Dalla cruda e fredda consistenza di materiali d’uso industriale la bellezza può sprigionare in modo inaspettato. Da qui prende le mosse la retrospettiva di Alberto Cariani – artista ferrarese classe ’39, morto l’anno scorso – “Inside. La ricerca della libertà”, inaugurata sabato scorso, curata dalla figlia Marica e visitabile fino al 1° novembre nella Galleria Dosso Dossi in via Bersaglieri del Po, 25/b a Ferrara.
Cariani, ex allievo del Dosso Dossi e fabbro di mestiere, amava ridare vita ai materiali del proprio lavoro, «li riusava per realizzare l’idea, in dialogo con l’Arte Povera», come ci ha spiegato Emilio De Stefano, critico d’arte intervenuto durante l’evento inaugurale. Una materialità pesante, vera, la sua, che prende forma in un’arte spesso astratta, concettuale.
Nelle sue opere – che vanno da fine anni ’70 ai primi del 2000 – dominano infatti legno, metallo, plexiglas, acciaio e alluminio, oltre al più classico acrilico. “La ricerca della libertà” suggerita dal titolo è necessaria ammirando quelle città inabitabili da lui rappresentate, gli spazi urbani disumanizzati che inghiottono quelli naturali e a loro volta sono inghiottiti da quelli industriali.
«Nella sua arte – chiude De Stefano – non vi è però solo critica sociale, ma un’esorcizzazione della paura di ciò che in futuro possa accadere». Una triste profezia, dunque, e una provocazione più che mai urgente.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 20 ottobre 2015
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