
Intervista a Vadis Paesanti, Presidente Cooperativa Pescatori del Delta e vicepresidente FedAgriPesca Confcooperative Emilia-Romagna: «la situazione per le nostre 1800 imprese è grave e diventerà gravissima»
A cura di Andrea Musacci
«La catastrofe ambientale porterà, di questo passo, a una catastrofe economica e sociale per migliaia di famiglie». Pur cercando di non perdere la speranza e di mantenere la necessaria lucidità, Vadis Paesanti (foto piccola) è consapevole della drammatica situazione della venericoltura, cioè dell’allevamento a fondale delle vongole veraci. Maltempo e alluvione, anossia ma soprattutto granchio blu stanno mettendo sempre più in ginocchio i produttori della Sacca di Goro. Presidente della Cooperativa Pescatori del Delta e vicepresidente di FedAgriPesca Confcooperative Emilia-Romagna, Paesanti approfitta del nostro incontro per sottolineare innanzitutto l’importanza della Giornata del Ringraziamento del 12 novembre: «è un gesto importante da parte del Vescovo e della Diocesi. Abbiamo bisogno di una sua benedizione, di un aiuto dal Cielo…».
Paesanti, qual è la situazione delle vostre imprese e cooperative?
«La situazione ad oggi è grave, e fra qualche settimana, fra pochi mesi sarà gravissima per le nostre circa 1800 imprese associate in 53 cooperative della venericoltura».
Partiamo dall’alluvione in Romagna nei mesi scorsi…
«Quell’enorme quantità di acqua convogliata in canali e fiumi, i navigabili, e attraverso il Napoleonico, è arrivata nel Po di Goro e quindi nella Sacca di Goro, con conseguenze negative. E poi vi è stata l’anossia (mancanza di ossigeno nei fondali marini a causa del protrarsi di temperature elevate, ndr), anche se non è il primo anno che la registriamo nel mese di ottobre».
Ma il nemico principale è senza dubbio il granchio blu…
«Esatto. C’è da dire innanzitutto che questo granchio è venduto nel nostro mercato ittico già da 10 anni, e in questo decennio ha divorato buona parte della risorsa alieutica (ad esempio, acquadelle, gamberetti, orate, branzine, anguille, granchio comune). Di questo pesce non c’è più traccia da anni, a dimostrazione della voracità di questo animale, della sua scaltrezza e del fatto che non ha competitors, non ha predatori».
Cos’è cambiato quest’anno?
«Già la scorsa primavera abbiamo iniziato a notare nella Sacca di Goro numerosi gusci e un ammanco di tante vongole. Non si trattava di una morìa spontanea. All’inizio vi sono state accuse reciproche di furto tra le cooperative, ma avendo nella Sacca una guardianìa h24 e telecamere a raggi infrarosse, abbiamo dovuto prendere atto che il granchio blu, esaurita la risorsa alieutica, ha iniziato a mangiare le vongole veraci. E da lì è iniziata la catastrofe ambientale e la catastrofe della biodiversità che diventerà catastrofe economica e sociale. Consideriamo che in media in un anno nella nostra Sacca si producevano circa 13mila tonnellate di vongole veraci…».
Qual è il calo di produzione registrato e quale quello previsto?
«Accorgendoci del granchio blu che divorava le vongole, abbiamo cercato di venderne più possibili per sottrarle a questo predatore. Il calo, quindi, dipende da quanto le singole cooperative sono riuscite a venderne in questi mesi. Il problema è che il seminato del 2022 e soprattutto quello della scorsa primavera, ci è stato divorato dal granchio blu. Bisogna considerare che la raccolta avviene 14-16 mesi dopo la semina. Ciò significa che non avremo più la vongola né piccola né mediana né adulta, perché finché ci sarà il loro predatore non potremo più seminare».
Fino a quando dovrebbe rimanere il granchio blu?
«Vedendo gli altri Paesi nei quali è presente, rimane per un ciclo di 4 anni, quando allora, per mancanza di cibo, inizierà a cannibalizzare i propri piccoli oppure emigrerà».
Tutto ciò che conseguenze avrà sugli allevatori?
«A questa domanda non sono in grado di rispondere: è come dopo un’alluvione, ci troviamo con la casa allagata, dobbiamo abbandonarla. Viviamo un momento di grande sconforto, siamo rimasti spiazzati. I ristoranti naturalmente si stanno riorganizzando: proporranno sempre più spaghetti al granchio blu e non alle vongole, ma per noi è solo sopravvivenza momentanea…».
I sistemi di protezione sperimentale come recinti e teli protettivi sono utili?
«No, e lo dimostra il vento forte delle ultime settimane che in alcuni casi ha spazzato via tutto…».
Veniamo alle misure adottate recentemente dal Ministero dell’Agricoltura per aiutare i produttori. Che idea si è fatto?
