


Trentadue coppie di protagonisti dell’universo artistico ferrarese immortalate dall’obiettivo di Flavia Franceschini, per un’indagine psicologica all’insegna del divertissement. “Le muse quietanti” è il nome del progetto fotografico che verrà inaugurato sabato nel doppio spazio della MLB home gallery di Maria Livia Brunelli in c.so Ercole I d’Este (alle 18), e nell’Hotel Annunziata in Piazza Repubblica (alle 19).
Come ci spiega la Franceschini, il titolo le è stato suggerito dal fratello Dario: sono quelle “muse che provocano quiete nella coppia”. Così l’artista ha deciso di cimentarsi nell’ambito della fotografia per questo inedito e originale progetto che vede, tra gli altri, protagonisti Lola Bonora e Franco Farina, Lucio Scardino, Claudio Gualandi, Marco Caselli Nirmal, Gianni Fantoni, e il Ministro-scrittore Dario Franceschini. Tutti vestiti con abiti d’epoca, tra fine ‘800 e inizio ‘900, coppie residenti o meno a Ferrara, 65 persone (contando anche la figlia della Brunelli) con abiti o propri o prestati dall’artista, su due fondali, più qualche elemento esterno che ricordasse angoli, più o meno segreti, dei soggetti. Fotografie, quindi, da indagare, come nella tradizione della pittura rinascimentale. Il progetto della Franceschini, l’ultimo della rassegna “Occhio al talento”, dovrebbe continuare nei prossimi mesi.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 17 novembre 2016
[Qui il file della pagina de la Nuova Ferrara]
[Qui l’articolo principale del servizio]
Giorgio De Chirico, “Ettore e Andromaca” (1917)
Nella casa a Codrea di Donato Droghetti, ex Capo allestitore a Palazzo dei Diamanti nei gloriosi anni di direzione di Franco Farina, furono molti gli artisti, famosi e meno famosi, ripetutamente ospitati. La figlia Riccarda Droghetti, a quei tempi bambina, ricorda in particolare le visite di Giorgio De Chirico (Volo 1888-Roma 1978), il quale, molto vecchio e senza cappotto, andava ospite di Droghetti per mangiare la salama da sugo, seduto in sala con una coperta sulle spalle e con le babucce di pelo di pecora.
Inoltre, un’amicizia particolare Droghetti l’ebbe con “il compagno” veneto Antonio “Tono” Zancanaro (Padova 1906-1985), eccentrico artista che gli dedicherà numerose opere e cataloghi, e che, pare, amasse particolarmente il vino Clinton e i salami all’aglio, due specialità che non mancavano mai nella “collezione” di casa Droghetti.
Infine, un ricordo particolare va all’artista Renzo Vespignani (Roma 1924-2001), importante ritrattista tutt’ora conosciuto e omaggiato, frequentatore della casa di Codrea, vero estimatore della cucina della signora Droghetti, e il quale amava ricambiare l’ospitalità eseguendo ritratti alla famiglia.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara l’11 agosto 2016
[Qui il file della pagina de la Nuova Ferrara] – [Qui le video-interviste ai curatori]
Warhol, Guttuso e Schifano esposti nell’azienda agricola “CasadiRo”. “PinArt – Periferia in Arte” è il nome del progetto dalle mille sfumature
Ammirare nel sottotetto di un ex granaio nella campagna ferrarese, opere e stampe di alcuni tra i più importanti artisti del secolo scorso, come Warhol, Guttuso o Schifano, oltre a locandine e cataloghi di esposizioni dei gloriosi decenni di Palazzo dei Diamanti. Abbiamo visitato in esclusiva l’importante mostra allestita a Ro nell’azienda agricola “Bio-Pastoreria” (denominata anche “CasadiRo”) a Ro Ferrarese (in via Provinciale, 18), in un ex fienile del Settecento (per tutto il Novecento, la casa padronale e azienda agricola più importante del territorio roese), e dal 1994 diretta da Giovanni Dalle Molle, allievo, tra gli altri, di Giorgio Celli. Un’azienda agricola biologica (una delle prime nella nostra regione, con vendita a “Terraviva Bio”, in via delle Erbe a Ferrara), fattoria didattica, e, come la definisce lo stesso proprietario, azienda “articola”. Dalle Molle, infatti, insieme a Massimo Roncarà e Giuliana Berengan, fondatori dell’Atelier e associazione culturale ferrarese “Il Passaggio”, nel 2004 ha dato vita in questo sottotetto a “Il Granaio della CasadiRo”, uno spazio polifunzionale gestito dall’associazione “Il Cantiere delle Idee Chiare e Sfuse”.
“PinArt – Periferia in Arte” è il nome di questo progetto espositivo di opere e materiali del periodo d’oro di Palazzo dei Diamanti, del Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari e della Sala Polivalente (casa del Centro Video Arte diretto da Lola Bonora), che nasce un anno fa, quando, proprio nel mese di agosto, Riccarda Droghetti, impiegata della libreria Feltrinelli di Ferrara, chiama i tre curatori per far loro una proposta alquanto interessante: poter visionare e ricevere in dono lo sterminato patrimonio artistico appartenuto al padre, Donato Droghetti, morto nel 1993, Capo allestitore a Palazzo dei Diamanti dal 1960 al 1992, e quindi, in un certo senso, il “braccio destro” dell’allora Direttore Franco Farina. Si tratta di 650 cataloghi autografi delle storiche mostre a Diamanti, oltre a 156 opere (litografie, serigrafie, dipinti, disegni, prove d’artista e copie), manifesti, di artisti di fama nazionale e internazionale.
