
Mons. Luigi Negri e Piero Stefani
Un confronto franco e di alto livello sui temi della carità, dell’identità, del dialogo e dell’accoglienza dello straniero.
Ieri pomeriggio a Palazzo Bonacossi in via Cisterna del Follo, 5 a Ferrara, si è svolto il XXII Convegno di Teologia della Pace organizzato da Pax Christi insieme ad altre realtà, cattoliche e laiche.
La prima parte è stata l’occasione per uno scambio dialettico tra Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e Piero Stefani, biblista spesso critico nei confronti dell’attuale guida della diocesi.
Stefani ha preso la parola dopo la presentazione da parte di Alessandra Mambelli, partendo dal Libro del Levitico e dall’insegnamento già qui contenuto sull’accogliere e l’amare il “forestiero”, lo “straniero che viene a risiedere presso di noi”.
Attraverso personaggi e vicende dell’Antico Testamento, Stefani ha cercato di dimostrare la relatività del termine “straniero” («ognuno è straniero rispetto agli altri popoli»), il rischio che un “noi” identitario troppo forte escluda l’altro, ma anche i doveri dell’immigrato rispetto a chi lo ospita.
Mons. Negri ha ripreso una riflessione di Benedetto XIV su come «il dialogo sia possibile se si ha un’identità forte, e quest’ultima è tale non se ha potere per imporsi, ma ragioni forti». Ciò che ostacola il dialogo, ha proseguito il Vescovo, non è né l’identità né la religione, ma «l’ideologia, che in epoca moderna è sempre stata irreligiosa». Riguardo alle questioni legate all’immigrazione, per Mons. Negri bisogna evitare tanto l’approssimazione del “tutti dentro” quanto quella del “tutti fuori”. Essendo l’accoglienza «non la soluzione ma l’inizio di un cammino, è necessaria un’intesa reciproca tra ospite e ospitante, e anche quest’ultimo ha il dovere della benevolenza verso il primo».
Prima della relazione di Alessia Passarelli, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, e dopo quella del geografo Carlo Alberto Campi, è intervenuta Chiara Sapigni, Assessore all’Immigrazione, che ha messo in guardia «tanto dall’attendismo quanto dall’opposizione nei confronti dei fenomeni migratori».
Non risparmiando una stoccata al Vescovo Negri, la Sapigni ha chiesto, anche alla Diocesi, «proposte concrete e serie per l’integrazione, altrimenti si fa una sorta di colonialismo, non altrove, ma qui nel nostro territorio».
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara l’01 novembre 2015
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