«I 2,9 milioni di euro dal Governo sono utili, ma non più di tanto dato che ci aiuteranno solo per certe spese, come quelle per lo smaltimento e il facchinaggio. Il discorso di fondo è che siamo circa 1800 aziende nel nostro Delta e altrettante nel Veneto, e se uno fa i conti, a ogni impresa andrà ben poco. Speriamo che il Governo faccia un’altra misura».
Poi ci sono i 10 milioni di euro per sostenere la ripresa del settore per semina, ripopolamento e acquisto di strutture fisse di protezione…
«Sì, saranno certamente utili anche questi. Siamo grati al Governo per questi sforzi, ma riteniamo che per passare l’inverno bisognerà fare di più. Il nostro non è un settore assicurato e non abbiamo diritto alla CISOIA (Cassa Integrazione Speciale Operai dell’Agricoltura, ndr)…».
1 milione di euro è arrivato invece dalla Regione…
«Questo può aiutarci per il nostro mancato reddito nei primi 9 mesi del 2023 e per una piccola parte dell’acquisto del seme. Ma anche questo non è sufficiente. Le istituzioni devono capire che qui viviamo di monoeconomia, quindi quando venderemo l’ultimo kg di vongole, vi sarà una grave situazione economica e sociale. In Italia vendiamo un prodotto di nicchia, e siamo i primi produttori di vongole veraci in Europa. Ma questa calamità ci sta mettendo a terra».
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Delta, un anno pieno di sciagure
Già dallo scorso marzo, la siccità porta a una mancanza di acqua dolce nella Sacca di Goro, zona da sempre di acqua mista. E con le temperature più alte della media, gli allevamenti sono infestati di alghe che soffocano le vongole e di nuovi predatori, come il granchio blu, specie aliena originaria delle Coste Atlantiche dell’America. A fine primavera, il problema contrario: un aumento dell’acqua dolce derivante dallo sgrondo a mare delle acque piovane dei fiumi e della rete della bonifica.
In estate, la situazione è sempre più drammatica, alcuni pescatori iniziano a prevedere un calo dell’80/90% della produzione per il 2024. Il granchio blu ha, però, ancora un mercato limitato in Italia in quanto poco conosciuto.
A metà ottobre arrivano le prime risposte dalle Istituzioni: «Con una legge dedicata all’emergenza alluvione, abbiamo introdotto come Regione Emilia-Romagna un milione di risarcimento ai pescatori di Goro e Comacchio per i danni economici subiti a causa del granchio blu. Sono risorse proprie della Regione che compensano i danni diretti e quelli derivati dallo smaltimento die granchi blu pescati. Ma siamo tutti d’accordo che i risarcimenti non bastino», dichiara la consigliera regionale ferrarese e capogruppo Pd Marcella Zappaterra.
In questo periodo, oltre alla minaccia del cuneo salino, diventa ancora più pesante il fenomeno dell’anossia, ovvero la mancanza di ossigeno nei fondali marini. Il fenomeno, dovuto al protrarsi di temperature decisamente estive sino ad ottobre avanzato e alla calma piatta del mare, in assenza di mareggiate, ha comportato un eccessivo apporto di acqua dolce proveniente dal Po e una progressiva riduzione dell’ossigenazione dei fondali, elementi, invece, fondamentali per la crescita del novellame seminato. E nella Sacca di Goro, per arginare l’invasione del predatore giunto dall’Atlantico, alcuni acquacoltori introducono sistemi di protezione sperimentale, piazzando recinti e teli protettivi, ma si tratta di una sperimentazione impostata sul 10% delle concessioni.
Il 24 ottobre arriva finalmente la nota del Governo nazionale: il Ministro del Masaf (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste), Francesco Lollobrigida, ha sbloccato i 2,9 milioni destinati alle oltre 3mila aziende in crisi. «Dopo il via libera ottenuto dall’Europa – dichiara il Ministro – ho firmato il decreto che autorizza la spesa per le aziende che hanno provveduto alla cattura e allo smaltimento della specie. Le imprese di tutto il territorio nazionale potranno richiedere il rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di attrezzi da pesca e di trasporto, rispettivamente nella misura dell’80 e del 100% dei costi che vanno dal primo agosto al 31 ottobre 2023», spiega ancora don Lollobrigida. «Allo stesso tempo – aggiunge il Ministro – abbiamo previsto un ulteriore intervento da dieci milioni di euro per sostenere la ripresa del settore della pesca e dell’acquacoltura per la semina, il ripopolamento e l’acquisto di strutture fisse per proteggere gli allevamenti di vongole e novellame di sogliola e cozze. Un provvedimento che abbiamo inviato in Conferenza Stato-Regioni».
