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Ridateci il Ferrara Buskers Festival! Riflessioni sull’evento: fra teloni, balzelli e tornelli, dov’è finita la sua essenza?

1 Set

di Andrea Musacci

Polemiche e imbarazzi, confusione e battibecchi. Se è vero che il Ferrara Buskers Festival (FBF) da quando è nato nel lontano 1988 ha sempre diviso l’opinione pubblica cittadina, è altrettanto vero che la formula a pagamento ideata dagli organizzatori ha creato dall’anno scorso non pochi malumori, polarizzando ulteriormente il dibattito. Quel che abbiamo percepito è un senso di disagio diffuso per la perdita di un punto di riferimento, di una certezza: che il FBF pur essendo una manifestazione sicuramente complessa e variegata, per sua natura faceva della libertà di movimento qualcosa di irrinunciabile.

Invece, il Covid ha segnato la fine di un’epoca: nel 2020 la formula era di tre concerti a sera per ognuno dei cinque luoghi del centro scelti con biglietto a 12 euro. L’anno dopo, sarà di 10 euro, col Festival dentro Parco Massari. L’anno scorso, Quadrivio degli Angeli e Parco Massari a 11 euro (+ eventuali costi di prevendita), mentre quest’anno tra i 10 e i 12 euro (8-10 euro per l’ultima giornata) a seconda del periodo di acquisto del biglietto (+ 2 euro su Ticket Master per avere il biglietto digitale). Pagamento è sinonimo inevitabile di chiusura, separazione. Di transenne e teloni neri. Di varchi presidiati, oltre che da giovani volontari, da robusti vigilantes privati a sorvegliare la zona rossa, il nuovo privé allestito fra il Castello e Palazzo San Crispino, con tanto di sdrai e cuscini sul Listone in un’oasi surreale che ha tolto ulteriormente magia e senso dell’imprevisto alle esibizioni degli artisti. Non si tratta, qui, di mettere in dubbio la qualità e la serietà di quest’ultimi; ma la privatizzazione del cuore di Ferrara è una scelta politico-ideologica che va contro la libera arte; arte a cui l’organizzazione dovrebbe limitarsi a dare una forma, un ordine minimo, un nome e una voce. Nulla di più.

Vedere invece musicisti e giocolieri recintati all’interno di un’area protetta ha dato la sensazione di trovarsi dentro uno dei tanti festival, o in un “circo”… Storicamente, al contrario, la pur inevitabile “area buskers” non segnava in modo netto un dentro e un fuori, ma i suoi confini erano più simbolici che fisici. Vi era aria, respiro, comunicazione e fluidità: i buskers davano maggiore risalto alla nostra città – soprattutto al centro, ma non solo. Trasmettevano un’energia, un calore, una bellezza estetica che scuoteva le strade e i muri di Ferrara ma senza stravolgerne la natura. Negli anni, la città e il suo Festival (che il mondo ci ha sempre invidiato) erano tra loro sempre più fusi pur senza confondersi. 

E non reggono le obiezioni dei costi sempre crescenti: i contributi pubblici, infatti, sono alti e in continuo aumento, gli sponsor non mancano e nemmeno le erogazioni liberali.Si semplifichi, piuttosto, il contorno, l’eccesso, e si torni alla semplicità degli esordi.

