara fino al prossimo 8 gennaio.
“Piero Guccione. Mistero in piena luce” – questo il titolo – raccoglie più di 70 opere da un’idea di Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e con la curatela di Vasilij Gusella. La mostra sarà l’ultima in programma al PAC prima dei lavori programmati per poter ospitare lo Spazio Antonioni, e si realizza a poco più di 50 anni dall’ultima esposizione ferrarese dedicata a Guccione, organizzata nel ‘71 da Franco Farina al Centro Attività Visive di Palazzo dei Diamanti.
Suddivisa tra il periodo romano dell’artista (dove domina una pittura espressionista, con anche echi baconiani) e il suo ritorno nella natìa Sicilia nel ’79-‘80, la rassegna ripercorre cronologicamente l’intera sua produzione.
Soffermandoci sulle sue opere dedicate alla fusione di mare e cielo, notiamo come qui l’artista si avvicini a una ricerca dell’ineffabile, a una rarefazione che sconfina nell’astratto. Riguardo alle lagune veneziane di un altro pittore, Virgilio Guidi, Alfonso Gatto scriveva – e son parole che possiamo dedicare anche ai mari guccioniani: «Qual è la parola di Guidi se non questo silenzio assoluto, questo creato illeso in cui i colori, le forme e gli spazi si rispondono apparendo, evocati per quanto sono stati visti?».
Guccione ci riconsegna la natura nella sua essenza più pura. Nei suoi mari, la luce più che invadere lo spazio, l’orizzonte, lo satura: la luce diventa spazio, come in una visione assoluta, piena, luce di gloria. Una luce – sintesi di forme, spazi e radiosità – che avvolge, incanta, si fa richiamo onirico: quasi non si riesce a staccarvi gli occhi, si desidera venirne avvinti, avvolti, inghiottiti.
«Tutte le immagini portano scritto: “più in là”!», scriveva Montale nella sua “Maestrale”. Guccione ha dovuto ritornare nella sua terra, reimmergersi con lo sguardo nel suo mare per averne più profonda consapevolezza.
Immagine: P. Guccione, Linee del mare, 2006 (Olio su tela, cm 70 x 91, Collezione privata)
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 14 ottobre 2022
