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“Chi strumentalizza la Croce, falsa la verità della Chiesa”

7 Ott

Dialogo sui simboli religiosi tra mons. Perego e Olivier Roy il 4 ottobre al Festival di “Internazionale”. Il Vescovo: “l’identità non può essere attribuita a un segno, ma è il frutto di un percorso, di un cammino di trasformazione”

3Qual è il senso e il ruolo della Chiesa – e più in generale delle religioni – in società secolarizzate e scristianizzate come quelle occidentali contemporanee? E l’Europa dove può trovare il giusto equilibrio fra rispetto della laicità e creazione di un sistema valoriale condiviso? Sono due delle domande fondamentali che hanno attraversato l’intenso dialogo fra il nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego e Olivier Roy, accademico francese esperto di Islam e religioni, all’interno del Festival di “Internazionale” svoltosi a Ferrara fra il 4 e il 6 ottobre scorsi. Partendo dal tema “Il sacro e il profano. Crocifisso, rosario e presepe: perché la politica riscopre i simboli religiosi”, in un Teatro Nuovo quasi esaurito (soprattutto di giovani), è stata Stefania Mascetti, giornalista di “Internazionale” a intervistare e a interloquire con i due ospiti.

“Il crocifisso è un simbolo evangelico se ci aiuta a vedere i crocifissi della storia e quelli di oggi”

“L’Europa vede tre cristiani tra i quattro fondatori dell’UE, eppure il principio di laicità è stato, da loro stessi, sempre riconosciuto”, ha esordito mons. Perego. “L’Europa deve fondarsi sul principio fondamentale della centralità della persona, dei diritti umani, della libertà religiosa, della solidarietà, sussidiarietà e costruzione del bene comune. Qualsiasi forma di populismo o di privatizzazione mette a rischio l’unità europea, che è nata abbattendo non costruendo muri”. Per Perego sarebbe però riduttivo non distinguere tra secolarizzazione e scristianizzazione: “la prima è importante anche per la Chiesa, soprattutto dal Concilio Vaticano II, ma in realtà da Costantino in poi. Il Concilio – ha spiegato – crea un rapporto libero tra Chiesa e mondo. Paolo VI aveva ben chiara l’idea di laicità, sciogliendo ad esempio la POA (Pontificia opera assistenza) e dando vita alla Caritas”, la prima un pezzo importante dello stato sociale italiano, la seconda un organismo ecclesiale fondato sul volontariato. La stessa Dottrina sociale della Chiesa nasce a fine ’800, “non a caso dopo la fine dello Stato pontificio, e prima dello sviluppo del mutualismo e del sindacalismo bianco e poi del Partito popolare italiano, un partito autenticamente laico, a differenza del regime fascista e in parte della DC”. La scristianizzazione, invece, sempre maggiore anche nel nostro Paese, vede la Chiesa da anni impegnata nella “nuova evangelizzazione”, sempre nel rispetto del principio di laicità: fortunatamente la Chiesa non ha più potere politico ma ha la forza della fede e del Vangelo”. Venendo poi al tema specifico dei simboli religiosi nello spazio puibblico e soprattutto politico, mons. Perego ha spiegato come “il crocifisso è un simbolo evangelico se ci aiuta a vederi i crocifissi della storia e quelli di oggi. Se da una parte la Chiesa si oppone a un relegamento della religione nella sfera privata, dall’altra dice ’no’ a un suo uso strumentale da parte della politica, come arma di contrapposizione: chi usa la religione e i suoi simboli in questo modo, falsa la verità della Chiesa, è lontano dai suoi valori. Chi strumentalizza simboli ed esperienze cristiane, chi ne fa un uso ideologico, tradisce la religione stessa”. Riguardo al discorso sull’identità, questa “non può essere attribuita a un segno o a una cosa, ma è il frutto di un percorso, di un cammino di trasformazione. I segni – sono ancora parole del Vescovo – non dicono niente se dietro non ci sono esperienze importanti di dialogo, di fede e di solidarietà. E’ dunque diabolico usare i simboli religiosi per dividere le comunità, sociali ed ecclesiali”. L’identità quindi per mons. Perego “non è mai una cosa fissa, non si costruisce guardando all’indietro, ma è qualcosa che si confronta continuamente col nuovo, perché è dall’incontro che nasce il nuovo, da cui bisogna lasciarsi interrogare (facendosi, al tempo stesso, carico delle domande di chi arriva), è dal nuovo che la nostra storia si può arricchire”. E questa, per il nostro Vescovo, è la sfida non solo della Chiesa ma anche dell’Europa. “Un’Europa che oggi è debole perché ancora troppo ’economica’, legata ai capitali, agli interessi, e troppo poco alla solidarietà, principio fondamentale per costruire un nuovo continente, e una città nuova”.