Pubblicato sulla “Voce” del 3 novembre 2023







Tornando al libro, mons. Toso elenca tre principi fondamentali che l’essere umano dovrebbe seguire per rispettare le leggi della natura: il «principio di entropia», che richiama l’irreversibilità di tutti i processi naturali, il «principio della minimizzazione di ogni forma di impatto ambientale» e il «principio di precauzione», affinché non siano procurati danni, soprattutto se a lungo termine o irreversibili. «Gli equilibri del pianeta rischiano di alterarsi qualora i popoli e le istituzioni non siano sollecitati a combattere il cambiamento delle temperature, della pioggia, dell’aria, del suolo, quando siano in circolazione miliardi di virus, la cui maggior parte è ospitata da animali. L’impreparazione dimostrata dai vari continenti e governi» nell’affrontare la pandemia da COVID-19 – è la denuncia del prelato -, «sollecita ad una revisione urgente delle strategie e delle politiche, come anche al superamento di una cultura antropocentrica, di una visione consumistica della vita umana, di un capitalismo rapace. È evidente che è del tutto mancata una politica preventiva sia in Europa sia nel mondo». Oltre a ciò, secondo mons. Toso è stata praticata una politica «irresponsabile» per i vari «tagli irrazionali alla sanità» e perché «si è lesinato nella ricerca e sulla formazione di medici ed infermieri». La vera, prima, rivoluzione da attuare, secondo il Vescovo, è dunque a livello metafisico ed etico: per il futuro «non potrà mancare l’apporto di un pensiero pensante, non strumentale, come quello sinora prevalso», scrive. «Solo così potrà essere disponibile un nuovo umanesimo sapienziale, una nuova progettualità, la visione di uno sviluppo integrale, solidale, sostenibile, inclusivo, strutturato in termini di trascendenza». Questa «conversione ecologica» – riflette mons. Toso – per i cristiani «comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Ovvero le conseguenze della riconciliazione con il creato, con i fratelli e, quindi, un modo alternativo di intendere la qualità della vita, la scelta di una felice sobrietà, la gioia della gratuità e del dono, della condivisione, la pace interiore, il ringraziamento a Dio per i suoi doni, nuovi stili di vita, una fraternità universale, l’impegno sociale e politico a favore del bene comune e di un’ecologia integrale». Più che mai è necessario diventare «protagonisti di una nuova evangelizzazione dell’ecologia» – con l’«organizzazione della connessa attività pastorale» – e di un «nuovo umanesimo integrale, sociale, anch’esso ecologico, capace di integrare storia, cultura, economia, architettura, vita quotidiana nelle città e nelle aree rurali», coniugando «la giustizia ecologica (degrado degli ecosistemi)» e la «giustizia sociale (debito ecologico tra Paesi; carenza di solidarietà intergenerazionale; crescente impoverimento delle popolazioni più deboli)». Infine, nel volume ampio spazio è dedicato anche al ruolo della famiglia nell’ecologia integrale e alle tematiche specifiche riguardanti il diritto fondamentale per ogni essere umano all’alimentazione, all’utilizzo dell’energia sostenibile e all’acqua, seguendo il principio della destinazione universale dei beni.
Oggi e domani a Villa Bighi a Copparo è in programma la rassegna “Innesti. Voci e visioni di sostenibilità ambientale”, organizzata dal Centro Studi Dante Bighi in collaborazione con GruppoZero. Si tratta di una rassegna interamente dedicata al tema “ambiente”, con varie attività dedicate sia al mondo dei piccoli che a quello degli adulti: laboratori per bambini, proiezioni di film, tavole rotonde con ospiti locali e internazionali, una mostra fotografica e due aperitivi base di vini biodinamici e prodotti della terra a km zero. Le iniziative sono tutte gratuite, con ingresso a offerta libera.
Nuova domenica ricca di eventi al MAF di San Bartolomeo in Bosco, il Mondo Agricolo Ferrarese in via Imperiale, 263. Comune di Ferrara e Associazione “MAF” con Associazione Bondeno Cultura e Associazione “MusiJam” organizzano dalle 15 la II° rassegna di “Musica giovani”. Vi sarà la presentazione del volume “Pietro Nicolini. Sindaco, Deputato e Senatore nella Ferrara d’inizio Novecento (1866-1939)” di Amerigo Baruffaldi, che ne parlerà con Daniele Biancardi. A seguire, presentazione della mostra “Lo storione e il caviale del ferrarese. Storie e storia dall’Età del Bronzo alla contemporaneità” (Associazione Bondeno Cultura, Gruppo Archeologico di Bondeno, a cura del Centro Etnografico di Ferrara), in parete fino al 3 dicembre. Infine, concerto degli allievi dei corsi musicali dell’Associazione culturale ‘Musijam’ di Ferrara, poi buffet per i partecipanti. L’evento è a ingresso libero.