
La giovane ferrarese è tra i 191 morti dello spezzonamento americano del 10 giugno 1944. Vi raccontiamo la sua pur breve vita di promessa cantante lirica: un pezzo di storia della città
di Andrea Musacci
Aveva solo 24 anni Nella Gandini quando trovò la morte, assieme ad altre 190 persone, a causa dello spezzonamento delle forze armate americane sulla città di Ferrara. Una vita orribilmente stroncata assieme al suo sogno: diventare una grande cantante lirica, come il padre Napoleone e il cugino Angelo.
Vi raccontiamo questa storia inedita grazie soprattutto ai racconti di Savia Salmi, vedova di Giorgio Gandini, nipote di Nella. Una vicenda drammatica ma ricca di aneddoti ed episodi particolarmente interessanti, dove l’intimità delle persone e delle famiglie richiama fatti collettivi, e viceversa.
UNA FAMIGLIA FERRARESE
Nata il 21 gennaio 1920, era figlia di Napoleone e Maria Faccini.Suo padre, classe 1892, era cresciuto nel Borgo San Luca dove vivrà per alcuni anni (forse anche dopo sposato), prima di spostarsi con la famiglia in corso Porta Reno, 23, come risulta dalla carta d’identità di Nella del 1938 (dove si firma “Nella Maria Gandini”), e poi in via Ripagrande, 21 (dove oggi c’è l’hotel Maxxim), occupando qui un intero piano sopra i fratelli Cervi, storici “biciclai” ferraresi. Prima e durante la guerra, Napoleone gestiva una macelleria in via Gorgadello (l’attuale via Adelardi). Dai suoi documenti, risulta anche che Napoleone aveva vissuto in via della Luna, 23. La madre Maria, detta Edvige, amava invece ospitare nella sua casa per pranzo o cena, e a volte dando anche alloggio, giovani artisti e studenti universitari, anche amici dei figli, a cui a volte chiedeva di recitare alcuni versi.
Nello stesso documento di identità, di Nella si dice che fosse alta 1,69 m, «robusta» di corporatura, capelli e occhi «castani», fronte «media» e naso «concavo». Nelle foto dell’album di famiglia, spesso la giovane è assieme a una sua carissima amica, Wanda, riconoscibile per i folti capelli ricci.
Nella era la maggiore di quattro figli: gli altri erano Rino, padre di Giorgio (marito di Savia), più giovane di quattro anni; Giorgio, giornalista e storico; Giovanni, il più giovane.
LA PASSIONE PER LA LIRICA
Il padre Napoleone, come detto, era baritono e usava il nome d’arte Nino Cavalieri. Cantò anche con Enrico Caruso. Anche suo nipote Angelo Mercuriali (1909-1999), figlio della sorella, era cantante d’opera (tenore, per la precisione) e veniva simpaticamente chiamato “voce d’Angelo”. Diceva sempre che doveva molto allo zio Napoleone, ed era sposato con il soprano Lina Paletti.
Nella, quindi, respirò fin da piccola quest’aria e volle seguire il padre e il cugino su questa strada: studiò a Padova e si esibì a Parma, Firenze, alla Scala a Milano, oltre che a Ferrara. Nel 1937, ad esempio, prese parte al “Lodovico…il Moro” con regia di Angelo Aguiari.
CLIENTE DEL “PICCOLO PARIGI”
Nella adorava collezionare piccole bambole che vestiva con abitini da lei stessa realizzati: acquistava dei “bustini” femminili di piccole dimensioni (parti di pompon per la cipria) che legava a coni di cartone usati come base e rivestiva con abitini che riproducevano gli abiti delle protagoniste degli spettacoli o forse di personaggi che lei stessa interpretava. Li usava come portafortuna e amava ammirarli poggiati sulla sua toeletta, chissà, forse anche fantasticando.