“Nelle società occidentali contemporanee non esiste più una cultura condivisa”

Secondo Roy, “esiste un passato cristiano a livello europeo che va al di là della semplice adesione a una fede. Fino agli anni ’60 del secolo scorso la dimensione cristiana era fuori discussione. La stessa Chiesa col Concilio Vaticano II ha poi accettato l’idea stessa di laicità, ma con l’’Humanae Vitae’ del ’68 ha accentuato il divorzio fra Chiesa e società moderna, sempre più centrata sull’individuo e i suoi desideri. Oggi la cultura europea si è ancora di più desacralizzata, e quindi la Chiesa si è sentita respinta da questa cultura dominante. Nelle società occidentali contemporanee – ha proseguito Roy – non esiste più una cultura condivisa e la Chiesa ha sbagliato, e sbaglia, se prova a rimediare con il discorso sui principi non negoziabili e opponendo un sistema normativo a questa scristianizzazione”. Questo “conflitto normativo”, l’ha definito Roy, “rende difficile una nuova costruzione comune di valori. Senza dimenticare che la stessa laicità francese è spesso normativa”, basti pensare al divieto di simboli religiosi nella sfera pubblica. Dall’altra parte, “l’uso di questi simboli, posti come frontiera invalicabile, diventano meramente identitari: nel caso del crocifisso, ad esempio, Cristo, la sua passione, il significato religioso, vengono di fatto omessi”.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio”  dell’11 ottobre 2019

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Dramma in Siria sotto le bombe dell’ISIS

29 Apr

La testimonianza del Vescovo di Aleppo: è in atto un genocidio contro i cristiani, in 4 anni in fuga oltre 100mila persone

Negri, Audo, Monteduro

Mons. Luigi Negri, Mons. Antoine Audo e Alessandro Monteduro

«Ad Aleppo l’80% della popolazione è senza lavoro, manca acqua ed elettricità, e temiamo che ISIS arrivi presto anche qui». È l’ennesimo grido d’aiuto quello che ieri mattina nel Seminario di via G. Fabbri, Mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente della Caritas siriana, ha rivolto ai sacerdoti e indirettamente a tutta la cittadinanza. Per la sua tappa ferrarese, Audo è stato invitato da Mons. Luigi Negri con l’organizzazione della onlus “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs), con la quale la Diocesi ferrarese collabora da alcuni mesi, e per la quale era presente il Direttore della sezione italiana Alessandro Monteduro.

«Ad Aleppo la situazione è davvero tragica, la più drammatica in tutta la Siria, sia per gli attacchi dei gruppi armati islamici, sia per i bombardamenti dell’esercito ufficiale», ha spiegato Mons. Audo. «C’è un calo vertiginoso della popolazione, quindi la cosa più importante è che non ci sia più un esodo dei cristiani: in quattro anni d’assedio due terzi di loro hanno abbandonato la città, passando da 150mila a 50mila». Le notizie degli ultimi giorni parlano dell’esercito dell’ISIS a nord di Aleppo, e ciò, per Audo, significa «che si rischia, come a Mosul, di arrivare alla fine della presenza millenaria dei cristiani». È un vero e proprio genocidio quello ai danni di questa minoranza, che dimostra, secondo il vescovo di Aleppo, «l’enorme problema dell’Islam nel sovrapporre politica e religione, usando Dio solo per volontà di dominio». Le testimonianze di fede ad Aleppo, come in Iraq, però, non mancano, «ogni giorno – ha spiegato Audo – firmo molti certificati di battesimo e di matrimonio». Oggi in Siria, come in tutto il Medio-Oriente, «sarebbe fondamentale una convivenza pur nella diversità tra le varie fedi ed etnie».

