
Chiusa S. Maria dei Servi, ora riapre per loro la chiesa all’angolo via Montebello/c.so Porta Mare
di Andrea Musacci
Per una che chiude, un’altra riapre. Proseguono le tormentate vicende delle chiese ferraresi nel post sisma: il nuovo capitolo di questa storia ha come protagoniste la chiesa di Santa Maria dei Servi, in via Cosmè Tura, e quella di San Giovanni Battista. La prima, ha chiuso la scorsa settimana per i necessari lavori di restauro e consolidamento; la seconda, torna ad accogliere la vita delle nostre comunità dopo ben 4 anni. Protagonista di questo trasferimento è la comunità cattolica ferrarese di rito greco-bizantino: insomma, le nostre sorelle e i nostri fratelli ucraini.
UNA NUOVA CASA PER GLI UCRAINI
La prima Divina Liturgia, la guida della comunità cattolica ucraina ferrarese, don Vasyl Verbitskyy, l’ha presieduta per la Festa dell’Ascensione. No, non domenica 1° giugno, ma – come da tradizione – proprio il 40° giorno dopo la Pasqua di Resurrezione, giovedì 29 maggio. La prima Liturgia “ufficiale”, invece, è in programma questa domenica, Festa di Pentecoste, con anche l’accompagnamento dei Campanari Ferraresi. «I parrocchiani – ci spiega don Vasyl – ci tengono a tenere il nome della parrocchia – S. Maria dei Servi – e gli orari delle Messe, feriali e festive». Qui, se tutto andrà secondo i programmi, gli ucraini dovrebbero rimanere 1 anno, per poi tornare in via Cosmè Tura. Nel frattempo, grazie alle donne, agli uomini e ai ragazzi della parrocchia, è stato fatto il trasloco di tutte le panche, dei paramenti liturgici, delle icone (dell’iconostasi, e non), del mobilio e degli oggetti della sacrestia, dell’ufficio di don Vasyl, del coro, dei confessionali, oltre alle due sindoni, quella di Gesù e quella della Madonna. Quella di Gesù, come da tradizione del rito bizantino, è rimasta sull’altare dalla Pasqua all’Ascensione.
In attesa del 24 giugno, Festa di San Giovanni Battista, si pensa già alle attività estive, fra cui il campo del Circolo “Luce da Luce” nel quartiere Barco, con una giornata in montagna, sul lago di Cadore. E a proposito di iniziative, è stata annullata per cause di forza maggiore quella prevista in Sala Estense per il 25 giugno.
E sempre in quei giorni, per la precisione sabato 28 giugno, è in programma un avvenimento storico: un nutrito gruppo di ucraini ferraresi si recherà a Roma per il Giubileo dei fedeli della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.
LA STORIA RECENTE DI SAN GIOVANNI BATTISTA…
Ripercorriamo ora la storia della chiesa all’angolo tra via Montebello e corso Porta Mare. Il 2 maggio 2021 la comunità parrocchiale di Santo Spirito si congeda dall’edificio di proprietà dell’ASP-Centro Servizi alla Persona, in vista della riapertura della vicina chiesa di Santo Spirito, avvenuta due settimane dopo, il 15 maggio. La comunità di Santo Spirito ha usufruito della chiesa di San Giovanni Battista dal settembre 2012, dopo il terremoto che ha reso inagibile il suo tempio (tra maggio e settembre 2012, si utilizzò la tensostruttura allestita nel campo da basket parrocchiale e il cinema dell’oratorio).S.Spirito fu riaperto poi parzialmente da marzo 2016 a febbraio 2020. A inizio 2020 la nuova chiusura di quest’ultima, con le celebrazioni liturgiche nella Sacrestia di Santo Spirito e a san Giovanni Battista il sabato sera e la domenica. Dal 2016, a S. Giovanni si è insediata anche la comunità ortodossa moldava, per un importante esperimento ecumenico culminato, nel maggio 2019, con una partecipazione congiunta alla solennità del Corpus Domini.
Mentre sono rimasti gli affreschi, i paramenti sacri di s.Giovanni Battista sono conservati nel Museo civico di Palazzo Schifanoia e da inizio 2021 sono state installate le copie, stampate in serigrafia di altissima qualità, di alcune delle più significative opere pittoriche originariamente alloggiate in chiesa:”San Giovanni Battista alla fonte” di Giacomo Parolini, “Lazzaro povero in terra” di Niccolò Roselli, “Decollazione di San Giovanni Battista” e “Deposizione” di Ippolito Scarsella.
…E LA SUA STORIA “ANTICA”
Stabiliti a Ferrara, i canonici regolari lateranensi tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI costruirono la chiesa. Un edificio unico nel suo genere in città, in quanto a pianta greca (o “a croce greca”, nella quale – cioè – navata e transetto hanno la stessa lunghezza e si intersecano a metà della loro lunghezza): una bella coincidenza con i suoi nuovi “inquilini”, i cattolici di rito greco-bizantino. Dopo, qui ci furono i benedettini, poi i somaschi, i Catecumeni, i Cavalieri del Sovrano Ordine Militare di San Giovanni di Malta, le Orfanelle. Nel 1938 la chiesa fu restaurata e riaperta, ma, colpita dai bombardamenti, nel ’54 fu nuovamente chiusa. Nel ’70 il Comune di Ferrara, quale proprietario, la assegnò all’Azienda Pubblica Servizi alla persona e nel convento venne eretto un pensionato, affidandolo all’Opera Pia Braghini Rossetti (ancora presente: è la Casa di riposo “Beata Beatrice d’Este”, con 41 ospiti). Nonostante i tentativi nel 1975 del Gran Priore Uguccione Scroffa di ripristinarla per l’Ordine, bisognerà attendere il 1995 per i lavori di restauro e consolidamento.
LA STORIA DI S. MARIA DEI SERVI
Per quanto riguarda, invece, la chiesa di via Cosmè Tura, il 17 marzo 1636 si pose la prima pietra dell’attuale edificio, costruito su disegno dell’architetto della Camera Apostolica Luca Danese. Chiesa e convento vennero perfezionati dal 1665 al 1669 da Francesco ed Angelo Santini e nel 1797, soppressi i servi di Maria chiamati anche “serviti”, chiesa e convento vennero ridotti ad uso profano. Nel 1800 vi furono poste dalla Reggenza le sorelle del Collegio di S. Orsola, le quali non lasciarono più il luogo. Queste religiose esistevano a Ferrara fin dal 22 maggio 1584 nel piccolo ritiro, con chiesa dedicata a S. Orsola, posto nella strada detta allora “di Spazzarusco” (tale comunità religiosa, divenuta ormai troppo esigua nel numero, si è fusa nel 1929 con la Congregazione delle Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata di Verona).
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 6 giugno 2025
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