I “bustini” (realizzati tra gli anni ’20 e ‘30) probabilmente li acquistava nel “Piccolo Parigi”, boutique in piazza Trento e Trieste vicina al Teatro Nuovo, per la precisione dove ora si trova l’entrata del negozio “Kasanova” (mentre le attuali altre due vetrine dello stesso, un tempo erano occupate dal negozio di abbigliamento per bambini “Cottica” e da un negozio di tessuti). Di proprietà di un certo Trevisani, il negozio (chiuso da una 30ina d’anni) prima si trovava in piazza Municipale, proprio sotto l’arco che divide questa da piazza Duomo e vendeva, fra l’altro, bigiotteria, pettini, profumeria, cerchietti per capelli per bambini, portachiavi e portasigarette. Il magazzino del “Piccolo Parigi” si trovava invece nella vicina via Contrari. L’illustratore Claudio Gualandi ci racconta come a metà anni ’70 lo visitò trovandoci, fra l’altro, gadget fascisti (spille, anelli) e un fez.
UNA VOCE SPEZZATA
I suoceri di Savia e altri parenti acquisiti han sempre parlato poco e malvolentieri della morte di Nella, per un pudore recondito o perché il dolore per il trauma vissuto minacciava sempre di riaffiorare.
Rino, fratello di Nella, è un partigiano o comunque collabora con i partigiani. Possiede un furgone con cui durante la guerra mette in salvo persone trasportandole fuori città. E forse trasporta anche partigiani, ricercati dai nazifascisti e armi. Forse per questo, per non esporla a rischi, il 10 giugno del 1944 non vuole caricare Nella in uno dei viaggi verso Porotto. Ma Rino – che è molto legato a lei – non può sapere che così la sta abbandonando a un’orrenda fine. Quando Rino torna da Porotto, lo spezzonamento in zona San Luca è già avvenuto: Nella viene colpita in via G. Fabbri presso il frutteto Tenani. Proprio il fratello Giorgio nel suo libro “Ferrara sotto le bombe” (Comune di Ferrara, 1999) racconta, forse riportando la testimonianza del fratello Rino: «Mia sorella aveva un grosso buco dietro l’orecchio, un largo squarcio sulla schiena, sul petto e sulla pancia, un piede amputato. Il suo impermeabile era intriso di sangue. Zeffira aveva la testa appoggiata su mia sorella e guardava il cielo, stringendo al petto il maglione di lana che stava sferruzzando, lordo di sangue. (…) Mia sorella Nella – continua il racconto – l’avevano distesa sul pavimento della cucina e noi la guardavamo con occhi impietriti. “Uomini, andate via! Dobbiamo lavarla e vestirla”, ci avevano intimato le donne del Borgo, spingendoci affettuosamente fuori (…). Il giorno dopo il “Corriere Padano” (…) diede la notizia dell’inaudito massacro. “I gangsters nuovamente su Ferrara (occhiello) – Micidiale spezzonamento di inermi fuggiti nei campi (titolo)” (…). L’articolo scriveva: “(…) Il numero delle vittime sorprese all’aperto e senza possibilità di difesa è pertanto assai elevato. La pesante incursione ha avuto luogo nella mattinata” (alle ore 10.30, ndr)». Probabilmente quando muore, Nella è sola, anche se dall’elenco delle vittime risultano altre due donne (Nina Merli, 19 anni e Maria Grazia Schivalocchi), colpite anch’esse «nei pressi di via G. Fabbri». Nella forse si trovava in questa zona perché rifugiatasi da parenti di S. Luca dove il padre stesso era nato e cresciuto.
Il “santino” funebre di Nella recita così: «Per te che hai spiccato il volo verso la più eccelsa e luminosa vetta, cantino gli angeli il cantico più bello, la melodia più dolce; perché tutto in te era arte, tutto era musica. L’Alma tua, aleggerà sempre sopra di noi indicandoci la via del bene. Tu pura, tu buona, come hai cantato fra gli uomini continuerai a cantare fra gli angeli».
Una Speranza infinita per questa ragazza strappata troppo presto al palcoscenico drammatico e sublime della vita.
Grazie a Claudio Gualandi e Linda Mazzoni per averci aiutato nella raccolta delle informazioni e delle immagini.
Pubblicato sulla “Voce” del 27 ottobre 2023