Sono state una decina le domande rivolte a Mons. Audo da parte dei sacerdoti presenti, a dimostrazione del profondo interesse della Chiesa ferrarese verso la situazione della popolazione siriana. Alcune delle domande, in particolare, hanno riguardato il rapporto con i musulmani presenti nel nostro Paese, e le possibili modalità di aiuto concreto.

Ricordiamo come dal 2014, sopra l’entrata principale del Palazzo Arcivescovile su c.so Martiri della Libertà, sia stato esposto il marchio con l’iniziale di “Nassarah” (Nazareno), e un anno e mezzo fa sia stato formalizzato il gemellaggio tra la nostra Diocesi e quella di Erbil in Iraq, con una raccolta fondi. Inoltre, una settimana fa al Cinema S. Spirito sono intervenuti Rodolfo Casadei (giornalista inviato in Siria e Iraq) e p. Rebwar Audish Bassa, sacerdote iracheno. Infine, ricordiamo che oggi alle 20 mons. Audo interverrà all’evento organizzato da Acs a Roma, durante il quale verrà illuminata di rosso la Fontana di Trevi in ricordo dei martiri cristiani. Per info e aiuti all’Associazione visitare il sito http://www.acs-italia.org.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 29 aprile 2016

Piero Stefani, democrazia e religione in Biblioteca Ariostea

9 Ott

Palazzo Paradiso AriosteaOggi alle 17 nella Biblioteca Ariostea in via Scienze, 17 avrà luogo la conferenza di Piero Stefani sul tema “Democrazia e religioni”. L’evento fa parte del ciclo “La democrazia come problema”, a cura dell’Istituto Gramsci e dell’ISCO di Ferrara. La presentazione dell’incontro sarà a cura di Carlo Pagnoni.

Stefani prenderà la mosse da una domanda: lungo quali vie i sistemi religiosi, organizzati al loro interno per lo più in modo non democratico, sono nelle condizioni di accettare e/o condividere le regole democratiche degli stati e delle società civili? Saranno passati in rassegna quattro casi: Stato d’Israele, Iran, Stati Uniti d’America e Italia.

Piero Stefani, ferrarese classe ‘49, è docente e biblista. Dal 1975 al 2006 ha insegnato Storia e Filosofia al Liceo Ariosto di Ferrara. All’Università degli Studi di Ferrara ha insegnato Filosofia della Religione dal 2004 al 2011, e nel nuovo anno accademico insegnerà Storia del pensiero ebraico per il Corso di laurea magistrale interateneo delle Università di Parma, Modena-Reggio e Ferrara. Da gennaio 2009 a maggio 2010 è stato Direttore scientifico della Fondazione del Museo Nazionale dell’ebraismo Italiano e della Shaoh (MEIS).

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 09 ottobre 2015

Stasera Magdi Allam ospite di “Autori a corte”

14 Lug

allLa terza delle cinque serate della rassegna “Autori a corte. Presentazioni letterarie con degustazione nel Giardino delle Duchesse” vede stasera la presentazione dell’ultima fatica di uno dei giornalisti più discussi degli ultimi anni, Magdi Cristiano Allam. Quest’ultimo presenterà l’edizione de “Il Corano” edita da Il Giornale, per il quale ha scritto prefazione e commento.

La serata inizia alle 19.45 con “Antipasto d’autore” e gli ospiti Davide Grandi con “Dio e D’io – fisica quantistica e spiritualità” e Davide Nani con “Anatema”. Alle 21, invece, vi sarà Stefano Malvestio con “Anello cicloturistico dei quattro fiumi”. Modera e conduce Leonardo Punginelli.