Leggendo rassegne stampa e tesi dedicate negli anni al Ferrara Buskers Festival, tre citazioni in particolare mi hanno colpito, ma non stupito (perché raccontano quell’essenza del Buskers Festival che – ora – ci vogliono convincere non sia davvero così essenziale…). La prima è di Monica Forti, addetta stampa del Ferrara Buskers Festival, che in un articolo del 23 luglio 1988 uscito su “La Voce di Ferrara-Comacchio” scriveva: «Quantificare l’afflusso del pubblico è praticamente impossibile, proprio per la peculiarità della manifestazione che non richiede spazi chiusi né tributi pecuniari» (corsivo nostro). La seconda è di Giancarlo Petrini, uno che di teatro popolare e di strada se ne intendeva…: «Lo spettacolo di strada è contemporaneamente spettacolo di “cappello”», scrisse. «Nella piazza non si paga un regolare biglietto per assistere alle singole esibizioni» (in “La piazza delle meraviglie”, Trapezio, Udine, 1999) (corsivo nostro). Terza, ma non meno importante, la citazione da un articolo uscito su “Il Resto del Carlino” il 20 agosto 2000, in cui Beppe Boron e Fabio Koryu Calabrò spiegavano così la loro idea del “Grande Cappello”, la possibilità – cioè – di donare una piccola cifra che sarebbe andata per 2/3 a progetti solidali, mentre 1/3 sarebbe rimasta nelle casse del FBF: si chiede «solo mille lire a testa perché non vogliamo entrare in concorrenza con gli artisti di strada». A ricordarci, quindi, 25 anni dopo, che l’unica forma di contributo economico legato all’artista di strada non può che essere quello libero, spontaneo (non obbligatorio) che lo spettatore dà direttamente al busker.

Tutto il resto – barriere, teloni neri, “polizia” privata e balzelli – sono un’offesa alla libera cultura e ai luoghi della città, beni comuni da valorizzare e non da affittare con tanto di tornelli.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 5 settembre 2025

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Buskers Festival, bello senz’anima

5 Set


Riflessioni dopo la 37^ edizione della rassegna ferrarese svoltasi tra molte polemiche: riscopriamo la sua essenza

di Andrea Musacci

Per almeno una settimana, in città non si è parlato d’altro: il Ferrara Buskers Festival non è più nel centro storico ma “confinato” nel Quadrivio degli Angeli e a Parco Massari. Ed è a pagamento (11 euro + eventuali costi di prevendita). 

In attesa dei dati sull’affluenza e della conferenza stampa prevista a breve, cerchiamo di riflettere a freddo su questa che verrà ricordata come l’edizione più discussa del Festival. Innanzitutto, non si è trattato della prima a pagamento nella nostra città: già nel 2020 e 2021, in piena era Covid, gli organizzatori avevano optato per questa scelta. Allora venne motivata con l’obbligatoria selettività causa restrizioni emergenza sanitaria. Nel 2020 venne scelta la formula dei tre concerti a sera per ognuno dei cinque luoghi del centro selezionati (giardino di palazzo dei Diamanti, cortile di palazzo Crema, chiostro di San Paolo, cortile del Castello Estense, Palazzo Roverella). Costo del biglietto, 12 euro. Nel 2021, sarà di 10 euro, col Festival relegato nel solo Parco Massari. 

Ma oggi, come giustificare una tale scelta, così contraria allo spirito libero dell’artista di strada? «I costi organizzativi sono diventati davvero improponibili», aveva dichiarato la Presidente e Direttrice Artistica del Festival, Rebecca Bottoni. D’altra parte, nei giorni scorsi l’Assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, ha dichiarato: «per l’organizzazione del Festival edizione 2024 l’Amministrazione comunale ha sostenuto gli organizzatori con un contributo di 110mila euro».

LO SPIRITO ORIGINARIO

Nel libro del 1989 intitolato “Musicisti di strada. Immagini del Ferrara Buskers Festival”, in occasione della prima edizione del 1988, gli organizzatori riflettevano su una questione decisiva: «viene tradito lo spirito dei buskers nel costringere una attività spontanea, libera, per certi versi “trasgressiva”, entro i limiti di programmazione, istituzionalizzazione e codificazione che la struttura di un festival impone?». A ciò Luigi Russo, attuale Direttore organizzativo del Festival, 36 anni fa rispondeva elencando le dovute attenzioni dei promotori per lasciare il più possibile la spontaneità del gesto artistico del busker: «i luoghi deputati alle performance musicali sono stati individuati fra quelli normalmente prescelti dai buskers di passaggio in città. Nessun luogo chiuso dunque (teatro o cortile) (…)».