La mostra, inaugurata lo scorso novembre, vede opere di artisti del calibro di Andy Warhol, Renzo Vespignani, Tono Zancanaro, Giorgio Balboni, Sergio Vacchi, Ugo Attardi, Renato Guttuso, Mario Schifano, Egon Schiele, Giorgio Morandi, Enrico Baj, Edvardo Fioravanti, Ernesto Treccani e Mimmo Rotella. Per quanto riguarda invece i cataloghi autografati, troviamo monografie dedicate a Giorgio De Chirico, Robert Rauschenberg, Remo Brindisi, Marcel Duchamp, Mario Sironi, Antoni Tàpies, Gaetano Previati, Giovanni Boldini, Antonio Ligabue, Aroldo Bonzagni, Filippo De Pisis, Alberto Sughi, Aligi Sassu, Pablo Picasso, e tanti altri. Accanto a questi, giovani artisti ferraresi di quei decenni, come Maurizio Bonora, Gianni Guidi, Sergio Zanni, Gianfranco Goberti e Maurizio Camerani, ora maestri indiscussi. Tra le opere esposte, evidenziamo la prima serigrafia realizzata a Ferrara da Andy Warhol, una “prova d’artista” (in realtà, una vera e propria opera d’arte), anteriore alla realizzazione delle opere della mostra ferrarese “Ladies and Gentleman” del 1975. La collezione comprende inoltre, anche se non esposti per motivi di spazio, numerosi cataloghi del Centro Video Arte di Ferrara.
Infine, ricordiamo come negli anni lo spazio espositivo ha ospitato originali personali di artisti come Valter Fingolo, scultore veneto una cui opera accoglie i visitatori all’ingresso dell’azienda agricola, Anselmo Perri, padre gesuita e pittore, e Marcello Carrà.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara l’11 agosto 2016
[Qui gli aneddoti sugli artisti a casa Droghetti]
Incontro nel suo studio con il pittore stroncato anni fa da Farina
Alberto Vita Finzi nella sua mansarda
In una mansarda in via Borgovado, di fronte alla Chiesa di Santa Maria in Vado, ha il suo studio un artista che ama «il buio, l’ombra, non la troppa luce». Stiamo parlando di Alberto Vita Finzi, otorino in pensione, membro di una nota famiglia ebraica: suo nonno, omonimo, è uno degli undici trucidati nella nota “lunga notte del ‘43”.
Siamo andati a trovarlo insieme a Laura Rossi, artista e critica d’arte, collaboratrice della Sala permanente – Collezione dello scultore Mario Piva in via Cisterna del Follo, e in passato alla guida della “Nuova Officina Ferrarese” di via Cassoli, dove Vita Finzi ha esposto per l’ultima volta, nel 2001. Prima, solo tre sono state le sue mostre: nel 1989 e nel ’94 con due personali al Centro Artistico Ferrarese, e nel ’91 a una collettiva alle Grotte del Boldini.
La sua mansarda assomiglia a un rifugio dove si nascondono centinaia di tele realizzate in più di trent’anni. All’incirca nel ’95 per Vita Finzi avviene il passaggio all’arte informale, aiutato dalla stroncatura dell’ex Direttore di Palazzo dei Diamanti Franco Farina della sua mostra al Boldini. «Per un anno non riuscii a dipingere – ci racconta – ma mi servì molto, perché quella critica fu decisiva per il mio passaggio all’informale».
Un informale gestuale, anche se non mancano tentativi materici. Inoltre, un segno presente in parte della sua produzione sono alcuni graffi, «simbolo di dolore ma anche di conquista». Sperimentatore cromatico, Vita Finzi non ama l’acrilico, da più di un anno usa anche smalti, e in passato ha utilizzato anche il catrame, a là Burri. La sua gestualità spontaneità gli permette di «dare ordine al disordine», ci spiega lui stesso. «Un informale cerca sempre un equilibrio tra forma, spazio e colore. Dove gli altri vedono caos, io vedo un equilibrio», quello stesso che, in attesa di un non impossibile ritorno sulla scena pubblica, ha trovato qui, nella sua mansarda-studio.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 29 aprile 2016
Non è ancora possibile una datazione certa sul bozzetto de “Le muse inquietanti”
Da sinistra, Franco Antolini, Franco Farina e Maria Livia Brunelli
Il mistero sul bozzetto di de Chirico, ora alla Mlb home gallery, s’infittisce. Ieri alle 18 alla gallery di Maria Livia Brunelli, è stato analizzato il bozzetto de “Le muse inquietanti” (olio su tela, 1918) di Giorgio de Chirico, da quest’ultimo donato a Franco Farina nel 1970 (anno della prima mostra del pittore a Palazzo dei Diamanti), e ora esposto per un breve periodo alla gallery in c.so Ercole I d’Este.
Nel disegno a matita, rispetto all’originale, non sono presenti la statua-manichino e la scatola “esoterica” nella parte destra in ombra. Con l’aiuto di Franco Antolini, uno dei maggiori restauratori di disegni su carta italiani, l’opera è stata tolta dalla cornice per accertare eventualmente la presenza di elementi utili alla sua datazione. Dopo un’analisi col phmetro a contatto, Antolini ha “liberato” il disegno, eseguito su una carta oleosa e poi laccata. Purtroppo non sono state trovate scritte di nessun tipo, per cui rimane il mistero sulla datazione del bozzetto.
Franco Farina ha raccontato «l’ottimo rapporto con de Chirico, ogni volta che andavo a Roma, non potevo non andare nella sua casa in Piazza di Spagna». Inoltre, Farina ha fatto un annuncio: «dopo la mia morte tutte le opere presenti nella mia casa (tra gli altri, di Fontana e di Carrà) andranno al Comune di Ferrara».
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 22 novembre 2015