Allam sarà invece intervistato dal direttore del quotidiano Ferraraitalia.it, Sergio Gessi.

Allam, nato a Il Cairo nel 1952, ha collaborato con il Manifesto, Quotidiani Associati, La Repubblica. Nel 2003 entra al Corriere della Sera con la carica di “vicedirettore ad personam”, dove rimarrà fino al 2008.

Proprio nel marzo di quest’anno Allam formalizza la sua conversione al Cattolicesimo ricevendo in Vaticano da Benedetto XVI battesimo, cresima ed eucaristia. Dal 2013 inizia però a criticare fortemente alcune scelte della Chiesa.

A fine 2008 annuncia la fondazione del partito “Protagonisti per l’Europa Cristiana”, mentre nel 2009 fonda “Io amo l’Italia”. Dal 2009 è stato europarlamentare, mentre attualmente è dirigente del partito Fratelli d’Italia.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 14 luglio 2015

La donna nell’Islàm con Silvia Scaranari Introvigne

20 Gen

150755_10200225774720043_344351536_nUna conferenza dedicata a temi più che attuali, come il rapporto tra Occidente e Islam, e il ruolo della donna nelle società islamiche. Stasera alle 21 presso l’Oratorio Santo Spirito in Via della Resistenza, 5 a Ferrara, il Centro Culturale San Massimiliano Maria Kolbe organizza l’incontro pubblico “Come vive la donna nell’Islàm?”. A riflettere su una questione tanto delicata quanto fondamentale per comprendere l’essenza di una società e le possibilità di dialogo, interverrà la prof. Silvia Scaranari Introvigne, membro di Alleanza Cattolica, moglie di Massimo Introvigne (reggente nazionale del movimento) e collaboratrice a Torino del Centro Peirone per lo studio e il dialogo con l’Islam. L’evento è organizzato in collaborazione con Alleanza Cattolica, Missione dell’Immacolata Mediatrice e Rinnovamento nello Spirito Santo.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 20 gennaio 2015

(Foto tratta dal profilo Facebook di Silvia Introvigne)

La mostra “Quando I Valori Prendono Vita” in Arcivescovado

27 Ott

IncontroMona, cristiana copta e Khaled sono scesi insieme a Piazza Tahrir per lottare contro il regime. E così anche Mina, cristiano ed Emad, musulmano. Sono commuoventi e colme di speranza le storie che la mostra “Quando I Valori Prendono Vita. L’Egitto e il lato umano della sua rivoluzione” racconta. Allestita nel Palazzo Arcivescovile di Ferrara in C. so Martiri della Libertà, 77 grazie al gruppo SWAP di Milano e a Student Office Ferrara, la mostra sabato ha richiamato centinaia di persone, dai numerosi studenti delle Superiori a famiglie e persone di ogni età.

Mentre all’entrata un video di presentazione spiega l’esperienza della “grande famiglia” SWAP (composto perlopiù da ragazze), lungo il percorso espositivo molte sono le foto, i fumetti, i murales che narrano di queste storie di bellezza e di verità. Come la storia dei 65 ragazzi trucidati perché difendevano il mural raffigurante Mina ed Emad, o la foto delle madri di questi due ragazzi mentre si abbracciano, unite nel lutto. E poi le catene umane dei cristiani per difendere i musulmani mentre pregano e quest’ultimi che a loro volta difendono le chiese: il rispetto per la preghiera, per i luoghi sacri e per le ricorrenze sacre, come nel caso del Ramadan.

“L’uomo che cerca l’uomo. Il cuore, punto di incontro tra cristiani e musulmani. L’esperienza di SWAP” ha visto infine alle 17 l’incontro con i ragazzi di SWAP e con il Prof. Wael Farouq, noto intellettuale musulmano.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 27 ottobre 2014