Nello stesso volume, Thomas Walker (già Direttore della Rassegna di teatro Aterforum) citava la distinzione fondamentale – sostenuta dal noto regista teatrale Eugenio Barba – fra teatro di strada (che «deve catturare, accattivare un pubblico che non ha pagato il biglietto») e spettacolo «borghese». Era sempre Walker a spiegare come busk in inglese rimandi al «girare come un pirata». Insomma, già un Festival di buskers richiede un’organizzazione antitetica alla natura dell’artista di strada. Le molto criticate scelte di quest’anno – ingresso a pagamento, zona centrale ma chiusa e mai scelta spontaneamente dai buskers – han però dato vita a una separazione troppo grande fra ideale e realtà. Nell’edizione 2024 del Ferrara Buskers Festival, infatti, tra il busker che offre la propria arte e la folla libera di ascoltarlo e di premiarlo con un’offerta, si è creato un “muro” organizzativo che non fa più da utile filtro per dar vita all’evento-festival, ma che è diventato altro.

Scrivevano, infatti, gli stessi organizzatori del Ferrara Buskers Festival nel catalogo dell’edizione 1993: «Per noi il Festival non è altro che la spontaneità “organizzata” in mille momenti musicali e d’incontro liberamente gestiti dall’artista con la complicità del suo pubblico. Il nostro compito è soltanto quello di porre le condizioni perché questo incontro avvenga nella maniera più naturale e felice possibile».

RITORNO ALL’ANTICO

Molti, invece, quest’anno hanno sofferto lo snaturamento del Festival, che ha fatto perdere la bellezza – senza prezzo – di poter scovare un one man band, un gruppo, un giocoliere ad ogni crocicchio, piazza, strada o vicoletto del centro. L’artista, con un’intuizione istantanea (solo in parte dettata dall’abitudine) diveniva parte del contesto cittadino, in esso si con-fondeva: quest’ultimo non era mero “palcoscenico” ma diveniva luogo vivo di pietre, corpi e musica.

Pur nelle diversità, quest’anno gli altri Buskers Festival in Italia (Roma, Bologna, Aosta, Belluno, solo per citarne alcuni) sono rimasti a ingresso libero e gratuito, come anche la tradizionale anteprima svoltasi a Comacchio il 18 agosto. Nei giorni del Ferrara Buskers Festival, invece, una fra le aree più magiche e note della nostra città è stata di fatto “privatizzata” e chiusa con tanto di divieto di accedervi in bicicletta e di portare cibo, bevande e macchine fotografiche. Escludendo una violinista e una band “fuggiti” in piazza oltre il recinto del Festival, nel centro cittadino gli unici musicisti di strada rimasti erano gli zingari con la loro fisarmonica che, come ogni giorno, giravano chiedendo l’elemosina…

Nel sito del Ferrara Buskers Festival campeggia la scritta: “Quest’anno tutta un’altra musica”. Così è stato. Ma forse sarebbe meglio tornare a quella precedente.

Pubblicato sulla “Voce” del 6 settembre 2024

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Buskers festival “in gabbia”

30 Ago

(Foto Francesca Brancaleoni)


Costretta dentro Parco Massari la bella rassegna musicale svoltasi dal 25 al 29 agosto. Una riflessione

Ristretto e isolato. No: più intimo, sicuro e confortevole. Ha diviso molto i ferraresi la nuova versione “limitata” del Buskers Festival 2021.

Dal 25 al 29 agosto, la rassegna celebre in tutto il mondo si è svolta per la prima – e speriamo ultima – volta nel Parco Massari di corso Porta Mare. L’anno scorso, invece, venne scelta la formula dei tre concerti a sera per ognuno dei cinque luoghi del centro selezionati (giardino di palazzo dei Diamanti, cortile di palazzo Crema, chiostro di San Paolo, cortile del Castello Estense, palazzo Roverella). Costo del biglietto, 12 euro (l’anno scorso 10). Rilevante la partecipazione di ferraresi e non, com’è nella tradizione di questo festival negli anni sempre più amato anche oltre le Mura estensi.

