
Gianfranco Goberti, “Lo specchio” (part.), 1967.
Una riflessione su cinquant’anni di arte, in una mostra che permette di riscoprire le opere giovanili di un Maestro ferrarese. Gianfranco Goberti, classe ’39, espone fino al 3 gennaio un’interessante personale nella Galleria del Carbone in vicolo del Carbone, 18/a, Ferrara.
“60.10.50” è il nome scelto, una terna numerica che definisce l’arco temporale: Goberti espone per la prima volta nel ‘59, a ridosso di quegli anni ’60 che sono principio rinnovato di questo progetto artistico.
Una mostra, dunque, per ridiscutere soggetti e suggestioni che lo avevano lanciato nel circuito artistico. Undici le opere in parete degli anni ’60 (dal ‘65 al ‘67), che, come scrive André Vernet nel catalogo, “conservano intatta la forza trascinante di un’utopia giovanile, ossia che l’arte possa cambiare il mondo”, con richiami a Ennio Calabria. Ben presto, però, la protesta sfocia nel “male di vivere”, ben espresso nei volti deformati, nelle figure stranianti che ricordano Bacon. Il tema ricorrente dello specchio viene ripreso nelle opere dal 2010 al 2015, nelle quali cambia la tecnica, ma non la sostanza del messaggio: i volti sono sempre più anonimi, essenziali ma indefiniti, la loro cavernosa profondità ha l’effetto di un abisso insondabile, senza più nemmeno uno sguardo, seppur stravolto, a significare l’umano.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 21 dicembre 2015
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