Con Student Office la mostra per avvicinare le persone

24 Ott

Mostra cristiani-islamIn un periodo in cui sembra riacutizzarsi il contrasto tra mondo islamico e mondo cristiano, a Ferrara fa tappa una mostra tesa al confronto tra le due religioni. “L’uomo che cerca l’uomo. Il cuore, punto di incontro tra cristiani e musulmani” è il titolo dell’evento in programma domani dalle 11 alle 20 presso il Palazzo Arcivescovile in C.so Martiri della Libertà, 77. L’Associazione universitaria Student Office in collaborazione con l’Associazione studentesca Uniservice, la Fondazione Enrico Zanotti, il Centro Culturale Umana Avventura e l’Università di Ferrara presentano la mostra “Quando I Valori Prendono Vita. L’Egitto e il lato umano della sua rivoluzione” e alle 17 l’incontro con i ragazzi del gruppo SWAP, gli ideatori della mostra (Rola Diab, Gianluca Lomarco e Marco Demaldè) e il Prof. Wael Farouq. SWAP è un gruppo di studenti universitari egiziani di Milano nato nel 2013 per riscoprire le proprie origini in dialogo con altre culture.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 ottobre 2014

Cristiani e musulmani insieme contro i pregiudizi

23 Ott

Conf. stampa mostra cristiani-islamUna mostra e un incontro per dimostrare, attraverso storie concrete, come i pregiudizi tra cristiani e musulmani siano superabili con l’amicizia e il confronto, nel rispetto delle differenze. L’evento in programma sabato 25 dal titolo “L’uomo che cerca l’uomo. Il cuore, punto di incontro tra cristiani e musulmani. L’esperienza di SWAP” è stato presentato ieri mattina nell’Aula H di Palazzo Tassoni, sede del Dipartimento di Architettura, in via della Ghiara, 36 a Ferrara. Durante la conferenza stampa sono intervenuti i tre giovani organizzatori dell’evento, Rola Diab, studentessa libanese alla Facoltà di Medicina, Gianluca Lomarco, iscritto alla Facoltà di Architettura, e Marco Demaldè, studente della Facoltà di Fisica.

La mostra è stata ideata dal gruppo SWAP, formato da studenti (italiani ed egiziani, cristiani e musulmani) dell’Università Cattolica di Milano, con l’aiuto del Prof. Wael Farouq, docente universitario a Milano e a Il Cairo, e coautore, insieme a Benedetto XVI e ad altri intellettuali, del libro “Dio salvi la ragione”.

Demaldè ha introdotto il progetto spiegando come durante la rivoluzione egiziana del 2011 la «secolare convivenza in Egitto tra musulmani e cristiani, “paradossalmente” si sia rafforzata». In particolare, il progetto della mostra è nato, ha spiegato Rola Diab, in seguito all’uccisione di una bambina egiziana di 8 anni, Miriam Nabil, trucidata il 20 ottobre 2013 da una raffica di mitra sparati da alcuni estremisti islamici davanti alla chiesa della Vergine Maria ad al-Warraq, Il Cairo. Questo episodio sconvolge molte persone, tra le quali Randa, giovane studentessa musulmana all’Università Cattolica di Milano, la quale si mette in contatto col prof. Farouq, che le fa conoscere diversi studenti cristiani e musulmani (egiziani e non) che studiano a Milano. «Tutto ciò dimostra – ha proseguito Diab – come spesso la realtà sia diversa dagli schemi entro i quali la vogliono chiudere i mass-media». Lei stessa ha spiegato come qui a Ferrara abbia scoperto l’importanza del confronto con diversi suoi coetanei cattolici, «persone col mio stesso desiderio di libertà, un’amicizia che ci ha aiutato anche a riscoprire le nostre origini, le nostre identità, quindi a conoscere meglio noi stessi».

Lomarco ha proseguito spiegando come il progetto l’abbia scoperto lo scorso maggio a Firenze, durante una gita con altri studenti universitari. «Da allora – ha spiegato – è cambiata la mia idea rispetto a quella che mi ero fatto con i mass-media. Prima, infatti, pensavo fosse impossibile una convivenza tra cristiani e musulmani». Al di la delle differenze religiose, di sesso, d’etnia – ha concluso Lomarco – «c’è qualcosa di comune tra gli uomini, il cuore, appunto, la parte più profonda di ognuno».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 23 ottobre 2014