Ma l’emergenza sanitaria ancora in corso ha sfibrato e stravolto rapporti, creato lontananze. E così, anche per il festival della città di Ferrara, l’anomalia è evidente, l’innaturalità del luogo palese e da non tacere. La rassegna, suo malgrado, assomigliava nei giorni scorsi a un animale, per sua natura selvatico, costretto in gabbia. Suo mondo, invece, è la città, la nostra città, non un – pur suggestivo e accogliente – parco pubblico. Relegato nella quarantena del grande cuore verde, incubo di ogni nomade, il festival si è ritrovato obbligato fra le definite e strette mura di Parco Massari.

Ma il centro di Ferrara non ha angoli, non conosce spigoli, men che meno durante “i Buskers”, inafferrabile e tarantolato vortice che prima di ogni regola rompe le geometrie, ignorando vincoli e percorsi, creando una visionaria e mai del tutto mappabile “città dei musicisti di strada”, un dedalo di slarghi e viuzze. Una rottura del quotidiano che a tutto invitava fuorché alla ripetitività, alla linearità degli spostamenti, a scansioni troppo rigide.

Con un anticipo di qualche mese, all’anno che verrà chiediamo, quindi, di restituire ai Buskers la loro città, e a quest’ultima il piacevole frastuono di quell’anima selvatica.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 3 settembre 2021

https://www.lavocediferrara.it/

Pinzini all’ombra del campanile per il Buskers Festival! 23-26 agosto 2018

22 Ago

11954770_536823149798483_4791792682942879682_nPinzini e salame per finanziare l’attività benefica dell’Associazione “Noi per Loro – Opera Mons. Giulio Zerbini onlus”. Anche quest’anno, in occasione del Ferrara Buskers Festival, dietro il campanile della Cattedrale giovedì 23, venerdì 24, sabato 25 e domenica 26, dalle 17 alle 24, l’Associazione diretta da Mons. Antonio Bentivoglio che aiuta i detenuti poveri della Casa Circondariale di Ferrara, propone quattro serate di autofinanziamento. Si potranno gustare, a prezzi economici, gli ottimi pinzini artigianali, fritti e serviti, farciti con salame, prosciutto crudo o zia ferrarese, oppure vuoti, oltre a bibite, birra, ampia scelta di vini, e lotteria con ricchi premi (1 biglietto = 1 euro). Inoltre, un angolo dedicato all’aperitivo (spritz, mojito, prosecco) e un’esposizione di oggetti di artigianato realizzati da un gruppo di detenuti all’interno del carcere di via Arginone.

Il tutto organizzato e portato avanti dai numerosi volontari dell’Associazione e da alcuni ex detenuti del carcere ferrarese. Per accedere nella piazzetta dietro il campanile del Duomo, si può entrare da Via degli Adelardi (di fianco a Felloni Studio), da Via Canonica, o da Piazza Trento e Trieste, 69 (di fianco al campanile).

Qui l’evento su Facebook.

Mons. Perego a sostegno dell’Associazione “Noi per Loro”

26 Ago

Mons. Perego, Mons. Antonio Bentivoglio e alcune volontarie

Mons. Perego, Mons. Bentivoglio e alcune volontarie della “Noi per Loro”

Anche l’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Mons. Gian Carlo Perego ieri ha scelto la cena a base di pinzini nella piazzetta dietro il campanile della Cattedrale cittadina. L’Associazione “Noi per Loro” organizza l’evento culinario come forma di autofinanziamento per permettere il sostegno materiale ai detenuti poveri e bisognosi della Casa Circondariale cittadina. Accompagnato dal suo segretario don Giacomo Granzotto e accolto dal Presidente dell’Associazione e cappellano del carcere Mons. Antonio Bentivoglio, il Vescovo si è intrattenuto con alcune delle volontarie e dei volontari.
Dopo le serate di ieri e giovedi, l’evento prosegue stasera (sabato) e domani sera: dalle 17 alle 24 sarà possibile gustare, a prezzi economici, gli ottimi pinzini artigianali, fritti e serviti, farciti con salame o prosciutto crudo oppure vuoti, oltre a bibite, birra e ampia scelta di vini. Novità di quest’anno, l’angolo aperitivo (spritz, mojito, prosecco).
Per accedere nella piazzetta dietro il campanile del Duomo si può entrare da Piazza Trento e Trieste (di fianco al Campanile, civici 69-71), da Via degli Adelardi (di fianco a Felloni Studio) o da Via Canonica.
Altre informazioni sull’Associazione si possono trovare sul sito, clicca QUI.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” il 26 agosto 2017

 

Quattro serate con i pinzini benefici dietro la Cattedrale

23 Ago

11954770_536823149798483_4791792682942879682_nPinzini e salame per finanziare l’attività benefica dell’Associazione “Noi per Loro – Opera Mons. Giulio Zerbini onlus”. Anche quest’anno, in occasione del Ferrara Buskers Festival, dietro il campanile della Cattedrale giovedì 24, venerdì 25, sabato 26 e domenica 27, dalle 17 alle 24, l’Associazione diretta da Mons. Antonio Bentivoglio che aiuta i detenuti poveri della Casa Circondariale di Ferrara, propone quattro serate di autofinanziamento. Si potranno gustare, a prezzi economici, gli ottimi pinzini artigianali, fritti e serviti, farciti con salame o prosciutto crudo oppure vuoti, oltre a bibite, birra, ampia scelta di vini, e lotteria con ricchi premi (1 biglietto = 1 euro). Novità di quest’anno, l’angolo con aperitivo (spritz, mojito, prosecco).
Il tutto organizzato e portato avanti dai numerosi volontari dell’Associazione e da alcuni ex detenuti del carcere ferrarese. Per accedere nella piazzetta dietro il campanile del Duomo, si può entrare da Piazza Trento e Trieste (di fianco al campanile), da Via degli Adelardi (di fianco a Felloni Studio) o da Via Canonica.
Altre informazioni sull’Associazione si possono trovare sul sito https://noiperloroferrara.wordpress.com/.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” il 23 agosto 2017

Qui l’evento su Facebook.

Buskers Festival, Gualandi espone il suo manifesto fatto di citazioni e richiami al passato

2 Ago

Manifesto Buskers Gualandi-2017

La locandina del Ferrara Buskers Festival 2017 realizzata da Claudio Gualandi

Un’immagine che richiama la storia e i simboli di Ferrara, dello stesso Festival e della Grande Mela. Il tutto armonizzato dalla creatività di Claudio Gualandi. La locandina realizzata per la 30° edizione del Ferrara Buskers Festival segna l’importante ritorno del noto grafico dopo 11 anni.

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Claudio Gualandi

«Sono stato io – ci spiega – a richiedere di poter progettare un’immagine fotografica», in passato scelta compiuta per le locandine delle edizioni del 2008, 2009, 2010 e 2013. Lo scatto, realizzato da Luca Pasqualini, immortala un giovane in piedi su una bicicletta, un one man band “armato” di diversi strumenti musicali. «Nell’immagine – prosegue Gualandi – autocito il mio manifesto dei Buskers del 1991», dove un grazioso personaggio ispirato alla ballerina di Fortunato Depero danza con sullo sfondo un Castello estense che richiama quello realizzato da Mimì Qulici Buzzacchi nel 1933 per la “Rivista di Ferrara”.

Manifesto Buskers Gualandi-1991

La locandina del Ferrara Buskers Festival 1991 realizzata da Gualandi

Nell’immagine pensata per quest’anno il busker è un 30enne (coetaneo quindi del festival) che porta sul taschino del gilet la stessa ballerina della locandina del 1991. E poi c’è una mela, simbolo di New York, città ospite, e richiamo al periodo d’oro di Ferrara, quand’era capitale europea per la produzione del frutto, apice raggiunto con la rassegna Eurofrut nel 1965, ’67 e ’69. lnoltre il giovane sul colletto della camicia porta una spilla a forma di mela rossa, con scritto “I love NY”.

I richiami al passato proseguono con i ricordi dei fasti rinascimentali, quando, per citare il motto dell’artista Andrea Amaducci, “Ferrara 500 anni fa era New York”, piccola grande mela, centro della civiltà europea e non solo. Periodo d’oro citato nelle lenti degli occhiali da sole indossati dal ragazzo, nei quali si vede, come riflessa, l’immagine del Castello.

 Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 02 agosto 2017

Spazio l’Altrove, inaugura la mostra “On the Road”

20 Ago

mostra spazio altroveLa strada e i suoi artisti sono i protagonisti del nuovo progetto espositivo ospitato nello Spazio d’arte l’Altrove in via de’ Romei, 38. Nella Galleria diretta da Francesca Mariotti oggi alle 18.30 si inaugura “On the Road”, mostra di acquerelli di Mirka Perseghetti, con presentazione a cura di Elisabetta Doniselli e musica dal vivo.

La mostra, visitabile fino al 30 agosto, ha come soggetti i protagonisti del Ferrara Buskers Festival, per le opere di quest’artista che ha dato forme, colori e vita ai manifesti del Festival nelle ultime tre edizioni.

La mostra è visitabile oggi e sabato prossimo dalle 17 alle 23, tutti gli altri giorni dalle 17 alle 20.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 20 agosto 2016

Immagine

Scatti di note: l’inaugurazione della mostra di Martina Rubbi

8 Feb

“Dogana in fotografia” è il nome del progetto ideato da “L’Officina dei Bottoni” di Stefano Bottoni, direttore artistico del Ferrara Buskers Festival, e ospitato negli spazi del Ristorante “Dogana” di Valter Lucchini in via della Luna, 30 a Ferrara.

Prima mostra, “Istantanee – Emozioni” della giovane fotografa Martina Rubbi, visitabile fino al 24 marzo.

Qui le immagini dell’inaugurazione svoltasi sabato scorso.

[Qui il mio articolo uscito su la Nuova Ferrara]

Andrea Musacci

 

Ristorante Dogana, spazio alla fotografia

8 Feb

I clic di Martina Rubbi e il coinvolgimento di Stefano Bottoni

[Qui alcune immagini dell’inaugurazione]

Stefano Bottoni, Martina Rubbi, Valter Lucchini - Copia (2)

Stefano Bottoni, Martina Rubbi e Valter Lucchini

La vecchia sede del Monte di Pietà che ospita le foto di una giovane fotografa di musicisti. A far da tramite, uno che di musica se ne intende. Nasce da queste sinergie la prima mostra del progetto “Dogana in fotografia”, di Martina Rubbi, dal titolo “Istantanee – Emozioni”, ospitato negli spazi del Ristorante “Dogana” di Valter Lucchini in via della Luna, 30 a Ferrara, e ideato da “L’Officina dei Bottoni” di Stefano Bottoni, direttore artistico del Ferrara Buskers Festival, che ci spiega l’importanza di dare spazi ai giovani creativi, per aiutare a far emergere la loro passione.

Fino al 24 marzo si possono ammirare una ventina di scatti di musicisti come Giacomo Marighelli e Silvia Zaniboni, o di partecipanti del Buskers Festival negli anni dal 2012 al 2015. «Non mi piace far mettere in posa i soggetti – ci spiega –, ma amo catturarli mentre si fanno rapire dalla musica». L’artista ha realizzato anche gli sfondi delle foto, in carta nera coi bordi bruciati, mentre le cornici in legno sono state create da suo padre.

Martina Rubbi, classe ’95, abita a Voghenza ed è iscritta al corso in Educatore sociale e culturale all’Università di Bologna. A 15 anni inizia a fotografare, e solo due anni dopo vince il 33° Concorso Nazionale fotografico “Vittorio Bachelet” di Roma, sezione under 25. Sogna di poter continuare a vivere la sua passione per la fotografia, e, un giorno, poter immortalare il suo idolo, Bruce Springsteen.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara l’08 febbraio 2016